POMARANCE: UNA BREVE PASSEGGIATA FLORISTICA A SCANSIONE MENSILE, PARTE SESTA; a cura di Sofia (Cristina Moratti); possibili note del coordinatore piero pistoia (NDC)

NDC –  dott. Piero Pistoia

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Continua il monitoraggio botanico-educativo, mappatura  delle piante selvatiche, a scansione mensile, lungo un percorso, alla periferia del paese di Pomarance, che, inserito nel paesaggio floristico della Val di Cecina, ne riflette, in prima istanza, le sue caratteristiche botaniche essenziali. Data la vicinanza delle Scuole, potrebbe, nel tempo, se mai la Buona Scuola diventerà attiva, essere utilizzato anche per passeggiate scolastiche culturali ad uso didattico (infatti la comunicazione non sarà meramente descrittiva, ma spesso inserita in un processo di costruzione-scoperta, cioè nei contesti delle OSSERVAZIONI SCIENTIFICHE scolastiche),  e in generale come stimolo all’osservazione guidata della Natura Spontanea della zona, e non solo (se è vero che la vegetazione dell’Italia e delle altre Nazioni limitrofe, circa nella stessa fascia di latitudine, risente mediamente del clima dell’area mediterranea), per ravvivare il concetto di diversità biologica e rinnovare un nuovo patto con la Natura.  E questo è CULTURA! forse più significativa e formativa di altre e senza consumare risorse.

Se riesci, , a  ‘nominare’ una piantina dal ricordo , la più insignificante, la più nascosta e sconosciuta,  la riconosci e la inserisci nel tuo quotidiano (per te allora inizierà ad esistere nel Tutto!). Forse potrebbe essere possibile cogliere un parallelo, anche se a livello minore di consapevolezza e di interazione, fra il ‘nominare’ la pianticella e lo straordinario  processo reciproco di addomesticamento fra il Piccolo Principe e la volpe, nel famosissimo grande libello di Antoine De Saint-Exupery! Il ‘nominare’ è il primo passo dell’addomesticamento? La piantina può ‘discriminarti’ attivando qualche sconosciuta reazione chimica della sua biologia? Se tale reazione si esplica con un impulso elettrico, sarebbe possibile misurarlo con un particolare amplificatore? O la misura risulterebbe impossibile perché l’energia da misurare sarebbe così piccola da uscire a sinistra dell’intervallo di tolleranza della misura ovvero si perderebbe nel ‘rumore di fondo’ dello strumento? Torna alla mente, chi sa perché,  le parole della suora Teresa di Calcutta, la Santa, rannicchiata in mezzo al branco di grandi fenicotteri in sosta intorno a Lei, nel premiato film “La Grande Bellezza” durante l’intervista del giornalista: “Io conosco tutti i ‘nomi di battesimo’ di ognuno di essi!? Quasi a significare una variazione genetica individuale all’interno di ogni specie.

COME NELLE ALTRE  PARTI I TESTI QUALIFICATI DI RIFERIMENTO PER QUESTO LAVORO SULLE PIANTICELLE SELVATICHE SONO PRINCIPALMENTE I SEGUENTI (consigliamo i lettori, interessati da questi posts, di  procurarseli per i riferimenti, l’approfondimento e la qualificazione delle biblioteche personali!) :

EUGENIO BARONI “GUIDA BOTANICA D’ITALIA” Ed. CAPPELLI

PIETRO ZANGHERI “FLORA ITALICA Vol. I-II-III” Ed. CEDAM        

SANDRO PIGNATTI “FLORA D’ITALIA Vol. I-II-III” Ed. EDAGRICOLE

EDUARD THOMMEN “ATLAS DE POCHE DE LA FLORE SUISSE” EDITIONS BIRKHAUSER BALE.

N.B. – Il testo precedente di THOMMEN è stato perduto e sostituito dal testo acquistato ad hoc:

E. THOMMEN e A. BECHERER con lo stesso titolo, ma con EDITORE, SPRINGER BASEL AG; più recente, comprende anche le nazioni straniere limitrofe. Si tratta della sesta edizione redatta da Aldo Antonietti. 

VENGONO ANCHE CONSULTATE DUE GROSSE ENCICLOPEDIE SUL REGNO VEGETALE, L’UNA EDITA DA VALLARDI E L’ALTRA DA RIZZOLI; E SVARIATI ALTRI TESTI SECONDARI DI DIVERSE CASE EDITRICI CHE NOMINEREMO QUANDO NECESSARIO.

A questi testi si farà continuamente riferimento esplicito e si spera che Autori ed Editori permetteranno di trasferire ogni tanto anche qualche disegnetto schematico, ‘DESSINS AU TRAIT’, di chiarimento dai testi  a questo post, precisando sempre e con cura le coordinate da cui  estratto.  Gli unici obiettivi di questo lavoro, infatti, sono e rimarranno solo quelli di ‘costruire’ e comunicare didatticamente cultura, per quanto ci riesce, sempre del tutto gratis (questo blog è auto-finanziato e non ha alcun fine di lucro). Comunque siamo disponibili nell’immediato a qualsiasi intervento su questo post ed altri su avvertimento (al limite, se necessario, anche a sopprimerli!)

Il testo teorico di riferimento sarà:

Carlo Cappelletti “BOTANICA, Vol.  I° e Vol II°”, UTET

VERRANNO USATE NELL’OCCASIONE ANCHE LE SCHEDE RIPRESE DA UN TESTO SCRITTO DA DUE RICERCATRICI DELL’UNIVERSITA’ DI PISA:

Dott.sse GABRIELLA CORSI ed ANNA MARIA PAGNI

 “STUDI SULLA FLORA E VEGETAZIONE DEL MONTE PISANO”;  Arti Grafiche Pacini -Mariotti, Pisa

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LA FLORA DEL 5 NOVEMBRE 2016 NEL PERCORSO DI SOFIA

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Percorso del 4 novembre 2016

1) Subito all’inizio del percorso [della sterrata S. Anna, all’incrocio con via Filosofi] vicino al cartello relativo alla via, ho notato una rigogliosa rosetta di Boraginacea, con la caratteristica peluria che ricopre l’intera pianta.

2) Poco dopo, sull’argine sx che precede l’apertura di accesso all’oliveta ho notato questa Pteridofita, che non so determinare.

3) Mentre di fronte a dx, sbucano dalla roccia altre piccole Pteridofite, che rassomigliano a un Capelvenere, ma che sicuramente non lo sono. Potrebbe trattarsi di qualche ‘Asplenium’?

4) Andando avanti, vicino all’argine che delimita la strada dalla residenza S.Anna, sono spuntati numerosi cespuglietti di Olmaria spirea, proprio dove era posizionato il cartellino che la identificava. Mentre sul lato opposto, al margine dell’asfalto una di queste piantine ha anticipato la sua fioritura primaverile.

5) Ancora sul lato sx, si mescolano alcune rosette di Asteracee. Una in particolare predomina rigogliosa e numerosa sulle altre specie. Le sue foglie potrebbero far pensare a quelle del Tarassaco, nella forma tipica e nella consistenza, ma sicuramente non lo sarà. Sarà invece il fiore, l’elemento che permetterà la sua identificazione certa. Le ipotesi fanno pensare a un ‘Leontodoides’ o a un ‘Crepide’…

6) Durante tutto il tragitto si ripetono numerosissime queste belle margherite; ma di quale ‘Bellis’ si può trattare? Potrebbe essere la ‘perennis’ in una abbondantissima fioritura autunnale, ma potrebbe essere pure la ‘sylvestris’, data l’altezza notevole di queste piantine.

7) Solo durante il ritorno, nell’apertura che dà accesso ai campi di fronte S.Anna, ho intravisto questa piccola ‘Rosacea’ non comunissima. Credo si tratti di un’Agrimonia eupatoria, non proprio facile da fotografare.

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2 – Boraginacae

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4 – FELCI Ax

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NOTE DEL COORDINATORE PIERO PISTOIA

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DESCRIZIONE CAMPIONARIA PARZIALE

Foglie (sporofito) a forma triangolare, verde scuro nelle foglie superiori più adulte, lanceolate come le penne e pennule laterali (lobi e lobetti acuti dentati), larghezza penne laterali inferiori circa uguale all’altezza foglia; lucide sulla faccia superiore, coriaceee persistenti; inferiori settate con punta incisa. Altezza sporofito max 50 cm, rapporto altezza picciolo/foglia, max  circa 1.5 cm (max 3o/20); picciolo nero. Rizoma molto corto. I sori color ruggine sembrano siano diffusi coprendo  le zone centrali di lobi e lobetti. La descrizione è più o meno parziale in relazione allo sviluppo attuale della pianta.

