Vedere su questo blog anche “Sperimentazione poetica; a cura di Paolo Fidanzi”
Curriculum di piero pistoia:
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PREMESSA NECESSARIA
Per capire meglio questi scritti è necessario precisare che Aquilata non è (o al tempo non era) un piccolo paese, ma solo tre case con solo due piccoli poderi e tutto il resto, macchia mediterranea spontanea ovunque si volga lo sguardo e, per avere idea della zona, sul monte Iquila, vicino a fronte neanche una casa! Dei tre bambini nominati, se ben ricordo, in piena guerra mondiale solo l’autore frequentava la scuola elementare, pluriclasse in casa privata a Massaciuccoli e poi quarta e quinta a Balbano in una scuola dello stato, gli altri lavoravano, per cui gli incontri erano rari e saltuari ed i giochi primitivi ed improvvisati, anche se, di fatto, importanti per la memoria. In quel periodo lontano per l’autore era più un giocare personale con la fantasia fra le erbe, fra i sassi, i filari di viti, il salire sugli alberi di leccio, la cerca di nidi…I miei ricordi, pure lontani, ma della scuola media, invece, relativi a quando ritornammo a Pisa, bombardata dagli americani, coperta di macerie, appena finita la seconda guerra mondiale, i miei ricordi, dicevo, assomigliano, ma privi però di nostalgia, a quelli riportati nel blog scritto dal collega Pier Francesco Bianchi con il titolo “Brevi riflessioni sulla poesia “memoria, memoria…”. Ma di questo secondo tempo mi rimane grande nostalgia invece per la vita nella Parrocchia di San Marco alle Cappelle, con coetanei che ricordo ancora con amicizia e affetto (leggere “Ricordi lontani”). Forse ognuno naturalmente ha i suoi ricordi, se le esperienze sono diverse! ma per scrivere anche un solo verso, ci vuole anima e nostalgia
1-MEMORIA MEMORIA… (con prologo ed epilogo)
2-TEMPI LONTANI DI SCUOLA
3-LA CASA D’INFANZIA
“C’è una morte anche prima”, afferma il poeta emergente Carlo Molinaro, torinese (Lo Specchio N 135, 22-agosto-1998) e prosegue elencando alcune di queste piccole “morti”:
La distanza che si dilata
o la forza che manca per traversare.
Forse una barriera
che si chiude.
Un desiderio spento
lascia, come un falò,
una traccia sporca
sulla pioggia del greto!”
Piccole morti si nascondono anche nella nostalgia irrisolta delle poesie che seguono.
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MEMORIA, MEMORIA…
Memoria, memoria …
da mezzo secolo ed oltre.
Franchino di Nortola 1,
Giovannino ed Elsa d’Aquilata 2
(o forse Graziella?), ed io,
bimbi dei boschi.
Memoria, memoria …
della casa di roccia,
nella cima radicata 3.
Fiaschi, freschi di fonte di Rotelli 6,
d’acqua lontana di macchia e di macigno.
Sentieri di rupe e di fatica.
Gridi scalzi di bimbi
sulla radura di menta e nepitella.
Memoria, memoria …
La gara a salire il leccio nodoso,
la cerca dei nidi,
rincorse fra file di viti
a caccia di nuvole ed arcobaleni.
Il tasso barbasso improvviso.
Alto, lanoso, giallo splendente.
fto di FRANCO ROSSI
Lontano d’autunno tramontana
portava branchi di colombi alla Crocetta 4,
e ai Ceracci 5 passeri in nuvole.
Spari di mio padre
e poi a casa per mano… orgoglioso.
Allora il fringuello scandiva le stagioni.
Ed … i passaggi nel cielo!
Memoria, memoria …
i bimbi dei boschi ognuno per la sua strada
e silenzio per oltre mezzo secolo.
Oggi, d’autunno
(la tramontana porta ancora colombi),
per caso passo di lì, (7)
vecchio bimbo di quei boschi.
Sulla cima una villa,
latrati di cani (a catena?),
la strada asfaltata,
in fondo la sbarra … serrata.
I colombi hanno perso la strada.
Memoria, memoria …
memoria ritrovata,
memoria perduta … per sempre.
Piero Pistoia
1 Nortola, scendendo verso est, piccolo podere a mezza costa fra Aquilata e Balbano (Lu)
2 Aquilata, collina scoscesa coperta da boscaglie, di fronte al monte Iquila, a strapiombo sul lago di Massaciuccoli verso il mare, a ridosso del paese omonimo e con solamente tre case.
