MEMORIA, MEMORIA…Poesie di Piero Pistoia: post rivisitato; segue commento “Un poetare che fa rivivere il passato” scritto di Andrea Pazzagli

Vedere su questo blog anche “Sperimentazione poetica; a cura di Paolo Fidanzi”

Curriculum di piero pistoia:

piero-pistoia-curriculumok (#)

PREMESSA NECESSARIA

Per capire meglio questi scritti è necessario precisare che Aquilata non è (o al tempo non era) un piccolo paese, ma solo tre case con solo due piccoli poderi e tutto il resto, macchia mediterranea spontanea ovunque si volga lo sguardo e, per avere idea della zona, sul monte Iquila, vicino a fronte neanche una casa! Dei tre bambini nominati, se ben ricordo, in piena guerra mondiale solo l’autore frequentava la scuola elementare, pluriclasse in casa privata a Massaciuccoli e poi quarta e quinta a Balbano in una scuola dello stato, gli altri lavoravano, per cui gli incontri erano rari e saltuari ed i giochi primitivi ed improvvisati, anche se, di fatto, importanti per la memoria. In quel periodo lontano per l’autore era più un giocare personale con la fantasia  fra le erbe, fra i sassi,  i filari di viti, il salire sugli alberi di leccio, la cerca di nidi…I miei ricordi, pure lontani, ma della scuola media, invece, relativi a quando ritornammo   a Pisa, bombardata dagli americani,  coperta di macerie, appena finita la  seconda guerra mondiale, i miei ricordi, dicevo, assomigliano, ma privi  però di nostalgia, a quelli riportati  nel blog  scritto dal collega Pier Francesco Bianchi  con il titolo “Brevi riflessioni sulla poesia  “memoria, memoria…”. Ma di questo secondo tempo mi rimane grande nostalgia invece per la vita nella Parrocchia  di San Marco alle Cappelle, con coetanei che ricordo ancora con amicizia e affetto (leggere “Ricordi lontani”). Forse ognuno naturalmente ha i suoi ricordi, se le esperienze sono diverse! ma per scrivere  anche un solo verso, ci vuole anima e nostalgia

1-MEMORIA MEMORIA… (con prologo ed epilogo)
2-TEMPI LONTANI DI SCUOLA
3-LA CASA D’INFANZIA

1-PROLOGO DI CARLO MOLINARO

“C’è una morte anche prima”, afferma il poeta emergente Carlo Molinaro, torinese (Lo Specchio N 135, 22-agosto-1998) e prosegue elencando alcune di queste piccole “morti”:

La distanza che si dilata
o la forza che manca per traversare.
Forse una barriera
che si chiude.
Un desiderio spento
lascia, come un falò,
una traccia sporca
sulla pioggia del greto!”

Piccole morti si nascondono anche nella nostalgia irrisolta delle poesie che seguono.

—————————————————————————

verbascum-thapsus-subsp-thapsus-01

MEMORIA, MEMORIA…

Memoria, memoria …
da mezzo secolo ed oltre.
Franchino di Nortola 1,
Giovannino ed Elsa d’Aquilata 2
(o forse Graziella?), ed io,
bimbi dei boschi.
Memoria, memoria …
della casa di roccia,
nella cima radicata 3.
Fiaschi, freschi di fonte di Rotelli 6,
d’acqua lontana di macchia e di macigno.
Sentieri di rupe e di fatica.
Gridi scalzi di bimbi
sulla radura di menta e nepitella.

Memoria, memoria …
La gara a salire il leccio nodoso,
la cerca dei nidi,
rincorse fra file di viti
a caccia di nuvole ed arcobaleni.
Il tasso barbasso improvviso.
Alto, lanoso, giallo splendente.

Verbascum thapsus L (1)

                                                                   fto di FRANCO ROSSI

Lontano d’autunno tramontana
portava branchi di colombi alla Crocetta 4,
e ai Ceracci 5 passeri in nuvole.
Spari di mio padre
e poi a casa per mano… orgoglioso.
Allora il fringuello scandiva le stagioni.

Ed … i passaggi nel cielo!

Memoria, memoria …
i bimbi dei boschi ognuno per la sua strada
e silenzio per oltre mezzo secolo.
Oggi, d’autunno
(la tramontana porta ancora colombi),
per caso passo di lì,  (7)
vecchio bimbo di quei boschi.
Sulla cima una villa,
latrati di cani (a catena?),
la strada asfaltata,
in fondo la sbarra … serrata.

I colombi hanno perso la strada.

Memoria, memoria …
memoria ritrovata,
memoria perduta … per sempre.

Piero Pistoia

1 Nortola, scendendo verso est, piccolo podere a mezza costa fra Aquilata e Balbano (Lu)

2 Aquilata, collina scoscesa coperta da boscaglie, di fronte al monte Iquila, a strapiombo sul lago di Massaciuccoli verso il mare, a ridosso del paese omonimo e con solamente tre case.

3 La “casa che la cima radica e comprende”, della poesia “TEMPI LONTANI DI SCUOLA” dello stesso autore.

4 Incrocio di sentieri a mezza costa.

5 Posto imprecisato ad est nella macchia.

6 Lungo il viottolo impervio che scendeva ad ovest verso Quiesa.

(7) Osservazione dallo scavalco-spartiacque Balbano-Massaciuccoli, fra Aquilata  e Iquila

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EPILOGO DI CARLO MOLINARO

Ma certamente, prima o poi…,

“Porterà
a valle tutto una piena d’autunno”.

Fto Piero Pistoia

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Fiume Cecina in Autunno (fto di Piero Pistoia)

——————————————————————————–

2-TEMPI LONTANI DI SCUOLA

Dal poggio isolato,
a scuola,
attraverso la macchia.
Di sasso e di spine la via.

Su rude macigno.
marucole 1 in fiore.
Fatica di pensiero.

Stilla e spina il ricordo lontano:
paure,
preghiere,
scoscesi sentieri
nella vita e nel cuore.
Il “cervo volante” (3)
l’archètipo-insetto.

Animava l’oggetto l’attesa.

Una voce che chiama:
mia nonna.
Un affetto perduto.

Aquilata 2
si dicea quel monte
e quella casa,
che la cima radica e comprende,
ove tanto della vita persi
e tanto guadagnai. (4)

(Piero Pistoia)

1 Marucole: si tratta di strane ginestre con lunghi e robusti aculei (Ulex europeus), alte fino a due metri, diffuse su parte del poggio di Aquilata che, dove sono,  rendono la macchia impenetrabile.

2 Aquilata: vedere nota 2 della precedente poesia.

(3) Coleottero della famiglia dei Lucanidi, Lucanus cervus

(4) Guadagnai i  ‘suoni’ ed misteri della macchia e la determinazione per la sopravvivenza!

3-LA CASA D’INFANZIA

Vecchi muri (1)
spolverano
ricordi.
Nel centimetro
nascose la vita
albe remote.

Quale speranza?

Allora
vecchie e giovani
madri
curavano
i figli.
Sudava il padre
l’albero
alla macchia.

Mute grida
feriscono l’aria
di vite sofferte.

Noi,
la speranza!

Ora i muri
non lasciano pace
nel vuoto
dello spazio antico.
D’umano
calce e sasso
densi trasudano
emozioni.

Noi,
in barbara terra
estirpate radici!

Estinta la casa
stringe l’oggetto ed il cuore,
memoria si perde,
si spenge il bagliore,
singhiozzano tenui parole.

