POMARANCE: UNA BREVE PASSEGGIATA ‘FLORISTICA’ (flora povera,erbacce…), a scansione mensile, PARTE TERZA, a cura di Angelo Bianchi, erborista, Piero Pistoia, coordinator, Sofia, esperta sul campo e buona fotografa.

QUESTI POST SONO DA RIVEDERE E CORREGGERE

N.B. – SE NON ESPLICITATO ALTRIMENTI, TUTTE LE FOTO, PROGETTI, SCRITTI, ARGOMENTAZIONI E COMMENTI SONO

DEL COORDINATORE PIERO PISTOIA

Continua il monitoraggio botanico-educativo delle piante selvatiche, a scansione mensile, lungo un percorso, alla periferia del paese di Pomarance, che, inserito nel paesaggio floristico della Val di Cecina, ne riflette le sue caratteristiche botaniche essenziali. Data la vicinanza delle Scuole, potrebbe, nel tempo, se mai la Buona Scuola diventerà attiva, essere utilizzato anche per passeggiate scolastiche culturali ad uso didattico – infatti la comunicazione non sarà meramente descrittiva, ma spesso inserita in un processo costruttivo di ricerca/scoperta, cioè nei contesti delle OSSERVAZIONI SCIENTIFICHE scolastiche – e in generale come stimolo all’osservazione guidata della Natura Spontanea della zona, e non solo (se è vero che tutta la vegetazione italiana e delle Nazioni limitrofe risente mediamente del clima dell’area mediterranea, circa alla stessa fascia di latitudine). Questa comunicazione culturale può così ravviare il concetto di diversità biologica e attivare una interazione più diretta e positiva con il mondo della Natura. E questo è CULTURA! forse più significativa e formativa di altre e senza consumare risorse.

PARTE III IN VIA DI COSTRUZIONE

COME NELLE ALTRE PARTI I TESTI QUALIFICATI DI RIFERIMENTO PER QUESTO LAVORO SONO PRINCIPALMENTE I SEGUENTI (consigliamo i lettori di  procurarseli per i riferimenti, l’approfondimento di questo post e la qualificazione delle biblioteche personali!):

EUGENIO BARONI “GUIDA BOTANICA D’ITALIA” Ed. CAPPELLI

PIETRO ZANGHERI “FLORA ITALICA Vol. I-II-III” Ed. CEDAM        

SANDRO PIGNATTI “FLORA D’ITALIA Vol. I-II-III” Ed. EDAGRICOLE

EDUARD THOMMEN “ATLAS DE POCHE DE LA FLORE SUISSE” EDITIONS BIRKHAUSER BALE.

VENGONO ANCHE CONSULTATE DUE GROSSE ENCICLOPEDIE SUL REGNO VEGETALE, L’UNA EDITA DA VALLARDI E L’ALTRA DA RIZZOLI; E SVARIATI ALTRI TESTI SECONDARI DI DIVERSE CASE EDITRICI CHE NOMINEREMO QUANDO NECESSARIO.

A questi testi si farà continuamente riferimento esplicito e si spera che Autori ed Editori permetteranno di trasferire qualche disegno schematico di chiarimento dai loro testi a questo post, il cui unico obiettivo è e rimarrà solo quello di ‘costruire’ e comunicare didatticamente cultura, per quanto ci riesce, sempre del tutto gratis. Questo blog non ha alcun fine di lucroed è autofinanziato. Comunque siamo disponibili nell’immediato a qualsiasi intervento su questo post su avvertimento (al limite, se necessario, anche a sopprimerlo!)

Il testo teorico di riferimento sarà:

Carlo Cappelletti “BOTANICA, Vol.  I° e Vol II°”, UTET

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COMMENTI E PROPOSTE (NDC)

In generale le interferenze umane sulle erbe selvatiche sono certamente invasive ai bordi della strada del nostro percorso, che rappresentano appunto le aree dove esse principalmente possono crescere. Ciò potrebbe rendere la loro oscillazione stagionale sempre meno regolare, come pure le loro presenze, per cui il nostro post che le registra nel corso di un anno, perderebbe velocemente nel tempo (nel corso  degli anni) la sua valenza informativa e culturale venendo a mancare precisi riferimenti. L’idea iniziale era appunto che col tempo, aumentando negli umani la tendenza verso un sempre maggiore interesse per le cose naturali e per la bio-diversità, il nostro post col tempo avrebbe potuto avere più successo.  Questo sembra nell’aria anche suggerito dal grande spazio dato dalla comunicazione di massa ai problemi della Natura; per non parlare poi della presa di consapevolezza che dovunque ha forza il complesso, anche trascurabili eventi – come per es., la nascita o la morte di una misera bonariensis, o sumatrensis che sia, in qualche punto dell’Universo…,  possano sviluppare, lontano in s e in t, grande energia (l’Universo se ne accorge! e forse dovremmo anche noi ). Il Cosmo o il Creatore è probabilmente  sensibile alle variazioni entropiche di qualunque entità e dovunque si realizzino.

La BIO-DIVERSITA’ è l’insieme delle varietà di organismi viventi nelle loro diverse forme e diversi eco-sistemi; varietà di organismi, piante, animali, eco-sistemi legati tutti gli uni agli altri, e tutti indispensabili. Anche l’uomo fa parte della bio-diversità e sfrutta i servizi che questa offre. E’ grazie alla bio-diversità che la Natura è in grado di fornirci cibo, acqua, energia, risorse  per la nostra vita quotidiana. La bio-diversità è infatti il presupposto della vita sulla terra.

L’uomo non ha il diritto di estinguere specie ed eco-sistemi. Non ha il diritto di crearne altri. Ha invece il dovere di risanare l’ambiente (già oggi in stato precario) e le risorse della terra per le generazioni future.

 

Vengo a proporre così di estendere il nostro circuito di studio ad una piccola zona che risenta meno delle interazioni umane, necessarie, d’altra parte, per aumentare la qualità della nostra vita (si progettano sempre più monoculture, si distruggono le erbacce dovunque, quando danno noia ed anche se non la danno, dai campi, dagli orti, dai bordi delle strade, dai fossetti…, per non parlare dello strazio perpetrato, con atteggiamento ‘catechistico’ ed autoritario, sulla flora nei giardini, solo per soddisfare il nostro senso estetico con la presunzione che sia unico e che coincida con quello dell’Universo o del Creatore, senza guardare in faccia nessuno). Meglio sarebbe mantenersi il più vicino possibile a cosa farebbe da sè la Natura!

Rimane comunque sedimentato un dubbio su cui riflettere: ma un mondo vivente neo-darviniano sollecitato continuamente a reagire per sopravvivere, non è forse tendenzialmente più aperto alla bio-diversità? Beh! quando siamo su fenomeni complessi più percorsi razionali sono disponibili. La Verità (epistème) non è cosa umana; di qui la relatività di giudizi ed opinioni, meglio propendere per una multi-metodologia generalizzata in ogni campo di conoscenza e di interpretazione del mondo, anche in area sociale, come sembra si evinca dalla epistemologia anarchica Feyerabendiana.

Cerchiamo, comunque per ora di agganciare così il vecchio percorso ad un breve, ma ‘denso’ anello verde più omogeneo nel tempo. Si potrebbe prolungare dall’incrocio con Mazzolari per un centinaio di metri fino all’incrocio, presso il podere Poderino, con il Viale Modigliani e, attraversando la strada, salire dalla piccola rampa nel grande prato verde sopra-strada e procedere a zig-zag  per qualche altro centinaio di metri in un anello che gira intorno al prato stesso o come vi pare, fra un taglio di erba e l’altro. L’unica interferenza umana sarebbe appunto legata al mantenimento ordinato di questo piccolo parco, mentre i fruitori di questa zona sarebbero certamente più indirizzati e coinvolti ad una osservazione più accurata e curata della Natura, magari sarebbero anche stimolati a provare altri percorsi. Col tempo prevedo che lo studio più accurato della flora spontanea di questo piccolo parco, e quindi il nostro post, diventerà sempre più rilevante e  sarà sempre più visitato, tendenzialmente col resto del percorso.

In definitiva le piante spontanee di questo anello verde meglio rappresenterebbero la flora selvatica della nostra zona. Ci procureremo la carta topografica della piccola zona di S. Barbara-Asilo nido, aggiusteremo il percorso per segnare i punti di riferimento sul breve o sui brevi circuiti nuovi.

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FINE NOTA DEL COORDINATORE (NDC)

 La PARTE SECONDA,  troppo linearmente estesa, creava difficoltà nell’espandersi ulteriormente e nella consultazione che sarà da riprogettare. Così abbiamo deciso di trasferire i diari di Sofia dal 24 marzo in poi su questo nuovo post.

A PARTIRE DAL 24 marzo il Diario Floristico verrà trasferito nella PARTE TERZA

IL DIARIO DI SOFIA DEL 24 MARZO

Nel ns percorso giornata di sole, in un tripudio di colori e di piantine finalmente svegliate dalla primavera.

All’inizio della strada, scendendo, dopo circa 15-20 metri dopo il cartello per il podere San Pietro, sull’argine sx ho notato alcune piantine di ‘Viola odorata’ e di ‘Muscari botrioides’ . Sulla dx il ‘Ranunculus ficaria’ che colonizza parte della fossetta.

MUscari botryoides(2)

Muscari botryoides (1)

Ranunculus ficaria

Viola mammola (1)

Viola mammola(2)

Calendula arvensis(4)

Calendula arvensis(3)

Proseguendo verso S. Anna: ‘Borsa pastore’ (Capsella bursa pastoris), l’interessante Brassicacea già notata nel mese passato e che ora sta maturando i suoi semi.

Proprio vicino a questa, in mezzo all’erba rigogliosa, ho notato delle piantine di ‘Ornitogalum umbellatum’ (Latte di gallina), che via via ho rivisto durante tutto il tragitto.

Capsella bursa_pastoris(2)

Capsella bursa_pastoris (1)

Ornitolagum umbellatum(2)

 

Ornitogalum umbellatum(1)

ORNITOGALUM umbellatum (latte di gallina)

Nell’intero percorso, ma in maniera più significativa, nei pressi del Ponso, si alternano tre bellissime Lamiaceae: Lamium bifidum;  Lamium purpureum;  Lamium amplexicaule. 

Le piantine già ben sviluppate e in piena fase di fioritura, mostrano evidenti le differenze che rendono sicura l’identificazione. 

Lamium purpureum(3)

LAMIUM purpureum1

Lamium purpureum (1)

LAMIUM purpureum2

Lamium amplexicaule(2)

LAMIUM amplexicaule

Lamium bifidum(1)

Lamium bifidum (2)

LAMIUM bifidum

Ancora nelle vicinanze di S. Anna ho  scorto nell’erba già alta, due ‘Cariophillaceae’ piuttosto rassomiglianti.