INTERMEZZO SULLA RIPRODUZIONE DELLE PTERIDOFITE

Per classificare le felci è conveniente riassumere brevemente il loro ciclo di riproduzione.  Una breve lezione sulla riproduzione dei vegetali è riportata nel post, situato in questo blog, dal titolo “Tre brevi lezioni sui vegetali…”,   a cura del dott. Piero Pistoia. Questo intermezzo può porsi come una sua integrazione.

Per mitosi si intende il processo complesso di divisione cellulare mediante il quale i nuclei delle cellule figlie posseggono un numero di cromosomi uguale a quelli contenuti nel nucleo della cellula madre. La parola mitosi sembra in generale intervenire nei processi di accrescimento e rinnovamento cellulare di tutti gli organismi indipendentemente dal tipo di riproduzione sessuata o asessuata. Così il gametofito, vedi figura sotto, del ciclo riproduttivo delle felci, un organismo aploide  pluricellulare, sembra prodotto anch’esso per mitosi  a partire da una spora (‘costruita’ per meiosi), come nel caso dell’organismo pluricellulare diploide, lo sporofito.

Per meiosi si intende il meccanismo complesso, attivo nelle cellule destinate alla riproduzione, per ‘costruire’ i gameti femminili e maschili che vengono ad avere la metà dei cromosomi della cellula di partenza (es. dello sporangio diploide), affinché dalla loro unione si possa ripristinare in ogni cellula il patrimonio cromosomico tipico di quella specie (es. dello sporofito). In generale nel processo di divisione meiotica da due cellule diploidi si ottengono quattro cellule aploidi.

Lo schema dell’alternanza delle generazioni nelle Felci è stato rivisitato da un testo scolastico scritto più di mezzo secolo fa dal prof. G. Colosi “Storia Naturale”, Le Monnier – Firenze, quando i testi scolastici erano meno ‘estetici’ e ‘colorati’, ma più densi, chiari e meno ‘pesanti’.

PER VEDERE LO SCHEMA-SCHIZZO IN PDF CLICCARE SU:

pteridofite_riproduzione0001

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Al di sopra della striscia gialla si trova la generazione diploide (2n-> con cromosomi doppi, uno dall’organismo femmina ed uno dal maschio;  al di sotto della striscia la generazione aploide (n -> numero cromosomi dimezzati). All’interno dei sori (diploidi, 4a) portati dalla foglia, con un processo di meiosi, si passa da cellule diploidi (4b) a cellule (4c) aploidi (spore). Le spore germinano per mitosi (1) formando un organismo multicellulare aploide (gametofito, 1n, 2a) che porta gameti maschili e femminili aploidi con cellule tutte con metà numero di cromosomi. I due gameti si fondono formando lo sporofito (generazione diploide con 2n), che all’interno dei sori, per meiosi, forma le spore aploidi e così via.

Per leggere altro in questo blog, vedere il post del dott. Piero Pistoia ‘Tre brevi lezioni sui vegetali’.

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CONTROLLARE LE ‘DESSINS AU TRAIT’ O TAVOLE SINOTTICHE SEMPLIFICATE, SCHEMATICHE E SINTETICHE DI FELCI IN THOMMEN E BECHERER (op. citata) PER CONTROLLARE LE IPOTESI FORMULATE PRIMA,  A PARTIRE DALL’ INTUIZIONE, DALLA DESCRIZIONE OTTENUTA DALLE OSSERVAZIONI DIRETTE, DALLE FOTO CAMPIONARIE SINGOLE E DALLE FOTO DI TAVOLE SINOTTICHE CAMPIONARIE AD HOC COSTRUITE.

ASPLENIUM cuneifolium, la felce del serpentino

GRUPPO FELCI DELL’ ASPLENIUM adiantum-nigrum, 61-62-63; tutte con foglie a contorno triangolare; le prime due (A. adiantum-nigrum e A. anopteris)  sono molto simili, la terza più differenziata specialmente per l’ecologia (A. cuneifolium che vive sulle serpentine).

ARGOMENTAZIONE CRITICA SULLA CLASSIFICAZIONE DELLA SPECIE

Confrontando la descrizione fatta sul campione con gli schemi e descrizioni su testi di riferimento concludiamo che: Asplenium cuneifolium (Asplenium serpentini ) è più erbaceo e meno coriaceo ed ha H=max 15 cm e vive sul serpentino; la Cystopteris montana è meno puntata, ha rizoma lungamente strisciante e pinne basali larghe quanto il resto della lamina; la nuova ipotesi sulla specie è che sia da ricercare all’interno di quelle varietà dell’Asplenium adianthum-nigrum, che vivono in un terreno calcareo-argilloso del Pliocene medio (radici intappolate nel calcare arenaceo conchigliare).

FINE NDC

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NON TROVO LE FOTO DI FELCI Bx (vedere dopo)

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5 – Spirea ulmaria (?)

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NOTE DEL COORDINATORE PIERO PISTOIA

Le felcine Ax furono fotografate, insieme alle rosette di base, allora incerte, dell’Inula conyza, nella parte prima.

La Spirea ulmaria (?), fu da me classificata sempre nella Parte Prima come ‘Rosacea Filipendula (Spirea) vulgaris_exapetala’ nella seconda metà di maggio 2015 (vedi foto sotto), come era riportato sulla targhetta in ‘perallum’ posta sull’argine del podere S. Anna, oggi scomparsa insieme a molte altre!

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Filipendula (spirea) vulgaris_exapetala

Per vedere la foto della corolla exapetala  della varietà F. vulgaris exapetala, controllare anche le foto di questa Spirea sempre nella Parte Prima.

Confrontando le foto della Filipendula con i dessins au trait di Thommen possiamo accettare l’ipotesi 1444 come corroborata.

FINE NOTE COORDINATORE Piero Pistoia

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5 – Asteraceae Crepis

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NDC

Si parla delle crepidi, C. vescicosa e C. sancta anche nella Parte Terza

PER LEGGERE LE INFORMAZIONI SULLA  Crepis sancta in pdf, cliccare su:

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LA SCHEDA SOPRA E’ RIPRESA (come accennato all’inizio) DA UN TESTO SCRITTO DA DUE RICERCATRICI DELL’UNIVERSITA’ DI PISA

Dottoresse GABRIELLA CORSI ed ANNA MARIA PAGNI

 “STUDI SULLA FLORA E VEGETAZIONE DEL MONTE PISANO cap. I, pag.137”;  Arti Grafiche Pacini -Mariotti, Pisa

FINE NDC

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10 – BELLIS ….

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6 FOTO – ROSACEAE Agrimonia

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NDC Piero Pistoia

Sarebbe interessante attivare relativamente a questa pianticella, che appare rara almeno nel nostro studio, un percorso di classificazione come abbiamo fatto per la felce, partendo dalla descrizione del campione osservato.

La piantina di Agrimonia nel posto indicato da Sofia sembra sparita e, nell’impossibilità di ottenere foto di Tavole Sinottiche costruite ad hoc, ci contentiamo della descrizione campionaria seguente:

DESCRIZIONE DEL CAMPIONE DELLA ROSACEA A PARTIRE SOLO DALLE FOTO PRECEDENTI

Caule eretto probabilmente semplice, cilindrico ricoperto di peli; foglie verdi sulla faccia superiore e cenerine nella inferiore; imparipennate (terminano con un unico lobo), a foglioline o lobi ovati oblunghi grossolanamente dentati forse decrescenti in  dimensione verso il basso della foglia (vedere la quarta foto in successione); a segmenti principali più lunghi alternati a segmenti molto più brevi intercalati. Lunghi, i racemi (segmento finale del caule con i fiori) spiciformi (a spiga); fiori dialipetali a cinque petali gialli (vedere le prime tre foto).  La descrizione continuerà se potremo osservare meglio l’intera piantina.

DESCRIZIONE DELL’A. eupatoria e  A. procera SECONDO I TESTI DI RIFERIMENTO

Agrimonia eupatoria – Fusto eretto con peli brevi misti a lunghi, alto fino a 60-80 cm; foglie impari pennate a contorno oblanceolato con 4-5 paia di segmenti più lunghi alternati a paia di segmenti molto più brevi; pagina inferiore più chiara; frutto clavato all’ascella di una brattea divisa in 5 lacinie, nella metà superiore con un anello di aculei uncinati. Calice tendenzialmente conico.

La A. procera (A. odorosa) è una piantina profumata simile all’eupatoria, ma con foglie dello stesso colore sulle due facce, con calice più globoso tendenzialmente a maggior volume a semisfera.

Confrontando le due descrizioni ci convinciamo che l’ipotesi di Sofia (1456) era corroborata, salvo controlli ulteriori sugli aspetti non coglibili dalle foto.

