L’INNO DI GOFFREDO MAMELI, CANTO DEGLI ITALIANI del generale Dario ORRU’, breve commento dell’insegnante G. Scarciglia e ultima e definitiva notizia sull’inno

Fratelli d’Italia 
L’Italia s’è desta, 
Dell’elmo di Scipio 
S’è cinta la testa. 
Dov’è la Vittoria? 
Le porga la chioma, 
Ché schiava di Roma 
Iddio la creò. 
Stringiamci a coorte 
Siam pronti alla morte 
L’Italia chiamò. 

Noi siamo da secoli 
Calpesti, derisi, 
Perché non siam popolo, 
Perché siam divisi. 
Raccolgaci un’unica 
Bandiera, una speme: 
Di fonderci insieme 
Già l’ora suonò. 
Stringiamci a coorte 
Siam pronti alla morte 
L’Italia chiamò. 

Uniamoci, amiamoci, 
l’Unione, e l’amore 
Rivelano ai Popoli 
Le vie del Signore; 
Giuriamo far libero 
Il suolo natìo: 
Uniti per Dio 
Chi vincer ci può? 
Stringiamci a coorte 
Siam pronti alla morte 
L’Italia chiamò. 

Dall’Alpi a Sicilia 
Dovunque è Legnano, 
Ogn’uom di Ferruccio 
Ha il core, ha la mano, 
I bimbi d’Italia 
Si chiaman Balilla, 
Il suon d’ogni squilla 
I Vespri suonò. 
Stringiamci a coorte 
Siam pronti alla morte 
L’Italia chiamò. 

Son giunchi che piegano 
Le spade vendute: 
Già l’Aquila d’Austria 
Le penne ha perdute. 
Il sangue d’Italia, 
Il sangue Polacco, 
Bevé, col cosacco, 
Ma il cor le bruciò. 
Stringiamci a coorte 
Siam pronti alla morte 
L’Italia chiamò.

(Evviva l’Italia
Dal sonno s’è desta
Dell’elmo di Scipio
s’è cinta la testa
Dov’è la vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò).

Per leggere l’articolo del gen. Orrù cliccare sul link sotto:

GOFFREDO MAMELI

(Articolo trasferito da “La Comunita’ di Pomarance, 01-2017”)

BREVE RIFLESSIONE IMPULSIVA ALLA LETTURA DELL’ARTICOLO DI DARIO ORRU’

di Gabriella Scarciglia, insegnante

Nonostante le svariate critiche che si sono lette sull’Inno di Mameli che hanno ritardato nel tempo (almeno 70 anni dalla decisione del Consiglio dei ministri dell’ ottobre 1946 di adottarlo come inno nazionale e almeno 170 da quando fu scritto) la sua definitiva approvazione – es., a) la lotta delle ‘Carbonerie’ condotta, almeno all’inizio, da una élite borghese e non da un popolo consapevole, affamato ed oppresso, b) le critiche sulla musica dell’inno, che può non avere lo spessore di una romanza verdiana, nascendo, però, insieme alle sue parole, da chi di fatto, senza mediazioni o ammaestramenti, dette la vita per l’ideale di unità e indipendenza, c)… ed altro – tale inno è in ogni caso degno di rispetto e di memoria, e per il suo contenuto storico e per l’ emozione e passione che riesce a trasferire, il collante, da sempre, perché la comunicazione culturale diventi anche biologia (insegnamento in apprendimento).

Ho avuto infatti recentemente l’occasione di leggere il coinvolgente articolo di Orrù sull’inno nazionale d’Italia, la sua storia ed i suoi significati profondi che quasi nessuno conosceva. Sono rimasta impressionata, anch’io ero fra coloro che conoscevano poco l’inno e ancor meno i ‘densi’ riferimenti storici in esso contenuti tradotti spesso in versi ‘caldi ‘, come “Son giunchi che piegan/le spade vendute”, o “Ogni uom di Ferruccio/ha il core e la mano”, od ‘aspri ‘ come quelli riferiti alla Polonia ed agli intrecci storici col nostro paese, ecc.

Infine condivido con Orrù l’idea che le scuole, gli insegnanti dovrebbero davvero impegnarsi nel far conoscere l’inno nazionale con tutte le implicazioni storiche ed i loro significati in esso contenuti per favorire negli studenti la consapevolezza profonda della nostra storia rivisitata nell’inno per condividerla e la comprensione che una storia ‘sentita’ comune e condivisa è ciò che può rendere gente un popolo, un popolo unito!

L’inno di Mameli è l’inno che portavano morendo nella testa e nel cuore coloro che sacrificarono la vita per realizzare l’Unità d’Italia! nel bene e nel male.

Non è fuori luogo ricordare l’ultima quartina del carme “Dei Sepolcri” di Ugo Foscolo:

E tu onore di pianti, Ettore, avrai
ove sia santo e  lagrimato il sangue
per la patria versato, e finché il Sole
risplenderà su le sciagure umane.

ULTIMA E DEFINITIVA INFORMAZIONE 

Come riportato ne Il TIRRENO di giovedì 16 novembre 2017, finalmente dopo 71 anni di provvisorietà, l’Inno di Mameli o meglio “Il Canto degli Italiani” diventa ufficialmente l’inno della Repubblica italiana.

“La Repubblica riconosce il testo del “Canto degli Italiani” di Goffredo Mameli e lo spartito musicale originale di Michele Novaro come proprio inno nazionale”.