Noi,
quale fine?!

(1) Si parla della casa in Aquilata

(Piero Pistoia)

UN POETARE CHE FA RIVIVERE IL PASSATO; di Andrea Pazzagli

da continuare

Queste poesie di Piero Pistoia che evocano momenti della sua, ormai lontana, infanzia, i tempi della guerra e dello sfollamento, non sono per me nuove: ebbi infatti la fortuna di leggerle molti anni fa, poco dopo che Piero le aveva composte. Anche nomi che vi compaiono e le località che designano, in particolare Aquilata, non mi sono nuovi: ricordo che, parlando di Gerfalco, Piero fece cenno proprio ad Aquilata, località che, nel nome evocano qualcosa di arcano come gli uccelli, i loro voli, i loro nidi, difficilmente raggiungibili. Ricordo che questi versi mi colpirono particolarmente per la loro capacità di far sentire ancora vivente qualcosa di lontano, che il tempo ha cercato di strapparci, di gettare nell’oblio, ma che la parola poetica riesce come per miracolo a far risorgere quasi che tornasse quell’Allora. la medesima impressione la provo ora, anche più intensa, perché molto tempo è passato, tante cose sono successe, eppure quelle parole, quelle impressioni, vivono ancora. Ho letto qualche anno fa un libro del filosofo Rocco Ronchi (libro nel quale questo studioso cercava di delineare un percorso delle storie del pensiero diverso da quello corrente). Tra le altre cose che sosteneva vi era l’affermazione secondo cui il bambino molto piccolo prova una serie di sensazioni e di impressioni che solo in parte, divenuto adulto, ricorderà; anche quelle apparentemente dimenticate restano nel sub-inconscio ed è soltanto la parola poetica che può riportarle alla luce cancellando il muro dell’oblio che il tempo ha frattanto costruito. Come ho detto prima i versi di Piero mi colpirono e mi colpiscono profondamente. Forse perché tutti abbiamo ricordi che portano alla luce anche se poi, non siamo capaci di farlo. Ma forse anche per il linguaggio poetico di Piero che a me sembra rispecchiare quello di importanti poeti nella prima metà del novecento, poche parole tuttavia capaci di dire tante cose e toccarci nell’anima.

L’EDITORIALE ED ALTRO

ATTENZIONE! QUESTO BLOG E’ IN VIA  DI SVILUPPO

PREMESSA

N.B. IN QUESTO BLOG, il sillabario2013, OGGETTO CULTURALE NUOVO ED AUTONOMO, RIPROPORREMO,  TALORA RIVISITATI, ANCHE INTERVENTI RITENUTI RILEVANTI DA ‘IL SILLABARIO’ CARTACEO OSPITATO AL TEMPO COME INSERTO DELLA ‘COMUNITA DI POMARANCE’,  OLTRE AD ALTRI.

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Per vedere la storia dal Sillabario cartaceo al Sillabario2013 cliccare sul seguente link: sillabario_storia2

Dopo anni dalla cessazione del ‘Sillabario cartaceo’, in una riunione in Comune alla presenza del Sindaco e dell’Assessore alla Cultura, fu proposto che questo blog fosse gestito dal Comune stesso, per es., come ‘scritti’ della Biblioteca Comunale, ma la proposta fu respinta.

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Il nuovo Sillabario2013  appare così  su un piano strutturale diverso: si pone come strumento di comunicazione culturale generale, il suo unico scopo, completamente gratuito ed indipendente, autodeterminato ed autofinanziato senza alcun legame eccetto quello con i suoi collaboratori ed, in esso, è completamente assente ogni scopo di lucro ed ogni transazione finanziaria di qualsiasi tipo ed a qualsiasi livello. Più di 15 anni fa cessando le pubblicazioni, l’inserto ‘Il Sillabario’ aveva lasciato una ‘nicchia’ culturale scoperta e nuovi soggetti l’avevano utilizzata per costruire questo nuovo oggetto culturale: ilsillabario2013. 

RERUM NATURA COGNOSCERE DIFFICILE QUIDEM EST, AT MODUM COGNOSCENDI LONGE DIFFICILIUS  (Campanella)

DISCORSO E SENSATE ESPERIENZE

 Il pensiero di Galileo nella cultura italiana è stato a lungo male interpretato e in particolare stravolto un aspetto importante del suo metodo scientifico (Galileo era un fisico teorico non un empirista tout court), chiaramente espresso nelle sue parole sulla teoria eliocentrica di Copernico “…, né posso abbastanza ammirar l’eminenza dell’ingegno di quelli che l’hanno ricevuta e stimata vera ed hanno con la vivacità dell’intelletto loro fatto forza tale a i proprii sensi, che abbiano possuto antepor quello che il discorso gli dettava, a quello che le sensate esperienze gli mostravano apertissimamente in contrario e più avanti “…, non posso trovar termine all’ammirazione mia, come abbia possuto in Aristarco e nel Copernico far la ragione tanta violenza al senso che contro a questa ella si sia fatta padrona della loro credulità” (Dialogo dei massimi sistemi 3a giornata in Galileo, Opere, Vol. III, pgg. 81-82, Salani, 1964).

E’ vero che in altri passi del suo trattato sembra sottolineare il contrario, per cui molti pensatori anche oggi in Italia valorizzano ad oltranza le sue ‘sensate esperienze’, anche sull’onda lunga del rimbalzo empiristico-pragmatico del dopo guerra. Secondo noi però in quei passi Galileo argomenta spesso ponendosi come interlocutore in un dialogo che muove dando ragione alla controparte per poi portare argomenti, come quello sopra, a sostegno di una tesi che vede ‘il discorso’ prevalente.

RIFLESSIONE1: Perchè molte relazioni tecniche, preposte alle scelte, costate al sociale svariate decine di migliaia di euro, presentano in piani cartesiani  rette su dati sperimentali senza misurare la loro rilevanza statistica? Risposta: perchè i fenomeni relativi a questi grafici rientrano già nello stato dell’arte!? COMMENTO: Caspita, che investimento!    (pieropistoia)

ASSERZIONE1:  Non c’è misura se non appare il suo errore; non c’è grafico sperimentale senza  le bande di confidenza!  (pieropistoia).

ASSERZIONE2: NEL COSMO CI SONO INDIZI SUFFICIENTI PER CONFERMARE QUALSIASI IPOTESI (KARL POPPER)

RIFLESSIONE2: Noi non cesseremo mai di esplorare  “l’oggetto complesso”  e l’obbiettivo di tutta questa esplorazione sarà quello di tornare al punto di partenza per osservarlo da angolazioni sempre nuove, utilizzando le informazioni che nel contempo si rendono disponibili relative al background culturale dell’oggetto stesso.

PieroPistoia

RIFLESSIONE3: “Sappiamo che la conoscenza assoluta non esiste, che esistono soltanto teorie; ma se ce ne dimentichiamo, quanto maggiore è la nostra istruzione, tanto più tenacemente crediamo negli assiomi. Una volta a Berlino domandai ad Einstein come gli era stato possibile – a lui scienziato esperto, incallito, un professore, matematico, fisico, astronomo – come, dunque, gli era stato possibile compiere le sue scoperte. <<Ma in che modo mai ha potuto farlo?>> gli chiesi e Albert Einstein rispose sorridendomi con aria comprensiva:<<Sfidando un assioma!>>” LINCOLN STEFFENS, un emerito reporter a cavallo del ‘900.

