COSE ALLA ‘RINFUSA’ DI BRUNER E FEYERABEND di Piero Pistoia e Gabriella Scarciglia

Articolo riproposto per  la sua attualità, leggermente rivisitato – per leggerlo cliccare su:

COSE DI BRUNER E FEYERABEND

Oppure leggerlo direttamente di seguito:….

 

Sono nelle storie e interpretazioni che ci raccontiamo

le cause della nostra felicità e delle nostre

disgrazie altro che gettare nel fuoco

ciò che non è spiegazione causale,

come pontificava Hume!

Jerome Bruner

 

COSE DI BRUNER E DI FEYERABEND

di Piero Pistoia e Gabriella Scarciglia

  • Il processo di apprendimento proprio delle Culture umane (afferma Bruner) è un processo interattivo dove le persone imparano le une dalle altre e non attraverso il mero procedimento del narrare e del mostrare. Appare così evidente il ruolo nuovo del maestro, che, nel migliore dei casi, prima preparava ed organizzava la sua lezione, o almeno pensava alle idee da esporre, alle argomentazioni da proporre, in vista della acquisizione di uno o più concetti. Sistemava cioè la materia in una scaletta che poi avrebbe esplicitata in una maniera chiara e coerente. Ma se viviamo in un mondo complesso-caotico introdurre una sistemazione non significa forse introdurre un aspetto illusorio? Nella nuova ottica la classe diventa una sotto-comunità dove si impara in scambi reciproci di idee ed argomentazioni. L’insegnante non è più così il detentore del sapere, onnisciente, ma un coordinatore dello scambio di idee e saperi degli altri, un orchestratore. E’ facile che molte idee scambiate siano sciocche dal nostro punto di vista; ma anche l’idea più sciocca può avere dei punti a sua forza per alcune persone e non solo. In sistemi complessi verrebbero favorite proprio le idee meno apprezzate dalle posizioni ufficiali dell’interno delle trappole della conoscenza (Piero Pistoia, Frattali, logica e senso comune, Didattica delle Scienze, La Scuola, Brescia, aprile 1995). Non poniamo limiti alla immaginazione, è questo lo slogan di Feyerabend che dovrebbe animare le classi; lasciamo proliferare i diversi punti di vista, diamo ascolto a tutte le voci, anche e specialmente a quelle dissonanti e sorprendenti per le tradizioni standard. Sono le idee diverse, le posizioni diverse, i punti di vista diversi (e più sono e meglio è) che producono progresso in ogni campo.

  • Non c’è un’unica spiegazione, quella causale, quella apollinea, avulsa dal contesto, il cui punto di vista è da “nessun dove”. Ma tante interpretazioni a seconda dei contesti, delle tradizioni e delle Culture. Questo tipo di atteggiamento in classe è, a nostro parere non soltanto opportuno, ma necessario in un momento in cui la Scuola sta diventando sempre più multietnica; in ogni classe si incontrano storie, tradizioni, culture di mondi totalmente diversi fra loro; convivono e si confrontano alunni tedeschi, svizzeri ecc. ed anche marocchini, albanesi, sloveni ecc. senza contare le varianti all’interno della nostra tradizione (i poveri ed i ricchi, i figli dei divorziati e quelli adottati ecc.). La famigerata formula di pluriclasse, fortemente criticata in ambiti pedagogico-didattici e da tempo eliminata, non sarebbe oggi, se rivisitata, una proposta all’avanguardia? Ecco due concetti irriducibili a confronto/scontro: la spiegazione e l’interpretazione, l’armonia e l’ambiguità, l’aspetto addomesticato e l’aspetto più selvaggio della conoscenza, se non quella del lupo, almeno quella del cane bastardo, che non è asservito al padrone razionale fino in fondo (Piero Pistoia, Il cane, il lupo ed il bastardo, Didattica delle Scienze, La Scuola, Brescia, novembre 1994).

  • Forse esistono situazioni psico-biologiche ereditate dalla specie (specie specifiche), ma l’efficacia delle costruzioni degli altri significati, all’interno di questo background psico-biologico dipende quasi esclusivamente dai teatri culturali in cui avviene l’interazione (“mercati simbolici” di Bourdieu). Bruner,1996, pag. 126. L’aspetto esplicativo-causale è certamente potente (forse troppo) nella tradizione della ricerca scientifica (nella tradizione di un Indiano Hopi che significato potrebbe avere il tensore di gravità di Einstein?) ma solo se rimaniamo in ambiti spazio-temporali limitati e con poche variabili; è infatti capace di prevedere e controllare per tempi brevi il mondo fisico inorganico (che poi non è tutto il mondo inorganico) e perfino alcuni pochi aspetti del mondo della vita. Comunque certamente non riuscirà a fornire ragioni causali all’enorme mare tempestoso (per dirla con Wittgenstein) che squassa la piccola isola del razionale, addomesticata, povera e sonnolenta (“Che Dio ci scampi dalla povertà della visione e dal sonno di Newton”, Blake). A nostro avviso la stessa isola, insieme alla sua frontiera, potranno trovare anch’esse, nell’ambito della narrazione e della interpretazione, i modi per aprire nuovi percorsi, direttrici teoriche ed operative mai sperimentate, per recuperare dal non dicibile i nuovi giochi per agitare opportunamente il dicibile e rompere i paradigmi (Piero Pistoia, La teoria, la Realtà ed i Limiti della conoscenza, Didattica delle Scienze, La Scuola, Brescia, ottobre,1993).

  • Come insegnare l’argomento più vicino alla vita, quello delle “narrazioni” e delle “interpretazioni “ per eccellenza, come gli Studi sociali, la Storia e la “Letteratura” (le tre P di Bruner, il Presente, il Passato ed il Possibile) che a differenza della Scienza, suscita passioni contrastanti? Come si fa ad insegnare ai giovani una storia tragica e travagliata, che da molte parti è considerata un grosso errore? Come facciamo ad indurre la nuova generazione a riflettere sulla propria storia, non solo a studiarla, ma a reinterpretarla? Le reinterpretazioni possono “smascherare” le storie ufficiali delle nostre vittorie? E’ permesso? Ogni vittoria porta con sé ideologie, verità, insegnamenti istituzionalizzati da comunicare ed imporre! Sono queste le “narrazioni” che le nuove generazioni devono cercare di formulare od almeno porsi il problema di poterle formulare, se non la necessità di formularle.”Ma allora non c’è niente di sacro?”, si chiede Bruner (1996, pag.104) e la sua risposta è “Di sacro c’è che qualsiasi ricostruzione del Passato, del Presente e del Possibile che sia ben forgiata, ben argomentata, scrupolosamente documentata e prospettivamente onesta merita rispetto”. Nell’operazione Desert storm (Guerra del Golfo), abbiamo vinto o perso? Perché nessun lutto ufficiale per le decine di migliaia di civili iracheni uccisi? Bruner 1996, pag. 127. Quanti dei nostri? Per non parlare di quella efficace e brillante azione strategica, dal sapore fortemente “causale”, che vince in un sol colpo la guerra: migliaia di soldati nemici soffocati nella sabbia del “loro“ deserto, nelle trincee scavate da loro, nella “loro” terra, al semplice passaggio dei “nostri” potenti carro-armati giunti da un “lontano” continente. Il nemico non ha forse donne, bimbi e vecchi e ragioni da vendere? Proprio come noi, i vincitori! Non sono forse umani come noi e come noi appartenenti alla stessa specie Homo sapiens (per alcuni, sottospecie sapiens)? Dalla molteplicità delle interpretazioni della storia del passato, potremmo acquisire la compossibilità di soluzioni ai problemi del presente, aprendo possibilità più umane per il futuro. Sono nelle storie che ci raccontiamo le cause della nostra felicità o delle nostre disgrazie, altro che gettare nel fuoco ciò che non è spiegazione causale, come suggeriva Hume! Se sono tutte sofisticherie ed inganni (Hume), perché in regime di tirannia i primi ad essere imprigionati sono i romanzieri ed i poeti? Lo stesso Platone voleva espellere i tragediografi dalla sua Repubblica perché inutili e pericolosi! Rendere strano ciò che è fin troppo familiare ed aiutare a vedere continuamente in modo nuovo, a chi fa paura? Da una parte l’uso strettamente razionale e quindi innaturale e violento che fa la società dell’uomo, dall’altra l’interpretazione, collegata al sacro interiore (Moravia). Se davvero vogliamo rinnovare la Scuola portiamo in classe romanzieri e poeti!