FINE NDC

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Continua il giallo della storia dell’Agrimonia che, in secondi controlli, sembrava sparita. In effetti il 23 Dicembre 2016 Sofia riesce di nuovo ad individuarla fra le erbe alte davanti  al masso con l’indicazione del Podere S. Anna, e a rifare le ulteriori seguenti foto di quello che restava, precisando con esse ancora il posto.

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LA FLORA DEL 4 DICEMBRE 2016 NEL PERCORSO DI SOFIA

Piante osservate il 4 dicembre

1–Ho di nuovo fotografato la Pteridophyta(B) all’inizio della strada, sul lato dx, accanto a quel curioso tronco incastrato tra la roccia a lato della stradina che porta a S.Pietro.

Comunque, controllando il percorso di novembre, mi sono accorta che sulla chiavetta, le foto di questa felce sono presenti dal n.7 al n.10 dell’elenco. (Le ho copiate e le ho aggiunte alle nuove).

2–Sotto l’argine del Ponsino, già da tempo avevo notato questa Lamiacea, che ora è veramente vigorosa. Si trova proprio nella fossetta, sul lato dx della strada, dove l’argine è più alto. Suppongo che possa trattarsi di un Marrubium vulgare, ma chiaramente tutte le lamiacee si rassomigliano e questa non avendo nessun fiore, è per ora di difficile identificazione. Si vede il fusto quadrangolare e la fitta peluria che ricopre tutta la pianta.

3—Ho messo a confronto una foglia della lamiacea ignota, con quella di una Nepitella (Clinopodium nepetea)foto n. 3

4—Anche se presente in vari tratti della strada, ho fotografato la Nepitella di fronte al Ponso, dove di solito viene accumulato il concime. Proprio per questo motivo, è facile osservare in ogni stagione, tante specie diverse, pure belle rigogliose!!!!

5—Continuando, dopo il Ponsino ed anche nei pressi della deviazione di Sant’Anna (lato dx della strada), si possono vedere numerosissime piantine di Borragine. Ne ho osservata una, che si prepara ad una fioritura fuori stagione e l’ho fotografata.

6–Proseguendo più avanti, dopo aver oltrepassato altre abitazioni, mi sono soffermata vicino a quella che ha il pelago accanto e ho proseguito per qualche decina di metri dalla parte opposta, nella stradina sul lato dx, che si apre in discesa. In prossimità del cartello che indica la proprietà privata, non si può fare a meno di notare diversi alberelli che ostentano la loro colorazione autunnale. Unisco le foto, anche se non avranno interesse per la descrizione del solito percorso. Ho numerato le foto per identificarle più facilmente. Al n 6, corrisponde un cespuglio suberoso di Ulmus minor e le rispettive foglie riconoscibili dalla base asimmetrica.

7—Euonymus europaeus, con i piccoli frutti tossici al giusto punto di maturazione.

8—Sorbus domestica che mostra proprio tutte le sfumature dell’autunno

9—Fraxinus ornus, sull’altro lato della stradina mostra le sue samare ormai secche

9 FOTO DELLA PICCOLA FELCE Bx (Divisione delle Pterydofite)

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NOTE DEL COORDINATORE (NDC) Piero Pistoia

Osservando le chiare foto precedenti di Sofia, in particolare la forma delle foglie a losanga allungata con lobi che aumentano in dimensioni fino ad 1/4 della lunghezza della foglia e poi diminuiscono; la forma del lobo, come tendenza, inizia con piccolo triangolo con punta sulla nervatura centrale,  seguito da un trapezio con base maggiore sul lato triangolo, con diff. basi minima, leggermente seghettati sulla parte arrotondata distale; in successione: triangolo, trapezio con diff. basi min., arco); distribuzione sori color ruggine allungati lungo i nervi laterali, facendo il confronto con i ‘dessins au trait’ di pag 5 di Thommen (o.c.), si può azzardare l’ipotesi sul genere e la specie della felce in oggetto.

Ipotesi sulla felcetta Bx: 26 – Asplenium trichomanes

Interessante notare che già gli schemetti a guisa di raccolta di sintetiche tavole sinottiche (dessins au trait) del testo Atlas…… di Thommen (o.c.) permettono una rapida prima classificazione!

FINE NDC

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5 FOTO DEL GENERE MARRUBIUM

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CONFRONTO FRA FOGLIE DI Marrubium E Clinopodium nepeta

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6 FOTO DI Clinopodium nepeta

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5 FOTO DI BORRAGINE

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3 FOTO di ULMUS minor

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4 FOTO DI Euonymus europaeus

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6 FOTO SORBUS domestica

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2 FOTO di FRAXINUS ornus (orniello)

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percorso-del-23-dicembre-2016

Percorso del 23 dicembre 2016

1–Fin dall’inizio del tragitto ho notato piccoli cespugli di una Rosacea, pure ottimo commestibile, che sembrano di Sanguisorba minor. (fotografata nella fossetta a ridosso dell’argine pietroso, dove si trovano anche le felci).

2–Proseguendo nel percorso e giungendo dove era posizionato il cartellino della Filipendula exapetala, ho potuto osservare, come secondo me, le foglioline di questa specie possano rassomigliare alla precedente.

3—Andando ancora avanti, in prossimità del pelago, sul ciglio della strada sono visibili delle rosette di foglie di Asteracea, non ancora identificabile. Anche in questo caso le foglioline sono similari, a prima vista, alle due specie osservate in precedenza.

4—Sotto il cartello che regolamenta la caccia nella zona, (sulla dx della strada, a poche decine di metri oltre il Ponsino) ho fotografato dei cespugli in fiore, uno di Calendula e uno di Borragine, già osservata nel percorso precedente.

5—All’incrocio della residenza S.Anna, sul lato dx dove si trova l’apertura nei campi, ho cercato di individuare di nuovo l’Agrimonia, o meglio quel che resta.

6—Nel loro aspetto invernale, osservati anche i pappi della Galatella linosyris, vicino al relativo cartellino.

7—Su tutto il percorso, infestante in tutte le stagioni, il Senecio vulgaris (fotografato nei pressi del solito letame ammassato).

CLASSSIFICATIONS TROUBLED COURSE  

ROSACEA SANGUISORBA minor (?)

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INIZIO NOTE DEL COORDINATORE  a cura diPiero Pistoia

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DESCRIZIONE BREVE DEI CAMPIONI DALLE FOTO CHE PRECEDONO E  SEGUONO E DALL’OSSERVAZIONE DIRETTA
Sembra esistano due gruppi di campioni diversi. Una Rosacea (?) con rosette di base a lunghe foglie a forma di losanga allungata con densi e numerosi segmenti  ad ellisse pennato partiti, con dimensioni che prima mediamente aumentano e poi diminuiscono (si notano anche foglioline alternate molto piccole); ed altra Rosacea (?)  con caule lungo ed eretto a foglie laterali opposte impari_pennato_sette,  con lobi dispari tendenzialmente ovati e dentellati con sommità da quasi piana o leggermente concava, che diminuiscono in numero ed area verso l’alto, per cui  queste foglie, pensate distese a 90°, determinano un triangolo più o meno isoscele.

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Controllare gli schemi SCHEMI nell’ “Erbario Figurato” di G. Negri, Hoepli

PIMPINELLA

L’ipotesi di Sofia, Sanguisorba minor (1462), sembra corroborata. Il suo nome comune è Pimpinella che serve a conferire all’insalata il gusto di cetriolo.

FILIPENDULA vulgaris (?), già incontrata all’inizio del post

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Dalle osservazioni sui campioni e dirette, fatte nelle NDC, confrontate con testi e schemi risulta corroborata anche la seconda ipotesi di Sofia, Filipendula vulgaris

Seguono altre Foto della  Rosacea Pimpinella (?)

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In questo contesto di argomentazioni abbastanza ‘attrigate’, tanto per precisare, il 31 Dic. per mail, esplicitai a Sofia il dubbio se tutte le piantine che  somigliavano alla Spirea potevano essere considerate ‘Pimpinella’, cioè Sanguisorba minor (2 gruppi di Rosaceae).

