MEMORIA, MEMORIA…Poesie di Piero Pistoia: post rivisitato; segue commento “Un poetare che fa rivivere il passato” scritto di Andrea Pazzagli

Vedere su questo blog anche “Sperimentazione poetica; a cura di Paolo Fidanzi”

Curriculum di piero pistoia:

piero-pistoia-curriculumok (#)

PREMESSA NECESSARIA

Per capire meglio questi scritti è necessario precisare che Aquilata non è (o al tempo non era) un piccolo paese, ma solo tre case con solo due piccoli poderi e tutto il resto, macchia mediterranea spontanea ovunque si volga lo sguardo e, per avere idea della zona, sul monte Iquila, vicino a fronte neanche una casa! Dei tre bambini nominati, se ben ricordo, in piena guerra mondiale solo l’autore frequentava la scuola elementare, pluriclasse in casa privata a Massaciuccoli e poi quarta e quinta a Balbano in una scuola dello stato, gli altri lavoravano, per cui gli incontri erano rari e saltuari ed i giochi primitivi ed improvvisati, anche se, di fatto, importanti per la memoria. In quel periodo lontano per l’autore era più un giocare personale con la fantasia  fra le erbe, fra i sassi,  i filari di viti, il salire sugli alberi di leccio, la cerca di nidi…I miei ricordi, pure lontani, ma della scuola media, invece, relativi a quando ritornammo   a Pisa, bombardata dagli americani,  coperta di macerie, appena finita la  seconda guerra mondiale, i miei ricordi, dicevo, assomigliano, ma privi  però di nostalgia, a quelli riportati  nel blog  scritto dal collega Pier Francesco Bianchi  con il titolo “Brevi riflessioni sulla poesia  “memoria, memoria…”. Ma di questo secondo tempo mi rimane grande nostalgia invece per la vita nella Parrocchia  di San Marco alle Cappelle, con coetanei che ricordo ancora con amicizia e affetto (leggere “Ricordi lontani”). Forse ognuno naturalmente ha i suoi ricordi, se le esperienze sono diverse! ma per scrivere  anche un solo verso, ci vuole anima e nostalgia

1-MEMORIA MEMORIA… (con prologo ed epilogo)
2-TEMPI LONTANI DI SCUOLA
3-LA CASA D’INFANZIA

1-PROLOGO DI CARLO MOLINARO

“C’è una morte anche prima”, afferma il poeta emergente Carlo Molinaro, torinese (Lo Specchio N 135, 22-agosto-1998) e prosegue elencando alcune di queste piccole “morti”:

La distanza che si dilata
o la forza che manca per traversare.
Forse una barriera
che si chiude.
Un desiderio spento
lascia, come un falò,
una traccia sporca
sulla pioggia del greto!”

Piccole morti si nascondono anche nella nostalgia irrisolta delle poesie che seguono.

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MEMORIA, MEMORIA…

Memoria, memoria …
da mezzo secolo ed oltre.
Franchino di Nortola 1,
Giovannino ed Elsa d’Aquilata 2
(o forse Graziella?), ed io,
bimbi dei boschi.
Memoria, memoria …
della casa di roccia,
nella cima radicata 3.
Fiaschi, freschi di fonte di Rotelli 6,
d’acqua lontana di macchia e di macigno.
Sentieri di rupe e di fatica.
Gridi scalzi di bimbi
sulla radura di menta e nepitella.

Memoria, memoria …
La gara a salire il leccio nodoso,
la cerca dei nidi,
rincorse fra file di viti
a caccia di nuvole ed arcobaleni.
Il tasso barbasso improvviso.
Alto, lanoso, giallo splendente.

Verbascum thapsus L (1)

                                                                   fto di FRANCO ROSSI

Lontano d’autunno tramontana
portava branchi di colombi alla Crocetta 4,
e ai Ceracci 5 passeri in nuvole.
Spari di mio padre
e poi a casa per mano… orgoglioso.
Allora il fringuello scandiva le stagioni.

Ed … i passaggi nel cielo!

Memoria, memoria …
i bimbi dei boschi ognuno per la sua strada
e silenzio per oltre mezzo secolo.
Oggi, d’autunno
(la tramontana porta ancora colombi),
per caso passo di lì,  (7)
vecchio bimbo di quei boschi.
Sulla cima una villa,
latrati di cani (a catena?),
la strada asfaltata,
in fondo la sbarra … serrata.

I colombi hanno perso la strada.

Memoria, memoria …
memoria ritrovata,
memoria perduta … per sempre.

Piero Pistoia

1 Nortola, scendendo verso est, piccolo podere a mezza costa fra Aquilata e Balbano (Lu)

2 Aquilata, collina scoscesa coperta da boscaglie, di fronte al monte Iquila, a strapiombo sul lago di Massaciuccoli verso il mare, a ridosso del paese omonimo e con solamente tre case.

3 La “casa che la cima radica e comprende”, della poesia “TEMPI LONTANI DI SCUOLA” dello stesso autore.

4 Incrocio di sentieri a mezza costa.

5 Posto imprecisato ad est nella macchia.

6 Lungo il viottolo impervio che scendeva ad ovest verso Quiesa.

(7) Osservazione dallo scavalco-spartiacque Balbano-Massaciuccoli, fra Aquilata  e Iquila

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EPILOGO DI CARLO MOLINARO

Ma certamente, prima o poi…,

“Porterà
a valle tutto una piena d’autunno”.

Fto Piero Pistoia

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Fiume Cecina in Autunno (fto di Piero Pistoia)

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2-TEMPI LONTANI DI SCUOLA

Dal poggio isolato,
a scuola,
attraverso la macchia.
Di sasso e di spine la via.

Su rude macigno.
marucole 1 in fiore.
Fatica di pensiero.

Stilla e spina il ricordo lontano:
paure,
preghiere,
scoscesi sentieri
nella vita e nel cuore.
Il “cervo volante” (3)
l’archètipo-insetto.

Animava l’oggetto l’attesa.

Una voce che chiama:
mia nonna.
Un affetto perduto.