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NOTE

Il lettore che volesse ritrovare ed approfondire le idee appena accennate, può leggersi gli ultimi due libri scritti da Bruner e Feyerabend (Bruner, La cultura dell’educazione, Feltrinelli,1996 e Feyerabend, Ambiguità e armonia, Laterza 1998), che riassumono le loro tesi, oggetto di lunghi e sofferti dibattiti nel corso dell’ultimo mezzo secolo ed oltre. Da notare infine che tutti gli articoli di riferimento riportati negli scritti di Piero Pistoia si trovano in questo blog.

Piero Pistoia e Gabriella Scarciglia

“OSCURI” PENSIERI SU CUI MEDITARE: MANICHEI ED IPERBOLI, LA MENTE NARRATIVA, FALSIFICAZIONISMO E SUA BREVE CRITICA; Tavole di verità, Fallacia nell’affermare il conseguente, Modus Tollens , Duhem e Quine; di Piero Pistoia; inserto: poesia ‘Indifferenza’ di Veracini

NBA Riccardo Fracassi è piaciuto questo post, come da mail all’Amministratore del 13-aprile-2018.

“OSCURI” PENSIERI SU CUI MEDITARE  di Piero Pistoia

Per leggere questi pensieri in .pdf  e quelli rivisitati cliccare in successione sui links per leggerne il contenuto; tornare poi indietro per leggere lo scritto successivo al primo link direttamente! fino al termine dell’articolo, cliccando sulla freccia in alto a sinistra.

MANICHEI ED IPERBOLI3_ok di Piero Pistoia

Manichei ed Iperboli, revisione a cura di Piero Pistoia

Una revisione critica possibile del contenuto del link precedente

a cura di

Piero Pistoia

Una espansione, revisione e reinterpretazione critica, in positivo o in negativo, con successiva integrazione delle singole proposizioni del link precedente, volutamente iperboliche, attiverebbero per i comportamenti nella tribù degli umani, una serie alternativa di storie-guida alla Feyerabend (vedere, come un esempio paradigmatico di reinterpretazione, la poesia di Miloz in questo blog).
Infatti, in un Universo complesso, come affermava Egdar Morin “L’unico pensiero (argomentazione, giudizio, interpretazione), chiaro od <<oscuro>>, che viva, è quello che si mantiene alla temperatura della propria distruzione“.

Oggi, nell’era avanzata dei ‘computer’ e del ‘burocratismo’ dove la Verità appare unica,  la “Mente Narrativa“, di J. Bruner,  propria degli Umani, continua a rendere attive sempre più relazioni fra gli uomini, negoziando la sua ricerca, e più verità appaiono da dietro l’angolo. Per Bruner, come continua nella sua intervista Piero Lavatelli, nell’inserto LIBRI, la separazione fra mente e  corpo, proposta da Cartesio, al là di tutte le ubriacature ideologiche, sta perdendo forza di convinzione e si comincia a pensare che la realtà sociale non è esistente fuori da noi, ma dipende da noi, creata e negoziata da noi, “fatta della nostra carne e del nostro sangue”. Non c’è un unico “mondo reale” esterno ed indipendente da noi, dalla nostra mente, dai nostri linguaggi e dai nostri modelli simbolici con cui vengono costruiti i nostri mondi possibili. In generale, sembra una norma che, nel tempo della storia, quando le situazioni sociali (es., costituzioni di governi, guerre, migrazioni epocali…) si ‘cristallizzano’ sotto un’unica Verità (assenza di negoziazione),  si sprigioni un’esplosione di dolore e di ingiustizia nell’Universo, di cui si prende consapevolezza solo nel tempo futuro. “Abbiamo superato, da tempo, il rigido <<verificazionismo>>la nozione che il significato di qualunque cosa sia la sua unica e singola Verità. Il significato è un modo del connetterci, del negoziare, del riconciliare le nostre rispettive versioni del mondo al fine di trovare un modus vivendi nella diversità”. E ancora, L’uomo non è  “una specie di computer ad alta complessità e la società umana come un insieme di computer che operano congiuntamente a qualche programma comune chiamato <<società>>. La passata generazione ci aveva proposto il cane di Paulov, l’animale dai riflessi condizionati, come modello della natura umana. Stiamo ora scendendo più in basso, degradando il cane ad un computer? Mi sembra che dobbiamo rendere maggiore giustizia alle capacità intuitive dell’uomo, alla ricchezza del mondo delle reazioni umane, alla complessità della cultura”. Per la burocrazia è da dire con Bruner che essa è “antinarrativa per eccellenza; non c’è per essa che una Verità e tutti sono tenuti ad averne la stessa versione“, a favore di una nozione anti-soggettivistica di efficienza. Mandiamo al diavolo “lo sterile silenzio della nostra vita burocratizzata”!

Per leggere di più sugli epistemologi Feyerabend e Popper e sul mentalista americano  Bruner cercare queste parole sul nostro blog.
Inserire eventualmente qui l’ascolto della canzone di Guccini ‘Libera nos Domine’ da YouTube (rispettando naturalmente le leggi dell’editoria).

NON CI SPAVENTANO LE IDEE DA PIU’ PUNTI DI VISTA ANCHE OPPOSTI;

MA

UN  TIMORE INCOMBE: LA……

INDIFFERENZA

Poi tutto divenne uguale, né

cuore né fede né cielo

né mare, gli ultimi

uomini colpiranno duro

niente più sogni – dissero –

nel nostro futuro.

Roberto Veracini

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A proposito dei limiti sui concetti popperiani di verificazione, falsificazione e corroborazione, accennati  precedentemente, cerchiamo di sintetizzarli  di seguito insieme alla Tabella di Verità della proposizione logica o implicazione “H implica Q” (ovvero H -> Q).