SU QUEST’ULTIME  ROSACEAE (?) RELATIVE ALLE NDC, SOFIA SCRIVE IN UNA MAIL DI INIZIO ANNO:

<<Ho visto la tua (NDC) descrizione della rosetta di foglie che mi è sembrato di capire che tu indichi come ‘Pimpinella’.
Tale descrizione è quella che riguarda le foglie pennatosette che si distribuiscono sul caule con la forma di un triangolo isoscele….
A seguire, le immagini con la didascalia:  “seguono altre 3 foto della rosacea…….”  che appaiono subito sotto la figura 98  relativa allo schema della Pimpinella (NDC: la fig. 98 è lo schema della  Filipendula) e che precedono l’immagine del fiore della Borragine…..
Penso che non si tratti di Pimpinella, ma di una A s t e r a c e a (NDC: a lapse of memory o lapsus memoriae? visto le tue proposte di ipotesi; in questo contesto lapse e lapsus acquistano il significato di “svista”). So che ora può sembrare assolutamente prematuro sbilanciarsi in una identificazione della piantina, giacchè è osservabile solo una rosetta con foglie che facilmente si confondono con quelle di altre specie. Secondo me, si potrebbe trattare di sedano selvatico, o di una pianta con un tipo di fioritura molto simile.
La lasceremo crescere e svilupparsi, tenendola in osservazione. In fin dei conti, è anche questo uno scopo del blog, nella sezione che riguarda le piante.
Appena possibile, andrò alla ricerca di nuove piante.
A presto
Sofia>>
Per chiarire meglio mancherebbe la foto delle tre foglie a confronto: foglia di Filipendula (al centro), di Sanguisorba e della piantina incerta!
pimpinella-filipendula-asteracea PIMPINELLA – FILIPENDULA – PIANTINA INCERTA (foto Sofia)
N.B. – Secondo il coordinatore, è in questo dibattito da sbrogliare che si cela e si comunica cultura! Se queste argomentazioni fossero state ignorate non avremmo comunicato niente o poco più  dei nomi! Nullo sarebbe stato il ‘ classification trouble’. Non interessa chi indovina le ipotesi, ma il processo, il percorso, dovunque esso conduca! se non va bene si torna indietro. E’ solo nella dialettica che possiamo avvicinarci sempre più alla ‘Verità’, che è un concetto ‘regolativo’. In questa ottica, mi sono convinto che la preparazione e l’intuito di Sofia in interazione con le NDC interferenti, a mio avviso, conformano un efficiente organismo produttore di cultura in questi posts , molto più  che se considerati separatamente.
Siamo al 11 Dicembre. Seguono altre foto della piantina incerta (non è la Rosacea Pimpinella, prima ipotesi; seconda ipotesi di  Sofia: una Asteracea), scattate dal coordinatore dove si precisano ancora le caratteristiche di questa pianticella giovane, compresa la radice che non sembra a fittone ovvero potrebbe essere a fittone, ma ancora corto, orlato da un anello di sottili radicine biancastre filiformi. Stelo leggermente rigato longitudinale.

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IPOTESI ALTERNATIVA: FORSE UNA APIACEA

 

(per es., pianta appena nata di un prezzemolo selvatico che non ha odore, Petroselinum (vedere sui testi schema di P. sativum); il P. però ha,  nella pianta matura, radice a grosso fittone; lo stelo è espanso vicino all’attacco per incastrarsi in un’ bulbo’ iniziale (come il finocchio)! O forse Apium graveolens (sedano selvatico) che ha stelo inciso longitudinalmente, con foglie radicali e cauline inferiori con picciolo più lungo delle superiori e lembo delle foglie pennato-setto a foglioline ovato romboidali dentate. Riprenderemo l’argomentazione se e quando continuerà la crescita.

Controllare sui testi i DESSINS AU TRAIT relativi alle descrizioni ed argomentazioni riportate sopra: per es.,

Scheda da “Flora  italica” Pignatti, Edagricole;  di Proselinum comune

Il 14 gennaio faccio ancora qualche foto sulla piantina in studio ipotizzata come Apiacea, per controllare meglio la presenza o meno della radice a fittone.

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La piantina in studio con i ‘bulbi’ iniziali

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La piantina in studio, dalla foto precedente e seguente mostra, al centro della rosa di radicine bianchicce, la traccia forse della rottura di una radice maggiore rimasta nel terreno.

 

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NELLA PARTE SETTIMA CONTROLLARE LE FOTO DEL COORDINATORE RELATIVE ALLA PIANTINA (fotografata sopra, forse una Apiacea) CON I RAMI CENTRALI CON FOGLIE A STRUTTURA DIVERSA CHE FORSE PORTERANNO AI FIORi!

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Ancora una foto di due cauli di Pimpinella (Sanguisorba minor), ripresi da un cespuglio accessibile scendendo a destra, poco prima del masso, a Sx, con l’indicazione di S. Anna, per qualche metro nel campo (lungo il contorno di erba alta fino a quando cessa) e seguendo poi a sinistra, nel campo, lo stesso contorno (che diventa argine) per una decina di metri, alzando infine il capo nella direzione del masso indicatore lontano sulla strada, si dovrebbe intravedere questo cespuglio di Pimpinella, accessibile risalendo l’argine erboso per un paio di metri in quella direzione.

Segue la foto del cespuglio di Pimpinella descritto sopra fotografato in una mattina di brinata.

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Anche ad una ventina di metri dal bivio Via dei Filosofi – inizio vicinale S. Anna,  scendendo a destra, subito sotto uno strato di calcare conchigliare (Pliocene medio), situato a metà scarpata, fra le foglie di quercia vicino al fossetto, si nota il cespuglio di Sanguisorba minor (Pempinella), fotografata da Sofia:

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Dalle nuove foto del 14 gennaio possiamo proporre la seguente come ipotesi più plausibile attualmente per la piantina in studio: la forma selvatica di una Apiacea o Umbellifera, di genere Petroselinum, specie  P. sativum (=P. crispum). Se giungerà a maturazione vedremo meglio.

FINE NDC a cura di Piero Pistoia

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BORAGO officinalis

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domenica-024

riferimento

Segnale di riferimento per cespugli di G. linòrisis e Borago officinalis

GALATELLA linòrisis

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SENECIO vulgaris

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PERCORSO DEL 25 GENNAIO DI SOFIA

25-gennaio

 

Il percorso purtroppo mostra ancora solo graminacee ingiallite e piccole piante di ogni genere visibilmente appassite dalle gelate di questi giorni.

1)Lamiacea fiorita. Forse potrebbe essere Lamium purpureum. Come alcune delle altre piante descritte, sopravvive vicino al deposito di letame. La potremo osservare meglio durante il suo sviluppo.

2) Piccolo cespuglio di Calendula che grazie alla posizione privilegiata e….concimata…. è sopravvissuta alle gelate.

3) Veronica persica?? Più o meno fiorisce tutto l’anno e sta riprendendo vigore. Come le precedenti, vicino al letame davanti al Ponso.

4)Euforbiacea. Solito dilemma, come in passato, per classificare queste piccole Euforbiacee che stanno spuntando un po’ ovunque. La foto si riferisce alle piantine nel tratto che va da Sant’Anna fino alla casa col pelago.

5) Ranunculus ficaria. Una delle specie che fiorirà tra l’inverno e la primavera, ora mostra i cespuglietti di foglie. Si trova un po’ lungo tutto il percorso. Queste sono sul lato dx della strada, prima del Ponsino, di fronte alla rete dell’oliveta. Cercando di cogliere una foglia per la rituale foto, si sono dissotterrati anche alcuni bulbetti.

FAMIGLIA LAMIACEAE

1lamiacea-1 1lamiacea-2 1lamiacea-3 1lamiacea-4 1lamiacea-5

 

 

CALENDULA

2calendula

EUFORBIACEAE

Piantina già studiata nella PARTE SECONDA con ipotesi ancora incerta

4euforbiacea-4

4euforbiacea-5piantine numerose  nel tratto dal Ponsino al masso di indicazione per Sant’Anna, scendendo a destra. Primo tentativo di ipotesi nella PARTE SECONDA, E. peplus; forse si tratta come secondo tentativo di E. dulcis.

VERONICA

3veronica-persica-1 3veronica-persica-2 3veronica-persica-3 3veronica-persica-4

INTERMEZZO E NOTE DEL COORDINATORE

Per le Euforbiacee più delicate dopo il Ponsino, descritte diffusamente nella PARTE SECONDA,  potremmo proporre come seconda ipotesi ancora incerta E. dulcis (la prima proposta fu E. peplus).

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Un primo tentativo di ‘specificazione’ per la Scrophulariacea  Veronica 

SEGUE l’argomentazione e la discussione sulla  Veronica fatte a fine gennaio  – inizio febbraio 2014

Per una discussione critica sulla Veronica

I fusti sono sdraiato_ascendenti o sdraiato_diffusi?  Sono radicanti e intrecciati fra loro? Le foglie suborbicolari sono più lunghe che larghe o più rotondeggianti? I peduncoli dei fiori sono due volte la lu. della foglia o più lunghi?  Se prevale l’essere il fusto sdraiato, diffuso, con radici ai nodi e intrecciato con altri e la forma della foglia circa larga quanto alta e fiori o frutti a più lungo peduncolo, è da sostenere come seconda ipotesi da proporre alla critica, Veronica filiformis. La prima ipotesi, proposta da Sofia, era V. persica (appartenente al gruppo delle V. agrestis) . Mancano i riferimenti alle capsule, visto che non sono ancora mature.