Aquilata 2
si dicea quel monte
e quella casa,
che la cima radica e comprende,
ove tanto della vita persi
e tanto guadagnai. (4)

(Piero Pistoia)

1 Marucole: si tratta di strane ginestre con lunghi e robusti aculei (Ulex europeus), alte fino a due metri, diffuse su parte del poggio di Aquilata che, dove sono,  rendono la macchia impenetrabile.

2 Aquilata: vedere nota 2 della precedente poesia.

(3) Coleottero della famiglia dei Lucanidi, Lucanus cervus

(4) Guadagnai i  ‘suoni’ ed misteri della macchia e la determinazione per la sopravvivenza!

3-LA CASA D’INFANZIA

Vecchi muri (1)
spolverano
ricordi.
Nel centimetro
nascose la vita
albe remote.

Quale speranza?

Allora
vecchie e giovani
madri
curavano
i figli.
Sudava il padre
l’albero
alla macchia.

Mute grida
feriscono l’aria
di vite sofferte.

Noi,
la speranza!

Ora i muri
non lasciano pace
nel vuoto
dello spazio antico.
D’umano
calce e sasso
densi trasudano
emozioni.

Noi,
in barbara terra
estirpate radici!

Estinta la casa
stringe l’oggetto ed il cuore,
memoria si perde,
si spenge il bagliore,
singhiozzano tenui parole.

Noi,
quale fine?!

(1) Si parla della casa in Aquilata

(Piero Pistoia)

UN POETARE CHE FA RIVIVERE IL PASSATO; di Andrea Pazzagli

da continuare

Queste poesie di Piero Pistoia che evocano momenti della sua, ormai lontana, infanzia, i tempi della guerra e dello sfollamento, non sono per me nuove: ebbi infatti la fortuna di leggerle molti anni fa, poco dopo che Piero le aveva composte. Anche nomi che vi compaiono e le località che designano, in particolare Aquilata, non mi sono nuovi: ricordo che, parlando di Gerfalco, Piero fece cenno proprio ad Aquilata, località che, nel nome evocano qualcosa di arcano come gli uccelli, i loro voli, i loro nidi, difficilmente raggiungibili. Ricordo che questi versi mi colpirono particolarmente per la loro capacità di far sentire ancora vivente qualcosa di lontano, che il tempo ha cercato di strapparci, di gettare nell’oblio, ma che la parola poetica riesce come per miracolo a far risorgere quasi che tornasse quell’Allora. la medesima impressione la provo ora, anche più intensa, perché molto tempo è passato, tante cose sono successe, eppure quelle parole, quelle impressioni, vivono ancora. Ho letto qualche anno fa un libro del filosofo Rocco Ronchi (libro nel quale questo studioso cercava di delineare un percorso delle storie del pensiero diverso da quello corrente). Tra le altre cose che sosteneva vi era l’affermazione secondo cui il bambino molto piccolo prova una serie di sensazioni e di impressioni che solo in parte, divenuto adulto, ricorderà; anche quelle apparentemente dimenticate restano nel sub-inconscio ed è soltanto la parola poetica che può riportarle alla luce cancellando il muro dell’oblio che il tempo ha frattanto costruito. Come ho detto prima i versi di Piero mi colpirono e mi colpiscono profondamente. Forse perché tutti abbiamo ricordi che portano alla luce anche se poi, non siamo capaci di farlo. Ma forse anche per il linguaggio poetico di Piero che a me sembra rispecchiare quello di importanti poeti nella prima metà del novecento, poche parole tuttavia capaci di dire tante cose e toccarci nell’anima.

SOLO RASSEGNAZIONE poesie di Piero Pistoia

SOLO RASSEGNAZIONE

Dove vai?
“In nessun dove”, rispondo.
Non c’è più via da calcare.
Nessun verso da esperire.
Solo un ritorno. Una mera riflessione.
Isotropo lo spazio ed omogeneo.
Euclideo…
Riduttivo lo spazio dell’anima.
Ogni passo uguale all’altro.
Strumenti a zero risoluzione.
Si spegne il lume del senso.
La fiamma del cuore.
Dove sei folle animale curioso…?!
“Serve la saggezza…!”, dicono.
La generazione rischia nuova sulla pelle. Più di prima.
Buon apprendistato. A Storia senza regole. Nel branco.
Non serve più!
Non porta il tempo la pace.
Solo rassegnazione.
Ma poi….
D’improvviso m’accorgo:
tutta la vita ho atteso con ansia
d’invecchiare!

(Piero pistoia)

TEMPI PERDUTI poesie di Piero Pistoia

TEMPI PERDUTI

Tempi perduti.
Quando, bimbi, sentivamo,
fra filari di viti, sommessa nell’aria,
la Primavera.
Bizzarra, inesplorata, occhieggiante.
Fra le pieghe del garofano di campo,
piccolo nel verde odorante di nepitella.
Segni di epoche.
Fiori poveri, odori crudi.

Suoni selvaggi aggrediscono il ricordo.
O il dolore del tordo
che si dibatteva nella bruma.
Al margine del pruno.
Sento ancora nell’anima
lo scatto della trappola.

Trasformazioni intorno a noi.
Colori suoni profumi con le stagioni.
Cambiamenti dentro.
Esperienze di vita e di morte.
Manca questo alle nuove generazioni?

Oggi, nonno,
Guardo mio nipote Gian Marco.
I suoi occhi nel futuro.
Piccolo ma già grande. Per certi versi.
La sua mente…intelligenza.
I suoi amici…Dràgonball, Picaciu
e gli altri miti
sorti con l’ultima simulazione.
Altre trasformazioni.
Il corpo solo crea vita.
La mente solo utensili!
Il ricordo si adatta al crepuscolo?
Forse. Si schiude una nuova era!

(Piero Pistoia)

POESIE DI PAESE di Piero Pistoia

 PRIMO GIUGNO A POMARANCE

(Il sarcasmo della piazza)

di Piero Pistoia

Breve libello poetico in risposta al tacito Editto ‘condominiale’ per uniformare i giardinetti di paese

di Piero Pistoia

Sono a Pomarance tutto il giorno oggi.

In via Mazzolari due argini di verde.

Liberi a fare anima.

 

Gli uomini piccoli ricamano geometrie

in giardini pelati rapati costretti.

Come le idee. Quelle loro. Naturalmente.