1) TABELLA DI VERITA’ DELL’IMPLICAZIONE: H implica Q
(H-> Q)    H        Q
(1) vera    vera vera
(2) vera   falsa vera
(3) vera   falsa falsa
(4) falsa   vera falsa
Dove H sono le ipotesi prodotte dal soggetto e Q sono le conseguenti osservazioni sperimentali e i dati dell’esperimento
Dalla Tavola di Verità si evince che se l’implicazione è vera – il nostro caso – la verità di Q (righi 1 e 2) non ci dice nulla sulla verità di H che può essere vera o falsa indifferentemente. Ne deriva un’espressione logica scorretta, cosiddetta della FALLACIA NELL’AFFERMARE IL CONSEGUENTE, classica dei processi induttivi e della verificazione dei positivisti. Questa espressione scorretta ha la forma:
Se “H  implica  Q1,Q2…Qn”, è una affermazione vera e
se dall’esperimento od altro risulta che le Qi sono vere
——————————————————————-
H è vera
In simboli: [(H->Q)UQ]->H.
Se le implicazioni sperimentali Qi dell’ipotesi H sono vere non risulta affatto che H sia vera, neppure probabilisticamente, perché le Qi in effetti sono infinite.
Invece se l’implicazione è vera e Q è falsa (rigo 3) necessariamente anche H è falsa, MODUS TOLLENS;

in simboli: [(H->Q)U(non-Q)]->non-H.
Se (H  implica Q) è una relazione vera,
se dall’esperimento od altro  risulta che un Qi è falso
————————————————————-

Per anticipare brevemente la argomentazione di Duhem e Quine sul superamento dei limiti del falsificazionismo popperiano a fronte delle ipotesi H e dei dati sperimentali Q, da approfondire tramite  i riferimenti ai posts, suggeriti nello scritto precedente, MANICHEI ED IPERBOLI, cliccare sotto e poi  tornare indietro cliccando sulla freccia in alto a sinistra.

FALSIFICAZIONISMO_critica in pdf

Ovvero leggere di seguito:

Per quanto riguarda il rapporto H → Q, nessun processo induttivo del positivismo sostenuto dalla logica, può portare da Q ad H (Fallacia nell’affermare il Conseguente); nessuna probabilità è derivabile per H a partire solo da Q, senza interventi del soggetto; nessuna implicazione logica, anche se “vera”, come il Modus Tollens popperiano, [(H → Q) U non-Q)] → non H], permette la falsificazione univoca (Duhem), data la presenza in H di ipotesi al contorno non esplicitate (non sappiamo cos’è che di fatto viene falsificato!), ecc.

Per quanto riguarda il versante dei dati sperimentali, la sicurezza di Q, il così detto protocollo sperimentale, basta dire che non solo la sua descrizione presuppone l’uso di un linguaggio per sua natura intriso di teoria, ma la costruzione stessa dell’informazione sul dato ha bisogno di aspettative e quindi di teorie e punti di vista più o meno esplicitati e lo stesso strumento che lo raccoglie (compreso l’occhio o altro organo di senso) si basa spesso su teorie estremamente complesse e lontane dall’ambiente di osservazione e/o di misura. Lo stesso Q non rimanda inoltre univocamente ad una sola teoria; più teorie incompatibili possono essere sostenute dallo stesso Q (Quine). (Leggere anche sul blog “La Teoria, La Realtà ed i limiti della conoscenza” del dott. Piero Pistoia).

Svariati percorsi razionali fanno attrito con il mondo!

Non c’è un solo punto da cui guardare il cosmo!

Quando ci sentiamo sicuri di un fatto è il momento di cambiare il punto di vista!

dott. Piero Pistoia

Testi consultati:

A.V. “Critica e crescita della conoscenza”, Feltrinelli, 1976

M. Pera ” Il mondo della scienza e noi” da “Il mondo incerto”, Sagittari Laterza, 1994.

Vedere anche in questo blog “Insegnamento della Fisica“, parte IV e “Dalla “Scienza alla Narrazione” di P. Pistoia.

Piero Lavatelli “USIAMO LA TESTA”  intervista a J. Bruner, Inserto LIBRI

IL PERCORSO DI PENSIERO DI J. S. BRUNER: DAL COGNITISMO COMPUTAZIONALE AL NARRATIVISMO, di Andrea Pazzagli

J. BRUNER: DAL COGNITIVISMO  COMPUTAZIONALE AL NARRATIVISMO
di Andrea Pazzagli

bruner20001

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Per leggere l’articolo in pdf cliccare sul link sopra

 

Art. rivisitato dall’inserto ‘Il Sillabario’ cartaceo.

CERCARE ANCHE LE PAROLE  ‘BRUNER’, ‘EPISTEMOLOGIA’  da questo blog, per trovare altri articoli ed informazioni sul Mentalismo Americano, Feyerabend, Popper ed altri, a cura dei docenti Piero Pistoia, Gabriella Scarciglia, Giacomo Brunetti.

 

UNO ZIBALDONE DI BREVI RIFLESSIONI (democrazia, addomesticamento, anything goes (Feyerabend), Eraclito, evoluzione, ed altro) SU CUI MEDITARE, a cura del dott. Piero Pistoia

 

ERRATA  CORRIGE – Alcuni di questi frammenti sono stati trasferiti da alcuni numeri de ‘Il sillabario’ cartaceo  di cui Piero Pistoia era direttore culturale; oggi esso è promotore del Sillabario2013 insieme ad altri e, di fatto solo per necessità (pro bono), esercita la funzione non ufficiale di coordinatore. Così la scrittura ‘Direttore culturale’ in questo post, va sostituita con ‘Coordinatore’ (NDC).

LINKS INTERNI ALLE ‘BREVI RIFLESSIONI’ VERSO IL FONDO del POST (le prime riflessioni delle dieci, sono accessibili scorrendo)

EPIGENESI(cenni)
M. Boockin: Felicità e Piacere
La danza di SHIVA di P. Pistoia
Costruzione della Conoscenza (flash) di P. Pistoia
Considerazioni sull’evoluzione (flash) di P. Pistoia

NB – Questi links ‘colpiscono’ qualche rigo sotto l’obiettivo!

ECCLESIASTE (9,11 – 12)

UNO ZIBALDONE DI RIFLESSIONI SU CUI MEDITARE

N.B. – La bibliografia a nome di Piero Pistoia può essere cercata su questo blog

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A cura del dott. Piero Pistoia

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Considerazioni sull’evoluzione (flash) di P. Pistoia

Cliccare sul seguente link:

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Costruzione della Conoscenza (flash) di P. Pistoia

>UN PENSIERO SULLA COSTRUZIONE DELLA CONOSCENZA (NDC)

La conoscenza non si costruisce per tentativi ed errori, ma per ‘tentativi creativi’ ed errori, che un einfunlung specifico attiva, trasformando un ambiente ‘caotico’ in uno ‘stocastico’ (da greco stocàzomai =tirare una freccia con l’arco su un bersaglio). Si tratta però di una “creatività”  da “dentro” e non da “fuori”! Creatività che partecipa  anche degli eventi della memoria biologica – astrologica (forse) (dalla pietra, alla pianticella spontanea all’albero della macchia, dall’acqua, all’aria, alla terra: eventi della vita che suggeriscono ipotesi per la vita),  oltre alla memoria culturale in stadi successivi, che spiegano un fitting che migliora sempre più nel futuro, richiamato da un matching regolativo foggiato dal marasma evolutivo.