Messe a confronto però, si possono facilmente notare diverse differenze che ne contraddistinguono la specie.

‘Cerastium glomeratum’ (peverina dei campi) e ‘Stellaria media’ (Centocchio comune).

Centocchio comune (2)

Centocchio comune(1)

Cerastium glomeratum (peverina dei campi)

 

Cerastum glomeratum(2)

Stellaria media (centocchio comune)

Poco distante dal Ponsino, una bella fioritura di ‘Borago officinalis’. Proprio dove era apposto il tuo cartellino identificativo.

Vicino zona Ponso, proseguono accanto al vigneto sulla sx, le belle fioriture di ‘Calendula arvensis’.

Borago officinalis(2)

Borago officinalis(1)

Borago officinalis

Calendula arvensis(4)

Calendula arvensis(3)

Calendula arvensis

Sempre zona ‘Ponso’ , bella fioritura della ‘Cerinthe major’.

Accanto piante rigogliose di ‘Euphorbia elioscopia’, che si ripetono qua e là in tutto il percorso.

Aria di primavera, quindi, anche tra gli arbusti presenti nel tragitto.

Candide fioriture di ‘Prunus spinosa’ (Pruno selvatico o Prugnolo), nella siepe davanti S. Anna.

( Dai frutti di questa pianta ho ricavato delle marmellate e liquori stupendi!!)

Vicino a San Domenico i grappoli fioriti dell’Acer Monspessolanum  (Acero minore o trilobo). Si riconosce facilmente dagli altri Aceri per la forma trilobata delle foglie.

Proprio di fronte agli aceri che contornano il confine sud della casa, ho anche fotografato le samare dell’ Olmo campestre (Ulmus minor).

Acer monspessolanum (2)

Olmo campestre (1)

 

Acer monspessolanum (4)

Prunus spinosa prugnolo (2)

Prunus spinosa prugnolo (1)

PRUNUS spinosa

 

Stamani, 30 Marzo, io Sofia, ho cercato di fare qualche foto delle piantine che ho incontrato, privilegiando il loro ambiente, vicino ad altre specie e mettendo in risalto anche qualche particolare, non solo del fiore. Fammi sapere, così prima o poi diventerò un ‘gatto perfetto’ (o quasi!). (In effetti si richiedeva che i lettori, compreso me, diventassero ‘gatti perfetti! non tu che lo sei già! e qualcosa di più. Nota del coordinatore: NDC) 

Difficile per tutte le piante incontrate stamani, la loro collocazione in punti ben precisi del percorso, in quanto si ripetono con le loro fioriture, qua e là lungo tutto il tragitto. (NDC: in questi casi scegli un esempio più significativo di localizzazione)

Al bordo della strada, fin dall’inizio della passeggiata ho notato una ‘Geraniacea’ (già presa in considerazione qualche tempo fa e da te personalmente fotografata).

Ora che mostra i suoi frutti, con buona probabilità possiamo classificarla come ‘Erodium malacoides‘, chiamata anche ‘Becco di gru malvaceo’, proprio per il tipico aspetto dei frutti.

Dalla porzione inferiore del frutto, avvolto in un calice contenente i semi, esce una protuberanza che ricorda la forma di un becco, lungo 2-3 cm, da cui il nome della pianta.

ERODIUM malacoides1

ERODIUM malacoides2

ERODIUM malacoides3

Mi hanno incuriosito altre due piccole Geraniacee, che ho fotografato solo nelle vicinanze di Sant’Anna.

Per me non di facile identificazione, in quanto le piantine sono ancora poco sviluppate e solo in fase di fioritura.

Si potrebbe trattare però, con probabilità di ‘Geranium rotundifolium’ e di Geranium purpureum’

GERANIUM purpureum1

Geranium purpureum1

Geranium purpureum2

GERANIUM purpureum3

GERANIUM purpureum2

Geranium purpurem3

GERANIUM purpureum4

GERANIUM purpureum4

GERANIUM PURPUREUM5

GERANIUM purpureum5

GERANIUM rodundifolium1

GERANIUM rotundifolium1

GERANIUM rodundifolium2

GERANIUM rotundifolim2

Delle due piccole Caryophyllaceae fotografate nella precedente passeggiata, aggiungo oggi qualche immagine dei particolari delle foglie e del loro habitat .

La Stellaria media, molto più rigogliosa e invasiva.

‘Cerastium glomeratum’ con i suoi fiori agglomerati in cime, che mostra una evidente maggiore peluria su tutta la pianta.

STELLARIA media1

STELLARIA media2

STELLARIA media3

CERASTIUM glomeratum1

CERASTIUM glomeratum2

Con sorpresa, dato che nella passeggiata della scorsa settimana non avevo scorto traccia, stamani ho notato su gran parte del bordo della strada, ma soprattutto, sul lato dx, opposto al pelago, tante piccole piante di Myosotis arvensis.

I piccoli fiori scorpioidi celesti, si rendono visibili espandendosi anche tra l’erba che li sovrasta.

MYOSOTIS arv1

MYOSOTIS arv2

CARICE palustre1

CARICE palustre4

CARICE palustre5

SOFIA

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INTERMEZZO NDC

O.K. SOFIA, hai fatto un’ottima integrazione. Era meglio però se io avessi correlato insieme le foto e le informazioni aggiuntive relative ad ogni specie trattata e non come un diario lineare; in effetti mi sono ‘impelagato’ nel ‘filare’ tre scritti di statistica contemporaneamente di cui non vedo la fine e ciò, coniugato alla diminuzione della potenza mentale che possedevo un cinquantina di anni fa, mi impedisce di entrare con disinvoltura nel merito del fare. Bisognava anche che io integrassi le tue foto con qualche schemino e schizzo per agevolare la ‘facoltà a gatto’ e magari aggiungere qualche foto di comunità  di pianticelle spontanee, tanto per riassumere. Con calma vedremo. Sarebbe opportuno che tu, almeno fino alla fine del ciclo di questo diario floristico (maggio-giugno), continuassi le osservazioni sul percorso allargato come hai fatto ultimamente, ‘sbizzarrendoti’ come ti pare; anzi sarebbe molto meglio se tu leggessi qualche manuale di wordpress (scaricato da internet), entrassi nell’edit e memorizzassi da sola il tuo lavoro come ti pare; le coordinate te le detti. Se poi vuoi una breve sintesi operativa su come fare cerco di preparartela. Alla fine del ciclo annuale potremmo agganciare questo piccolo anello verde con un altro percorso e iniziare un altro ciclo. Se sei disponibile, vedremo.

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FINE INTERMEZZO

Oggi martedì 5 aprile ho notato che è sparito il terzo cartello in lega di alluminio indicante l ‘Asteracea, Aster linòrisis, posto, scendendo, poco dopo il  secondo ingresso alla prima proprietà Sant’Anna, sull’argine a sinistra. Gli altri due cartelli indicavano la Borago officinalis e l’Achillea  millefolium.

Oggi mercoldì 6 aprile il cartello sparito era invece ripiegato nell’erba!

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IL DIARIO DI SOFIA DEL 17 APRILE

Uruspermum dalechampii

Uruspermum dalechampii – Boccione maggiore (Asteraceae)

La rosetta basale di questa specie è un buon commestibile.

La pianta spicca lungo i bordi della strada per i suoi grandi capolini color zolfo. Tutta la pianta è pubescente, quasi vellutata. Il fiore è portato da un caule eretto, talvolta ramificato. La sua diffusione è dovuta grazie ai suoi lunghi acheni rostrati, che portano in cima un pappo piumoso.

Uruspermum dalechampii (4)

Uruspermum dalechampii (5)

Uruspermum dalechampii (2)

Uruspermum dalechampii (1)

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INTERMEZZO NDC

Commento e proposta del coordinatore

1 -Lungo tutto il percorso dominano Composite o Asteracee (erbe di campo) con capolini gialli somiglianti a quella descritta (almeno ad occhio), piuttosto alte e   molto diffuse, specialmente sul poggio del Ponso, che hanno le foglie non regolari pennato sette ‘spinate’ al bordo come nelle foto con boccioli a ‘lumino ad olio persiano’ bombati alla base (sembra che siano ora le Composite appariscenti più dominanti); sarebbe comunque il tempo di classificare anche altre  erbe di campo ora  in fioritura:

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Boccioli come ‘lumino ad olio persiano’

2 – Segue anche la foto di un rametto della  Uruspermun dalechampii  (boccione maggiore) che mancava fra le foto precedenti da cui si può intuire la rosetta di base edule, già descritta precedentemente:

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3 -E’ necessario sapere con la massima precisione possibile (più o meno 1 metro) dove si possono vedere queste piantine (questo aspetto è più importante delle foto e dello scritto, perché foto e scritti di pianticelle si trovano a migliaia su Internet!). Per es. scendendo verso il podere S. Domenico, davanti al podere che è a destra, in corrispondenza dell’ultima finestra, c’è un grosso cipresso verso la strada; al là della strada, dinanzi a questo cipresso, vicino ad un palo scalcinato del telefono, c’è una piantina che sembra una Orobanche (o forse è un’orchidea?), nel bordo sterrato della strada… almeno ieri c’era! oggi non c’è più, per cui non è stato possibile fare la foto e quindi la classificazione!  Per quel che vale, rimane almeno la trascrizione  del suo ricordo nel nostro blog! Questo! deve essere scritto e questo! su Internet non c’è. E questo! vale per tutte le piantine osservate e se sono diffuse, si deve individuare un posto (con le sue coordinate  più precise possibili) dove sono più concentrate; fare riferimenti ai pali del telefono e della luce, ai cartelli stradali…al limite ci si mette vicino un sasso visibile o ci si pianta una stecco! Così la foto che segue è una piantina a fiori azzurro rosato che, scendendo a destra sulla vicinale S.Anna, si trova all’inizio della rete coperta  da telo scuro dell’uliveta  a sinistra, prima del Ponsino: prima ipotesi->una Liliacea, Muscari (Leopoldia) comosa (19-4)

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Muscari comosa (?)

C’era ieri, oggi non c’è più!? Un esemplare (in via di espansione) si può osservare oggi  (21_4) salendo da S. Vittore verso il Ponso, a destra, vicino alla base del terzo palo del telefono dalla cima.

Due piantine colorate descritte nel blog, da un giorno all’altro stranamente spariscono!?