Macchia mare cielo rispettano forme.

Non geometrie!

Galileo aveva forse torto!?

 

Ma qualcuno farà la spia. Certamente.

In questo paese. Anche sul nulla.

Più che altrove. Forse.

 

Vedere qualsiasi sia è confermare.

In questo paese ideatore di Etica.

Col sarcasmo di piazza.

 

Il Certo al servizio dell’aspettativa (1).

Il Vero dell’invidia (2).

La Cultura del potere (3).

La Presunzione della ricchezza (4).

E giurano :<<La Norma è questa!!!

Se non è così si brucia’ i libri!>> (5).

 

In chi, assiduo, lo cerca alberga il Male.

In chi lo vede …. spesso!

Più che altrove. Certamente.

Per meno di trenta denari. Molto meno.

Prima che il gallo canti.

 

Arriverà la guardia femmina con la sola Ragione.

Sua e del Codice. Le è congeniale.

 

Divino Ermes dove sei nascosto!? (6)

 

La stagione è avanzata per le piante.

Forse rimanderemo a Settembre.

Non prometto nulla. Farò quello che posso.

In questo ambito senza contesto!

NOTE


  1. Nel processo di conoscenza, non si deve cercare di verificare ipotesi, ma di falsificarle! perché questo è il solo percorso logico verso la Verità, vista come concetto regolativo.



  2. Diventa Vero ciò che ‘inventa’ l’invidia.



  3. Potere è Cultura e indirizza la Cultura ai suoi fini.



  4. Ma non è solo il Potere ad assimilare a sé la Cultura!



  5. Potere e ricchezza vengono identificati con la Cultura vigente! Possono così reinterpretare, indirizzare ed utilizzare la Cultura ai loro fini.



  6. Hermes ‘vede’ il magico nella Natura e non geometrie e rende umano il dio della bellezza e della ragione solare codificate (Apollo). Gli dei migrano da questi banali giardinetti in cerca di ‘posti’ più ‘sacri’ e complessi per nascondersi ed Hermes ne traccia i sentieri.


Piero Pistoia

Ma

“Anche se vieni da altri ferito nulla ti serve a legartela al dito, perché, sovente, chi umilia di più vorrebbe avere le cose che hai tu!!! da GIROSBLOG” e, d’altra parte…”OMNIA MEA MECUM SUNT!” dai LATINI

(quando è il momento la reinseriremo e… lo abbiamo fatto)

Se vogliamo intendere il senso di Posto sacro nei giardini, leggere il Post <<Poesie di ‘Cose’ del Mito>>

Piero Pistoia

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AL  BAR DI PRIMA MATTINA

poesiola di Piero Pistoia

(…quando, al tempo, ci alzavamo all^alba per la caccia”perversa” allo spollo, per eludere le speranze di vita, briose al nuovo sole, di selvatici come la beccaccia, il beccaccino od il tordo e, con queste sensazioni critiche nell’anima, ci capitava di soffermarci ad osservare, in chiave un po’ ironica e spesso bastarda, la piccola umanità che si raccoglieva, silenziosa e arricciata sui propri problemi e tiramenti, al bar d^angolo)

Per vedere la poesia clicca su:

NIHIL, perché ….. non riesco a ritrovarla per ora!

Sono passati anni ormai e non sono in grado di riscriverla; fu infatti compilata, al tempo, in un angolo del bar in ombra, curvo dietro il fucile nella custodia, posto sdraiato sul tavolino, guardandomi intorno . . . .

Eppure mi sembrava di averla pubblicata anche da qualche altra parte. . . . .

FATICA DI VIVERE: POESIE di Piero Pistoia

Curriculum di piero pistoia:

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1-VITA
2-MEGLIO CREDERCI
3-LA VIA DELLA SOPRAVVIVENZA
4-LA PARABOLA DEI TALENTI

1-VITA

Di gravità
impossibili gradienti.
Scura la macchia incombe.
Improbabile fortuna
schiude sentieri.

L’ulivo cavo:
il segreto
la Chiave perduta,
la Porta,
il Prezzo.

Vortica
lo Strano Attrattore:
Divergenze negative
pulsano
tremolanti entropie.

La Vita
con i denti s’aggrappa.
Da sempre,
i Cristi sono segnati!
Pagano il prezzo.

(Piero Pistoia)

2-MEGLIO CREDERCI

Non tornerò più
a casa mia.
Solo,
verrò sepolto
lassù
dove l’umana storia
le Forche pose(1).

In cimiteri lontani
in ansia attendono
i miei morti.

Fredda tramontana
bisbiglia
da Volterra
parole straniere.

Linguaggi sconosciuti,
infìdi,
la vita inventano,
tragica
gratuita
senza senso.

Il Reale riscrivono
squallide Profezie.

Sentieri
a fatica dischiusi,
interrotti sempre,
ad uno, ad uno.

Per fare ed avere niente,
ingiusto è il prezzo.

Dalla Sacra Rupe(2)
sempre,
sui ladri di cose,
cala il perdono.

Giochi perfidi, umani,
ladri inetti di anime,

(mobbing perverso?)

dello stesso argento,
ripagherà il Cosmo?

Meglio crederci!

(1)Poggio alle Forche, presso il cimitero del paese
(2)Il Golgota

(Piero Pistoia)

3-LA VIA DELLA SOPRAVVIVENZA
Densi nodi
linee sdrizzano curve.
La tessitura incidono
alternativa
dell’Universo:
percorsi connotati di Vita.

Diaspri aguzzi,
aspre grotte,
scoscese,
umide zolle
faticose,
rattai,
dov’è la ghiaia
che’l torrente sbatte:
lampi affilati d’entropia.

Cupi
esplodono
spasmi d’energia perduta:
scadente era il progetto?
Fortunati conoscitori
di percorsi geodetici
per facili obiettivi,
sempre nella mano
sta la fortuna!
Tabula non specchia l’anima “rasa”!

Appare domani
la critica troppo greve
dell’errore:
teorie, modelli
rischiano
la via della sopravvivenza.

(Piero Pistoia)

4-LA PARBOLA DEI TALENTI

Poi distribuì talenti a “quanti”(1)
il Creatore.