Piero Pistoia

La danza di SHIVA di P. Pistoia

LA DANZA DI SHIVA (NDC)

Dietro la danza di Shiva non c’è solo la fine, la morte termodinamica, ma anche l’inizio. La distruzione ha significato evolutivo, nel senso che alla fine di essa si aprono alla vita nuove possibilità; riecheggia anche qui il concetto di enantiodromia eraclitea (vedere il post su questo blog). Solo se tali possibilità saranno inibite da un intervento esterno (per es., da quello umano) si ha l’estinzione definitiva!

La danza cosmica di Shiva, la dea della distruzione/creazione dell’Olimpo che sopravvive, con la compagna binaria del sole, sembra perturbi, attraversando la nebulosa di Hoote, le traiettorie delle comete che ‘piovono intorno alla terra. Così sembra infatti che la compagna binaria del sole passi ogni 26-28 milioni di anni, nei dintorni della nebulosa origine delle comete, venendo a controllare la vita e la morte sul nostro pianeta. Per questo qualcuno chiamò appunto Shiva la ‘gemella del sole.

Piero Pistoia

UN PENSIERO AZZARDATO, UNA “CAZZATELLA”  SUL NOUMENO

Certe proposizioni qualitative-descrittive pur sperimentali ‘lette’ dall’occhio umano, non si modificano aumentando la precisione dello strumento. Così sembra che le proposizioni che attengono ai cambiamenti in valore o intensità di molte grandezze, per es. l’altezza di oggetti, la loro posizione, la loro velocità…;  le affermazioni del tipo “questi oggetti A e B hanno  altezze diverse”, o “Questi oggetti A e B sono in posizioni diverse,; A e più vicino a me di B…”, o “A va più veloce di B”….Un essere capace di vedere il Noumeno non percepirebbe la stessa cosa? Allora, se fosse così, noi non dovremmo percepire qualcosa del Noumeno, cioè una parte di esso, indipendentemente dal significato intrinseco di A e B e dello spazio in cui sono situati?

Piero Pistoia

M. Boockin “Felicità e Piacere” di V. Pedrinazzi

M. BOOKCHIN: SULLA FELICITA’ ED IL PIACERE

Vittorio Pedrinazzi

EPIGENESI(cenni)
BREVE DEFINIZIONE PROVVISORIA E PROBLEMATICA DI “EPIGENESI”
L’Epigenesi è un processo secondo il quale, durante lo sviluppo ontogenetico degli individui, l’ambiente esterno riesce a incidere tracce sul DNA con possibilità di modificare il pool genetico (?) in maniera che la traccia incisa sia trasmessa alle successive generazioni (è un Aspetto Lamarchiano?). Cioè, le esperienze di vita possono modificare il DNA in maniera così consistente da trasmettere le modifiche alle generazioni future? Insomma le modifiche del mio sistema cerebrale dovute all’azione della cultura (se ci fossero state) saranno state trasmesse anche ai miei due nipoti? L’allungamento del collo delle giraffe nel corso della loro evoluzione dovuta allo sforzo continuo durante la vita per raggiungere le foglie divenute sempre più alte sugli alberi, anche questo può aver contribuito a produrre l’attuale collo lungo della giraffa?

Piero Pistoia

Per chi volesse rispondere agli interrogativi, ao123456789vz@libero.it.

REATO DI TORTURA ed altro a cura di Benedetto Randazzo, del Corpo Forestale dello Stato

PREMESSA di Piero Pistoia (NDC)

Dopo la sconcertante rivelazione dell’esistenza di luoghi di tortura, situati lontani dalle sedi delle nostre democrazie, perché forse le leggi democratiche avanzate di quei paesi non avrebbero mai permesso la loro localizzazione in patria, oppure perché gli stessi popoli si sarebbero ribellati, es., Guantanamo a Cuba, anche in Italia si sta prendendo la consapevolezza, pur molto lentamente, della profonda contraddizione fra democrazia e l’uso di strumenti di tortura, anche se sofisticati dalla tecnica, che hanno già portato abusi, disagi, sofferenze e offese al senso di giustizia. Come esempio, pubblichiamo volentieri il seguente ‘caldo’ resoconto-riflessione di Randazzo sul problema, ancora aperto, che la Tortura non sia reato nel nostro paese.

Post trasferito dal Blog TAVOLO DELLA PACE  – A.V.D.C.

2016 – Anno 70 della Repubblica – La tortura non è reato: una vergogna ! del forestale Benedetto Randazzo

La nostra vita comincia a finire quando restiamo silenziosi sulle cose che contano”, diceva Martin Luther King parlando dell’indifferenza, il male del nostro tempo.

Un silenzio vergognoso lungo almeno 28 anni ci avvolge, se ci riferiamo alla “Convenzione contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti” dell’Organizzazione delle Nazioni Unite del 1984, ratificata dal nostro Paese con Legge dello Stato nel 1988 (Legge n.489), ma nonostante l’impegno formale a perseguire penalmente gli atti di tortura delineati all’art.1 della Convenzione, nel codice penale italiano, ad oggi, del reato di tortura non cè n’è nemmeno l’ombra!

In tutti questi anni l’assenza di un reato specifico ha fatto sì che fattispecie qualificabili e qualificate come tortura fossero sanzionate con pene lievi e non applicabili per intervenuta prescrizione, circostanza che ha finito per nuocere anche alla stessa credibilità delle Istituzioni e dell’operato delle forze di polizia.

In questi 28 anni il silenzio è stato squarciato talvolta da fatti tristemente noti, occasioni nelle quali uomini e donne sono stati privati dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione, avendo subìto violenze, percosse, umiliazioni, in una parola torture, singolarmente: Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi,  Riccardo Magherini, Giuseppe Uva o in forma collettiva…. e qui il pensiero non può non andare alla tragedia vergognosa che accompagnò il G8 di Genova nel 2001: i fatti avvenuti alla scuola Diaz e l’inferno di Bolzaneto, in cui dopo la violenza furono costruite ad arte anche delle false prove.

Un silenzio squarciato recentemente anche dalla vicenda personale di una ragazza tedesca che nel 2001 aveva 22 anni, che alla scuola Diaz c’era: un mese fa (ben 15 anni dopo!), la giudice del Tribunale civile di Genova Paola Luisa Bozzo Costa, ha riconosciuto che Tanja (questo il suo nome) subì “condotte di vera e propria tortura e ci fu la volontà di cagionare dolore, nell’abusare delle posizioni di potere e autorità….”, per questo ha condannato lo Stato a pagarle 175 mila euro per danni fisici e morali subìti: è il risarcimento più alto mai concesso in Italia da un Tribunale in sede Civile!