Attualmente esiste una fioritura sempre più diffusa di una specie di ombrellifera, e questo anche fuori del percorso (sembra che dovunque esiste un’ombrellifera, questa sembra  uguale alla nostra); di qui l’importanza della sua classificazione. E’ abbondante alla fine del percorso nel campo a destra, dopo la seconda indicazione per il Mirto, dove si affaccia un’ala del grande cancello aperto. Sembra si tratti di un ombrellifera a ombrella complessa con una decina (?) di peduncoli lunghi e  infiorescenze separate, ognuna con una ventina di fiorellini che sta fruttificando; da classificare. Ecco una prima foto da ‘leggere e approfondire’ (semi molto regolari a disco piatto ovale (l. max 6-7 mm), crenato al bordo leggermente rialzato sui due lati; al centro del bordo esiste una linea continua al contorno che sembra separare due corrugazioni relative alle due facce, tanto da dare l’impressione di due semi piatti saldati; sembra esista anche un piccolo oggetto al centro dell’infiorescenza, che rimane togliendo tutti i semi; forse potrebbe essere un fiore sterile):

 

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Sofia ha visto la foto ed ha proposto, come ipotesi tentativa, l’Apiacea Tordilyum àpulum.

P. Zangheri “Flora Italica I” così descrive l’ Umbellifaera àpulum: ‘ha un solo petalo raggiante a due lobi uguali, ombrelle 3-8 raggi, frutti di 5-8 mm a bordo glabro corrugato  e dorso  con piccoli peli’

S. Pignatti “Flora d’Italia II” descrive l’Apiacaea Tordilyum: ‘Frutto appiattito, foglie a segmenti numerosi, larghe da uno a pochi cm; radici senza rizoma, a fittone; acheni saldati fra loro mediante l’ala marginale che forma un anello continuo attorno al seme, generalmente crenato’.

Sempre Pignatti descrive la foglia inferiore dell’ Apiacea T. àpulum ‘Fusto eretto ramoso…Foglie basali imparipennate con picciolo di 4-5 cm e lamina divisa in 7-9 segmenti ovali (circa 12*15 mm) poco differenti l’uno dall’altro, ciascuno con 5 lobi profondi e margine crenato; foglie cauline simili, ma subsessili’

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Umbellifera Tordylium apulum

 

 

 

 

L’ipotesi di Sofia sembra per ora corroborata.

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La presunta Papilionacea descritta nella seconda parte, tendenzialmente strisciante con caule alato e grandi foglie ovali che terminano con tre filamenti per attaccarsi durante la crescita – il loro numero è aumentato -, che classificai, come ipotesi generica, una veccia, è cresciuta e sta fiorendo; sarebbe da precisarne la classificazione e fotografare la parte fiorifera che è complessa. E’ molto diffusa su ambo i lati del percorso, oltre la grossa quercia cava colpita dal fulmine che Sofia classificò come  una Roverella (a pochi metri dal primo cartello per il mirto); ma  in particolare nel tratto più inferiore nei pressi del secondo cartello per il mirto. A fine Maggio questa Fabacaea ha messo i frutti, baccelli con  semi scuri ed è stata classificata da Sofia come Lathyrus ochrus, cicerchia pisellina. Da precisare la quercia di riferimento! (NDC). Si tratta della quercia cava o della seguente?

Quercia punto di riferimento (2)

Quali delle due è la roverella?

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Iniziano la fioritura, dove erano, le Achillee millefolium e la  Filipendula (Spiraea) exapetala; appaiono grosse rosette di base forse di Verbascum tapsus, sull’argine del Ponsino, come previsto da una lontana piantina che riuscimmo  a vedere e fotografare fiorita e con semi, mentre una rosetta analoga, sulla sinistra scendendo, da Poggio Bartolino verso il Mirto, davanti all’ingresso al campo sulla destra, è stata frantumata dai taglia-erba.

I verbaschi (?) del Ponsino fotografati il primo maggio.

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Forse Verbascum tapsus subito dopo il Ponsino scendendo  a destra. Da analizzare l’associazione.

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Subito prima del Ponsino sull’argine a destra forse un V. tapsus. Da analizzare l’associazione. Di queste incerte piantine Sofia propone, in attesa di vederle fiorite (a fine maggio ancora niente), l’ipotesi che appartengano alle Composite.

Dovunque sono esplosi gli aglietti di campo e si mantengono floride le Euforbie come l’E. elioscopia.

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fine intermezzo

 

Silene latifolia

Silene latifolia – Caryophyllaceae

Tutta la pianta è pubescente, molto morbida al tatto. Le grandi foglie sono picciolate alla base, sessili quelle cauline. I curiosi frutti che maturano in estate, sono capsule coniche piuttosto consistenti, contornate di dieci piccoli denti all’apertura. L’insolita forma, sembra sia legata alla figura mitologica di Sileno (compagno di bevute di Bacco), il cui ventre rigonfio ricorda la forma del calice della pianta e da cui ha preso il nome di Silene.

Silene latifolia (1)

Silene latifolia (2)

Silene latifolia (3)

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Salvia verbenaca

Salvia verbenaca (Lamiaceae)

Le foglie della rosetta basale, sono molto appiattite sul terreno, mostrano evidenti rugosità. Hanno 3-4 lobi ottusi per lato con margine crenulato. Sorrette da un picciolo.

Si differenzia dalla Salvia pratensis anche dalla forma della corolla: bilabiata, con labbro superiore ricurvo, inferiore trilobato e il mediano rivolto verso il basso.

E’ curiosa l’etimologia della parola ‘Salvia’, dal latino ‘salveo’ (io salvo). Si riferisce alle innumerevoli proprietà medicamentose riconosciute da sempre a questa pianta, che veniva ritenuta in antichità in grado di salvare da numerosi malanni.

 

Salvia verbenaca (1)Salvia verbenaca (2)

Salvia verbenaca (3)

Salvia verbenaca (4)

A lato della strada che porta a Viale dei filosofi

A lato della strada che porta a Viale dei filosofi, negli spazi erbosi vicino al bordo della via, a zig-zag, ho osservato a poca distanza queste due ‘Papaveracee’, che ho ritenuto interessante mettere a confronto.

Papaver hybridum:

a differenza del ‘Rhoeas’, la pianta di questo papavero è notevolmente meno sviluppata. I petali che compongono il fiore sono molto più piccoli, con colorazione rosso-rosaceo ‘stropicciato’. Spiccano le antere di colore blu chiaro.

Papaver rhoeas:

I fiori sono portati da peduncoli molto lunghi, ricoperti di peluria patente. Il colore dei petali è rosso vivo lucente, con base macchiata di nero. Anche i numerosi stami sono neri.

Papaver hybridum (3)

Papaver hybridum (2)

Papaver hybridum (1)

Papaver hybridum:

a differenza del ‘Rhoeas’, la pianta di questo papavero è notevolmente meno sviluppata. I petali che compongono il fiore sono molto più piccoli, con colorazione rosso-rosaceo ‘stropicciato’. Spiccano le antere di colore blu chiaro. Anche le foglie…

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Papaver rhoeas (2)

Papaver rhoeas (3)

 

Papaver rhoeas (4)

 

Papaver rhoeas (5)

Papaver rhoeas:

I fiori sono portati da peduncoli molto lunghi, ricoperti di peluria patente. Il colore dei petali è rosso vivo lucente, con base macchiata di nero. Anche i numerosi stami sono neri.

N.B. Alla fine di Aprile, il tratto incrocio precedente è stato rapato!

Cardaria draba (Lepidium draba) – Lattona; Brassicaceae

Ogni tanto i botanici, chissà mai con quale astrusa motivazione, cercano di confonderci, modificando il nome alle famiglie di appartenenza delle piante.

Ogni volta che mi capitava di osservare un piccolo fiore con quattro petali a croce, veniva naturale abbinarlo alle ‘Crucifere’, proprio come suggerisce la parola e così via. Oggi queste sono diventate tutte ‘Brassicacee’, ma non è facile trovarci la rassomiglianza con un cavolo!

Cardaria draba (1)

Cardaria draba (2)

Cardaria draba (3)

Cardaria draba (4)

L’infiorescenza di questa piantina infestante, che tappezza il bordo della strada, è una densa pannocchia formata da numerosissimi piccoli fiori bianchi, con i petali disposti a croce.

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Per chi vuol osservare la L. (o Cardaria) draba  essa è diffusa  in particolare andando da l’ultimo edificio del podere Sant’ Anna verso San Vittore fino al pelago, ma sulla destra della strada. Un piccolo cartello indicativo in legno è stato posto il 22-4 presso il primo ingresso alla proprietà San Vittore vicino alla strada sulla sinistra, ad una piantina di L. draba, nata insieme a due piantine di Salvia verbenaca. Non so quanto durerà. Era anche presente abbondante a Poggio Bartolino nel prato davanti, oltre la strada sotto i cipressi, ma è passato il frangi-erba (NDC)

VEDERE IN: 1592-1593 CARDARIA (Lepidium) draba (da P.Zangheri “Flora Italica II, 44”, CEDAM.

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LE PIANTE OSSERVATE E COMMENTATE DA SOFIA il 20_4

PIANTE CON CAPOLINI GIALLI

Tutte le specie descritte sono state osservate e fotografate nell’argine sx sottostante il podere di Sant’Anna. Le piante tutte molto rassomiglianti, specialmente nella rosetta basale e nei capolini, sono pure tutte quante commestibili. Le uniche, poche differenze si evidenziano nella struttura delle foglie e nella forma dell’infiorescenza.

Crepis vesicaria (Radicchiella vescicosa):

è una ‘crepide’ le cui foglie basali sono molto simili a quelle del Tarassaco. Riconoscibile dal fiore, che nella fase di accrescimento, mostra un grosso gruppo di boccioli appressati e numerosi, che a completa fioritura si espandono in una grande ombrella terminale. La pianta può raggiungere anche un metro di altezza.

Crepis sancta:

comunissima e infestante ‘radicchiella’ che ha capolini singoli o infiorescenze di pochi elementi. Anche se può raggiungere mezzo metro di altezza, è di aspetto molto più gracile e delicato dell’altra ‘crepide’.

crepis sancta (1)

crepis sancta (2)

crepis sancta (3)

Crepis sancta

Crepis vesicaria (1)

Crepis vesicaria (2)

Crepis vesicaria (3)

Crepis vesicaria (4)

 

Crepis vesicaria

2 Reicardia picroidesCrepis vesicaria (5)

2) PIANTE CON CAPOLINI GIALLI

Reicardia picroides:

comunemente nella nostra zona, questa pianta viene chiamata ‘terracrepolo’ per la sua caratteristica crescita in habitat dove sono presenti rocce o terreni compatti. L’infiorescenza è sostenuta da un lungo peduncolo; il capolino ha tipiche brattee embricate, lanceolate. Le foglie basali,ottime anche crude, sono di consistenza carnosa, color verde glauco, talvolta macchiettate di marrone.

reicardia picroides (1)

reicardia picroides (2)

reicardia picroides (3)

reicardia picroides (4)

reicardia picroides (5)

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Reicardia picroides

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LA SCHEDA SOPRA E’ RIPRESA DA UN TESTO SCRITTO DA DUE RICERCATRICI DELL’UNIVERSITA’ DI PISA

Dottoresse GABRIELLA CORSI ed ANNA MARIA PAGNI

                          “STUDI SULLA FLORA E VEGETAZIONE DEL MONTE PISANO cap. I, pag.137”                                       Arti Grafiche Pacini -Mariotti, Pisa

Ringraziamo se ci permetteranno di mantenerla

 

3) Differenze SONCUS

3) PIANTE CON CAPOLINI GIALLI

Comunissime e presenti su tutto il percorso, ho fotografato queste piante, come le altre, sempre sull’argine sx sotto Sant’Anna, veramente ricco di moltissime specie ancora da osservare.