Lo scritto è ripreso dalla sua Autobiografia, riportato nel libro di Charles H. Hapgood “Lo scorrimento della crosta terrestre”, Einaudi editore, 2013, pag.1.

RIFLESSIONE4: E’ più importante il viaggio o la destinazione? Il processo o la soluzione del problema? Il cammino o la meta? AZZARDA UNA RISPOSTA.

Suggerimento:  se il cammino si fa con l’andare…, allora….

(PieroPistoia)

RIFLESSIONE5: In termini ‘operativi’, la CULTURA è l’espansione verticale (nel senso dell’approfondimento) e l’estensione orizzontale (nel senso della multidisciplinarità e dell’applicazione) del fenomeno scolastico.

(PieroPistoia)

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_bukowski______________________________________________________

 EDITORIALE ED ALTRO: CHE TIPO DI COMUNICAZIONE CULTURALE PROPONIAMO PER QUESTO BLOG?

La realtà non si trova, ma si costruisce (Nelson Goodman “Vedere costruire il mondo”, Laterza1998). Secondo J.Bruner (“La cultura dell’educazione” , Feltrinelli 1997) tale costruzione passa attraverso l’attività del fare significato, per mezzo della così detta ‘cassetta degli attrezzi simbolici della Cultura’, cioè la tradizione ed i modi di pensare. I veicoli previlegiati di questi attrezzi  o strumenti (tradizione e modi di pensare) sono gli scambi interpersonali all’interno del gruppo. Da qui la nuova lezione didattica e il nuovo  modus cognoscendi (Campanella) da applicare e tradurre nel blob.

Importante è questo aspetto intersoggettivo  della costruzione della conoscenza, perchè l’intersoggettività è una delle più straordinarie predisposizioni archetipiche del genere umano, che permette di capire che cosa hanno in mente gli altri, riuscendo a cogliere i significati dal contesto in cui vengono pronunciate le parole, anche quando risultano ambigue.

In questa ottica, nel nostro blog, gli stessi spunti di discussione non conformi, la presenza di scollamenti talora avventurosi nelle argomentazioni e comunque le idee personali e divergenti  favorirebbero interazione con la presente tradizione e possibilità di cambiare il punto di vista. E ancora: più articoli focalizzati sullo stesso argomento, ora possono costituire insieme al lettore una sottocomunità culturale al cui interno si svolge l’interazione, ora la sottocomunità è costituita dagli autori stessi nel loro confronto (far imparare gli altri e imparare noi stessi in una continua interazione), cosicchè, e nello scolastico e nell’extra scolastico, l’aggiornamento assuma l’unica forma efficace quella dell’auto-aggiornamento, fornendo concreti indizi per la soluzione dei problemi posti anche dall’educazione permanente e ricorrente.

L’educazione attraverso questa comunicazione culturale deve saper guidare i giovani ed i meno giovani (si può acquisire cultura a tutte le età, secondo Bruner), che visitano il blog, ad usare gli strumenti del fare significato al fine di costruire una realtà tale da permettere dapprima un migliore adattamento al mondo in cui viviamo e poi, quando necessario, cambiarlo, rivoltarlo. Infatti se il nostro obiettivo non sarà quello di adattarsi al mondo di una tradizione, ma di guardare al di là di questo mondo-significato  – come per gli animali sagaci di Rilke che “fiutano  / che noi non molto sicuri stiamo di casa /  nel mondo significato” (R.M.RILKE, elegie Duinesi, Einaudi 1982) – sarà necessario come dicono alcuni pensatori e poeti anche attuali, “rovesciare” continuamente i mondi significato, portando ad esperire molti degli infiniti cosmi possibili arricchendo ogni volta la conoscenza. Sta forse in questo il Progresso? Più dubbi che certezze  per costruire il mondo (meno persone stupide!), più “discorso” che “sensate esperienze” che, se “semplificate” in esperimento, giocano un ruolo più ridotto di prima, quello di cercare ad oltranza di falsificare il discorso  (e non di verificarlo!) e toccare quindi la realtà (‘verisimiglianza’ popperiana).

Questo concetto di cultura partecipata non rimanda, come prima si pensava, al processo del “raccontare e del “mostrare” dove un singolo docente od un suo sostituto (libro, rivista film, computer predisposto.., oppure guida turistica),     possessore della “verità” in quella sezione del sapere, racconta e mostra in modo chiaro ed esplicito qualcosa a discenti ignari. Fino ad ieri un tale docente veniva valutato di ottima qualità. Ma ultimamente ci siamo accorti  (Bruner, cap.1, III, 1997) che più chiara ed esplicita è la comunicazione per questa via a senso unico, più basso sarà il tasso di apprendimento e meno fecondo di risultati il frammento culturale comunicato. Ci sembra che Bruner voglia con questo sostenere la tesi già sostenuta da B. Russell : “Ecco una importante verità, peggiore è la vostra logica, più interessanti sono le conseguenze a cui essa da origine”. Oggi, nell’era dei computers, si tende a comunicare pezzi fortemente razionalizzati di cultura, ordinati in scalette logiche ben definite e stringenti, dove la chiarezza ad oltranza determina certezza e rigidità senza spiragli al dubbio e all’elaborazione (comunicazione per teoremi e di teoremi), indebolendo la consapevolezza che la “verità” delle proposizioni analitiche della logica e della matematica  sia correlata strettamente ai presupposti: GARBAGE IN -> GARBAGE OUT!

E questa modalità si ritrova  in ogni disciplina: si pensi all’uso esteso della ricerca delle forme retoriche nell’analisi strutturale delle poesie, a scapito di una riflessione profonda sull’emotivita e l’armonia suscitate dalla loro lettura, aspetti necessari per renderle immortali, universali e impresse nella memoria. In definitia, la speranza, comunque, è che possa permanere, forte ed articolato, il discorso sulla poesia, sia mediante la pubblicazione di testi poetici, sia nella veste critica, con la presentazione di saggi e relazioni letterarie. Questo impegno ci pare importante alla luce del ruolo sempre più centrale che, a giudizio di molti, la poesia va assumendo nella formazione culturale dei giovani. Poesia che appare punto fermo di una riflessione sia scolastica che extra scolastica. Poesia contenitore di passioni, sogni e desideri; ispiratrice di dialogo con se stessi e con gli altri, per mezzo del quale si può giungere ad una maturazione di idee nuove ed originali. In una fase oltremodo caotica dell’esperienza politico sociale dei nostri giorni, si ha, tra l’altro, (e forse proprio per questo) il bisogno da una parte di ritornare ad una poesia del significato, dei contenuti comprensibili, come dice G. Manacord e A. Berardinelli nell’Annuario “Poesia 94”. dall’altra di previligiare il significante, il ritmo, la forma, la struttura del verso e di riscoprire, come avviene in G. Conte, il mito, la lontananza, la profondità dell’anima, distanti da quella ragione (razionalità) che più non sembra evocatrice di verità assolute.

Comunicazione interattiva quindi, meno logica, sempre legata ai contesti, mai punti di vista da “nessun dove”. Comunicazione multidirezionale, punteggiata da punti interrogativi, aperta a ipotesi anche avventurose, sempre pronti a tornare al punto di partenza per osservare l'”oggetto” da un’angolazione completamente nuova. Se “la via si fa con l’andare”, un nuovo percorso può aprire prospettive diverse, arricchimenti inaspettatti e imprevisti facilitando la “scoperta” del collo di uscita dalla trappola di Witghenstein (vedere post relativo)!