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OGGI, riprendiamo l’argomentazione sulla Veronica dall’osservazione diretta e dalle foto che seguono:

Foglie alterne (almeno a partire dalla presenza dei peduncoli fioriferi) a piccoli lobi  (max 15×15 mm), 4-5 per parte, tendenzialmente piatte o leggermente concave presso il corto picciolo, che è fissato al rametto, insieme al lungo peduncolo del fiorellino o del frutto, all’ascella della foglia; calice a quattro sepali (dim. 5-6 mm) ovali appuntiti e frutti lillacei bifidi. Caule sottile talora strisciante su cui appaiono ciuffi di radici filiformi in corrispondenza dell’emissione di rami verso l’alto, ma anche nel piano ad un certo angolo (in tal caso appaiono anche su quest’ultimi altre radici).  Il disegno di colonizzazione sul piano del terreno delle radici di questa piantina può diventare complesso. Il piccolo fiore ha sfumature lilla con quattro petali saldati alla base.

 Capsule più larghe che lunghe e stilo più alto delle capsule

…foglie alterne almeno a partire dalla presenza dei peduncoli fioriferi…

Date queste osservazioni e dal controllo sui testi, considerando rilevanti i fusti radicanti striscianti intrecciati fra loro  (lunghi fino a 40 cm) e la lunghezza dei peduncoli fiorali rispetto all’altezza delle foglie, posso proporre come seconda ipotesi  sulla specie della Veronica: Veronica filiformis

Vedere lo schemino di Thommen per un confronto fra V. hederifolia (2373), V. persica (2374) e V.filiformis (2375):

Post NOTE – Data la somiglianza della filiformis con altre specie (es., la V. persica, prima ipotesi di Sofia) l’ipotesi proposta come seconda rimane incerta. E’ anche possibile che nel nostro percorso esistano  più specie di Veronica. Es., a febbraio 2014, nel post Parte Seconda, fotografai in via dei Filosofi una Veronica a corolle aperte a 5 lobi con un lobo più chiaro e più piccolo e gli altri a tracce centrifughe liliacee e globi di forme e superfici leggermente diverse (per vederla muovere il quadratino di scorrimento dell’articolo fino a circa 1/8 della sua lunghezza dal fondo).

FOTO DI FINE GENNAIO DEL NDC Piero Pistoia

ASTERACEA CON INFIORESCENZE ‘CHIUSE A GLOBI’ molto appariscenti

Foto ripresa lungo via del Poderino, scendendo a sinistra sul ‘marciapiedino’ lungo la rete dello stadio. Presenti anche davanti podere San Domenico, scendendo a destra. Classificazione già eseguita; da riportare genere e specie.

PICCOLA CARIOFILLACEA (?) A FIORELLINI BIANCHI

Fotografata in Via dei Filosofi vicino recinto proprietà Borghetti;

da classificare

 

 

 

ASTERACEA CON FIORE GIALLO E ROSETTA DI BASE

Scarse o assenti le foglie cauline; cauli alti fino a circa un metro; da precisare  la classificazione di questi ‘piscialletto’ fotografati in particolare lungo la via Modigliani sull’argine sinistro della proprietà della Villa andando verso il paese subito dopo la cabina elettrica.

 

 

 

 

 

FOTO DI RADICI E PIANTINE DI CALENDULA

Foto riprese nel parco dell’asilo nido alle panchine poste sotto l’edificio

 

 

FINE INTERMEZZO E FOTO DELLE NOTE  DEL COORDINATORE

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RANUNCULUS ficaria

5ranunculus-ficaria-1 5ranunculus-ficaria-2 5ranunculus-ficaria-3 5ranunculus-ficaria-4 5ranunculus-ficaria-5

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Lunedì, 13 febbraio, Sofia racconta il suo percorso

Finalmente su tutto il percorso, si cominciano a vedere i segni di una imminente primavera; le piante stanno riprendendo vigore mostrando gemme e fioriture.

  1. Ranunculus ficaria. Fiorito il piccolo ranuncolo già osservato lo scorso mese. Le due foto precedenti si riferiscono alle piantine sulla sx nella discesa verso il Mirto, ma presente ovunque.
  2. Anemone hortensis. Anche questa pianta è stata descritta altre volte, negli anni precedenti. Foto vicino Sant’Anna, ma presente su tutto il percorso.
  3. Fabacee a confronto. Queste due Fabacee, così diverse nel loro aspetto, fioriranno in primavera inoltrata. Le osserveremo fino ad identificarle.
  4. Euphorbia elioscopica. Questa bella Euforbiacea è presente un po’ ovunque. (La foto si riferisce ad alcune piante vicino alla vigna oltre il Ponso.
  5. Vinca major. Nonostante queste piante siano ampiamente coltivate nei giardini e spesso inselvatichite, dovrebbe comunque trattarsi di una specie autoctona nell’Italia del centro e del sud. Le foto si riferiscono alle pervinche fiorite nelle vicinanze del cartello che indica la direzione verso il Mirto.
  6. Olmo campestre. Sempre nella discesa verso il Mirto, le piante di Olmo hanno iniziato la loro fioritura. Le foto si riferiscono a quella che porta il cartello di regolamentazione venatoria, quasi in fondo alla discesa, sulla sx.

 

 

Anemone hortensis

2anemone-hortensis-1

FABACEE A CONFRONTO

3fabacee-a-confronto-1

EUFORBIA ELIOSCOPIA

NDC

Osservando le foto nel suo ambiente naturale, si notano grandi brattee ovoidali e libere a margine seghettato e CIAZI di forma otricolare con lobi bifidi. Il ciazo è una infiorescenza propria del genere Euforbia che simula un unico fiore costituito da 4-5 bratteole a simulare un involucro a coppa. Al centro è posto il fiore femminile e l’ovario circondato da 5 fiori maschili ridotti che costituisco lo stame. I ciazi talora sono raggruppati in infiorescenze spesso ombrelle.

FINE NDC

OLMO CAMPESTRE

VINCA maior

vinca-major-2

DA CONTINUARE

DIARIO FLORISTICA DI SOFIA DEL 7 MARZO 2017

Martedì 7 marzo

Ancora cenni di primavera anche negli arbusti che possiamo osservare nel percorso.

1)Prunus spinosa a poche decine di metri sulla dx, verso il Ponso.

2)Gemme Quercus pubescens. E’ visibile la peluria sui rametti, che contraddistingue la specie. (accanto al Prunus)

3)Lamium purpureum. Poco sotto S.Anna, lato dx della strada. Già osservato nei mesi precedenti. In piena fioritura rende più facile l’identificazione.

4)Lamium bifidum?? Potrebbe trattarsi di questa specie data la colorazione delle foglie e la conformazione del fiore. Aspetteremo la completa fioritura. (All’inizio del percorso, vicino al cartello che indica la via)

5)Confronto delle due specie.

 

PRUNUS spinosa

 

GEMME DI ROVERELLA

LAMIUM purpureum

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LAMIUM bifidum

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CONFRONTO LAMIACEE

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FOTO DI SOFIA IN CORRISPONDENZA DELLA VILLA

19-MARZO-2017

REICHARDIA  picroides

 

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CREPIS vesicaria

 

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CREPIS sancta (foto sotto) – Crepis vesicaria (foto sopra)

 

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Confronto Rechardia picroides (in basso) –  Crepis sancta (leontodontoides)

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CISTO

 

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ORCHIDEA e zona di identificazione

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VIOLA

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NDC piero pistoia

OGGI 22 MARZO  2017

Durante il solito footing ho fatto le seguenti foto:

Sopra si tratta della rosetta di base dell’Inula coniza, nata proprio nel posto dove nell’altro inverno era nata una rosetta analoga (scendendo lungo la vicinale Sant’Anna a sinistra a pochi metri dalla deviazione per il P. San Pietro) su cui facemmo le più impensate ipotesi (una Primulacea, una Borraginacea ecc.); solo Sofia disse subito che si trattava di una Asteracea. Ci sono, come allora, anche le felcette del gruppo dell’ Asplenium su cui abbiamo già discusso (Asplenium -adiantum-nigrum: vedere inizio post). Incognita rimane quell’erbetta tenera appena nata con rami lunghi e sottili che portano sulla cima un verticillo di 4 segmenti verde chiaro di diverse dimensioni ciascuno inciso a tre quattro lobi, costituenti una foglia palmatosetta a contorno poligonale tendenzialmente pentagonale e radici filiformi, odore poco gradevole; da classificare quando sarà cresciuta a sufficienza, complicandosi.