Soncus oleraceus e Soncus asper: (Cicerbita, Grespigno ecc)

Ambedue queste piante vengono chiamate ‘mosciolo’ a Pomarance e dintorni. Tutte e due le specie, in condizioni favorevoli, possono superare anche un metro di altezza. I loro fiori sono praticamente identici e tutte e due le specie hanno il caule cavo, che se spezzato emette un copioso latice biancastro. L’unica caratteristica che evidenzia la differenza tra le due specie sono le foglie, anche se le forme che queste possono assumere sono estremamente variabili da pianta a pianta.

Nell’oleraceus si presentano di consistenza più molle e con margine decisamente meno pungente.

Nell’asper invece (lo stesso delle tue ultime foto), le foglie molto più rigide e più pungenti. Più lucenti nella parte superiore.

Soncus oleraceus e Soncus asper a confronto

 

 

Soncus asper (1)

Soncus oleraceus (1)

 

Soncus oleraceus (2)

Soncus oleraceus (3)

Soncus oleraceus (4)

Soncus oleareus e Soncus asper

Due Fabaceae

Due Fabaceae: Onobrychis viciifolia (Lupinella) e Hedysarum coronarium (Sulla)

Iniziando a camminare nella Via vicinale Sant’Anna, dopo circa una trentina di metri sulla dx (proprio dove si affaccia un’apertura dell’argine della strada, interdetta da una catena metallica), ho notato un bel cespuglio di ‘Onobrychis vicifolia’, una bella Fabacea dalle infiorescenze rosate.

Proseguendo nella passeggiata, sempre sul lato dx, in prossimità della stradina che porta alla residenza ‘Sant’Anna’ ho fotografato un’altra Fabacea. La sua presenza insiste lungo tutta la strada, con bei cespugli prostrati e fiori rosso porporino lucido: Hedysarum coronarium.

Ho fotografato le due specie per poterle confrontare, essendo molto simili anche come origine. Si suppone infatti che ambedue siano state importate in Italia in tempi remoti, in seguito ampiamente coltivate e infine inselvatichite così che ora si ritrovano comunemente allo stato spontaneo.

Hedysarum coronarium (1)

Hedysarum coronarium (2)

Hedysarum coronarium (3)

Hedysarum coronarium (4)

Hedysarum coronarium (5)

Hedysarum coronarium

sulla (1)

sulla (3)

sulla (4)

sulla (6)

Sulla

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NOTE DEL COORDINATORE (NDC)

Oggi 26_4-2015 (?) lungo il tratto dal P. San Vittore al P. Ponsino circa a metà, sulla sinistra ho osservato una Crucifera (Brassicacea) della quale presento le seguenti foto e l’ipotesi tentativa sulla sua specie:

BUNIAS eruchago (?);

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LA SCHEDA SOPRA E’ RIPRESA DA UN TESTO SCRITTO DA DUE RICERCATRICI DELL’UNIVERSITA’ DI PISA

Dott.sse GABRIELLA CORSI ed ANNA MARIA PAGNI

“STUDI SULLA FLORA E VEGETAZIONE DEL MONTE PISANO cap. I, pag.19”

Arti Grafiche Pacini -Mariotti, Pisa

Ringraziamo se ci permetteranno di mantenerla

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Oggi 28_4 scendendo da Sant’Anna verso San Vittore, sulla sinistra lungo la rete del campo, circa a metà strada fra i due poderi, si nota un’associazione densa di piantine spontanee, dove già in questo post notammo Euforbiaccee  (E. elioscopia), erbe di campo (rosette di Uruspermum dalecampii) ed altro. Oggi, da un agglomerato fitto di foglie ellittiche verde scuro piuttosto spesse glabre, ho intravisto cauli prostrati a fiori a corolla papilionacea gialla. Da approfondire l’osservazione.

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Agglomerato di foglie quasi dello stesso colore più o meno lanceolate più o meno peduncolate

 

 

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U. dalecampii e Papilionacea gialla a contronto

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Agglomerato di foglie più o meno lisce e più o meno peduncolate, più o meno grigiastre

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FINE NDC

Il primo maggio così racconta Sofia delle pianticelle descritte sopra, anche lei le fotografa e le classifica:

Fin dall’inverno avevo notato i ciuffi di foglioline sul bordo della strada del ns percorso e a dir la verità non avrei immaginato che si trattasse di  una papilionacea (o fabacea….come usa ora). Stamattina 1 maggio, con sorpresa ho avuto modo di osservarne e di fotografarne i fiori. Secondo i miei soliti appunti, dovrebbe trattarsi di una ‘Scorpiurus’ con buona probabilità ‘subvillosus’, benché molto simile alla ‘muricatus’ (che però dovrebbe avere un numero inferiore di fiori). Sarà il modo di arrotolarsi delle sue capsule, a confermarci la specie.

Casualmente l’ho fotografata nello stesso punto che descrivi nel blog.

papilionacea1

papilionacea2

papilionacea3

papilionacea4

papilionacea5Proposta di Sofia: Fabacea Scorpiurus subvillosus o forse S. muricatus

(Sofia)

Oggi 3 maggio mi sono accorto che le belle foto della Papilionacea proposta, S. subvillosus, scattate da Sofia sono ben in vista nella parte opposta  della strada che va da S. Anna verso S. Vittore, cioè a destra; le mie foto erano riprese invece circa davanti a sinistra dove la fioritura era ed è più indietro (le cime appena fiorite erano e sono ancora su cauli tendenzialmente prostrati). I fiori sono alla cima di un peduncolo fiorifero distribuiti a stella (fino a cinque).

Nel campo in fondo al percorso, insieme al Tortilium apulum forse esiste un’altra ombrellifera meno appariscente con ombrella principale  a 5 raggi e semi piccolini rotondeggianti: da approfondire.

Il cartello in legno posto all’ingresso dell proprietà  S. Vittore ad una Brassicacea, Lepidium draba, è ancora attivo.

Passeggiata del giorno 1 maggio

Tragopogon porrifolius

Tragopogon porrifolius (1)

Tragopogon porrifolius (2)

Tragopogon porrifolius (3)

Tragopogon porrifolius (4)

Tragopogon porrifolius (5)

Tragopogon porrifolius (6)

 

Tragopogon porrifolius (7)

Tragopogon porrifolius (8)

Tragopogon porrifolius (10)

Tragopogon porrifolius (11)

Rosa canina

rosa canina (1)

rosa canina (2)

Gladiolus italicus

Gladiolus italicus (1)

Gladiolus italicus (2)

 

Gladiolus italicus (3)

Gladiolus italicus (4)

Gladiolus italicus (5)

Gladiolus italicus (6)

Gladiolus italicus (7)

Geranium sanguineum

geranium samguineum (1)

geranium samguineum (2)

geranium samguineum (3)

geranium samguineum (4)

geranium samguineum (5)

geranium samguineum (6)

Cistus Incanus

Cistus incanus (1)

Cistus incanus (2)

Cistus incanus (3)

Cistus incanus (4)

Cistus incanus (5)

 

acer monspessolanum (1)

acer monspessolanum (2)

 

acer monspessolanum (3)acer monspessolanum (4)

acer monspessolanum (5)

acer monspessolanum (6)

Acer monspessulanum—-Pistacia lentiscus

Pistacia lentiscus (1)

Pistacia lentiscus (2)

Pistacia lentiscus (3)

 

Tutte le foto sono del giorno 10 maggio 2016

Unisco questo insieme di foto per poter tenere sotto controllo le varie fasi delle piante che osserviamo solitamente.

Non sono riuscita a vedere il cespuglio di Tarassaco che mi descrivevi.

NDC: la grande rosetta di base, simile a quelle fotografate sotto, che hai classificato come Cicoria  (è un nome generico o è la intibo), si trova a circa 3 o 4 metri lungo la strada dopo  l’ ingresso al podere Il Ponso in cima al poggio, salendo dal P. San Vittore. E’ più di mezzo metro di diametro ed è ben visibile a destra sul ciglio della strada, ancora oggi (12_5). Comunque non si tratterebbe allora di Tarassaco, che non ho mai visto. 

In prossimità del capanno di San Domenico, ho notato delle rosette di Cicoria, le cui foglie potrebbero ingannevolmente essere scambiate per Tarassaco (NDC: oggi 13_5 sono state tagliate mentre passavo; sono rimaste quelle sul poggio Il Ponso). Anche i fiori dei ‘Terracrepoli’ potrebbero sembrare quelli del Tarassaco. (Vedi foto)

 

cicoria (1)

 

cicoria (2)

Terracrepolo, fiori simili a Tarassaco

Poco più sotto in prossimità del cartello, prima della discesa per il Mirto (dove è stata tagliata l’erba), sono risbucate delle piantine di Verbasco sinuato, ma dubito che le lasceranno fino alla fioritura!!!!

Verbascum sinuatum (1)

Verbascum sinuatum (2)

Verbascum sinuatum (3)

La Filipendula sta fiorendo ovunque! (Foto sotto Sant’Anna).

Filipendula in fioritura (1)

Filipendula in fioritura (2)

Filipendula in fioritura (3)

Filipendula in fioritura (4)

Malva cannabina: continua a crescere prossima alla fioritura.

Malva cannabina (1)

Malva cannabina (2) Malva cannabina (3)

 In Luglio 2015  si osservarono numerose piantine, allora fiorite, di questa Malvacea, sull’argine, scendendo verso il Ponsino, a sinistra, dove l’uliveta è riparata  da un telo scuro, a circa una decina di metri dall’ingresso alla proprietà Ponsino, che è sulla destra. Dalla discussione proponemmo allora la sua classificazione come Althea cannabina.