SCELTE OPERATIVE PROPOSTE PER IL BLOG BASATE SU CRITERI EVINTI DA SCELTE EPISTEMOLOGICHE (in particolare: il FALSIFICAZIONISMO di POPPER E la PSICOLOGIA CULTURALE  di J. BRUNER)

  • Ogni tema scelto di qualsiasi disciplina verrà trattato, quando possibile, contemporaneamente da più punti di vista, a partire da più autori anche da noi scelti per favorire l’apprendimento per confronto di opinioni.
  • Sarà per quanto possibile coinvolto l’ambiente universitario e della ricerca, perchè si garantisca fra l’altro la trattazione dei temi a livello più aggiornato e di alta qualità.
  • Coinvolgeremo sempre più intensamente in prima istanza i docenti di Istituti Scolastici anche locali (Valle del Cecina, Toscana, Italy), perchè non solo si aprano per il lettore possibilità di fruire più consapevolmente del tema trattato da più punti di vista, aumentandone la sensibilità e le aperture, ma si possa vedere realizzato nel tempo l’anello retroattivo positivo anche sulle scuole locali.
  • La scelte della poesia in primo piano (poesia d’autore) o di un’altra opera artistica (sculture e pitture) verrà lasciata ad un docente a rotazione perchè si riflettano in maniera diretta le esigenze dei programmi scolastici ed il blog possa entrare come punto di riferimento dei curricola scolastici locali e non, onde poter scoprire col tempo anche l’efficacia di un ciclo ricorsivo.
  • Si sceglieranno come temi di fondo, onde espandere la base culturale scolastica, una serie di argomenti duali: l’io l’inconscio, l’irrazionale ed il razionale, la poesia e la scienza, la mente ed il corpo, energia ed inquinamento con i relativi aspetti tecnici, conti compresi, evoluzione dei viventi e creazione continua, ecc…, che verranno trattati a lungo e senza scadenza essendo essi la base di buona parte della conoscenza sia verso l’esterno sia verso l’interno e colgono i principali dibattiti ancora caldi alla frontiera delle ricerca.
  • Altro argomento che permea tutta la conoscenza in specie del mondo occidentale riguarda le origini e l’evoluzione delle “cose” (origine della vita, origine dell’uomo, origine delle montagne, origine del sistema solare, del cosmo …)
  • Altro tema riguarda il significato profondo del paradosso e dell’antinomia che appaiono improvvsi in molti ambiti di conoscenza (forse nelle vicinanze delle uscite dalle trappole di Wittghestein).
  • Tutto questo sullo sfondo delle teorie della conoscenza in particolare il Falsificazionismo popperiano e delle teorie dell’apprendimento in particolare la psicologia culturale di J. Bruner.
  • In ultimo, non certo come importanza, ci divertiremo ad applicare la statistica alle serie di dati utilizzando in specie il programma R e il Mathematica di Wolfram, perchè riteniamo che oggi per falsificare il “discorso”  relativo alle scelte sociali, imposte dalle relazioni tecniche spesso complici del potere, sia necessario un uso esteso, oculato e critico di serie storiche da analizzare. Il cittadino dovrà pur ‘imparare a fare il conto’ se è poi lui che deve pagarlo!
  • Non avere paura di chiedere,
  • compagno! Non lasciarti influenzare, verifica tu stesso! Quel che non sai tu stesso, non lo saprai. Controlla il conto, sei tu che lo devi pagare. Punta il dito su ogni voce, chiedi: e questo, perché? Tu devi prendere il potere.
  • [Bertolt Brecht 1933]

R. Bacci – PF. Bianchi – P. Fidanzi –  F. Gherardini -L. Mannucci – N. Pistolsi – P. Pistoia – A. Togoli,  R. Veracini –> promotori del blog

(PF. Bianchi  è  l’ amministratore del sito)

Praticamente da sempre il dott. Piero Pistoia ha svolto tacitamente la funzione di EDITORE del Blog e dal 2018 è stato nominato tale, ufficialmente, da WordPress insieme al dott. Paolo Fidanzi ed alla prof.ssa Nara Pistolesi. Interpellato anche il prof. Gherardini, ha rifiutato per gravi ragioni personali.

MEMORIA, MEMORIA…Poesie di Piero Pistoia; post rivisitato

Curriculum di piero pistoia:

piero-pistoia-curriculumok (#)

1-MEMORIA MEMORIA… (con prologo ed epilogo)
2-TEMPI LONTANI DI SCUOLA
3-LA CASA D’INFANZIA

1-PROLOGO DI CARLO MOLINARO

“C’è una morte anche prima”, afferma il poeta emergente Carlo Molinaro, torinese (Lo Specchio N 135, 22-agosto-1998) e prosegue elencando alcune di queste piccole “morti”:

La distanza che si dilata
o la forza che manca per traversare.
Forse una barriera
che si chiude.
Un desiderio spento
lascia, come un falò,
una traccia sporca
sulla pioggia del greto!”

Piccole morti si nascondono anche nella nostalgia irrisolta della poesia che segue.

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verbascum-thapsus-subsp-thapsus-01

MEMORIA, MEMORIA…

Memoria, memoria …
da mezzo secolo ed oltre.
Franchino di Nortola 1,
Giovannino ed Elsa d’Aquilata 2
(o forse Graziella?), ed io,
bimbi dei boschi.
Memoria, memoria …
della casa di roccia,
nella cima radicata 3.
Fiaschi, freschi di fonte di Rotelli 6,
d’acqua lontana di macchia e di macigno.
Sentieri di rupe e di fatica.
Gridi scalzi di bimbi
sulla radura di menta e nepitella.

Memoria, memoria …
La gara a salire il leccio nodoso,
la cerca dei nidi,
rincorse fra file di viti
a caccia di nuvole ed arcobaleni.
Il tasso barbasso improvviso.
Alto, lanoso, giallo splendente.

Verbascum thapsus L (1)

                                                                   fto di FRANCO ROSSI

Lontano d’autunno tramontana
portava branchi di colombi alla Crocetta 4,
e ai Ceracci 5 passeri in nuvole.
Spari di mio padre
e poi a casa per mano… orgoglioso.
Allora il fringuello scandiva le stagioni.

Ed … i passaggi nel cielo!

Memoria, memoria …
i bimbi dei boschi ognuno per la sua strada
e silenzio per oltre mezzo secolo.
Oggi, d’autunno
(la tramontana porta ancora colombi),
per caso passo di lì,
vecchio bimbo di quei boschi.
Sulla cima una villa,
latrati di cani (a catena?),
la strada asfaltata,
in fondo la sbarra … serrata.

I colombi hanno perso la strada.

Memoria, memoria …
memoria ritrovata,
memoria perduta … per sempre.

Piero Pistoia

1 Nortola, podere a mezza costa fra Aquilata e Balbano (Lu)

2 Aquilata, collina scoscesa a strabiombo sul lago di Massaciuccoli, a ridosso del paese omonimo, di fronte al monte Iquila.

3 La “casa che la cima radica e comprende”, della poesia “TEMPI LONTANI DI SCUOLA” dello stesso autore.

4 Incrocio di sentieri a mezza costa.

5 Posto imprecisato ad est nella macchia.

6 Lungo il viottolo impervio che scendeva ad ovest verso Quiesa.

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EPILOGO DI CARLO MOLINARO

Ma certamente, prima o poi…,

“Porterà
a valle tutto una piena d’autunno”.