 

 

 

 

Piantina appena nata  attualmente molto diffusa

30-marzo-2017 la precedente piantina si differenziata ed ha messo il fiore:

 

 

 

SI AGGIUNGONO LE FOTO DELLA PIANTICELLA PRECEDENTE INTERA DA ADULTA FIORITA

 

 

 

 

Schema semplificato, di piero pistoia, NDC, della piantina, ricavabile dall’osservazione diretta e dalle varie foto

Partendo da una base, ‘galleggiante ‘ a qualche cm dal terreno, forse sorretta da filamenti radicali filiformi aerei (?), si staccano  diversi cauli che portano al  termine  foglie tendenzialmente pentagonali palmatosette; a loro volta  i cauli di sezione maggiore più rossastri e pelosi degli altri, dopo una decina di cm, si moltiplicano ancora in quattro rami a partire ciascuno da una coppia di piccole blattee triangolari appuntite e così accade anche per alcuni dei nuovi rami. All’ascella delle foglie più alte si notano i lunghi peduncoli fiorali biflori.  Alla cima si hanno generalmente due foglie  a corto peduncolo ed una esplosione di fiori e frutti.

VERSO LA CLASSIFICAZIONE

Caratteristiche fiore: 5 petali rosa-lillaceo con petali a lunga unghia e bordo rotondeggiante. Il caule eretto o ascendente, all’inizio senza rami, con lo sviluppo diventa  rossastro e ramoso. Foglie palmatosette con picciolo di 5-8 cm e lamina a contorno tendenzialmente pentagonale; foglie cauline opposte. Fiori portati all’ascella delle foglie da peduncoli biflori (con due fiori) che nella parte superiore della pianta le superano in lunghezza.

Ipotesi iniziale proposta: GERANIUM robertianum  (cicuta rossa, erba cimicina).

CONTROLLARE NELLA PARTE TERZA LE FOTO DI UNA PIANTINA ANALOGA PER LA QUALE FU PROPOSTA DA SOFIA COME IPOTESI: Geranium purpureum.

1683 -> Geranium robertianum

1684 -> Geranium rotundifolium

Schemetti da vedere su Thommen (opera citata)

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Le foto seguenti, forse una labiata, con corolla tubolosa con fiori rosa-lilla chiaro e foglie lunghe lanceolate strette leggermente pelose, d’imbracciata mi è sembrata un Issòpo (Hyssopus), o una Santoreggia (Satureja) come prime ipotesi deboli. In effetti sembrano fiori dove ad occhio non si vede il calice; forse ci sono 5 brattee con peletti, tre leggermente più lunghe simili alle foglie cauline, a formare un calice dialipetalo?  Analizzando attentamente il fiore, esso è costituito da due labelli uno più grande convesso che termina in 4 piccoli lobi, leggermente inciso al centro, l’altro di minor area sempre convesso, saldati  in un tubo appiattito espanso alla base dove è situato l’ovario; le due ‘labbra’ esterne del tubo, toccandosi, simulano una piccola bocca chiusa. Guardando il fiore, colorato in rosa più o meno scuro, dalla parte del labello minore, il grande bombato si presenta elevato a stendardo e porta  una decina di rigature più scure rialzate al centro che proseguono nel labello più piccolo  addensandosi. All’interno, aprendo il fiore, si trovano l’ovario con pistillo e gli stami; il tubo della corolla lungo 5-6 mm è leggermente schiacciato e tende a gonfiarsi alla base dove c’è l’ovario. Da procedere ancora nella ricerca. Purtroppo le mie foto non sono venute bene. Le foto sono state scattate, scendendo a destra a circa 5-6 metri dall’incrocio via dei Filosofi e Sant’Anna; nel fossetto lungo la strada a destra scendendo, affogate in mezzo a Euforbie, Composite, Geraniacee, trifogli, Graminacee ed altro, si notano due sole pianticelle, oggi; un’altra piantina più alta è stata fotografata a una quindicina di metri dallo stesso incrocio nello stesso fossetto, il cui verde denso e rigoglioso è indice di una breve sopravvivenza; ben presto passeranno le falci meccaniche e le nostre foto più o meno sbiadite rimarranno come unico ricordo della loro nascita nell’area. Non è escluso che se ne possa prendere una, magari trapiantarla con il ‘pane’ per fissare meglio il suo ricordo (vedere le ultime voto seguenti).

Hyssopus o Satureja (prime ipotesi deboli) od altro?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dal basso verso l’alto della foto,  le tre brattee più grandi, segue il labello maggiore e il labello minore visti dalla parte interna, l’ovario cotonoso con lo stilo con ancora saldato una brattea minore e infine l’altra (controllare sulle foto successive per vedere i pezzi montati). All’interno ci sono anche stami e antere. L’aspetto estetico, così come appare, di questo fiorellino  fa pensare (si fa per dire!) ad una piccola bocca di leone o ad una orchidea.

Anche qui si poteva fare meglio!

FINE NDC

FOTO SUL CAMPO DI SOFIA DELLA STESSA PIANTINA, MIGLIORI DELLE PRECEDENTI

27 – 03 – 2017

Piantina del 27_3_Sofia

Seguono le argomentazioni di Sofia

Stamattina mi sono recata nel punto indicato.

Ho osservato e fotografato la piantina di cui parlavi.

A dir la verità già l’avevo notata l’anno passato in qualche giro del nostro gruppo,

ma non ero riuscita ad identificarla.

Nemmeno ora ci sono riuscita con certezza.

Suppongo si possa trattare di una Plantaginacea e non di una Lamiacea, come invece

avevo pensato nel primo momento che l’ho osservata.

Tra le Lamiacee, avevo pensato a una ‘Gallopsis’…magari angustifolia, ma a dir la verità

il fiore si presenta un po’ diverso e forse pure il resto della pianta.

Cercando tra le Plantaginacee invece (e ne sono quasi convinta), che la nostra piantina possa essere una ‘Misopates orontium’.

NDC

Considerando le attuali descrizioni della Piantina dopo le prime ipotesi a ‘braccio’ (Issopo, Satureya) e le nuove considerazioni di Sofia, ritengo si tratti di una Scrofulariacea, la Misopates orontium (confermo così il genere e la specie proposte da Sofia). Vedere, per es.,  P. Zangheri “Flora Italia II”, CEDAM; pag. 119; N. del ‘dessins au trait’: 4383.

Ritorno dal futuro

Oggi, ormai a metà maggio, ho fotografato ancora la presunta M. oruntium seguendo la sua crescita nell’esperimento; ora ha largamente fruttificato con capsule cave contenenti centinaia di semi neri oblunghi piccolissimi (intorno al mm), come dalla foto successiva, mentre sulla cima, di un unico caule privo di rami, ancora fiorisce (attuale altezza 80 cm).

Misopartes orontium: parte intermedia del caule con capsule chiuse e foglie; capsula aperta e una parte dei semi neri oblunghi, max di circa un mm.

NOTA BENE – Quando la ‘Natura non facit saltum‘, a volte può capitare che un gruppo sistematico di viventi A, che sta trasformandosi in B,  venga classificato ora A ora B dai vari studiosi; così anche noi, che facciamo ricerca per la didattica. Per non parlare delle modifiche operate nella sistematica alla luce dei nuovi studi sul DNA.

Ancora una volta, per sfatare le esose certezze sul concetto di ricerca e di ricercatore condivise in maniera autistica e generalizzata  e spesso pretestuosa dal popolo di medio-bassa  cultura e, forse, anche  di media cultura per i nostri posti,  vorrei sottolineare come, a tutti i livelli, qualsiasi ricerca, in generale e sul campo, rifletta come il percorso proceda in maniera  non lineare,  per tentativi ed errori o, detto in linguaggio popperiano, per  ipotesi e falsificazioni.  La comunicazione culturale non deve così essere proposta come una ‘cosa fatta’ da un esperto, un racconto definitivo, una letio magistralis  da memorizzare, ma come un percorso travagliato (trouble), pieno di punti di interrogativi e ritorni (Foerster), attraverso cui anche l’esperto ha dovuto sottoporsi per raggiungere la Categoria degli Esperti, per poi dimenticarlo!  Tutto il percorso didattico, dall’inizio di una qualsiasi ricerca alla ‘scoperta’, più o meno consapevolmente,   deve essere segmentato in moduli di tipo popperiano: Problema1 -> Discussione del problema1->Teoria Tentativa1->Eliminazione critica dell’errore (argomentazione e/o esperimento)1->Problema2; DP2->TT2->EE2->P3;  DP3->TT3->EE3…e così via; questo è il criterio più affidabile e forse l’unico per giudicare se una ricerca è o non è scientifica e se uno studioso è o non è un ricercatore! E’ in questo modo che, facilitando la memorizzazione, favoriamo anche il processo di assimilazione in particolare nella nostra ricerca di natura didattica. In questo contesto, l’epistemologo Antiseri affermava come le pubblicazioni di ricerca, proprio quelle accademiche, libelli di riferimento per l’insegnamento, ‘ripuliti e asettici,  fossero  invece un falso!