(NDC) Le tre foto che seguono, riprese (10_5) da Sofia sull’argine nei dintorni del Ponsino, sono piantine che partono da una grande rosetta di ampie foglie, già fotografate l’anno passato intorno alle quali, come descritto allora, furono fatte ipotesi che non siamo mai riusciti a mettere alla prova.  Alla domanda se si potesse trattare di Verbaschi (visto che nei dintorni  nel 2015 nacque, fiorì e fece semi un grosso Verbascum tapsus), la risposta di Sofia è leggibile nel link sotto riportato. Comunque attenderemo la fioritura.

Presunta Asteracea

primaverili 001

primaverili 002

primaverili 003

I FIORI DI PRIMAVERA NEL PERCORSO :FOTO SOFIA

Potentilla reptans

primaverili 044

primaverili 047

primaverili 049

primaverili 050

Ornithogalum

primaverili 014

primaverili 015

primaverili 018

primaverili 020

primaverili 022

primaverili 025

Ho notato questa Apiacea

.................................. (1)

.................................. (5)

.................................. (6)

.................................. (7)

....................Foglia basale e caulina-confronto

L’ombrellifera  è anche presente circa a metà dell’argine del Podere Sant’Anna

Cornus sanguinea

Cornus sanguinea (1)

Cornus sanguinea (2)

Cornus sanguinea (4)

Cornus sanguinea (5)

Cornus sanguinea (7)

Cornus sanguinea (8)

Convolvulacee a confronto

Convolvulus arvensis (1)

Convolvulus arvensis (3)

Convolvulus arvensis (4)

Convolvulus arvensis (5)

Convolvulus arvensis (6)

onvolvulus cantabrica (1)

onvolvulus cantabrica (2)

onvolvulus cantabrica (3)

onvolvulus cantabrica (7)

Campanula rapunculus

Campanula ranunculus.

Campanula rapunculus (1)

Campanula rapunculus (3)

Campanula rapunculus (4)

Campanula rapunculus (5)

Campanula rapunculus (6)

Campanula rapunculus (7)

Campanula rapunculus (8)

Campanula rapunculus (12)

Campanula rapunculus -Foglie cauline

Campanula rapunculus Foglie della rosetta

Adonis aestivalis

Adonis aestivalis (1)

Adonis aestivalis (2)

Adonis aestivalis (4)

Tragopogon porrifolius

Siamo alla fine di maggio 2016, cioè il ciclo del diario è vicino alla conclusione (iniziò di fatto a giugno del 2015). Stanno ricrescendo infatti tutte le piantine dello scorso giugno, che qui velocemente riproporremo insieme ad altre, man mano che le incontriamo nel percorso. Il seguente servizio fotografico è di Sofia.

Acer campestre

aacero campestre (1)

aacero campestre (2)

aacero campestre (3)

Gladiolus italicus

frutto del gladiolo (1)

frutto del gladiolo (2)

Hypericum perforatum

ipericum perforatum (1)

ipericum perforatum (2)

ipericum perforatum (4)

ipericum perforatum (3)

ipericum perforatum (5)

ipericum perforatum (6)

Lathyrus ochrus

Ecco classificata finalmente la Fabacea descritta nella seconda parte del post circa nello stesso periodo e posto.

Lathyrus ochrus (2)

Lathyrus ochrus (2)

Lathyrus ochrus (3)

Lathyrus ochrus (6)

Lathyrus ochrus (7)

Lathyrus ochrus

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Ligustrum vulgare

Ligustro (1)

Ligustro (2)

Ligustro (3)

Ligustro (4)

Ligustro (5)

Ligustro (6)

Nigella damascena

nigella damascena (1)

nigella damascena (2)

nigella damascena (3)

nigella damascena

Osyris alba

Osyris alba (1)

Osyris alba (4)

Osyris alba (4)

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Plantaginacee a confronto, erba cappuccina, zampa di cornacchia

PLANTAGO coronopus

Plantago coronopus (1)

Plantago coronopus (2)

Plantago coronopus (3)

Plantago coronopus (4)

Plantago coronopus (5)

Plantago coronopus (6)

Plantago coronopus (7)

Plantago coronopus (9)

Plantago coronopus (10)

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PLANTAGO lanceolata

Plantago lanceolata (1)

plantago lanceolata (3)

plantago lanceolata (4)

PLANTAGO maior

plantago major (1)

plantago major (2)

Rosa arvensis

Rosa arvensis (1)

Rosa arvensis (2)

Rosa arvensis (3)

Rosa arvensis (4)

Rubia peregrina

rubia peregrina (2)

rubia peregrina (4)
rubia peregrina (6)

rubia peregrina (7)i rubia peregrina (8)

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FOTO VARIE

FIORITURA  FILIPENDULA

Fioritura della Filipendula

PROBABILE ASTERACEA

probabile asteracea

QUERCIA PUNTO DI RIFERIMENTO


Quercia punto di riferimento (1)

TRAGOPOGON porrif.   (pappo)

Tragopogon porrif. -(pappo)

VERBASCUM sinuatum

Verbascum sinuatum

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NOTA DEL COORDINATORE

In questo scorcio di Maggio segue l’ottimo lavoro di fotografia e classificazione di SOFIA; con giugno inizierà il nuovo ciclo annuale e si aprirà il nuovo post (QUARTA PARTE) curato da Sofia. L’attuale coordinatore cercherà di mantenere  con calma ancora la sua funzione.

LAVORO DI SOFIA DI FINE MAGGIO 2016

Achillea Millefolium

Achillea millefoglie (2)

Achillea millefoglie (11)

Ancusa azurea

Anchusa azurea (8)

Anchusa azurea (10)

Anchusa azurea (11)

Anchusa azurea (12)

Anchusa azurea (15)

Bellardia trixago

Bellardia trixago (1)

Bellardia trixago (2)

Bellardia trixago (3)

Bellardia trixago (4)

Bellardia trixago (lutea) (1)

Bellardia trixago (lutea) (2)

Cota tinctoria

Cota t (1)

Cota t (2)

Cota t (3)

Daucus carota

Daucus carota (14)

Daucus carota (15)

Daucus carota (17)

Galactites tomentosus

Galactites tomentosus (1)

Galactites tomentosus (2)

Galactites tomentosus (3)

Galactites tomentosus (4)

Galactites tomentosus (5)

Galactites tomentosus (6)

Galactites tomentosus (7)

Pallenis spinosa

Pallenis spinosa (1)

Pallenis spinosa (2)

Pallenis spinosa (3)

Pallenis spinosa (5)

Piccoli arbusti

Prunus spinosa

Rubus fruticosus(8)

Rubus fruticosus(9)

Rubus fruticosus(10)

Spartium junceum

Spartium Junceum (1)

Spartium Junceum (2)

Spartium Junceum (3)

Spartium Junceum (4)

Spartium Junceum (5)

Curiosità

Galatella linosyris (1)

Nigella damascena (1)

Nigella damascena (2)

pappo di Uruspermum d (1)

pappo di Uruspermum d (2)

pappo di Uruspermum d (3)

rosa arvensis

ACHILLEA millefolium

Achillea millefoglie (6)

(NDC) CON MAGGIO SI CHIUDE IL CICLO ANNUALE DI MONITORAGGIO BOTANICO DEL PERCORSO.

Con giugno inizia il nuovo ciclo 2016 che terminerà a fine maggio 2017. Si apre la QUARTA PARTE  del nostro lavoro che SOFIA curerà ancora nella classificazione e nei servizi fotografici. L’attuale coordinatore di questi posts, orientati alla botanica ‘applicata’ (Piero Pistoia), continuerà a curarne la struttura e la coordinazione.

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I SEMI ANTICHI a cura di Angelo Bianchi, erborista

I SEMI ANTICHI di Angelo Bianchi

Molti cibi che arrivano sulle nostra tavola sono in gran parte prodotti dall’industria. Per soddisfare ed anche per imporre certi criteri esclusivamente commerciali, viene ritenuto necessario pianificare le colture in modo che si abbiano piante adatte alla raccolta, alla conservazione ed alla trasformazione delle derrate e che tengano conto delle esigenze dei processi di lavorazione e commercializzazione delle grosse catene commerciali.

        Questa prassi assai diffusa non prevede, se non in minima parte, la salvaguardia dell’ambiente, la biodiversità genetica.  Il risultato di questa tendenza impone, tra l’altro, che i piccoli coltivatori siano dipendenti dalle sementi ( in larga parte ibridi e OGM) controllate dai grandi complessi agroindustriali ( per es. Monsanto ed altri) e costretti poi di conseguenza ad utilizzare i prodotti di sintesi di cui le stesse industrie sono produttrici. Infatti tali sementi avendo in qualche modo perso la naturale robustezza e rusticità, a causa delle manipolazioni atte a privilegiarne la produttività, necessitano per essere coltivate, trattamenti massicci di pesticidi per combatterne le avversità e necessitano anche apporti notevoli di concimi chimici per sostenerne la crescita e lo sviluppo.
         Tra i piccoli agricoltori si è diffusa la volontà di controbattere questa tendenza dell’industria agroalimentare e si è cercato di recuperare varietà di sementi che possano garantire la biodiversità, il sapore e la salubrità del cibo, e , non ultima, la possibilità di autoprodursi le sementi necessarie, cercando di svincolarsi, per quanto possibile, dalla morsa dei condizionamenti imposti dall’agroindustria.
          Questi agricoltori, insieme ad alcuni ricercatori universitari, hanno cercato di recuperare semi di orticole e di cereali accantonati, nei tempi recenti, perché meno produttivi e meno adatti alle colture intensive anche se notevolmente resistenti alle avversità ed in  grado di produrre piante particolarmente ricche di valori nutritivi.
           Questa ricerca riguarda soprattutto le varietà locali adatte per uno specifico terreno e clima, assolutamente diverse delle sementi costruite per la monocoltura che invece sono le stesse per differenti climi, terreni e latitudini.
            Nei casi di particolari avversità climatiche oppure di avversità causate da parassiti e crittogame, le monocolture vengono praticamente distrutte in modo assai grave, in quanto tutte le piante sono sottoposte allo stesso rischio, mentre nel caso di una promisquità di diverse varietà ci saranno alcune piante che soccomberanno, ma altre invece che riusciranno a resistere e quindi a garantire in ogni caso il raccolto. Alcuni agricoltori si sono attrezzati anche per fornire alla popolazione locale prodotti provenienti da queste varietà “antiche” ed a garantire quindi alimenti assai più ricchi di valori nutritivi, esenti da residui tossici e rispettosi dell’ambiente e della biodiversità.
              Questa piccola rete “commerciale” inoltre permette di limitare i trasporti che creano non pochi danni all’ambiente e notevoli spese che vanno ad incidere in maniera sostanziale sul prezzo del prodotto.
               Attraverso questi semplici meccanismi si può cercare in qualche modo di modificare le abitudini e gli acquisti delle persone, in gran parte condizionati dalla pubblicità e dalle mire di chi ha come scopo solo l’interesse economico.
Angelo Bianchi
Erborista

POMARANCE: UNA BREVE PASSEGGIATA ‘FLORISTICA’ (FLORA POVERA, ERBACCE…), A SCANSIONE MENSILE, PARTE SECONDA a cura di Angelo Bianchi, erborista, dott. Piero Pistoia, ‘coordinator’, e Sofia, esperta sul campo e buona fotografa.