Fto Piero Pistoia

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Fiume Cecina in Autunno

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2-TEMPI LONTANI DI SCUOLA

Dal poggio isolato,
a scuola,
attraverso la macchia.
Di sasso e di spine la via.

Su rude macigno.
marucole 1 in fiore.
Fatica di pensiero.

Stilla e spina il ricordo lontano:
paure,
preghiere,
scoscesi sentieri
nella vita e nel cuore.
Il “cervo volante”
l’archètipo-insetto.

Animava l’oggetto l’attesa.

Una voce che chiama:
mia nonna.
Un affetto perduto.

Aquilata 2
si dicea quel monte
e quella casa,
che la cima radica e comprende,
ove tanto della vita persi
e tanto guadagnai.

(Piero Pistoia)

1 Marucole: si tratta di strane ginestre con lunghi e robusti aculei (Ulex europeus), alte fino a due metri, diffuse su parte del poggio di Aquilata che, dove sono,  rendono la macchia impenetrabile.

2 Aquilata: vedere nota 2 della precedente poesia.

3-LA CASA D’INFANZIA

Vecchi muri
spolverano
ricordi.
Nel centimetro
nascose la vita
albe remote.

Quale speranza?

Allora
vecchie e giovani
madri
curavano
i figli.
Sudava il padre
l’albero
alla macchia.

Mute grida
feriscono l’aria
di vite sofferte.

Noi,
la speranza!

Ora i muri
non lasciano pace
nel vuoto
dello spazio antico.
D’umano
calce e sasso
densi trasudano
emozioni.

Noi,
in barbara terra
estirpate radici!

Estinta la casa
stringe l’oggetto ed il cuore,
memoria si perde,
si spenge il bagliore,
singhiozzano tenui parole.

Noi,
quale fine?!

(Piero Pistoia)

COMMENTI di P. Pistoia (premessa), P.F. Bianchi e F. Gherardini ALLA POESIA “LA SOLITA ONDA”, postata, insieme ad altre 13, anche nel post “Poesie di caccia e Natura”; a cura di Piero Pistoia

Caro Francesco Gherardini,

mi piacerebbe che tu leggessi il mio commento alla poesiola allegata, “La solita onda”, quando hai un po’ di tempo e voglia, che vorrebbe tentare di “trasferire” l’onda iniziale umana, descritta all’inizio, a l’intero l’Universo . . . tramite un linguaggio simbolico inventato e criptico trasferendo simboli dalla mitologia, dalla paleontologia e altro, modificando in qualche modo i significati, Se scriverai qualcosa (in positivo o in negativo), come ha fatto il nostro amministratore Pier Francesco (leggere sopra), ti ringrazio in anticipo.

pieropistoia

LA SOLITA ONDA -> LA FILOSOFIA -> LA SCIENZA -> L’UNIVERSO

UN PREGEVOLE E POETICO SALTO!!

Del dott. prof. Francesco Gherardini

DOTT. PROF. FRANCESCO GHERARDINI

“NATURA: UNA FARMACIA SEMPRE APERTA”; di Benedetto Randazzo

Per certificare che gli alberi, i boschi e le foreste fanno bene alla salute, basterebbe ricordare che il farmaco forse più usato al mondo, l’aspirina brevettata dalla Bayer e tutti i prodotti analoghi con identico principio attivo, derivano indirettamente dall’estratto di corteccia del salice.

Dai rami, originariamente, si ottenne l’acido salicilico, che poi per derivazione acetilata industriale è diventato l’acido acetilsalicilico: quello che, in pastiglie, compresse effervescenti o bustine, usiamo per la febbre, il mal di testa, i dolori muscolari e le infiammazioni.

Già, le foreste sono esse stesse una medicina, come è stato ricordato nella Giornata mondiale a loro dedicata sul tema della gestione sostenibile e dell’uso delle risorse forestali come essenziali per la sicurezza alimentare, il mantenimento della biodiversità, il contrasto ai cambiamenti climatici ma anche per la salvaguardia della salute, contribuendo quindi alla prosperità e al benessere delle generazioni attuali e future. Tra boschi e benessere il legame è antico, questo è oramai noto…

In Giappone da decenni si pratica lo Shinrin- Yoku: avvolgersi e circondarsi di alberi, per migliorare le attività vitali. Solo una filosofia? No, come hanno dimostrato gli studi della Nippon Medical School di Tokyo: chi si immerge nella foresta e inala l’aria purificata dagli alberi ha un abbassamento della pressione sanguigna, una riduzione della frequenza cardiaca, una minore sensibilità allo stress, un miglioramento del proprio sistema immunitario….

APPUNTI E CONSIDERAZIONI SULL’OPERA DI ANTONIO POMARANCIO; del dott. Francesco Gherardini

SINTESI ARTICOLATA

Leggere l’opera di Antonio Pomarancio , anche sotto la guida esperta dell’Accademica Michelotti Lepri, autrice di un libro pubblicato dalla pro-loco, non è semplice; è necessario guardare agli aspetti stilistici, formali, gustarli e cercare di risalire a quelli simbolici o teologici, inserire l’autore nella temperie storico- culturale e politica del suo tempo, pensare anche ai risvolti morali. Ogni opera d’arte in effetti è parte integrante della storia sociale, civile, culturale , religiosa del suo tempo e non può essere avulsa dal suo contesto. Dunque dobbiamo immergerci rapidamente nelle vicende che contornarono la vita di Antonio , dal 1560 al 1629.

Fu quella una stagione terribile in Europa e in Italia, avviata con l’arrivo sulla scena europea di Filippo II di Spagna , artefice della pace di Cateau Cambresis (1559) che sancì la sconfitta della Francia e la conquista spagnola di un’Italia già disastrata. Sono gli anni post Concilio di Trento , quelli della Controriforma che gettò una cappa di piombo sulle arti e le scienze, è il tempo delle lotte vittoriose contro i Turchi (la battaglia di Lepanto) per il predominio del Mediterraneo e la salvezza dell’Europa dall’invasione ottomana.

Ma è anche il periodo più tragico e sanguinoso delle lotte di religione, che registrarono nella notte di San Bartolomeo il momento più crudele , con la strage degli Ugonotti che tinse di rosso la Senna ; è anche il periodo che segna l’avvento al potere del nuovo re di Francia Enrico IV: il re che tradì la sua parte religiosa, si convertì al cattolicesimo e rese celebre il motto “ Parigi val bene una Messa” , ma anche quel re illuminato che promulgò l’Editto di Nantes , col quale finalmente tentò di porre fine alle guerre di religione e affermò il principio della libertà di culto.

Il nuovo secolo- il Seicento -si apriva col predominio sui mari e nella conseguente moltiplicazione dei commerci dell’Inghilterra e dell’Olanda, in Europa con la celebre defenestrazione di Praga e lo scoppio della guerra dei Trent’anni che dilaniò l’Europa centrale , iniziata di nuovo per contrasti di potere religioso e politico . In Italia intanto si inaugurava il nuovo secolo col processo a Galileo e con il rogo di Giordano Bruno in Campo dei fiori a Roma.