Il racconto di un suo legale riportato dalla stampa, è a dir poco agghiacciante: “Tanja è stata tenuta per ore e ore in piedi con le braccia e le gambe allargate, pochissimo cibo e acqua, obbligata a ascoltare urla di altre persone… picchiate. La paura di essere violentata, quando è stata trasferita, isolata in una piccola cella… e poi le hanno impedito di comunicare con i suoi famigliari, con un legale…

Quella di Ottobre 2016 è sicuramente una sentenza importante: per la prima volta un tribunale italiano ha qualificato la violenza subìta da un cittadino come “tortura”; il problema è che a definirla è solo un tribunale civile poiché come già detto, nel nostro ordinamento non esiste questa fattispecie di reato: in virtù di ciò, per la vicenda di Tanja i responsabili delle violenze non sono stati condannati penalmente e per i cosiddetti “reati minori” (pene fino a 3 anni) come minacce, lesioni, percosse ecc… a distanza di 15 anni è scattata la prescrizione…

Ecco perché una legge specifica che introduca formalmente il “reato proprio” di tortura, sarebbe fondamentale in un paese civile e democratico, dove i diritti fondamentali dei cittadini sono sanciti dalla Costituzione Repubblicana! In mancanza al cittadino italiano che subisce tortura oggi, non resta che rivolgersi alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, perché “i politici han ben altro a cui pensare”, come cantava Guccini negli anni 70, quando non c’era verso di avere una Legge sull’aborto….

Ma perché in Italia non abbiamo ancora una Legge sulla tortura?

Qualcosa è stato fatto, nel marzo 2014 il Senato ha approvato un testo di legge che prevede il reato di tortura; l’attuale Presidente del Consiglio ad aprile di un anno fa, proprio a Genova promise pubblicamente una Legge sulla tortura…. ma, ad oggi ancora nulla, le ultime notizie del ddl risalgono al 19 luglio di quest’anno: seguendo il suo iter, dopo il passaggio in Senato era stato approvato alla Camera nell’aprile del 2015, il Governo come detto, si era impegnato a farlo approvare in via definitiva dai senatori prima della pausa estiva di quest’anno, ma non trovando un accordo che garantisse voti a sufficienza per renderlo legge, si è deciso di sospendere tutto: dopo le richieste di Forza Italia, Lega Nord, Conservatori e Riformisti, la riunione dei capigruppo del Senato ha deciso per la pausa, senza indicare una nuova data per la discussione.

Viene da chiedersi, come mai tanta inerzia? Non sarà dovuta alla caotica situazione politica in cui ci troviamo, con alleanze nelle aule parlamentari e nella compagine governativa con forze non proprio favorevoli-disponibili nel trattare di certi argomenti ?

Il senatore Pd Luigi Manconi, firmatario della proposta di legge oggi arenata, in un’intervista pubblicata dal quotidiano la Repubblica, in proposito parla di “sudditanza psicologica nei confronti delle forze di polizia….” ed aggiunge: “… è come se gran parte della società e della classe politica temesse di sottoporre le polizie a quel processo di riforma e di autoriforma a cui sono chiamate tutte le istituzioni. Sembrano tenere più alla stabilità e alla impermeabilità di Polizia e Carabinieri, che alla loro democratizzazione…”.

Eppure una sentenza nell’aprile del 2015 (14 anni dopo !), della Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo ha condannato l’Italia per la condotta tenuta dalle forze dell’ordine durante l’irruzione alla scuola Diaz al G8 di Genova del 2001, dove secondo i giudici “le azioni della polizia ebbero finalità punitive con una vera e propria rappresaglia, per provare l’umiliazione e la sofferenza fisica e morale delle vittime”.

Parole che pesano come macigni: l’organo giurisdizionale internazionale aveva cioè parlato di “tortura” e aveva invitato l’Italia a “dotarsi di strumenti giuridici in grado di punire adeguatamente i responsabili di atti di tortura o altri maltrattamenti impedendo loro di beneficiare di misure in contraddizione con la giurisprudenza della Corte”.

La sentenza aveva avuto il merito di riaprire il dibattito sul reato di tortura e aveva portato a un’accelerazione, seppure temporanea, della discussione del disegno di legge in Parlamento, ed ora?

Calerà nuovamente un’impenetrabile cortina di silenzio prima di poterne riparlare, magari di nuovo in occasione del prossimo caso eclatante in cui cittadini avranno subìto ancora violenze, percosse, umiliazioni, in una parola torture?

EPILOGO IPERBOLICO SU CUI MEDITARE a cura di Piero Pistoia (NDC)

    Per leggere l’epilogo in pdf, cliccare su:

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Una espansione, revisione e reinterpretazione critica, in positivo o in negativo, con successiva integrazione delle singole proposizioni del link, volutamente iperboliche, attiverebbero una serie alternativa di storie-guida alla Feyerabend (vedere, come un esempio paradigmatico di reinterpretazione, la poesia di Miloz in questo blog) per  i comportamenti nella tribù degli umani.

Infatti, in un Universo complesso, come affermava Egdar Morin “L’unico pensiero (argomentazione, giudizio, interpretazione) che vive è quella che si mantiene alla temperatura della propria distruzione”

Per leggere di più sugli epistemologi  Feyerabend e Popper cercare queste parole sul nostro blog.

Inserire eventualmente qui l’ascolto della canzone di Guccini ‘Libera nos Domine’ da YouTube (rispettando naturalmente le leggi dell’editoria).

LETTERA SPEDITA AL CICAP, “Comitato Italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudo-scienze”, PER ESPRIMERE UN PENSIERO PERSONALE ALTERNATIVO; dott. Piero Pistoia, prof. di ruolo ordinario in Fisica

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TRACCIA DEL CURRICULUM DI PIERO PISTOIA

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CICAP è acronimo di “Comitato Italiano per il controllo delle affermazioni sul Paranormale”. La parola “Paranormale” oggi è stata sostituita da “Pseudo-scienze”

Dopo aver letto anni fa alcuni scritti pubblicati dal CICAP decisi di esprimere alcune mie opinioni in proposito che inviai loro per posta, oggi un po’ rivisitate per precisarne alcuni passaggi [frammenti fra parentesi quadre]. Ricevetti una lunga lettera dal CICAP, scritta da un dott. prof. di Fisica Teorica di una Università del Nord, che devo ricercare in mezzo al caos della mia libreria e quando l’avrò trovata, la trascriverò volentieri in questo post.