Nello spazio quantizzato
o dovunque era.

Anche alle umane generazioni.

“Quanti” da uno, tre, cinque… talenti:
ad ognuna… iI Generoso (2).

Oggi
penombre
mobili
sulla parete di sala.

Gli Avi
da sbiadite foto
prendono anima
e lontani si affrettano.

Balzan dal Dentro
ovunque erano.

La mia stirpe.

Occhi densi
si affannano ovunque.
Dov’è la via?
dov’è…dov’è…dov’è!

Da dentro
ansia nuova
sul sentiero della vita…
da un solo talento!
Inattesa…preme
la mente la spina il cuore.

E tutti loro col “quanto” originale
dinanzi al Creatore?

Forse.

Rifletto:
energia vitale spesa
da un talento a due
come da cinque a dieci?
Equazione esponenziale? (3)

Io non riuscirò mai
a mantenere il mio!

Generosità!
Giustizia!
Misericordia!
Umanità!

Probabile nuova legge
inumana, invece.

Siamo quello che nasci!

Disse un saggio.

Non gli individui!
Solo “quanti primi” più densi,
verranno mantenuti! (4)

I facili scalatori di sentieri!?

O forse la Parca fila per loro
sentieri già spianati?

Ci sono ombre nel mito!

Ma allora la spirale umana,
iperbolica,
preparerà la Sua fine!

NOTE

(1)La distribuzione alle generazioni avvenne
a pacchetti (quanti) più o meno ‘densi’ di
talenti. Così alcune generazioni ebbero
più talenti di altre …
(2)Matteo 25,15
(3)Che curva aveva in mente il Creatore?

(4) <<Resti quello che nasci”,  “Non si rischia di scendere quando si parte da sopra, non si riesce a salire quando si parte da sotto” dal saggio di F. Fubini, Mondadori, 2018; riportato da A. Cazzulli  nel ‘Corriere della sera’, 29 gennaio 2018.

(Piero Pistoia)
18 – agosto – 2012

POESIE DI CACCIA E NATURA poesie di Piero Pistoia

Curriculum di piero pistoia:

piero-pistoia-curriculumok (#)

1-A CACCIA SUL POGGETTO DEL BULERA
2-A CACCIA NELLA MACCHIA DELLA SELVA
3-A CACCIA NELL’ACQUITRINIO DI GRANCHIO
4-LO SPIRITO ANIMALE
5-SQUARCIO
6-LA PALUDE
7-LA SOLITA ONDA
8-GABBIANI AL TRAMONTO
9-A BISCONDOLA(1)
10-I SASSI MAMMELLONATI DI MONTEBUONO(1) 
+ lettera autografa di Roberto Veracini
11-QUAL E’ IL SENSO
12-RICORDI-FLASCH SULLA NATURA
13- I SASSI DI Piero; di ROBERTO VERACINI con lettera autografa

14 – RONDINI ED UNICORNI

1-A CACCIA SUL POGGETTO DEL BULERA

Dove finisce l’ulivo, la stoppia:
una “posta” nel pruno.
Albe macchiate,
pezzi di cielo,
nubi dense,
altitudine verde.
Lontano,
sul poggio di S. Michele,
stormi di colombi diventano punti.
Un frullo di lodole
sulla civetta viva,
occhieggiante.
Pispole nascono dall’aria,
improvvise.
Volo pesante di schiattoni.
Verso S. Carlo,
lame di sole tagliano
voli risonanti del fringuello.
Orizzonti di macchie
aprono il “passo” verso il mare.
Brezze di tramontana
ravvivano ricordi di cacce lontane.

(Piero Pistoia

2-A CACCIA NELLA MACCHIA DELLA SELVA

Irti
serpicano sentieri
dal campo
alla macchia della Selva1.

Poldo,
il Bretone,
bubola e traccia
lontane ellissi
nel silenzio freddo
dell’alba silvestre:
mappa
vie inusitate,
memoria-archetipo degli antenati.

Il bubolo cessa
e l’attesa con lui.
Non lontano,
nella spina,
il Bretone
sniffa fulvo
sulla fermata.

Al comando,
la macchia alterna il cerro
nel frullo ambiguo della beccaccia.

Un colpo sordo,
il ciclo si chiude.

(Piero Pistoia

1 La macchia mediterranea della Selva fa parte degli estesi boschi (per lo pù cerro) che si scorgono, allungati lungo il Cecina, a destra di una delle due foto dell'”Agriturismo di Santa Lina”.

colline toscane

A CACCIA NELL’ACQUITRINIO DI GRANCHIO: un lampo incerto nel vuoto dell’aria

Prologo antropologico
Già in altri scritti proposi, fra l’altro, una possibile interpretazione dell’attività venatoria in chiave evolutiva.
L’uomo moderno dell’epoca post-industriale ha plusibilmente lo stesso cervello (come qualità e quantità) del cacciatore raccoglitore delle savane di qualche decina di migliaia di anni fa (l’uomo di Cromagnon della specie Homo sapiens) e le pressioni selettive che hanno ‘costruito’ la sua mente umana si devono ricercare nel tipo di economia legata all’attività della caccia e raccolta. Infatti per quasi tre milioni di anni il cervello del genere Homo evolve in questo ‘environment’ e, una volta giunto pressochè alla fine della sua evoluzione biologica (circa quarantamila anni fa), tale ambiente selettivo (e solo quello), perdura per altri trentamila anni, giungendo a circa decimila anni fa (prime avvisaglie della rivoluzione agricola).

E’ durante questa semplice economia che plausibilmente si sono radicati profondamente nell’animo umano i migliori aspetti del suo comportamento selezionati dall’operare in piccoli gruppi profondamete uniti per una precaria sopravvivenza in delicati equilibri (addirittura alcuni pensano anche ad un possibile legame telepatico). Se si abusa delle stazioni di raccolta e delle prede di caccia si può morire di fame e/o di altro (si pensi alle piante officinali)! Tali aspetti empatici sono coglibili nel rapporto uomo-uomo e uomo-natura modificati, affievoliti e talora soffocati dalle culture successive (evoluzione non più biologica, ma culturale) seguite alla rivoluzione agricola, successivamente a quella industriale (a cavallo del 1900) e all’attuale post-industriale.