Nel nostro caso accettiamo, per la nostra piantina, Misopates orontium come ipotesi corroborata, dopo averla confrontata (EE di Popper) con lo schemetto di Zangheri N. 43383 (o.c.), avendo prima applicato nel percorso ben tre ‘moduli’ (Issopo, Santoreggia, Gallopsis).

Solo con questa consapevolezza l’insegnamento diventa attivo, interattivo, creativo ed efficace, coinvolgendo docenti, alunni, classi e lettori (J. Bruner).

In questa PARTE SESTA mancano alcune considerazioni e precisazioni che aggiungeremo quando saremo pronti, per es. l’ipotesi su  una  piantina erbosa proposta a metà gennaio, quando era appena nata, come Apiacea, forse un sedano selvatico o prezzemolo selvatico (genere Petroselinum), che ad oggi (inizio aprile 2017), non ha messo ancora il fiore; inoltre da aggiungere la foto della pianticella intera ipotizzata di Geranium robertianum, ed altro.

FINE NDC (note del coordinatore piero pistoia)

DA CONTINUARE NELLA PARTE SETTIMA

 

 

 

LETTERA SPEDITA AL CICAP, “Comitato Italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudo-scienze”, PER ESPRIMERE UN PENSIERO PERSONALE ALTERNATIVO; dott. Piero Pistoia, prof. di ruolo ordinario in Fisica

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TRACCIA DEL CURRICULUM DI PIERO PISTOIA

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Per vedere l’articolo in pdf possiamo anche cliccare sotto:

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CICAP è acronimo di “Comitato Italiano per il controllo delle affermazioni sul Paranormale”. La parola “Paranormale” oggi è stata sostituita da “Pseudo-scienze”

Dopo aver letto anni fa alcuni scritti pubblicati dal CICAP decisi di esprimere alcune mie opinioni in proposito che inviai loro per posta, oggi un po’ rivisitate per precisarne alcuni passaggi [frammenti fra parentesi quadre]. Ricevetti una lunga lettera dal CICAP, scritta da un dott. prof. di Fisica Teorica di una Università del Nord, che devo ricercare in mezzo al caos della mia libreria e quando l’avrò trovata, la trascriverò volentieri in questo post.

LETTERA SPEDITA AL CICAP PER ESPRIMERE UN PERSONALE PENSIERO ALTERNATIVO, SPESSO FORZATO SU QUALCHE RAMO DI IPERBOLE, ONDE CREARE QUALCHE DUBBIO IN UN BACKGROUND DI CERTEZZE

dott. Prof. Piero Pistoia

Spett.le REDAZIONE,

leggendo la Vostra rivista si rimane colpiti dalla semplicità, chiarezza e coerente armonia – senza mai contrasti che potrebbero finire in dibattito – con cui vengono trattati e risolti i diversi problemi affrontati di cui si forniscono sempre sicure soluzioni. Sembra quasi di seguire uno dei tanti articoli di scienza pubblicato in molti giornali quotidiani e non o in una delle tante trasmissioni televisive di cultura dove tutto è descritto in maniera coerente, armonica, semplice, conchiusa e colorata [(senza un riferimento agli errori di percorso durante il travaglio (trouble) di quella conquista raccontata)], quando invece ad ogni passo del percorso si dovrebbero aprire svariati interrogativi. Se “imparare è risolvere problemi” [(e nella fattispecie, fare conti!)] da queste comunicazioni a mio avviso, pur appassionate e talora coinvolgenti, si impara ben poco. [Anzi, spesso, la chiarezza ad oltranza e l’assenza di dubbi penalizzano la memoria, la riflessione personale e quindi l’apprendimento]. Per questa ragione vorrei esprimere sulla scienza e la non-scienza o pseudo-scienza il mio personale pensiero, anche se spesso volutamente forzato lungo un ramo di iperbole, per provocare l’interlocutore e far sorgere qua e là interrogativi. Il mio intervento, di cui mi scuso in anticipo se qualcuno dovesse prendersela (absit iniuria verbis), si articolerà nei quattro seguenti punti:

1 – Se la maggior parte dell’universo è disseminato di “turbolenze”, una piccolissima variazione delle condizioni iniziali, al tempo considerata insignificante, ovvero all’interno delle soglie dell’errore, potrà provocare soluzioni impreviste ed imprevedibili con incidenza non trascurabile sul mondo fenomenico. Una esatta imprevedibilità in questi sistemi caotici (sensibili a minime differenze iniziali) presupporrebbe poter assegnare numeri reali alle misure delle grandezze che figurano nelle condizioni iniziali. Allora fattori sconosciuti di entità non misurabile, pur non potendo essere scoperte dai ricercatori, potrebbero causare grosse modifiche sui fenomeni. E ancora, onde elettromagnetiche di energia inferiore alla soglia del misurabile potrebbero produrre lo stesso effetti vistosi. Non è da escludere, infatti, che nelle condizioni iniziali, come accadeva al di sopra della soglie dell’errore, una grandezza possa acquistare due valori molto vicini, ma all’interno della soglia dell’errore potrebbe accadere che, per uno dei due, la traiettoria descritta dal sistema in un opportuno spazio delle fasi diverga esponenzialmente da un certo istante in poi, ottenendo dopo un tempo opportuno una interferenza macroscopica (o nello stesso istante ad una certa distanza?). Il mondo delle nostre misure a decimali finiti (cifre significative limitate) riguarderebbe una sezione estremamente piccola, semplice ed addomesticata dell’Universo, anche se efficace nell’ambito della sopravvivenza umana (anche troppo!), perché, come affermava Vico (Verum ipsum factum), abbiamo ‘inventato’ leggi per costruire un marchingegno che, in quelle particolari circostanze e in quei casi della realtà, estremamente ammaestrati del tempo e dello spazio, funzionasse, cioè fosse ‘vero’ per noi (e spesso accade che neppure funzioni in quelli, se ci imbattiamo in una turbolenza): si tratta di uno degli infiniti percorsi in un “reale” estremamente complesso (e forse disordinato).

Quando Galileo diceva di voler cogliere nella complessità inesprimibile dell’esperienza solo percorsi semplici, le cui grandezze fossero esprimibili con numeri a decimali limitati, voleva certamente affermare l’ambito estremamente limitato del mondo della “quantità”, unico mondo che la parte razionale della mente può capire e gestire, non essendo adatta ad affrontare l’oggetto nella sua complessità, oggetto certamente poco ordinato. E quando Galileo costruiva ed interpretava gli oroscopi (e plausibilmente ci credeva come tutti i suoi contemporanei, visto che sapeva ‘leggere’ le influenze del cielo sulla vita), voleva significare appunto l’esistenza di una parte complementare al ‘semplice’, cioè la maggior parte del mondo, che poteva venire colta in altri modi. E’ facile che Galileo non fosse un ingegnere-empirista, dedito continuamente a prove sperimentali, ma più plausibilmente un fisico teorico che quasi mai ripiegava sull’esperimento e che usava invece il teorema ed il suo “principio di continuità” come prassi scientifica usuale.

Sulla stessa linea di pensiero, per il grande logico L. Wittgenstein esiste un immenso mare tempestoso del mistico-magico che circonda, oscuro, la piccola isola del razionale, anche se poi di questo ignoto mare non se ne può parlare (è “indicibile”), usando i linguaggi della ragione (I° Wittgenstein) e degli altri “giochi linguistici” possibili (isola), nessuno è plausibile, perché non c’è realtà “la fuori” (II° Wittgenstein).

2 – I fatti, le prove, l’esperienza scientifica ‘costruita’ in laboratorio in base a precisi presupposti teorici (esperimento), non sono termini di confronto neutrali. La falsificazione (Popper) diventa impossibile non riuscendo ad individuare ciò che viene di fatto falsificato. Si perdono così i riscontri oggettivi della razionalità e sparisce il criterio di demarcazione fra sapere razionale e gli altri (arte, magia s.l., metafisica, religione…). In altre parole sono le teorie a costruire i “fatti” e a fornire le prove. Quando una teoria così diventa abbastanza organizzata tende ad auto-difendersi dall’eliminazione, prevedendo, attraverso la mente intrappolata del ricercatore (si ricordi la bottiglia di Wittgenstein), solo esperimenti favorevoli. In una iperbole, accettare una teoria scientifica invece di un’altra, nello stesso modo di accettare o no gli dèi, è solo funzione delle idiosincrasie della storia e non di qualche metodo razionale coniugato a prove empiriche. Scienza, religione, arte magia s.l., astrologia sono tutte favole che sono “vere” in senso vichiano all’interno dei loro mondi.