Dopo qualche decennio un grande filosofo napoletano Giovan Battista Vico nel volume “La scienza nuova” cercò di individuare un ordine nello sviluppo storico e di spiegare con la formula dei “ corsi e ricorsi” l’idea che l’Umanità percorre dei cicli storici che in qualche modo assomigliano a una lenta salita a spirale che ripercorre sempre le stesse tappe (età della barbarie, età del senso e della fantasia, età della ragione dispiegata)sempre incrementando il progresso civile ; ma in realtà oggi sappiamo che ogni epoca storica ha la sua peculiarità, è transitoria, in ognuna c’è l’eredità del passato e l’anticipazione del nuovo e non è detto che questo futuro sia migliore del recente passato.

In questo humus , che ho descritto per sommi capi, cresce Antonio Pomarancio.

Ci racconta la sua vita Giovanni Baglione (1573-1643) , uno scrittore suo contemporaneo, uno storico dell’arte che (1642) compose il quadro dei migliori artisti del suo tempo nell’opera intitolata, più o meno come quella precedente di Giorgio Vasari, “Vite de’ Pittori, Scultori, Architetti da Gregorio XIII del 1572 infino a’ tempi di Papa Urbano VIII nel 1642”. Un aspetto interessante di questo libro è lo schema di fondo che suddivide le biografie degli artisti in “giornate” suddivise per papato. Anche solo da questa ripartizione si capisce quale fosse al tempo l’importanza del Papa in Italia e in Europa. Nella prima giornata dedicata a Gregorio XIII compare Matteo Perez da Leccio (a)- che la nostra Nicoletta Lepri conosce molto bene – nella seconda di papa Sisto V si parla di Niccolò Circignani soprannominato il Pomarancio, nella quinta giornata di Papa Urbano VIII arriva finalmente il Nostro, appunto Antonio Pomarancio. Dove l’epiteto toponimo Pomarancio conta assai più del cognome Circignani che viene trascurato .

Dei tre Pomarancio Cristoforo(Cristofano) Roncalli, Niccolò Circignani e Antonio suo figlio, quest’ ultimo è forse quello meno conosciuto, ma è anche quello più attaccato all’attributo di Pomarancio al punto di aver rivendicato il titolo di Pomarancio come un marchio di fabbrica – l’orgoglio di sentirsi pomarancino, lui che era nato a Città della Pieve – con un Atto notarile come ricorda Nicoletta Lepri in questo suo libro. Relativamente meno conosciuto , in realtà molto attivo dopo la morte del padre: molte delle sue opere si trovano in Toscana e in Umbria ,nella Marche e in Emilia , a Roma, alcune sono ospitate a Copenaghen ; è considerato un importante anello di congiunzione tra manierismo e barocco; è accostato da alcuni storici dell’arte per certi aspetti formali all’ideale caravaggesco.

Frescante e disegnatore di stampe, questo era il suo mestiere. Come disegnatore di illustrazioni a bulino , di acqueforti e di intaglio su rame si avvaleva della collaborazione di grandi incisori come il tedesco Johan Frederich Greuter, più giovane di lui e come lui prosecutore delle attività del padre, il giovanissimo francese Claude Mellan, figlio di un fabbricante di lastre di rame o Johan Trotschel, professore di diritto all’Università di Padova e maestro niente meno che di Francesco di Sales.

I temi dei lavori di Antonio Pomarancio (negli affreschi, nelle pitture a olio, nei disegni a bulino) erano per lo più di carattere religioso : Gesù nel tempio, Cristo nel deserto , Miracolo della Resurrezione , La Resurrezione di Lazzaro, Gloria dell’Eucarestia , Lapidazione di Santo Stefano , la Sacra famiglia ecc. Oppure erano Storie di Santi dell’epoca come il cardinale Borromeo o san Filippo Neri o il polacco Stanislao Kotska oppure ancora sfilze di novelle sugli dei e gli eroi del mondo pagano Marte Venere Ercole Pomona Diana Minerva Cibele Nettuno rese con la calcografia oppure rielaborazioni di storie omeriche come “ Alcinoo che assiste con Ulisse alle gare guerresche”, “Achille di ritorno dalla caccia con Teti e il centauro Chirone”,”Diana e le sue ninfe sulle sponde del fiume Eurota”, o infine lavori decisamente encomiastici su Casa Savoia o Cosimo II o l’imperatore Ferdinando II’Absburgo o il re Sigismondo III re di Polonia.

I temi da svolgere ovviamente se li sceglievano i committenti. La Committenza di Antonio Pomarancio era molto ricca, varia e decisamente altolocata , a dimostrazione della considerazione in cui era tenuto questo artista e di quanta stima godesse , evidentemente non era uno dei tanti : era formata da potenti cardinali come i Giustiniani, i Del Monte, i Ludovisi ,i Varallo , notabili romani, gente di Chiesa in genere, famiglie reali o potenti come i Medici e gli Strozzi di Firenze, i Borghese e gli Orsini , i Savoia , alcuni ricchi editori come Girolamo Martelli.

Tra tutte le relazioni intraprese da Antonio per il suo lavoro , c’è una storia che dimostra la sua sensibilità e un po’ di coraggio: è quella del suo rapporto con i ricchissimi nobili austriaci Altemps al tempo dei disegni prodotti per la cappella di Sant’Aniceto e della tragedia che colpì questa famiglia. Qui non si può non inserire una nota sul coraggio di Antonio : avrebbe potuto correre veramente grossi guai , forse rischiare la pelle per il suo atteggiamento di comprensione e di affetto verso una famiglia malvista dal papa Sisto V : Er papa tosto, rugantino e matto – secondo il poeta romano Gioacchino Belli – che si vantava di aver impiccato nel primo mese del suo pontificato quattromila banditi.

Questo papa, feroce repressore senza scrupoli del banditismo e forte accentratore del potere contro cardinali e nobiltà nera, riordinatore della Curia più che riformatore, odiava a tal punto il cardinale Marco Sittico Altemps della corrente più tradizionalista (anche lui naturalmente bene in vista, personaggio molto importante, cugino del grande Carlo Borromeo, figlio di Chiara dei Medici e nipote del papa Pio IV) per aver contrastato la sua elezione nel conclave , da far condannare a morte il suo figlio naturale Roberto ,ventenne e palesemente innocente , una morte atroce per decapitazione dopo un processo montato ad arte per un inesistente adulterio. A nulla valsero neppure le suppliche a favore del marito della giovane moglie Cornelia Orsini e non contò nulla per il Papa il fatto che fosse incinta . Per chiudere la questione , implacabile , papa Sisto V , mentre il Cardinale Altemps si era ritirato definitivamente dalla vita pubblica, fece eseguire la sentenza di morte e contemporaneamente promulgare la Costituzione apostolica con la quale si stabiliva per sempre che chi avesse avuto figli non avrebbe mai più potuto fare il cardinale. In questo clima pesante Antonio Pomarancio non aveva esitato a fare pubblicamente apprezzamenti e complimenti al cardinale Altemps.

Tornando ai committenti, non si può non citare il ruolo dominante della Compagnia di Gesù e il suo controllo sul mercato delle incisioni , allora particolarmente di gran moda tanto da fare concorrenza alla pittura più tradizionale e costosa . La tecnica dell’incisione era già stata messa a punto nel XIV secolo – ne era entusiasta il Vasari, che ne parla come di una grande invenzione – e aveva avuto un grande risveglio con l’incremento esponenziale della vendita delle stampe. Ebbe una grande diffusione perché consentiva di riprodurre e divulgare ad un pubblico più vasto le opere di grandi artisti, in più solleticava quell’interesse per l’alchimia, per gli effetti sorprendenti degli acidi e della chimica , che comincerà a diminuire solo con l’avvento del metodo scientifico con Bacone e Galileo. L’invenzione della stampa (1453-1456 Johan Gutenberg) aveva contribuito in effetti ad alimentare la diffusione dei libri e delle figure – realizzate con sistemi diversi xilografia acquaforte ecc. – che potevano contenere. Si stima che dal 1500 al 1600 si siano stampati oltre 500.000 volumi. Antonio Pomarancio si colloca certamente in questo nuovo mercato, in questo flusso innovatore , con la sua vasta attività di disegnatore per incisioni.