Concludiamo quindi nel considerare la caccia, opportunamente intesa, come rito essenziale per la riscoperta ed attivazione di valori umani profondi perduti (come la condivisibilità, la solidarietà, il rispetto dell’altro e della Natura, per es. ecc.)

In questa ottica ho cercato di esprimere (in tentativo di poesia) alcune emozioni che la caccia potrebbe innescare al fine di catalizzare pensieri e atteggiamenti più favorevoli al rispetto di tutte le ‘cose’ dell’Universo.

3-A CACCIA NELL’ACQUITRINIO DI GRANCHIO
In attesa …
Sulla ginestra piegata …
l’ombra del silenzio
ondeggia
al vento gelido di Volterra.
Lontano
l’ellero nereggia
di suoni.
Grida d’amore:
la gallinella
vibra onde
tra le canneggiole.
Il sole trema
negli specchi d’acqua.
L’Airone
vigila grigio
l’azzurro
nel pelago di Granchio.
Ecco!
punta la squadra
delle marzaiole
alla solita ora.
Un lampo incerto
nel vuoto dell’aria.
La caccia:
rumori di sopravvivenza!

Epilogo
Bene, gli amici pensano, forse scherzando, che forse sono l’unico cacciatore a cui quelli del WWF darebbero volentieri la loro tessera: impinguo le industrie di caccia per i materiali che acquisto, ma la selvaggina può stare tranquilla. In effetti non mi sono mai posto il problema di procacciarmi tante prede (io uccido solo quello che mangio!) e poi il ‘vuoto dell’aria’ è molto più esteso del ‘pieno’ dell’animale selvatico.

Io e il mio vecchio cane Pullero siamo insomma cacciatori come ci pare. Ma una cosa è certa, per nulla al mondo io e il mio vecchio cane rinunceremo alle nostre belle cacce persi nella Natura per poco ancora incontaminata della Maremma.

(Piero Pistoia

4-LO SPIRITO ANIMALE

La luce
bagna
la macchia della valle,
tenera,
all’alba.

La dove ruderi emanano,
antichi,
l’acre odore del fico nero,
oltre il “confine del mondo”,
dove sanno di prede
il sasso, l’humus e l’albero
e di muschio
sanno grumi di pietra
nella macchia di lecci
– dove ulula storie
lo spirito del cerro
cupo fra i rami al vento
e nel fosso
la rana canta
e invoca la pioggia –
lì incontrerò
il mio spirito animale,
selvaggio,
e forse allora capirò.

Crepita il ginepro
nel fuoco del bivacco;
fra storie di animali
ognuno la “parte” attende.
A dividere il cibo
e non a gioco
conterà il cacciator la preda.

PIERO PISTOIA

5-SCQUARCIO

Apre Terra Sole a mezzo cielo
spreme umida macchia, a velo,
fitti di nebbia a tramontana.

Urla vento dirupo alla lontana.

Sprazzi a grani
fittan d’azzurro tempo
a rocce a forre a piani.

Avida quercia avita fissa rami
e cinghiali branchi e di mufloni
e trame, e progetti e dolori
e l’umana sorte assieme.

L’ansia quotidiana preme.

“fitta”(1) Sacro Terra attonita e Cielo.

Denso l’istante cessa
e sommessa riprende al fin l’ambita
corsa sfrenata nel tempo della vita.

PIERO PISTOIA

(1) Dall’inglese To Fit= adeguarsi, adattarsi

6-LA PALUDE

Là dove fiume
spande,
grigi
spirano cieli
nebbie d’orizzonti.

Vita diversa freme.
Anima fango il giunco al beccaccino.
Tracce, segni, formule a creature
perdon confini
aprono vie:
fra sasso e vita la palude.

Improbabili figure
acuti vortici
linfe,
tetraedri-cristallo in fango
e fango creò.

Ruba
cielo la macchia
aspro
dove ghebbio stride.

(Piero Pistoia)

7-LA SOLITA ONDA

Come quando tramontana
stagliano su cieli alberi e montagna,
netta la linea corre
fra ‘coscie’ mielate a dolci presagi.
Su rotondità tremor di vesti in fiore
curano sguardi complici.
Spremute di odori a piene mani:
selce libera spezzata arcano sole;
umore di lucertola,
del serpente addomesticato emblema
– d’acque antiche Uroboro si freccia –
s’addensa
e nel tormento geme
e rapido s’espande.
Tutta la Vita freme e l’Universo.

Amigdala bagnata segno di luna.

La solita onda sempre nuova:
primavera di sopravvivenza.

(leggere commenti a questa poesia!)

(Piero Pistoia)

8-GABBIANI AL TRAMONTO

Guardo la sera
rientro al mare
triste di gabbiani
nel fuoco del Tramonto.
Uno due tre…
lenti gruppi
diffondono,
misurano il cielo,
vaghe speranze
al nuovo sole.

Volano volano
nell’orrido dei fiumi
alle discariche
torsione entropica di tempi,
metamorfico acido
di mare vento tempesta,
memorie archetipo
di geni perduti.1

Dolorosi equilibri
alieni
percorsi impongono
di novello Prometeo.2

Un segmento
anche umano
dentro si perde:3
gabbiani dorati
figli dei mari
addio!

Piero Pistoia

1 La discarica per il gabbiano è una “torsione entropica…di mare vento tempesta”, coinvolti in una trasformazione velenosa. E’ quasi come se sbalzi di entropia creino vortici nel tempo.
Il mondo gabbiano
precipita, si risolve e presto si dissolverà in un vortice entropico che abbrevia i tempi della specie, conseguenza di geni che stanno perdendosi.

2 Il nuovo equilibrio genetico si pone come alieno e doloroso per la specie che, costretta dalla biologia, si trasforma in novello Prometeo.

3 Se è vero ciò che afferma la sociobiologia che tutte le specie sono in equilibrio delicato. 

9-A BISCONDOLA(1)

Oggi,
a “biscondola”
brezze di tramontana.

Sul poggio.

Raggi di luce
frunscian
fra stipa e ginestra.
Aleatori
traccian
percorsi su roccia serpente.
Bianche nubi
fuman lente.