3 – Altri popoli e razze da sempre hanno costruito altri mondi, diversi da quello artificiale e amorale dell’uomo bianco occidentale, su altri valori, principi, credenze e uniformità e queste strutture, non necessariamente razionali (dove il magico ed il rituale giocano più che la logica e l’argomentazione critica), hanno funzionato da sempre, funzionano e, se non interverranno aliene interferenze, continueranno a funzionare (sono “vere” in senso vichiano). Quei popoli sono infatti sopravvissuti secondo i loro ritmi ed il loro senso della felicità (vivere 80 anni invece che 35, non significa un bene assoluto!). Guarda caso il progresso operato dalla scienza è misurato con i valori interni allo stesso mondo in cui si dice che la scienza opera progresso! Ci sono pregevoli culture umane, modelli di visione del mondo non derivate dalla scienza che, non solo sono capaci di far sopravvivere la specie riuscendo a controllare l’ambiente in massima armonia, ma costruiscono, a differenza della cultura occidentale, un uomo più completo all’interno, con un Io più evoluto, consapevole e vigoroso a fronte di un mera amplificazione sensoriale e percettiva sul piano simbolico, amorale nei confronti del resto dell’Universo. In ognuno di questi mondi, senza onde di probabilità né codici, avvengono “miracoli” non dissimili per quei popoli da quelli basati sulla scienza per il nostro popolo. Gli spiriti, i Mani delle cose e gli stregoni o gli sciamani che li controllano, hanno potere effettivo sugli oggetti dell’Universo anche se solo all’interno di questo cielo chiuso, come potere ebbe Afrodite sulle cose e sui cuori degli umani, quando i Greci credevano negli dèi. Nello stesso modo funziona per noi il nostro mondo artificiale, disarmonico e sovrapposto alla Natura che, divenuto meno vincolato e più potente dal succhiare continuamente la vita alle altre specie ed energia all’ambiente, spinge fino ai limiti dell’Universo conosciuto il proprio rumore assordante e la propria spazzatura. Se il nostro mondo interferisce su uno degli altri, il fragile meccanismo proprio dei mondi in armonia con la Natura si rompe, i riti si inquinano, gli spiriti si nascondono, i Mani abbandonano le cose, i miracoli cessano e la struttura culturale non funziona più; l’unica via è affidarsi allora alle mani dell’invasore, perdendo la propria identità e i propri dèi , divenendo in pratica una sottospecie. Pionieri, colonizzatori, missionari, eroi scopritori, civilizzatori, antropologi, ed altra “ciurma” di questa sorta, se ne stiano a casa loro! E’ inutile: le loro tecniche non saranno in grado di arginare i danni da esse provocati! La foresta amazzonica si salva nel segno della “empatia”, del rispetto incondizionato, com’è nei costumi “totemici” delle popolazioni indie che l’abitano e non nel segno della “scienza” e del “calcolo”, dell’uso interessato com’è nei propositi “occidentali” di finalizzarlo non solo alla sopravvivenza ad oltranza della nostra specie, ma all’aumento oltre ogni limite della sua qualità della vita! Voler giudicare e misurare con idee e strumenti del nostro mondo valori e grandezze di un altro è mera utopia, presunzione e irresponsabilità: la furba Afrodite non si farà mai scoprire dagli strumenti dell’uomo razionale!

4 – Dalle nostre parti la tradizione dominante per eccellenza è quella razionale che sostiene oggi più che mai i gruppi di potere. Dopo 50 anni di sufficiente libertà un po’ per tutti, oggi c’è la tendenza a realizzare una società fortemente ordinata e programmata dove tutto sia previsto e ogni azione vigilata e se non conforme punita. Fra poco nessuno potrà più permettersi di oscillare intorno alla norma, o, [in una metafora banale di mini-ragioneria], qualche volta calpestare un’aiola o fare una fotocopia di un articolo; [più grave superare un limite di velocità, ma sembra comunque che fra poco metteranno meccanismi registratori su qualche satellite o scatole nere all’interno delle auto; per non parlare della tendenza generalizzata ad aggiungere ad ogni carta di identità il codice DNA di ciascuno, o , magari, a misurare l’aria che ciascuno respira, perché consuma ossigeno e riempie l’atmosfera di anidride carbonica od altro gas (es. metano (sic!)… un gas serra 20 volte più potente della CO2, come afferma P. Wadhams, Univ. di Cambridge !).   Molti, seconda la strana morale occidentale, diranno scandalizzati che non si devono sostenere, per es., i primi due eventi delle aiuole e delle fotocopie (esempio metaforico, insieme ad altri, di piccole cose ragionieristiche), ma nessuno di essi potrà affermare di aver sempre rispettato il terzo evento (cose che riguardano invece la vita e la morte! Come a dire si punisce la ragioneria e si ignora la guerra! Per non parlare dei vari imposti catechismi senza un contemporaneo controllo costante sulle filiere senso lato. Naturalmente  i controllori controlleranno tutti, eccetto se stessi! Mi vengono a mente paradossi russelliani che iniziano così, per finire in contraddizioni]. L’uomo occidentale ormai disarmonico con la Natura, impaniato in migliaia di vincoli esosi, potrà percorrere ormai pochissimi sentieri ed il suo desiderio di libertà sarà fortemente frustrato. I molti sentieri infatti che non si lasciano percorrere, anche se di scarsa rilevanza, portano in nessun posto e la vita quotidiana si riempie così di una miriade di vuoti, anche se piccoli! Se a questo aggiungiamo che l’Homo sapiens sta perdendo i legami anche con i suoi simili e si sente sempre più solo in mezzo agli altri, ben vengano maghi, psicologi, cartomanti, astrologi, psichiatri, fattucchiere, preti delle diverse religioni, pranoterapisti, tecnici dell’ago puntura …, pronti a pagamento a ascoltare i problemi di vita di noi poveri diavoli. Non importa se le cose non funzionano sempre (forse perché tradizioni incomplete, parziali, aperte), ma certamente serviranno a recuperare qualche momento di pace e speranza, completamente sconosciute in questa società globalizzata del profitto e della ragioneria atomizzata, del cemento e del lungo tempo di vita. E’ giusto denunciare i profittatori (maghi, psicologi e preti…… che siano), ma pagare il giusto prezzo per i curatori di anime, mi sembra un fatto accettabile.

Concludendo, se non fosse possibile alimentare le più svariate tradizioni (scienza, arte, magia s.l., religione…) in ogni testa, sarebbe necessario farlo nella società (relativismo democratico), perché ogni tradizione porta con sé una sua visione dell’oggetto, anche se parziale, incompleta, inventata e falsa; ma l’insieme di tutti i punti di vista creerà un invariante di vita umana, un’emergenza, in particolare per l’uomo occidentale, la migliore possibile. Anche le tradizioni più squalificate e considerate negative e non degne di credibilità (es., le ‘streghe’, bruciate sul rogo a migliaia,  dal primo Medioevo alle soglie dell’Illuminismo), vanno lasciate, magari isolate in attesa, in modo che, in quel momento fuori tempo, non disturbino (J. P. Feyerabend, l’epistemologo anarchico), perché nessuno è in grado di dire quanto bene ci sia ancora nel male e in che misura l’esistenza del bene sia stata legata ai crimini più atroci (enantiodromia eraclitea); [il Bene ed il Male sono connotati dalla storia e se la Storia (Historia) è  ‘oggetto’ complesso, nessuno potrà mai prevedere quanto, per es., l’evento ‘streghe’ possa aver  ‘perturbato’ la Storia futura (in particolare le res gestae, o humanae res), nei millenni successivi, cioè nel tempo lontano. Il filosofo medioevale Tommaso d’Aquino affermava  che <<Multae utilitates impedirentur si omnia peccata districte proibentur>>.

L’oggetto della conoscenza si fa analogo ad una pozzanghera di fango, dove sono cadute alcune gemme razionali ed a intervalli si aprono e si richiudono delle bolle oscure indicibili attraverso le quali è possibile gettare un rapido sguardo nelle zone più profonde.

Ho ritenuto di non aggiungere alcuna bibliografia, sicuro che il lettore di questa missiva sarà in grado senz’altro di riconoscere dietro lo scritto i nomi degli autori a cui si fa tacito riferimento.

DISTINTI SALUTI

piero pistoia