LETTERA SPEDITA AL CICAP PER ESPRIMERE UN PERSONALE PENSIERO ALTERNATIVO, SPESSO FORZATO SU QUALCHE RAMO DI IPERBOLE, ONDE CREARE QUALCHE DUBBIO IN UN BACKGROUND DI CERTEZZE

dott. Prof. Piero Pistoia

Spett.le REDAZIONE,

leggendo la Vostra rivista si rimane colpiti dalla semplicità, chiarezza e coerente armonia – senza mai contrasti che potrebbero finire in dibattito – con cui vengono trattati e risolti i diversi problemi affrontati di cui si forniscono sempre sicure soluzioni. Sembra quasi di seguire uno dei tanti articoli di scienza pubblicato in molti giornali quotidiani e non o in una delle tante trasmissioni televisive di cultura dove tutto è descritto in maniera coerente, armonica, semplice, conchiusa e colorata [(senza un riferimento agli errori di percorso durante il travaglio (trouble) di quella conquista raccontata)], quando invece ad ogni passo del percorso si dovrebbero aprire svariati interrogativi. Se “imparare è risolvere problemi” [(e nella fattispecie, fare conti!)] da queste comunicazioni a mio avviso, pur appassionate e talora coinvolgenti, si impara ben poco. [Anzi, spesso, la chiarezza ad oltranza e l’assenza di dubbi penalizzano la memoria, la riflessione personale e quindi l’apprendimento]. Per questa ragione vorrei esprimere sulla scienza e la non-scienza o pseudo-scienza il mio personale pensiero, anche se spesso volutamente forzato lungo un ramo di iperbole, per provocare l’interlocutore e far sorgere qua e là interrogativi. Il mio intervento, di cui mi scuso in anticipo se qualcuno dovesse prendersela (absit iniuria verbis), si articolerà nei quattro seguenti punti:

1 – Se la maggior parte dell’universo è disseminato di “turbolenze”, una piccolissima variazione delle condizioni iniziali, al tempo considerata insignificante, ovvero all’interno delle soglie dell’errore, potrà provocare soluzioni impreviste ed imprevedibili con incidenza non trascurabile sul mondo fenomenico. Una esatta imprevedibilità in questi sistemi caotici (sensibili a minime differenze iniziali) presupporrebbe poter assegnare numeri reali alle misure delle grandezze che figurano nelle condizioni iniziali. Allora fattori sconosciuti di entità non misurabile, pur non potendo essere scoperte dai ricercatori, potrebbero causare grosse modifiche sui fenomeni. E ancora, onde elettromagnetiche di energia inferiore alla soglia del misurabile potrebbero produrre lo stesso effetti vistosi. Non è da escludere, infatti, che nelle condizioni iniziali, come accadeva al di sopra della soglie dell’errore, una grandezza possa acquistare due valori molto vicini, ma all’interno della soglia dell’errore potrebbe accadere che, per uno dei due, la traiettoria descritta dal sistema in un opportuno spazio delle fasi diverga esponenzialmente da un certo istante in poi, ottenendo dopo un tempo opportuno una interferenza macroscopica (o nello stesso istante ad una certa distanza?). Il mondo delle nostre misure a decimali finiti (cifre significative limitate) riguarderebbe una sezione estremamente piccola, semplice ed addomesticata dell’Universo, anche se efficace nell’ambito della sopravvivenza umana (anche troppo!), perché, come affermava Vico (Verum ipsum factum), abbiamo ‘inventato’ leggi per costruire un marchingegno che, in quelle particolari circostanze e in quei casi della realtà, estremamente ammaestrati del tempo e dello spazio, funzionasse, cioè fosse ‘vero’ per noi (e spesso accade che neppure funzioni in quelli, se ci imbattiamo in una turbolenza): si tratta di uno degli infiniti percorsi in un “reale” estremamente complesso (e forse disordinato).

Quando Galileo diceva di voler cogliere nella complessità inesprimibile dell’esperienza solo percorsi semplici, le cui grandezze fossero esprimibili con numeri a decimali limitati, voleva certamente affermare l’ambito estremamente limitato del mondo della “quantità”, unico mondo che la parte razionale della mente può capire e gestire, non essendo adatta ad affrontare l’oggetto nella sua complessità, oggetto certamente poco ordinato. E quando Galileo costruiva ed interpretava gli oroscopi (e plausibilmente ci credeva come tutti i suoi contemporanei, visto che sapeva ‘leggere’ le influenze del cielo sulla vita), voleva significare appunto l’esistenza di una parte complementare al ‘semplice’, cioè la maggior parte del mondo, che poteva venire colta in altri modi. E’ facile che Galileo non fosse un ingegnere-empirista, dedito continuamente a prove sperimentali, ma più plausibilmente un fisico teorico che quasi mai ripiegava sull’esperimento e che usava invece il teorema ed il suo “principio di continuità” come prassi scientifica usuale.

Sulla stessa linea di pensiero, per il grande logico L. Wittgenstein esiste un immenso mare tempestoso del mistico-magico che circonda, oscuro, la piccola isola del razionale, anche se poi di questo ignoto mare non se ne può parlare (è “indicibile”), usando i linguaggi della ragione (I° Wittgenstein) e degli altri “giochi linguistici” possibili (isola), nessuno è plausibile, perché non c’è realtà “la fuori” (II° Wittgenstein).

2 – I fatti, le prove, l’esperienza scientifica ‘costruita’ in laboratorio in base a precisi presupposti teorici (esperimento), non sono termini di confronto neutrali. La falsificazione (Popper) diventa impossibile non riuscendo ad individuare ciò che viene di fatto falsificato. Si perdono così i riscontri oggettivi della razionalità e sparisce il criterio di demarcazione fra sapere razionale e gli altri (arte, magia s.l., metafisica, religione…). In altre parole sono le teorie a costruire i “fatti” e a fornire le prove. Quando una teoria così diventa abbastanza organizzata tende ad auto-difendersi dall’eliminazione, prevedendo, attraverso la mente intrappolata del ricercatore (si ricordi la bottiglia di Wittgenstein), solo esperimenti favorevoli. In una iperbole, accettare una teoria scientifica invece di un’altra, nello stesso modo di accettare o no gli dèi, è solo funzione delle idiosincrasie della storia e non di qualche metodo razionale coniugato a prove empiriche. Scienza, religione, arte magia s.l., astrologia sono tutte favole che sono “vere” in senso vichiano all’interno dei loro mondi.