Di lontano.

In aria
improvviso
fluttua un evento.

In attesa …

anima
nel sasso sento
e nel fiore selvatico.

Nella tremula cifra
smarrito,
formule invoco
ed esperimento.

Ma, sgomento,
nella bruma
mi perdo
e dimentico.

(Piero Pistoia)

(1) Espressione spesso usata nel Volterrano. Si tratta di uno spazio magico in cui il sole che filtra attraverso le verdi foglie tremule e delicate costruisce luci ed ombre vibranti. In giapponese, lingua di un popolo sensibile agli aspetti emotivi delle strutture della Natura, esistono singole parole del loro  linguaggio che ne riassumo il significato complesso; per es., l’espressione ‘a biscondola’ potrebbe essere tradotta con la singola parola giapponese ‘Komoredi‘.

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10-I SASSI MAMMELLONATI DI MONTEBUONO(1)
Li puoi vedere i morfi.
Nubi lisce di pietra.
Là dove in alto formano i ‘nidi’.

Già a primavera appaiono giganti
a reggere lo spumeggiare del fiume.

Da Giugno nella calura d’Estate
poggiano pesanti
in acqua
fra sassi di fiume
lenta
dalle rive secche.

Nuova generazione.

Sassi con Anima
respirano aria dei nostri tempi.
Solo per poco.

Ogni primavera appaiono i nuovi
allo schiudere delle uova del Tempo,
le stesse che fanno apparire fossili
ad ogni aratura profonda.
Qui da noi.

I vecchi si perdono nel ciclo esteso
dei sedimenti d’inverno
dove nei tempi lunghi della Terra
faranno ritorno in alto ai nuovi nidi
sopra tracce di nuovi fiumi
al profumo di nuove epoche.
Da miriadi di inverni.

Forse.

Quelli visti oggi torneranno.
Tra milioni di anni!
Ci sarà qualcuno ad osservarli?

(Piero Pistoia)

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11-QUAL E’ IL SENSO”>

Arde la canicola
Lenta meridiana
Oltre le stoppie
Tremule
Sui fili neri di formiche.

In segni sempre uguali.
Quali geometrie!?

Muoiono a milioni
Le singole formiche.
Fili di fatica e di dolore.

Qual è il senso?
L’Ente
La forma
L’invariante regola d’esperimento?

Ha cifra l’Essere?
Segni…
Messaggi criptati…
Rivolti a chi? Per chi?

Il due più due fa quattro dell’Universo
Conta il senso delle celle:
Questa si, questa no, questa…

Ma quest’unico senso
Sospende la speranza.

Piero Pistoia

12-RICORDI-FLASCH SULLA NATURA

(in divenire)

Alieno sguardo, il gabbiano,
di cieli stridenti,
lame di ghiaccio, aghi d’argento.

Tempi in fiore di ginestre,
albe dischiudono nebbie,
spighe ammantan di grano,
tele vibranti di punti
brillanti(1) al primo sole.

Oltre il muro sgretolato di sassi,
campo ‘petroso’ si estende e di nepitella(2).
Ma Verbasco, il tasso, domina alto,
lanoso, giallo splendente(3).

(Piero Pistoia)

(1) ragnatele gocciolanti di rugiada.
(2) Calamyntha nepeta
(3) Il Verbascum tapsus della poesia ‘Memoria, Memoria…’

13-I SASSI DI Piero di ROBERTO VERACINI con lettera

I sassi di Piero

Materia emersa
dall’ultima lontananza, sassi.
Presenze ferme
del tempo, misure
degli occhi, forme intatte
dei sogni, volti assenti
invisibili resti
del libero Mondo
che non c’è.

(Roberto Veracini, 16/10/06)

Leggere anche , cercandoFauna povera” e “Tornato è il tempo degli dèi, e, per i commenti, “Emozioni poetiche di Piero Pistoia” dal sito: ilsillabario2013.wordpress.com.

14 – RONDINI ED UNICORNI

Oggi,
la solita rondine
fa due volte il giro
del pilastro di casa.
Due volte.
Quella del quindicesimo nido
sotto la gronda.
Da est.
L’unica di centinaia
che sbrillano in aria
davanti alla porta.
Da primavera.

Per compiacermi?
Un messaggio?
Un presagio?
Un volo complice?
Mi piace pensarlo.
Dal mondo autistico degli umani.

Oggi
mi sento
di incontrare unicorni.
Nel grano assolato
della valle.
E Pan
che zufola eterno
Ninfe
in nubi di polline.
E Venere nel mirto stellato.
E….

Ma ecco…
ancora un messaggio!

Alzo stupito
due dita aperte:
Hasta la victoria”.
Siiiiieempre”
sibila lei in volo.

PIERO PISTOIA

MEMORIA, MEMORIA…Poesie di Piero Pistoia; post rivisitato

Curriculum di piero pistoia:

piero-pistoia-curriculumok (#)

1-MEMORIA MEMORIA… (con prologo ed epilogo)
2-TEMPI LONTANI DI SCUOLA
3-LA CASA D’INFANZIA

1-PROLOGO DI CARLO MOLINARO

“C’è una morte anche prima”, afferma il poeta emergente Carlo Molinaro, torinese (Lo Specchio N 135, 22-agosto-1998) e prosegue elencando alcune di queste piccole “morti”:

La distanza che si dilata
o la forza che manca per traversare.
Forse una barriera
che si chiude.
Un desiderio spento
lascia, come un falò,
una traccia sporca
sulla pioggia del greto!”

Piccole morti si nascondono anche nella nostalgia irrisolta della poesia che segue.

—————————————————————————

verbascum-thapsus-subsp-thapsus-01

MEMORIA, MEMORIA…

Memoria, memoria …
da mezzo secolo ed oltre.
Franchino di Nortola 1,
Giovannino ed Elsa d’Aquilata 2
(o forse Graziella?), ed io,
bimbi dei boschi.
Memoria, memoria …
della casa di roccia,
nella cima radicata 3.
Fiaschi, freschi di fonte di Rotelli 6,
d’acqua lontana di macchia e di macigno.
Sentieri di rupe e di fatica.
Gridi scalzi di bimbi
sulla radura di menta e nepitella.