Il controllo sugli artisti era esercitato soprattutto dai Gesuiti , che potevano aprire o chiudere le porte. I Gesuiti possedevano le stamperie più importanti (i torchi calcografici) e condizionavano gli artisti sugli argomenti da trattare e sulle modalità, potevano essere temi teologici ( la trinità, la vergine Maria, la Resurrezione) ma anche tecnici o scientifici, storici o filosofici. Tutto sempre sotto il loro controllo.

Dopo il Concilio di Trento erano stati fissati gli indirizzi teorici sull’Arte, per ribadire il ruolo della Chiesa come mediatrice tra l’Uomo e Dio e l’intoccabilità del Papa. Erano stati ripristinati il Tribunale dell’Inquisizione e la Censura contro le opere considerate contrarie alla dottrina cattolica. Le immagini assumevano un’importanza fondamentale per la Fede, erano la Bibbia dei poveri e degli analfabeti (che ovviamente coincidevano). Il controllo era esercitato dalle Autorità locali che dovevano constatare se le opere contenevano chiarezza, verità, aderenza alle scritture. Si faceva particolare attenzione alle deformazioni, al lusso eccessivo , alle invenzioni; in particolare questo atteggiamento si intensificò con l’avvento del Manierismo e le sue modalità di presentare la realtà. Non c’erano regole ferree, ma si sollecitavano i custodi dell’ortodossia ad evitare i soggetti scabrosi o le troppe figure che finivano per snaturare il senso mistico degli episodi narrati. Avvenne così ad esempio che Daniela da Volterra fu incaricato di velare con le brache a secco tutte le “vergogne” del Giudizio Universale di Michelangelo.

La cosiddetta Arte della Controriforma è fortemente compressa , costretta a fare grande attenzione e a non superare i limiti stabiliti dalla Chiesa. Allora ci si sbizzarrisce nell’invenzione, sono sempre più spinti i virtuosismi, si punta sull’abilità compositiva, sulla scenografia, gli sfondi architettonici che devono essere sempre presenti, il quadro deve essere finito, si gioca sull’apparato ornamentale, su medaglioni e volute, sugli ornamenti araldici, sui richiami alla scultura greca e romana, sui simbolismi, sugli animali, quelli reali e quelli fantastici come i draghi e gli unicorni, sulle colonne tortili e sui capitelli compositi. I simboli, che oggi comprendiamo con grande fatica , invece erano chiari agli artisti : ad esempio la Mela spesso richiama il peccato originale, il Cetriolo la Resurrezione, il Garofano le nozze, la Ciliegia la dolcezza dei sentimenti, gli Alberi Verdi l’avvento di Cristo, quelli secchi il mondo pagano, il Drago era simbolo di forza e di saggezza e anche di fortuna, veniva assimilato al potere imperiale; l’Unicorno invece richiamava la purezza, la verginità, mentre i frutti usati spesso solo come elementi decorativi indicavano protezione, nutrimento , dolcezza, amore, virtù meritevoli del Paradiso. L’interesse dell’artista si sposta dell’oggetto reale esterno, la Natura, al soggetto che opera nell’arte, non più la conoscenza della realtà ma quella dell’Arte stessa , su cui si lavora e si modifica e si inventano soluzioni strabilianti. L’arte diventa spesso un’operazione puramente mentale e di professionismo tecnico. Le immagini naturali sono sostituite da immagini astratte, fittizie. C’è un irrigidimento in formule bizzarre, ricercate, astruse, la ricerca di originalità, partendo dal classico per arrivare ad aspetti anticlassici e antinaturalistici, con una smania di innovazioni stravaganti. Si pensi , scivolando nel campo contiguo della poesia, ai famosi versi dell’Achillini “Sudate o fuochi a preparar metalli”.

In questo periodo si lavora sulle medesime immagini, si fa riferimento al modo con cui da grandi maestri erano stati affrontati certi temi precisi, si curano le capacità tecniche . Ad esempio si studia la figura del Cristo sotto tanti diversi aspetti : Cristo giovinetto giovanile dolce , che viene incontro ; il Cristo giudice e punitore; il Cristo in compagnia dei quattro evangelisti, il Cristo con le immagini di Giuda impiccato, il Cristo trionfante. Non era certamente facile districarsi tra tante indicazioni di massima e tanti pericoli reali. Se la pittura era dichiarata morta dopo la scomparsa del più grande di tutti, l’insuperabile Michelangelo , come sosteneva Giorgio Vasari che fare? Allora si ricorreva ai manuali che insegnavano il rispetto delle regole dell’espressione (valide sia per la poesia sia per la pittura, come quelle aristoteliche della retorica Imitatio, Inventio, Dispositio,Elocutio, Actio), si studiava scientificamente la luce per mettere in risalto i corpi ( i punti di provenienza, i contrasti con l’ombra) e la pittura degli Antichi oppure come scrive in versi uno storico dell’Arte del tempo Carlo Cesare Malvasia (1616-1693) si seguivano consigli molto pratici:

Chi farsi un buon pittore cerca e desia , il disegno di Roma habbia alla mano; la mossa coll’ombrar veneziano e il degno colorir di Lombardia. Di Michel Angiol la terribil via, il vero natural di Tiziano, del Correggio lo stile puro e sovrano e di Raffael la vera simmetria. Del Tibaldi il decoro ne il fondamento, del dottor Primaticcio l’inventario e un po’ di grazia del Parmigianino.

Infine nel nuovo secolo compare, anche nel Pomarancio, un nuovo tema inaspettato : quello del Magnetismo. La calamità compare un po’ dappertutto, suscita enorme interesse, ci si chiede che cosa sia questa forza misteriosa che attrae i metalli. Il magnete simboleggia il legame tra gli Uomini e Dio, quell’amore invisibile , ma efficace e potente di Dio verso l’Umanità. E’ la vis vitalis, una sorta di anima che sta in tutte le cose. Nel Pomarancio del resto non mancarono la curiosità e gli spunti scientifici o l’attenzione alla tecnologia. Antonio Pomarancio al passo coi tempi s’interessava anche di metallurgia (fig.36 pag.98) e di colonne tortili di bronzo come si vede dai suoi disegni; colonne volute da papa Urbano VIII, quello di Galileo, realizzate poi dal Bernini nel baldacchino della Basilica di San Pietro negli ultimi anni di vita del Pomarancio. Antonio Pomarancio era interessato anche da un altro tema (fig.33 pag.74) : ad esempio nell’Allegoria di Roma e Firenze Antonio disegna il sistema geocentrico , allora vivacemente contestato da Copernico Keplero e Galileo; è curioso che l’ argomento fosse stato al centro del lavoro di un altro grande pomarancino, Antonio Santucci , che costruì dal 1588 al 1593 una “ sfera armillare”, l’oggetto ordinato da Ferdinando I dei Medici che doveva rappresentare la macchina universale del mondo secondo il sistema geocentrico.