3 La “casa che la cima radica e comprende”, della poesia “TEMPI LONTANI DI SCUOLA” dello stesso autore.
4 Incrocio di sentieri a mezza costa.
5 Posto imprecisato ad est nella macchia.
6 Lungo il viottolo impervio che scendeva ad ovest verso Quiesa.
(7) Osservazione dallo scavalco-spartiacque Balbano-Massaciuccoli, fra Aquilata e Iquila
EPILOGO DI CARLO MOLINARO
Ma certamente, prima o poi…,
“Porterà
a valle tutto una piena d’autunno”.
Fiume Cecina in Autunno (fto di Piero Pistoia)
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Dal poggio isolato,
a scuola,
attraverso la macchia.
Di sasso e di spine la via.
Su rude macigno.
marucole 1 in fiore.
Fatica di pensiero.
Stilla e spina il ricordo lontano:
paure,
preghiere,
scoscesi sentieri
nella vita e nel cuore.
Il “cervo volante” (3)
l’archètipo-insetto.
Animava l’oggetto l’attesa.
Una voce che chiama:
mia nonna.
Un affetto perduto.
Aquilata 2
si dicea quel monte
e quella casa,
che la cima radica e comprende,
ove tanto della vita persi
e tanto guadagnai. (4)
(Piero Pistoia)
1 Marucole: si tratta di strane ginestre con lunghi e robusti aculei (Ulex europeus), alte fino a due metri, diffuse su parte del poggio di Aquilata che, dove sono, rendono la macchia impenetrabile.
2 Aquilata: vedere nota 2 della precedente poesia.
(3) Coleottero della famiglia dei Lucanidi, Lucanus cervus
(4) Guadagnai i ‘suoni’ ed misteri della macchia e la determinazione per la sopravvivenza!
Vecchi muri (1)
spolverano
ricordi.
Nel centimetro
nascose la vita
albe remote.
Quale speranza?
Allora
vecchie e giovani
madri
curavano
i figli.
Sudava il padre
l’albero
alla macchia.
Mute grida
feriscono l’aria
di vite sofferte.
Noi,
la speranza!
Ora i muri
non lasciano pace
nel vuoto
dello spazio antico.
D’umano
calce e sasso
densi trasudano
emozioni.
Noi,
in barbara terra
estirpate radici!
Estinta la casa
stringe l’oggetto ed il cuore,
memoria si perde,
si spenge il bagliore,
singhiozzano tenui parole.
Noi,
quale fine?!
(1) Si parla della casa in Aquilata
(Piero Pistoia)
UN POETARE CHE FA RIVIVERE IL PASSATO; di Andrea Pazzagli
da continuare
Queste poesie di Piero Pistoia che evocano momenti della sua, ormai lontana, infanzia, i tempi della guerra e dello sfollamento, non sono per me nuove: ebbi infatti la fortuna di leggerle molti anni fa, poco dopo che Piero le aveva composte. Anche nomi che vi compaiono e le località che designano, in particolare Aquilata, non mi sono nuovi: ricordo che, parlando di Gerfalco, Piero fece cenno proprio ad Aquilata, località che, nel nome evocano qualcosa di arcano come gli uccelli, i loro voli, i loro nidi, difficilmente raggiungibili. Ricordo che questi versi mi colpirono particolarmente per la loro capacità di far sentire ancora vivente qualcosa di lontano, che il tempo ha cercato di strapparci, di gettare nell’oblio, ma che la parola poetica riesce come per miracolo a far risorgere quasi che tornasse quell’Allora. la medesima impressione la provo ora, anche più intensa, perché molto tempo è passato, tante cose sono successe, eppure quelle parole, quelle impressioni, vivono ancora. Ho letto qualche anno fa un libro del filosofo Rocco Ronchi (libro nel quale questo studioso cercava di delineare un percorso delle storie del pensiero diverso da quello corrente). Tra le altre cose che sosteneva vi era l’affermazione secondo cui il bambino molto piccolo prova una serie di sensazioni e di impressioni che solo in parte, divenuto adulto, ricorderà; anche quelle apparentemente dimenticate restano nel sub-inconscio ed è soltanto la parola poetica che può riportarle alla luce cancellando il muro dell’oblio che il tempo ha frattanto costruito. Come ho detto prima i versi di Piero mi colpirono e mi colpiscono profondamente. Forse perché tutti abbiamo ricordi che portano alla luce anche se poi, non siamo capaci di farlo. Ma forse anche per il linguaggio poetico di Piero che a me sembra rispecchiare quello di importanti poeti nella prima metà del novecento, poche parole tuttavia capaci di dire tante cose e toccarci nell’anima.