Memoria, memoria …
La gara a salire il leccio nodoso,
la cerca dei nidi,
rincorse fra file di viti
a caccia di nuvole ed arcobaleni.
Il tasso barbasso improvviso.
Alto, lanoso, giallo splendente.

Verbascum thapsus L (1)

                                                                   fto di FRANCO ROSSI

Lontano d’autunno tramontana
portava branchi di colombi alla Crocetta 4,
e ai Ceracci 5 passeri in nuvole.
Spari di mio padre
e poi a casa per mano… orgoglioso.
Allora il fringuello scandiva le stagioni.

Ed … i passaggi nel cielo!

Memoria, memoria …
i bimbi dei boschi ognuno per la sua strada
e silenzio per oltre mezzo secolo.
Oggi, d’autunno
(la tramontana porta ancora colombi),
per caso passo di lì,
vecchio bimbo di quei boschi.
Sulla cima una villa,
latrati di cani (a catena?),
la strada asfaltata,
in fondo la sbarra … serrata.

I colombi hanno perso la strada.

Memoria, memoria …
memoria ritrovata,
memoria perduta … per sempre.

Piero Pistoia

1 Nortola, podere a mezza costa fra Aquilata e Balbano (Lu)

2 Aquilata, collina scoscesa a strabiombo sul lago di Massaciuccoli, a ridosso del paese omonimo, di fronte al monte Iquila.

3 La “casa che la cima radica e comprende”, della poesia “TEMPI LONTANI DI SCUOLA” dello stesso autore.

4 Incrocio di sentieri a mezza costa.

5 Posto imprecisato ad est nella macchia.

6 Lungo il viottolo impervio che scendeva ad ovest verso Quiesa.

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EPILOGO DI CARLO MOLINARO

Ma certamente, prima o poi…,

“Porterà
a valle tutto una piena d’autunno”.

Fto Piero Pistoia

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Fiume Cecina in Autunno

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2-TEMPI LONTANI DI SCUOLA

Dal poggio isolato,
a scuola,
attraverso la macchia.
Di sasso e di spine la via.

Su rude macigno.
marucole 1 in fiore.
Fatica di pensiero.

Stilla e spina il ricordo lontano:
paure,
preghiere,
scoscesi sentieri
nella vita e nel cuore.
Il “cervo volante”
l’archètipo-insetto.

Animava l’oggetto l’attesa.

Una voce che chiama:
mia nonna.
Un affetto perduto.

Aquilata 2
si dicea quel monte
e quella casa,
che la cima radica e comprende,
ove tanto della vita persi
e tanto guadagnai.

(Piero Pistoia)

1 Marucole: si tratta di strane ginestre con lunghi e robusti aculei (Ulex europeus), alte fino a due metri, diffuse su parte del poggio di Aquilata che, dove sono,  rendono la macchia impenetrabile.

2 Aquilata: vedere nota 2 della precedente poesia.

3-LA CASA D’INFANZIA

Vecchi muri
spolverano
ricordi.
Nel centimetro
nascose la vita
albe remote.

Quale speranza?

Allora
vecchie e giovani
madri
curavano
i figli.
Sudava il padre
l’albero
alla macchia.

Mute grida
feriscono l’aria
di vite sofferte.

Noi,
la speranza!

Ora i muri
non lasciano pace
nel vuoto
dello spazio antico.
D’umano
calce e sasso
densi trasudano
emozioni.

Noi,
in barbara terra
estirpate radici!

Estinta la casa
stringe l’oggetto ed il cuore,
memoria si perde,
si spenge il bagliore,
singhiozzano tenui parole.

Noi,
quale fine?!

(Piero Pistoia)

POESIE DI “COSE” DEL MITO di P. PISTOIA, G. CONTE, P. FIDANZI, F. GHERARDINI

Curriculum di piero pistoia :

piero-pistoia-curriculumok (#)

RONDINI ED UNICORNI

Oggi,
la solita rondine
 fa due volte il giro
del pilastro di casa.
Due volte.
Quella del quindicesimo nido
sotto la gronda.
Da est.
L’unica di centinaia
che sbrillano in aria
davanti alla porta.
Da primavera.

Per compiacermi?
Un messaggio?
Un presagio?
Un volo complice?
Mi piace pensarlo.
Dal mondo autistico degli umani.

Oggi
mi sento
di incontrare unicorni.
Nel grano assolato
della valle.
E Pan
che zufola eterno
Ninfe
in nubi di polline.
E Venere nel mirto stellato.
E….

Ma ecco…
ancora un messaggio!

Alzo stupito
due dita aperte:
Hasta la victoria”.
Siiiiieempre”
sibila lei in volo.

Piero Pistoia

Si può leggere anche <<Breve racconto su un evento di Natura>> di Piero pistoia

Foto del Mirto di Antonio Romano Liscia

mirto in fiore

…E Venere nel mirto stellato.

Piero Pistoia

SE RITORNANO GLI DEI…

“Chi non ha visto Poseidone, non conosce il mare. Chi non ha visto le Amadriadi, le Oreadi, le Naiadi almeno una volta non conosce gli alberi, nè i castagni dei boschi, né i tigli dei viali di città e non sa che cosa siano le montagne, quelle che precipitano rocciose fra i pini e quelle dei ghiacci perenni,nè i corsi d’acqua, il torrente tormentato dai rovi e dagli scogli e l’ampio fluire del fiume. Un segno mitico dà forma alla natura e crea il legame fra la sua essenza e la nostra: senza mito, essa diviene quell’informe scenario, quel gran magazzino da cui la nostra città si è approvvigionata senza amore e senza venerazione per secoli, lasciando soltanto la poesia a riparare e a dar rifugio agli dèi in esilio.

Con la morte di Pan, con la cacciata di Priapo dagli orti, delle Ninfe dalle foreste, di Artemide dalla luna e di Apollo dal sole, la Natura perde la sua forza vivente, fatta di luci, di profumi, di colori, di sapori, di panico, di esultanza, di bellezza. Gli alberi diventano soltanto alberi, le pietre soltanto pietre, le onde soltanto onde. Allora la natura non ci parla più, le energie viventi della terra, del mare, del cielo non hanno più forma né nome. Allora i cervi, i salmoni, le allodole sono davvero in pericolo.