3 – Altri popoli e razze da sempre hanno costruito altri mondi, diversi da quello artificiale e amorale dell’uomo bianco occidentale, su altri valori, principi, credenze e uniformità e queste strutture, non necessariamente razionali (dove il magico ed il rituale giocano più che la logica e l’argomentazione critica), hanno funzionato da sempre, funzionano e, se non interverranno aliene interferenze, continueranno a funzionare (sono “vere” in senso vichiano). Quei popoli sono infatti sopravvissuti secondo i loro ritmi ed il loro senso della felicità (vivere 80 anni invece che 35, non significa un bene assoluto!). Guarda caso il progresso operato dalla scienza è misurato con i valori interni allo stesso mondo in cui si dice che la scienza opera progresso! Ci sono pregevoli culture umane, modelli di visione del mondo non derivate dalla scienza che, non solo sono capaci di far sopravvivere la specie riuscendo a controllare l’ambiente in massima armonia, ma costruiscono, a differenza della cultura occidentale, un uomo più completo all’interno, con un Io più evoluto, consapevole e vigoroso a fronte di un mera amplificazione sensoriale e percettiva sul piano simbolico, amorale nei confronti del resto dell’Universo. In ognuno di questi mondi, senza onde di probabilità né codici, avvengono “miracoli” non dissimili per quei popoli da quelli basati sulla scienza per il nostro popolo. Gli spiriti, i Mani delle cose e gli stregoni o gli sciamani che li controllano, hanno potere effettivo sugli oggetti dell’Universo anche se solo all’interno di questo cielo chiuso, come potere ebbe Afrodite sulle cose e sui cuori degli umani, quando i Greci credevano negli dèi. Nello stesso modo funziona per noi il nostro mondo artificiale, disarmonico e sovrapposto alla Natura che, divenuto meno vincolato e più potente dal succhiare continuamente la vita alle altre specie ed energia all’ambiente, spinge fino ai limiti dell’Universo conosciuto il proprio rumore assordante e la propria spazzatura. Se il nostro mondo interferisce su uno degli altri, il fragile meccanismo proprio dei mondi in armonia con la Natura si rompe, i riti si inquinano, gli spiriti si nascondono, i Mani abbandonano le cose, i miracoli cessano e la struttura culturale non funziona più; l’unica via è affidarsi allora alle mani dell’invasore, perdendo la propria identità e i propri dèi , divenendo in pratica una sottospecie. Pionieri, colonizzatori, missionari, eroi scopritori, civilizzatori, antropologi, ed altra “ciurma” di questa sorta, se ne stiano a casa loro! E’ inutile: le loro tecniche non saranno in grado di arginare i danni da esse provocati! La foresta amazzonica si salva nel segno della “empatia”, del rispetto incondizionato, com’è nei costumi “totemici” delle popolazioni indie che l’abitano e non nel segno della “scienza” e del “calcolo”, dell’uso interessato com’è nei propositi “occidentali” di finalizzarlo non solo alla sopravvivenza ad oltranza della nostra specie, ma all’aumento oltre ogni limite della sua qualità della vita! Voler giudicare e misurare con idee e strumenti del nostro mondo valori e grandezze di un altro è mera utopia, presunzione e irresponsabilità: la furba Afrodite non si farà mai scoprire dagli strumenti dell’uomo razionale!

4 – Dalle nostre parti la tradizione dominante per eccellenza è quella razionale che sostiene oggi più che mai i gruppi di potere. Dopo 50 anni di sufficiente libertà un po’ per tutti, oggi c’è la tendenza a realizzare una società fortemente ordinata e programmata dove tutto sia previsto e ogni azione vigilata e se non conforme punita. Fra poco nessuno potrà più permettersi di oscillare intorno alla norma, o, [in una metafora banale di mini-ragioneria], qualche volta calpestare un’aiola o fare una fotocopia di un articolo; [più grave superare un limite di velocità, ma sembra comunque che fra poco metteranno meccanismi registratori su qualche satellite o scatole nere all’interno delle auto; per non parlare della tendenza generalizzata ad aggiungere ad ogni carta di identità il codice DNA di ciascuno, o , magari, a misurare l’aria che ciascuno respira, perché consuma ossigeno e riempie l’atmosfera di anidride carbonica od altro gas (es. metano (sic!)… un gas serra 20 volte più potente della CO2, come afferma P. Wadhams, Univ. di Cambridge !).   Molti, seconda la strana morale occidentale, diranno scandalizzati che non si devono sostenere, per es., i primi due eventi delle aiuole e delle fotocopie (esempio metaforico, insieme ad altri, di piccole cose ragionieristiche), ma nessuno di essi potrà affermare di aver sempre rispettato il terzo evento (cose che riguardano invece la vita e la morte! Come a dire si punisce la ragioneria e si ignora la guerra! Per non parlare dei vari imposti catechismi senza un contemporaneo controllo costante sulle filiere senso lato. Naturalmente  i controllori controlleranno tutti, eccetto se stessi! Mi vengono a mente paradossi russelliani che iniziano così, per finire in contraddizioni]. L’uomo occidentale ormai disarmonico con la Natura, impaniato in migliaia di vincoli esosi, potrà percorrere ormai pochissimi sentieri ed il suo desiderio di libertà sarà fortemente frustrato. I molti sentieri infatti che non si lasciano percorrere, anche se di scarsa rilevanza, portano in nessun posto e la vita quotidiana si riempie così di una miriade di vuoti, anche se piccoli! Se a questo aggiungiamo che l’Homo sapiens sta perdendo i legami anche con i suoi simili e si sente sempre più solo in mezzo agli altri, ben vengano maghi, psicologi, cartomanti, astrologi, psichiatri, fattucchiere, preti delle diverse religioni, pranoterapisti, tecnici dell’ago puntura …, pronti a pagamento a ascoltare i problemi di vita di noi poveri diavoli. Non importa se le cose non funzionano sempre (forse perché tradizioni incomplete, parziali, aperte), ma certamente serviranno a recuperare qualche momento di pace e speranza, completamente sconosciute in questa società globalizzata del profitto e della ragioneria atomizzata, del cemento e del lungo tempo di vita. E’ giusto denunciare i profittatori (maghi, psicologi e preti…… che siano), ma pagare il giusto prezzo per i curatori di anime, mi sembra un fatto accettabile.

Concludendo, se non fosse possibile alimentare le più svariate tradizioni (scienza, arte, magia s.l., religione…) in ogni testa, sarebbe necessario farlo nella società (relativismo democratico), perché ogni tradizione porta con sé una sua visione dell’oggetto, anche se parziale, incompleta, inventata e falsa; ma l’insieme di tutti i punti di vista creerà un invariante di vita umana, un’emergenza, in particolare per l’uomo occidentale, la migliore possibile. Anche le tradizioni più squalificate e considerate negative e non degne di credibilità (es., le ‘streghe’, bruciate sul rogo a migliaia,  dal primo Medioevo alle soglie dell’Illuminismo), vanno lasciate, magari isolate in attesa, in modo che, in quel momento fuori tempo, non disturbino (J. P. Feyerabend, l’epistemologo anarchico), perché nessuno è in grado di dire quanto bene ci sia ancora nel male e in che misura l’esistenza del bene sia stata legata ai crimini più atroci (enantiodromia eraclitea); [il Bene ed il Male sono connotati dalla storia e se la Storia (Historia) è  ‘oggetto’ complesso, nessuno potrà mai prevedere quanto, per es., l’evento ‘streghe’ possa aver  ‘perturbato’ la Storia futura (in particolare le res gestae, o humanae res), nei millenni successivi, cioè nel tempo lontano. Il filosofo medioevale Tommaso d’Aquino affermava  che <<Multae utilitates impedirentur si omnia peccata districte proibentur>>.

L’oggetto della conoscenza si fa analogo ad una pozzanghera di fango, dove sono cadute alcune gemme razionali ed a intervalli si aprono e si richiudono delle bolle oscure indicibili attraverso le quali è possibile gettare un rapido sguardo nelle zone più profonde.

Ho ritenuto di non aggiungere alcuna bibliografia, sicuro che il lettore di questa missiva sarà in grado senz’altro di riconoscere dietro lo scritto i nomi degli autori a cui si fa tacito riferimento.