Vorrei chiudere questa presentazione con una nota divertente, di leggerezza, un aneddoto che ho trovato nel libro e mi ha divertito. Antonio Pomarancio protesta in modo veemente con la Curia volterrana per il mancato pagamento di una “ Madonna con i Santi “ commissionatagli per la Chiesa della Leccia. Anche allora un artista aveva bisogno di quattrini per campare. Lo documenta con ironia una lapide posta nella Cappella di San Lorenzo della Chiesa dei SS. Pietro e Stefano che dice : “ Francesco Fazzuoli , Antonio Circignani e Camillo Campani quando si fé la cappella di San Lorenzo e si dipinse il coro essendo discepoli di Messer Niccolao Circignani el quale fece tal lavoro 1589” e più sotto in corsivo TUTTI SECCHI PER LO STENTO.

UNA RICHIESTA DI COLLABORAZIONE INDIRIZZATA, PER MAIL, AL DOTT. FRANCESCO GHERARDINI E LA SUA INTERESSANTE E LAPIDARIA RISPOSTA, a vari contenuti; a cura di Piero Pistoia

UNA RICHIESTA DI COLLABORAZIONE INDIRIZZATA, PER MAIL, AL DOTT. FRANCESCO GHERARDINI, E LA SUA IMMEDIATA, CONCISA, ESAUSTIVA E INTERESSANTE RISPOSTA; si accenna al testo “Auto De Fè” del poeta G. Montale; si parla della LIGURITUDINE, enucleata da tale testo, dal prof. G. Sckivo ed altro.

a cura di Piero Pistoia

Caro Francesco,

sull’Edit del blog è apparso un motore di ricerca con l’indirizzo “mackeiragazzi.wordpress.com” con alcuni articoli che ho letto qua e la rapidament,e di un certo Giorgio Schivo che mi è sembrato di cultura non trascurabile e che forse, lavora anche lui alla frontiera, le cui argomentazioni mi sono sembrate, da quel poco che ho letto, interessanti e mi propongo, se ne avrò voglia e mi regge la mente, alla mia età, di approfondire. Mi ha colpito, in particolare, che consiglia, se ho ben capito per comprendere la complessa cultura del nostro tempo, di leggere il testo del poeta Eugenio Montale “Auto de fè”. Noi nel blog abbiamo riportato molto degli scritti di questo grande poeta, e se sei daccordo, mi piacerebbe scrivessi qualcosa su questo grande poeta, e se vorrai anche di questo scrittore nominato. Un saluto da amico,

piero pistoia

Quasi immediatamente arriva la mail di risposta del prof. Gherardini. (fra << …>>, un breve riassunto dello scritto)

Caro Piero.

Mi ha fatto piacere la tua mail. L’opera di Montale “Auto de fè” è una raccolta di 85 interventi scritti in quranta anni (dal 1925 al 1965) sui più svariati argomenti e non si presta ad un commento puntuale. Quanto al prof. Giorgio Schivo è un docente di scuola e che ha ‘postato’ diverse sue letture dell’opera di Montale enucleando un concetto singolare e suggestivo: quello di LIGURITUDINE ossia l’idea che ci sia una perfetta coincidenza tra gli atteggiamenti caratterati da Montale e il panorama roccioso a picco sul mare, l’ambiente naturale profumato e riservato, semplice e severo che avrebbe forgiato il carattere tipico dei Genovesi e quindi anche del poeta. . . . . .

<<e prosegue dicendo che per esigenze di famiglia gli sono ridotti gli spazi rsidui per leggeree studiare. . . . . . e prosegue>>

A volte sono un po’ più libero il sabato e la domenica! In tutto questo tempo ho scritto solamente degli appunti alla pro loco (se vuoi leggerli te li mando in allegato), per la presentazione a Pomarance, di un libro di una mia amica, storica dell’arte la accademica prof.ssa Michelotti Lepri su Antonio Pomarancio.

<<Saluti ed auguri>>

Francesco Gherardini

P.S. Chi volesse leggere questi appunti, sono postati in questo blog.

Risposta all’invito del fisico R. Bagnolesi, al tempo segretario della sezione A.I.F. di Pisa, per discutere certi problemi dell’insegnamento della fisica: 1 -pensare e fare nella scuola; 2 – un lezione commentata di elettrostatica e elettrodinamica ed altro; a cura del dott. prof. Piero Pistoia

Post in via di costruzione

A Abdensarly (suono della parola) è piaciuto questo post

PREMESSA ALLA RISPOSTA DEL DOTT, PROF. R. Bagnolesi

Contributo al dibattito su aggiornamento e sperimentazione

Nel mettere in ordine le migliaia di libri per lo più scientifici ed altrettante riviste e la caterva ( di fogli scritti a mano o battuti al computer (metri in verticale! ), contenenti riflessioni scientifiche e linee di programmi digitati, una vita intera di pensieri trascritti a braccio, corretti e spesso ricorretti e, a volte, usati per compilare i vari articoli pubblicati, in specie attinenti, al lavoro di ‘docente’ (alcuni riportati anche in questo blog), nel mettere in ordine, come dicevo, ho ritrovato una risposta da me scritta alla lettera-invito del docente di Fisica Roberto Bagnolesi, al tempo, segretario della sezione AIF di Pisa (Associazione per l’Insegnamento della Fisica) per partecipare ad un convegno di fisica fra fisici per discutere sui ‘caldi’ problemi insegnativi della fisica nella scuola. Questo mio intervento scritto a braccio anni fa avrebbe dovuto essere precisato con esempi commentati di laboratorio come accenno nel 3°, 4°, 5° e 6° rigo, della pag. 5, della risposta; se avessimo avuto più tempo e spazio. In effetti alcuni di questi scritti su fogliacci, relativi a questo caso, furono al tempo da me trasferiti in un articolo pubblicato ne LA RICERCA di Loescher Editore Torino, del 15 ottobre 1981 in ben 8 pagine (LA RICERCA una rivistina ma preziosa, periodica gratuita, per le Scuole Superiori, al tempo diretta dalla docente accademica Maria Corda Costa). Fra parentesi, in questo numero della rivista, oltre a me, solo la direttrice, docente universitaria, nelle prime 4 pagine, scrive un interessante e profondo articolo, pure problematico, per l’insegnamento “CRITERI E PROSPETTIVE PEDAGOGICHE PER L’AGGIORNAMENTO.

Successivamente, mezzo secolo dopo, il mio articolo fu da me anche rivisitato sul nostro blog, e, a mio avviso, è rimasto ancora interessante e in più leggibile da tutti, cliccando da Google: ilsillabario2013.wordpress.com e di seguito scrivendo in (CERCA), per es. il tag “ UNA LEZIONE COMMENTATA DI ELETTRODINAMICA”.

Chi volesse leggere anche le altre pagine della direttrice, mi contatti.

PRIMA E SECONDA PAGINA DE “LA RICERCA” NOMINATA

dott. Piero Pistoia

Conclusione

Ormai sono vecchio e da tempo in pensione per cui se mi interessa ancora argomentare e discutere fra amici sui problemi culturali o anche nell’ambiente “asettico” di qualche rivistina, non mi interessa molto sostenere e magari difendere, in queste zone complesse della cultura, le tesi in cui credo, in maniera diretta in ambienti dove lo stato stesso di maggioranza, spesso, è sufficiente ad acquisire a sé non solo i principi di autorità, ma anche quelli di cultura!

Dott. Piero Pistoia