Ma se ritorna il mito, ritornano l’anima e l’incanto; se ritorna Pan, porta con sé le altre divinità della Natura. Quando Pan è vivo, ci dice James Hillman, allora anche la Natura lo è. Così noi udiamo, la notte, sui rami di un pino, lo stridìo di una civetta e sappiamo che è Atena, vediamo il mattino sulla riva del mare un guscio di conchiglia e diciamo: è Afrodite”

 Da GIUSEPPE CONTE, “Il Passaggio di Ermes”,Ponte alle Grazie, 1999 pagg,62-63

TORNATO E’ IL TEMPO DEGLI DEI

Tornato è il tempo degli dèi.

Guarda!

Dove il leccio scuro
fa ombra greve su ruderi antichi
nasconde il muschio
la polvere del tempo.
Osserva!
Polvere fine, sconnessa.
Sono i ricordi.
Come rena macinati.
Gioie passioni dolori.
Cadaveri dello spirito.
Io’ disgregati.
Polvere fine scivola fra le dita.
Nella mente degli dèi.

E’ questo il posto!

Dove l’edera tenace
striscia geometrie impossibili
con lo stolone del pruno
nel verde tiepido
della nepitella odorosa,
florida come mai
e la vetriola diversa
fra sassi muschiosi
e la menta acuta
lancia fregi distorti
secondo cifre inesistenti
mentre a sprazzi
appare terra nuda acida nera,
zona d’ombra del reale –
lì abitano gli dèi!

Guarda!

Quel mucchio di pietre,
mai da umano sfiorate,
anima piccoli esseri:
ragni, lucertole, scarabei, formiche…    porcellio zigrinato2
e l’antico isopode,
il Porcèllio zigrinato …
il cerchio, la freccia e l’arco.    
                                                 porcellio zigrinato

Messaggeri
dello strano giardino dei sassi.
Messaggeri degli dèi!

E’ tempo!
Dai loculi delle città di cemento
in cerca di luoghi sacri.
Posto segreto dei bimbi.
Mappa della Terra del Sogno.             porcellio zigrinato1

Crostaceo: Armadillium vulgare

Foto da internet: Iblea s.r.l.

 Piero Pistoia

UN BREVE PENSIERO IN PARTICOLARE SULLA PRECEDENTE POESIA   dott. prof. Francesco Gherardini

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E_MAIL di PAOLO FIDANZI

Cari amici, leggo di nuovo il sillabario, mi piace la bella foto collinare, tutti vedono le nostre colline, ma solo qualcuno ha provato a dipingerle. Vi manderò alcune foto. Non trovo più la mail di Pierfrancesco, anzi prima che ci incontriamo anche con Roberto potrei riaverla?L’idea mi è sembrata buona e i contenuti suggestivi con forti richiami di scienza che in gran parte non capisco e penso di non essere neppure in grado di affrontare un approccio conoscitivo. Riferimenti al mito invece mi affascinano, non a caso conobbi G.Conte nel lontano 1979 e rimasi colpito dalla sua raccolta “l’ultimo aprile bianco”, la poesia “figlia del sole e di perseide”: il dio cigno il dio toro il cinghiale/che baciò Adone nel loteto e lo uccise, Parsifae/parlò e un gatto più che miagolare rise/scuotendo le rugiade che si chiamano occhi…. le grandi mareggiate sono lontane e sono il deserto..” e ancora: APRILE CHE RITORNA E CHE CONSUMA NEI/GIARDINI DI GINESTRE E ACANTI, NEI/ VOLI DI PASSERI INVISIBILI E NEI CALENDARI/ APRILE CHE SGRETOLA CHE VERSA DALLE TIEPIDE/FOCI LE NUOVE NUVOLE SULLE/ SUE CARTE ANTICHE RIDISEGNA/LE ROTTE PER LE MILLE CHIGLIE DORATE_CHE/SI POSA IN QUESTA PIEGA DELLA CARENTE /EUROPA SU SCALINATE BIANCHE PALMIZI E ACQUITRINI…….. ABBIAMO SCAVATO LE MONTAGNE, GETTATO PONTI, CHE/COSA SARA’ DOMANI DI NOI?/APRILE SA /RITORNARE, ORA CONSUMA, IMBEVE I GIORNI COME/L’ACQUA FA DELLA SABBIA MORTA SPINGE I/CESPUGLI DI MARGHERITE AD AFFIORARE A ALZARE/ FITTE INGIGANTITE CORONE….”E ANCORA:”IO MEDUSA, QUELLO/PRIMA CHE IL MATTINO FOSSE ACCESO ED ERA/SEMPRE IL MATTINO, IO MATTINO, PRIMA CHE/ AMARE FOSSE AMARE IN DUE, AMARE IL DIO, IO /DIO,FARE SECCARE GLI ALBERI, SPEGNERE I FISCHI/I FLAUTI CHE SI DOVEVANO SUONARE E/DISTRUGGERE… UN SOGNO FIORISCE ANCORA IN BASSO DOVE/NON SI POTEVA CREDERE AD ALTRE FIORITURE, UN/PINO MARITTIMO PIEGATO DA TEMPESTE / ARCAICHE GENERO’ ALBE….

E’ UNA POESIA SCRITTA A S. GIMIGNANO NEL 1977 SEMPRE DA CONTE CHE DICE: QUADRIGA CHE SALE DAL MARE, CAVALLI/DI MARE E ALABASTRO, DAL LUNGO/COLLO SQUAMOSO, DELFINI COMETE CHE VANNO/
SULL’ORLO DEL MARE./QUADRIGA IL CUI VIAGGIO E’ TORNARE./DAI POZZI SEPOLTI SALGONO MOSTRI, DEMONI ALATI,” E ANCORA.., ma oltre la poesia, da cui mi sono fatto prendere forse troppo a lungo in questa occasione, colgo il tempo di un nuovo modo di comunicare e la necessità di un’espressione autentica e libera da paletti editoriali. Ho da proporre alcuni miei haiku inseriti in un progetto di ricerca espressiva pittorica che tende verso una nuova metafisica.
Un saluto e a presto.
paolo fidanzi