DISTINTI SALUTI

piero pistoia

La poesia “ELOGIO DELLA RAGIONE”, scritta dal premio Nobel Milosz, è proposta per commenti a più voci; a cura del dott. Piero Pistoia (NDC); commento di Susanna Trentini e Paul Feyerabend

PROPOSTE DI COMMENTI ALLA POESIA, a cura di Piero Pistoia:

ELOGIO DELLA RAGIONE  del premio Nobel  Czeslaw Milosz

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Questa poesia fu già commentata, insieme ad altre,  nel lontano 1999 dalla dott.ssa prof.ssa Susanna Trentini (al tempo ancora laureanda) ed il commento fu pubblicato in stampa, nel numero 1-1999 di “Il Sillabario”, inserto della rivista cartacea ‘La Comunità di Pomarance’, con lo scopo di rispondere ad un azzardato esperimento sulla poesia, dal quale pensavamo di avere risposte a domande del tipo “Per capire una poesia è davvero necessario calarla nella sua specifica storia?” ed altre di natura più logica. E forse necessario sezionarla, come fanno i retori, con  loro strumenti raffinati e taglienti, rendendo estrinseci il ritmo, il metro, le rispondenze e le rime, le metafore che abbracciano le cose metaforizzate, gli accordi di colore e di toni, le simmetrie, le armonie…? Tali aspetti consapevolizzati non acquistano forse significati accidentali e falsi, rompendo di fatti l’unità dell’intuizione poetica?E’ possibile capire e godere una poesia, senza conoscere niente del poeta, niente del background culturale in cui è sorta, niente degli strumenti e dei simboli linguistici usati? Gli artisti più grandi non “…trascendono forse il tempo, la società e se medesimi in quanti uomini pratici? (B. Croce Breviario di estetica, Laterza, 1954, pag. 136). Dare al contenuto sentimentale la forma artistica non “è dargli insieme  l’impronta della Totalità, l’afflato cosmico”? Forse alcune risposte si potranno trovare nei commenti personali alla poesia di R. Jeffers (cercare nel blog) e a quella precedente,  scritti da S. Trentini. Noi consigliamo comunque di cercare e andare a leggere su questo blog gli scritti di questa autrice che arricchiscono il pensiero e lo spirito.

Un altro  dei commenti che riflette le nostre aspettative e meglio risponde ai nostri criteri (da prendere come esempio lapalissiano di efficace presentazione di un’opera d’arte) è il sublime commento del poeta Veracini relativo alla poesia di W. Szymborska, ‘Un appunto’, in cui esplodono i punti emotivi nel raccontare un ‘appunto’ di vita. Lo stesso poeta-pittore Fidanzi commenta un’altra poesia di Wislawa con una sua poesia personale e ‘commenta’ Guernica di Picasso, cioè una pittura, con tre  musiche in successione: sinfonia di Shostokovich, serenade di Shubert, fuga di Bach. Qualsiasi manifestazione artistica può essere commentata efficacemente soltanto con  un’analoga forma di arte o anche con altre tipologie artistiche? (per es., una pittura commentata con una poesia o con una musica o con svariate altre combinazioni). Controllare su questo blog.

Sperando di fare cosa gradita ai lettori interessati riportiamo in pdf le accorate ed emotive pagine (circa 2) scritte da Feyerabend, riprese dal testo “Ambiguità e armonia”, Editori Laterza, sperando che Editori e autore si contentino della pubblicità che facciamo al loro denso libro (in caso contrario, se avvertiti (ao123456789vz@libero.it), elimineremo questo riferimento).

Per leggere il coinvolgente scritto di Feyerabend, sia che dica la Verità o meno (il mondo dei rapporti umani è molto complesso), si clicchi su:

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Mi auguro che qualche esperto di poesia e letteratura faccia il proprio commento dal suo punto di vista, consentendo  così di costruire il nostro oggetto-poetico a più dimensioni, una specie di invariante culturale!

Infine abbiamo deciso di ripubblicare anche sul blog,  in pdf,  lo scritto interessante della dott.ssa Susanna Trentini (cliccare sul link sotto riportato)

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dott. Piero Pistoia

LA POESIA di Guido Gozzano ed altro, Commenti dei docenti di Lisa Fedeli, Nara Pistolesi, Piero Pistoia, Gabriella Scarciglia, Francesco Gheradini; post aperto a più voci; da commentare la poesia aggiunta”Cocotte”

Testi rivisitati da ‘Il Sillabario’, n. 2  1999

Da commentare la poesia “Cocotte” riportata nel link seguente:

COCOTTE – E’ DA QUESTA POESIA DI G. GOZZANO CHE NASCE LA MITICA FRASE “NON AMO CHE LE ROSE CHE NON COLSI” _ IL MONDO DI ORSOSOGNANTE

Sono inseriti due intermezzi: “L’assenza di fondamenti”  di Varela e l'<<anyThing goes>> di Feyerabend.

Segue una pittura di Gabriella Scarciglia:

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SE VUOI LEGGERE PIU’ CHIARAMENTE IL TESTO DELLA POESIA E IL BREVE PENSIERO DI VARELA (‘Assenza di fondamenti’) IN PDF, CLICCA SU:

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COMMENTO DI LISA FEDELI

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COMMENTO  DI PIERO PISTOIA – SCARCIGLIA

Curriculum di piero pistoia:

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ESPERIMENTO DI INTERPRETAZIONE DI UNA POESIA

PER VEDERE IL COMMENTO IN PDF DI PISTOIA-SCARCIGLIA IN MODO PIU’ CHIARO, CLICCARE SU:

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altrimenti:

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N.B. – I tre riferimenti nel precedente commento rimandano al Sillabario cartaceo da cui sono stati enucleati, rivisitati e trasferiti in questo blog, cercando, per es.,  con la le parole “Enantiodromia” e “Fabbri”.

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COMMENTO GHERARDINI

PER VEDERE IL COMMENTO DI GHERARDINI e  il breve ‘anything goes’ di Feyerabend in pdf, in modo più chiaro, CLICCARE SU:

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Se vuoi leggere il commento della prof.ssa Nara Pistolesi clicca qui sotto:

 GUIDO_GOZZANO_COMMENTO_NARA_PISTOLESI_prima_versione_in_pdf

GOZZANO_La_via_del rifugio_N_PISTOLESI_seconda_versione_in_doc

GOZZANO_La_via_del rifugio_N_PISTOLESI_seconda_versione_in_pdf

COSE ALLA ‘RINFUSA’ DI BRUNER E FEYERABEND di Piero Pistoia e Gabriella Scarciglia; intermezzo B. Brecht

CURRICULUM DI PIERO PISTOIA :

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ATTENZIONE: I testi di riferimento nominati nell’intervento scritti dagli autori sono anche riportati su questo blog.

Il Testo è rivisitato dal ‘Il Sillabario’, n. 4 1998

N.B. L’attributo di ‘direttore culturale’ associato a piero pistoia si riferisce all’inserto Il Sillabario da cui è stato ripreso l’articolo!

Per leggere l’articolo in pdf, con intermezzo poesia di B. Brecht, cliccare su:

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