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POST DA RIVEDERE E CORREGGERE

NDC dott. Piero Pistoia

Continua il monitoraggio botanico-educativo delle piante selvatiche, a scansione mensile, lungo un percorso, alla periferia del paese di Pomarance, che, inserito nel paesaggio floristico della Val di Cecina, ne riflette le sue caratteristiche botaniche essenziali. Data la vicinanza delle Scuole, potrebbe, nel tempo, se mai la Buona Scuola diventerà attiva, essere utilizzato anche per passeggiate scolastiche culturali ad uso didattico – infatti la comunicazione non sarà meramente descrittiva, ma spesso inserita in un processo costruttivo di ricerca/scoperta, cioè nei contesti delle OSSERVAZIONI SCIENTIFICHE scolastiche – e in generale come stimolo all’osservazione guidata della Natura Spontanea della zona, e non solo (se è vero che tutta la vegetazione italiana e delle Nazioni limitrofe, circa nella stessa fascia di latitudine, risente mediamente del clima dell’area mediterranea). circa alla stessa fascia di latitudine risente mediamente del clima dell’area mediterranea). Questa comunicazione culturale può così ravviare il concetto di diversità biologica e attivare una interazione più diretta e positiva con il mondo della Natura. E questo è CULTURA! forse più significativa e formativa di altre e senza consumare risorse.

Abbiamo dovuto terminare l’articolo sulla passeggiata ‘floristica’, perché era impossibile modificarlo ed espanderlo ulteriormente, cosa che invece faremo in un nuovo post considerandolo SECONDA PARTE dell’altro.

N.B. SE NON E’ ESPLICITATO ALTRIMENTI, TUTTE LE  FOTO, SCRITTI E COMMENTI SONO DEL COORDINATORE PIERO PISTOIA

UNA BREVE PASSEGGIATA ‘FLORISTICA’ (FLORA POVERA) SECONDA PARTE

CONTINUANO NDC

LA REALTA’ DA VICINO E DA LONTANO

COME NELLA PRIMA PARTE I TESTI QUALIFICATI DI RIFERIMENTO PER QUESTO LAVORO SONO PRINCIPALMENTE I SEGUENTI (consigliamo i lettori di  procurarseli per i riferimenti, la lettura, l’approfondimento di questo post e la qualificazione delle biblioteche personali!):

EUGENIO BARONI “GUIDA BOTANICA D’ITALIA” Ed. CAPPELLI

PIETRO ZANGHERI “FLORA ITALICA Vol. I-II-III” Ed. CEDAM        

SANDRO PIGNATTI “FLORA D’ITALIA Vol. I-II-III” Ed. EDAGRICOLE

EDUARD THOMMEN “ATLAS DE POCHE DE LA FLORE SUISSE” EDITIONS BIRKHAUSER BALE.

VENGONO ANCHE CONSULTATE DUE GROSSE ENCICLOPEDIE SUL REGNO VEGETALE, L’UNA EDITA DA VALLARDI E L’ALTRA DA RIZZOLI; E SVARIATI ALTRI TESTI SECONDARI DI DIVERSE CASE EDITRICI CHE NOMINEREMO QUANDO NECESSARIO.

A questi testi si farà continuamente riferimento esplicito e si spera che Autori ed Editori permetteranno di trasferire qualche disegno schematico di chiarimento dai loro testi a questo post, il cui unico obiettivo è e rimarrà solo quello di ‘costruire’ e comunicare didatticamente cultura, per quanto ci riesce, sempre del tutto gratis. Questo blog e auto-finanziato e non ha alcun fine di lucro. Comunque siamo disponibili nell’immediato a qualsiasi intervento su questo post su avvertimento (al limite, se necessario, anche a sopprimerlo!)

Il testo teorico di riferimento sarà:

Carlo Cappelletti “BOTANICA, Vol.  I° e Vol II°”, UTET

LA PARTE PRIMA RIPORTAVA IL ‘DIARIO’ DELLE PASSEGGIATE FINO AL 10 DI OTTOBRE 2016 DA CUI RIPARTIAMO.

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ASTER linòrysis (Astro spillo d’oro) e margheritine

Oggi 10 ottobre 2o16 ho posto un indicatore in lega di alluminio,a 4-5 metri dopo il secondo ingresso  alla proprietà del P. Sant’Anna, sull’argine sinistro fra i cipressi, per indicare una stazione  ancora in fiore di Galatelle (Aster linòsyris).

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SCORCIO DI PROPRIETA’ DEL P. SANT’ANNA (si nota un tronco di cipresso tagliato)

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Intanto si è interrotta la discussione sulle piantine fotografate pochi giorni fa in via del Poderino, subito sotto strada vicino alla rete dello stadio; è stato rasato tutto il prato sopra il campo sportivo, eccetto una piccola area vicino alla rete (presso il tratto terminale del sentiero lungo rete).

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A sinistra, verticilli di Asterelle, diffuse le Mercurelle, al centro e in basso forse Borago, il tutto immerso in una specie di ‘liana strisciante’  a foglie circa triangolari 2pennate (?) (da precisare meglio le espressioni).

Scendendo per Sant’Anna, sull’argine a sinistra, a circa 10 metri dalla strada sterrata  per il P. San Pietro, ho fotografato ampie rosette a foglia larga tendenzialmente ovale, ma leggermente più stretta verso il picciolo (una specie di piccola racchetta da tennis), lucide e glabre sulla faccia superiore e piccole felci.

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Segue ingrandimento della precedente. Chiocciola sulla sinistra. Piccola felce da classificare.

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Diametro rosetta circa 5 volte la lunghezza di una foglia di quercia secca. Lamina della foglia glabra sopra con nervi prominenti e reticolati, attenuata nel picciolo.

Si allega la foto di una pagina ripresa da un interessante libro, con schizzi originali affiancanti lo scritto sintetico e rilevante, a firma di due ricercatrici dell’Istituto Botanico dell’ Università di Pisa,  A.M. Pagni e G. Corsi, stampato da Arti Grafiche Pacini Mariotti, Pisa.

verbenaca0004

Altra foto di rosetta a foglie più grandi pure tendenzialmente ovali (anch’esse si strizzano leggermente  verso il picciolo), glabre sulla faccia superiore,  scattata  a circa 20 metri dopo il bivio per San Pietro sempre sul versante sinistro.

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Come prima ‘ipotesi tentativa’ potrebbe trattarsi di una PRIMULACAEA Primula autunnale (?).

Primula acaulis, Occhio di civetta, con fusto nullo; foglie tutte basali  oblanceolato-spatolate; lunghezza foglie alla fioritura fino a 10 cm, dopo, grandi fino al doppio con apice arrotondato e, allo stadio della foto, margine debolmente dentellato.

VEDERE LO SCHEMA IN  S. Pignatti (Edagricole, op.cit.)

LEGGERE LA RIFLESSIONE SU QUESTE ROSETTE RIPORTATA IL 20 FEBRAIO 2016: NON E’ ESCLUSO CHE SI TRATTI (seconda ipotesi tentativa) INVECE DI B. officinalis; ma le ipotesi continuano.

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ANCORA NDC

Sull’argine all’inizio della proprietà del P. Sant’Anna ho fotografato delle pianticelle appena nate in cui 6-8 foglioline verde chiaro messe a stella, si susseguono lungo il caule. Come prima ipotesi, potremmo avere a che fare con  Asperule (Stelline del prato).

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Pianticelle appena nate in mezzo a foglie di quercia secche e di edera e forse qualche Asperula(?) adulta.

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Asperule (?) appena nate raggruppate al piede di una bonariensis con ‘ciuffi’ di semi; si notano foglie di edera e forse qualche stella di Asperula(?) adulta. Foto scattata nei pressi del cartello indicante l’estinto Verbascum tapsus nella sterrata verso Poggio Bianco.

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Foto di campioni di Asperula (?) ‘nascente’ e matura (?); si nota il fusto quadrangolare; la successione di nodi verticillati a 6-8 foglioline oblunghe-lanceolate e uninervie; presenza di rami all’inizio dei verticilli; si intravedono pietre siliceo-calcedoniose-magnesitiche. Nella adulta le foglie sono puntate.

NELLA PARTE QUINTA SOFIA  CHIARIRA’ QUESTE OSSERVAZIONI COL PUNTO INTERROGATIVO DEL COORDINATORE SULLE PRESUNTE ASPERULE: si tratta in effetti di due specie diverse!

Oggi 18 ottobre 2014 la presunta Asperula sta invadendo il percorso; si espande l’ Erba Querciola o Camedrio  (Teucrium camedris) all’inizio del cespuglieto sull’argine che fa da confine alla proprietà del P. Sant’Anna pochi metri dopo la bordatura a Pistacaea lentiscus; presso il cartello della Borago, insieme alla Mercurella e alla iniziale rosetta di B. officinalis (?), fotografai (vedere LA PRIMA PARTE di questo articolo) una piantina che ipotizzai essere una Euphorbiacaea (verrà fotografata anche in futuro); bene, questa piantina sta colonizzando il bordo strada a destra, andando verso il P. Sant’Anna. Le Asterae:  Inule, gli Aster squamatum, i Conyza bonaryensis, i Senecio, le Pulycaree, …, stanno maturando pappi e semi là dove erano nate. Il Verbascum tapsus rimane ancora assente. Una successione di rosette di Malva e Verbascum sinuatum accompagna il bordo destro del tratto di  strada (una cinquantina di metri) che dai cipressi davanti a P. Poggio Bartolino scende verso il bivio per il P. Mirto.

Subito prima dell’entrata alla proprietà Sant’Anna, nel campo a destra vicino al bordo strada (inizio sentiero per San Piero) e nata una Composita forse già studiata, la Cotha pictoris (da controllare) in mezzo a pianticelle di  Aster squamatum mature e ombrellifere forse di Carota selvatica (da aggiungere foto).

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La Composita Chota ed i pappi dello Aster (=Symphyotricum) squamatum

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Si vedono anche alcune infiorescenze di Ombrellifera

Una piccola piantina da classificare con piccoli ‘fiorellini’ bianchi (infiorescenze? di Composite? di Crucifere? vedremo ) terminali con rami forse a spirale a foglie strette lanceolate (da approfondire con osservazioni e foto più specifiche), è stata fotografata sul poggetto del Ponso, a tre, quattro metri, nel verso di San Vittore, dal cespuglio di Ballotta nigra; nasce in mezzo a Labiate (Menta, Nepitella…), a rosette a foglie più grandi e spesse leggermente dentate in basso spatolate (da osservare più attentamente), a piantine pentafille a foglie ellittiche leggermente seghettate di dimensioni diverse  (Potentille?) e ad altro.

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Rosette di base (sinistra) a foglie spesse e tomentose sempre più strette verso il picciolo e forse spatolate e avvolgenti

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Erba di campo a sinistra verso l’alto e forse Mercurella

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In alto e alto a sinistra, rosette a foglie spesse sempre più strette verso il picciolo e forse spatolate e avvolgenti

Oggi 19 ottobre ho rivisitato il poggetto il Ponso le rosette a foglie spesse spatolate e leggermente avvolgenti iniziano a fiorire; di certo si tratta di Composita; un fiore addirittura ha semi senza  pappi, dai quali sembra plausibile che il genere sia una Calendula, già fotografata e classificata tempo fa da Cristina.

 

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La piantina  associata alla Calendula, osservando bene  fiorellini e foglie, assomiglia alla Crucifera  già classificata da Cristina Lipidium graminifolium.                              ————————————————

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Calendula attuale sul Ponso

 

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Foglie spatolate ed avvolgenti della Calendula, rametto di Cornus sanguinea e di Lipidium  graminifolium. DI SEGUITO VEDERE GLI SCHEMI NUMERATI SOTTO:

 

1106 Lipidium graminifolium

2007 Cornus sanguinea

GLI SCHEMI 1106 e 2007 sono visibili in E. Thommen  (op.cit.)

Il Cornus sanguinea è fiorito alla curva dell’incrocio fra via dei Filosofi e Sant’Anna.

Per trovare la specie della nostra Calendula bisognerà attendere di fotografarne i semi, come precisato nella PRIMA PARTE. In effetti la classificazione delle specie di questo genere non è facile ed è fondata sulla forma degli acheni riportata appunto nella PRIMA PARTE dell’articolo ripresa da S. Pignatti (op. citata). La foto che segue sono le foto degli acheni della nostra Calendula all’attuale maturazione. Il fatto che ci siano nel capolino acheni di vario tipo farebbe pensare ad una Calendula del gruppo delle C. arvensis, ipotesi avvalorata anche dalla forma delle foglie. Vedremo.

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Attendiamo che la maturazione delle nostre Calendule sia definitiva per poter riprovare. A sinistra un gruppo di semi più esterni a destra un gruppo di più interni. In quelli di sinistra, contando dal basso in senso orario, il 1° ed il 3° sono dello stesso tipo del 5° e 7° rovesciati.

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Foglie e capolino e rametto con semi della Calendula

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I semi interni sono ad anello senza sovrastrutture. Sembrano assenti all’esterno quelli con rostro. Al centro sembrerebbe che i fiori fossero stati sterili. Comunque in questa Composita sono assenti i pappi.

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E’ apparsa una ‘rosetta a foglie larghe’ lucide e glabre sulla faccia superiore anche sull’argine prima del Ponsino. Sono piantine che stanno nascendo ora.

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Oggi 22 -Ottobre 2014 ho rivisitato la Calendula in fiore sul Ponso. I semi sembrano più maturi e quelli spinati appaiono con tendenza a formare un rostro. Questo corroborerebbe l’ipotesi di una Calendula arvensis; anche se le foto non sono così chiare. Aspetteremo ancora qualche giorno.

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Ecco infine un fiore aperto di Calendula ( foto di Sofia):

Sofia_fiore_aperto di Calendula

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Dal P.Ponsino verso il P. Sant’anna, sul lato destro della strada, si notano continue fioriture di Mercurella e dell’Euphorbiacaea da classificare

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Euforbiacea da classificare

FINE NOTE DEL COORDINATORE

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CRISTINA_25_OTTOBRE_15

PRIMO COMMENTO DI CRISTINA MORATTI ALL’ULTIMA PARTE DEL LAVORO FLORISTICO

Ho visto le nuove foto riguardanti la  passeggiata e devo dire che alcune piantine per ora non sono di facile comprensione e individuazione. (Per me)

Concordo con te quando riconosci come “Asperula” le piccole roselline di foglioline verdi.

Sono contenta che tu abbia individuato anche la Calendula, anche se non completamente classificata.

Cornus sanguinea, in seconda fioritura autunnale….e tutte le altre già viste in precedenza.

Riguardo invece all’Euphorbiacea che hai fotografato, non saprei per ora definirne la varietà.

Come pure la rosetta di foglie che tu descrivi come “Primula autunnale”.

“A gatto”, con la sola sensazione del gatto, secondo me non è affatto una Primulacea, ma finché non emette qualche altro particolare, direi che non saprei classificarla. Mi verrebbe in mente forse un’Asteracea, ma molto “a caso”!

Queste benedette  piantine, dopo l’autunno mite che hanno subito, sono come impazzite, fioriscono quando meno te lo aspetti e germogliano tutte fuori tempo, senza rispetto delle stagioni. Questo secondo me le modifica anche un po’ nelle caratteristiche e la loro identificazione diventa più difficoltosa. In una foto mi pare di aver individuato  un rametto di Robbia….ma si vedrà!

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Ripensando a lungo alla piantina con rosetta di foglie rassomiglianti alla primula, 

ho l’impressione che si tratti di un’Asteracea, però non avendo per consulto, l’opera di Sandro Pignatti, dovresti controllare tu, se potesse essere una “Inula bifrons ” (Enula alata). 

Riguardo l’Euphorbiacea forse…Euphorbia minore (=peplis)

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NDC

Sulle  rosette a foglia larga, forse conviene aspettare che crescano per pronunciarci con più cognizione di causa rispetto alla grossolana ipotesi di Primula autunnale. 

Oggi 26 nov. 2016 ho ricontrollato le piantine di Euforbia nel tratto Ponsino-Sant’Anna lungo il fossetto a destra, fotografando piantine in loco e particolari su campioni.

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Uno dei primi ramoscelli lungo il caule

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Piantina senza radici. Si rompe circa a metà il caule centrale, che consideriamo nodo zero,  nodo con tre foglie da dove si staccano tre rami.

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Parte inferiore prima della divisione in tre rami dove si vedono foglioline con peduncolo e simmetriche

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Il nodo considerato zero è dove da un verticillo di  tre foglie partono tre rami; se ne  stacca uno dei tre, quello più grosso (riportato sotto); latte dalla ferita.

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Ad ogni nodo, ogni ramo si divide in due rami all’ascella di due foglie opposte, ognuno dei quali  si divide ancora al nodo successivo in altri due rami più brevi, fino al successivo nodo con le solite due foglioline più piccole, alle cui ascelle si inseriscono due rametti più piccoli e così via fino ai rametti fioriferi. Un processo dicotomico quasi perfetto.Vedremo schemino.

 

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Rametto staccato vicino al fiore.

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Piantina dell’Euforbia intera; si nota, a circa a metà, un nodo a tre foglioline dove avviene la divisione del caule in tre rametti terminali. Lungo i tre rametti ai  nodi le foglioline opposte sono asimmetriche rispetto al nervo centrale e sessili, mentre quelle dei rametti prima del nodo zero sono tendenzialmente simmetriche, sub-ovali e lungamente picciolate, leggermente più piccole delle superiori asimmetriche. Nella piantina sembra che i rametti e foglie prima del nodo zero appassiscano prima degli altri, dando un aspetto a piccolo pino.

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LE FOGLIOLINE DELLA EUFORBIACEA e un rametto prima del nodo zero

SCHEMINO DAL NODO ZERO (da immettere)

schizzo_euforbiacea0001

L’aspetto caratteristico della piantina deriva dalla crescita quasi-dicotomica degli ultimi elementi che si ripete a frattale – sarebbe possibile scrivere un programma (es., in basic), per disegnarla – e dall’appassimento precoce dei rametti sotto il nodo zero.

Il frutto è costituito da tre globuletti (forse corrispondenti a tre semi) saldati distinguibili (dim. max circa 1 mm) con un leggera cresta longitudinale; il seme porta sulla parte sup. una specie di piccola rete a maglie nere 4*4 e l’inf. con due piccoli rettangoli scuri allungati nel senso delle creste. Ad un estremo di questi piccoli globuli si nota un piccolo (0.2-0.3 mm) triangolo a lati concavi, scuro.

Intanto sull’Euphorbia peplus, la prima ipotesi tentativa, S. Pignatti (op.cit.) così si esprime “Fusti robusti serpeggianti sulla sabbia. Foglie grassette e molto asimmetriche”.  P. Zangheri (op. cit.) dal canto suo afferma che i fusti sono carnosi, ingrossati ai nodi  e prostrati. Di contro, per le informazioni ricavate sul campo, sembra che l’Euforbia in studio sia piantina delicata con caule eretto liscio che diminuisce dopo ogni nodo, foglie tenere e sottili anche se talora asimmetriche in alto. Nelle zone di falsificazione ricaviamo informazioni utili per la successiva ipotesi.  Cristina è d’accordo sulla descrizione. Resta ancora da classificare.

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Ho inoltre ricontrollato sul poggetto del Ponso la piantina di Calendula con capolino che porta i semi per seguire la loro maturazione, con le seguenti foto.

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Due semi periferici di Calendula con rostro

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Semi di Calendula e delicata Euforbiacea

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Da notare: 1- semi assenti al centro del talamo per fiori sterili; 2 – nel guscio esterno del capolino, quattro semi esterni ‘globulari’ di cui due mostrano verso l’interno ciascuno un’apertura a ‘fica spalancata’ e verso l’esterno una cresta divisoria sul dorso forse spinosa e altri semi grossi spinosi si alternano ai precedenti di cui uno sulla destra verso l’alto mostra chiaramente un rostro sollevato; 3 – nello strato più interno, una quindicina di semi chiusi ad anello non spinosi con leggere grinze trasversali nodulari. Le foto sono un po’ sbiadite; però, confrontate con  le altre precedenti, sembra che in effetti nel contorno del capolino ci siano almeno altri tre semi con rostri e forse qualche anello non ben chiuso spinato (?): forse la fruttificazione non è ancora completata. Inoltre  ci sembra che i rostrati e gli spinati precedano, alternativamente a ridosso, nella stessa serie, i ‘globolosi’, se ruotiamo in senso antiorario.

 

Cercheremo ora di separare i semi per posizione sul capolino fotografandoli, se possibile, ordinandoli nella posizione originale, a questo secondo stadio di maturazione. Comunque attenderemo la maturazione definitiva per cui lasciamo aperto il problema.

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IL PROBLEMA DELLA SPECIE ED ARGOMENTAZIONE CRITICA

SEGUIRE SUI TESTI DI RIFERIMENTO

I semi non completamente chiusi a cerchio alla periferia del talamo, nel continuare la maturazione, si trasformerebbero in semi con rostro o in  semi  anulari? I cimbiformi, sono i ricurvi, alati, spinosi, senza becco (tipo A di S. Pignatti; vedere Parte Prima) . Quelli del tipo B sono i rostrati, con un rostro o becco, senza ali, spinati nella parte basale e non nel becco. Gli anulari (tipo D), i più interni, sono spesso chiusi ad anello, senza spinule nè becco. I nostri ‘globulari’, così come descritti, sono quelli del tipo C? Dallo schema di Pignatti, non riuscivo a capire bene come erano i nostri globulari! In effetti sembrano arcuati con noduli sul dorso (non spine) e di lato hanno due ali a semiglobo. Pignatti afferma pure che la C. arvensis ha semi del tipo A, tipo B e tipo D e non di tipo C. D’altro canto P. Zangheri (op. cit.) afferma che la C. arvensis <<ha frutti esterni mai alati (?), ma arcuati e aculeati sul dorso>>, come a dire che quelli di tipo A non sarebbero all’esterno (vedere sui testi schemi riportati di seguito n. 4974 e 5434). Sembrerebbe che non tutti gli esterni abbiano il rostro, basterebbe che fossero arcuati e aculeati! Allora i nostri semi globulari esterni sono del tipo C (5433) abbondanti nella C. officinalis (5432), ma non presenti nella arvensis? Sembra di No, perché sono spinati; ovvero di tipo A (arcuati, alati e spinosi). Rimane il fatto che non possono essere all’esterno, cosa che in effetti la foto falsificherebbe! Osservare  anche schema dell’C. arvensis (2808) di E. Thommen (op.cit.), con i tre tipi di semi (globulari in seconda fila).

Calendula: rametto terminale e semi all’attuale maturazione che, se continua, vedremo di capire. Intanto C. arvensis per S. Pignatti ha acheni esterni rostrati, i medi cimbiformi ed i più centrali anulari, come nello schema 2808! E’ il nostro caso?

Vari tipi di acheni da S. Pignatti (op. cit., Edagricole); PARTE PRIMA

Sotto alcuni semi di Calendula

VEDERE ZANGHERI “Flora Italica  II” CEDAM:

5432 -> capolino fruttifero di C. officinalis.

5433 -> Calendula officinalis : frutto esterno; corrisponde al tipo C di Pignatti?

5434 -> Calendula arvensis: frutto esterno

5435 -> Calendula maritima: frutto esterno

Calendula: rametto terminale e semi all’attuale maturazione che, se continua, vedremo di capire. Intanto C. arvensis, per S. Pignatti, ha acheni esterni rostrati D), i medi cimbiformi (A) ed i centrali anulari (B)! E’ il nostro caso?

 

4972 -> Calendula arvensis: capolino in fruttificazione; sei semi arcuati e spinosi esterni di cui 4 con rostro? Quelli senza rostro sono di tipo A?

Se l’argomentazione critica non continua o lasciamo che se la sbrighi il lettore, oppure … aspettiamo la maturazione finale del fiore se la stagione lo permetterà!

Il protocollo sperimentale a questo punto è: “Se il seme globulare è del tipo A (cimbiforme), nel capolino si assestano, alla periferia, i semi del tipo B (rostrato) e quelli del tipo A e più al centro del tipo D (anulare)“. Allora l’ìpotesi ora probabile è: Calendula arvensis? Sì, se si ammette che la presenza alla periferia di semi A e B (come nella foto) sia dovuta a cause contingenti come scarso spazio a disposizione durante la fruttificazione. Fiori corrispondenti ad A e B, pur separati su due file, provocherebbero nel corso della fruttificazione un ammassarsi alla periferia!

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In questo scorcio di novembre le Aster linòsyris stanno costruendo i loro semi piumosi.

E’ stata tagliata l’erba in via dei Filosofi, un bel campione di ‘erbacce’ del nostro percorso, e alla curva con Sant’Anna (scomparso il Cornus sanguinea fiorito sulla curva).

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Oggi 29 novembre 2016 sto cercando una piantina, non molto alta, Composita con capolini a ‘pennellino’ ad infiorescenza rada a corimbo, che mi è sembrato di intravedere fra le erbe rimaste di Via dei Filosofi e, scendendo, subito dopo Sant’Anna a destra nel precedente percorso. Ecco le foto

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Involucro senza stipule a corona

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Piantina da classificare (ipotesi: fam. Composite e gen. Senecio)

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Foglie lisce e spesse, più chiare di sotto,  prese a diverse altezze del caule; più piccole vicino al corimbo. Tendenzialmente spatolate avvolgenti.

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Da confrontare sul testo (Vol.II) le ipotesi con gli schemi d1 E. Zangheri (op.cit.) di specie di Senecio, numerati sotto.

5375 -> Senecio viscosus (cima fiorita e foglie); stipule aperte a stella all’involucro

5376 ->Senecio vulgaris (cima fiorita e foglie); senza stipule all’involucro.

 

403 -> Capolino di Senecio vulgaris 

VEDERE ANCHE GLI SCHEMI NEL TESTO DI THOMMEN EDUARD (op. cit.) di specie rilevanti di Senecio, numerati sotto:

2792 -> Senecio vulgaris

2793 -> Senecio silvaticus

2794-> Senecio viscosus

403 -> Senecio vulgaris capolino

Lo scrivente NDC propone come sua ultima ipotesi corroborata sui dati a disposizione: fam. Compositae, gen. Senecio, specie: S. vulgaris. Cristina Moratti approva.

Si attendono altre discussioni.

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Oggi 1° Dicembre 2016 ho notato due piantine isolate di Verbasco delle falene (Verbascum blattaria); una è sull’argine della proprietà Sant’Anna in basso vicino al fossetto.

Al Ponso le Calendule stanno crescendo e alcune sono fiorite. Anche le rosette di Cerinthe sono in piena crescita. Speriamo che i fiori di Calendula arrivino a fruttificare per il controllo delle ipotesi proposte. Sarebbe interessante anche studiare la loro distribuzione sul capolino, dalla periferia (ligulati)… verso l’interno… al centro (tubulosi).

In via dei Filosofi, scendendo sul lato destro, è fiorito anche un Asterisco.

Sono di nuovo diffuse in Novembre, fin da primavera,  le salvie selvatiche con oscillazioni in frequenza nel tempo e nello spazio, ancora da classificare. Segue foto di una foglia basale di salvia.

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Foglia basale della nostra salvia: foglie basali con picciolo 2-5 cm, lamina ellittica con tre-quattro lobi più o meno profondi; foglie cauline progressivamente sessili; altezza max 50 cm. Verticilli sulla spiga fiorifera  ravvicinati

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S

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FOGLIE DELLE ROSETTE DI BASE della salvia nel percorso al Ponso

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ROSETTA DI BASE CON RESTI DI ASTERISCUS

VEDERE GLI SCHIZZI RIPRESI IN P. Zangheri (op.cit.) numerati sotto:

4281 -> Fiore di Salvia pratensis

4282 -> Foglia di base di S. pratensis

4283 -> Foglia di base di S. pratensis var. ceratophylloides

4284 -> Fiore di Salvia verbenaca

4285 -> Foglia di S. verbenaca

4286 -> Foglia di S. verbenaca subsp clandestina

4287 -> Foglia verbenaca subsp multifida

VEDERE ANCHE SCHIZZO IN  S. Pignatti (op.cit.)

Ipotesi di classificazione (rapporto corolla/calice, forma delle foglie, frequenza verticilli sulla spiga…): fam: Labiata; gen: Salvia; sp: S. verbenaca

Si consiglia per  ulteriore riscontro SCHIZZI di E. THOMMEN (op.cit.):

2257 -> S. pratensis

2258 ->S. verbenaca

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Foglie a cuore strettamente fascianti su rametti laterali

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ANCORA NDC

Cristina Moratti sostiene che le Salvie del nostro percorso possano essere classificate come S. pratensis; io sono invece più colpito dalla forma delle foglie (anche la sottospecie della pratensis sembra avere l’estremità della foglia diversa e più stretta di  quella dei campioni del nostro percorso (vedere schema Zangheri). Si rimette la scelta al lettore. Si allega la foto di una pagina ripresa da un interessante libro, con schizzi originali affiancanti lo scritto sintetico e rilevante, a firma di due ricercatrici dell’Istituto Botanico dell’ Università di Pisa,  A.M. Pagni e G. Corsi, stampato da Arti Grafiche Pacini Mariotti, Pisa.

 verbenaca0001

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Oggi 11 dicembre 2016 ho notato una discreta fioritura di Calendula scendendo  a sinistra vicino agli ultimi cipressi di Poggio Bartolino. Sono della stessa specie tutte le Calendule incontrate nel percorso. Alcune infiorescenze stanno maturando semi. Siamo in attesa per capire meglio. E’ stata distrutta o disvelta la rosetta a foglia larga vicina al guscio di chiocciola e sopra le piccole felci, quella a circa 10 metri, scendendo, prima del viottolo per il podere San Pietro (da qualche giorno non esiste più neppure il cartello in legno con l’indicazione del podere!); le altre sembrano lente a sviluppare; ne sono apparse però altre sull’argine del Ponsino.

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Piccola felce (circa 10 cm) posta sotto rosetta a foglie larghe ora distrutta + chiocciola. La classificazione di questa felcetta con relative argomentazioni si può leggere nella Parte Sesta.

 

Posto con chiocciola sbiadita dove esisteva rosetta a foglie larghe

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Non sono riuscito a ritrovare le due piccole piantine col fiore appena nato di Verbasco delle falene.

 

Oggi 12 dicembre, guardando con più attenzione presso  Pg. Bartolino il prato sotto i cipressi, si nota una esplosione di piantine di Calendule e in rosetta, in fiore e a semi maturi per almeno una decina di metri quadri.

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Il fiore a ligule chiuse indica la vicina maturazione.

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Decine e decine di piantine di Calendula con fiori maturi

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LE CALENDULE C. arvensis

Oggi 13 dicembre 2016 ho notato nell’area delle Calendule, davanti a Poggio Bartolino, sotto i cipressi, una ulteriore estesa di Calendule fiorite e in seme; sembra che la stagione abbia accelerato la ‘seminazione’ (infatti molti capolini stanno perdendo in poco tempo  i semi). La descrizione dei semi e la loro distribuzione sul capolino rimane quella precedente; si mantiene così la nostra scelta della specie come C. arvensis (Cristina è concorde). Stanno diffondendosi per ogni dove, spesso associate ad Aster squamatum e a Conyza bonariensis, rosette con foglie leggermente seghettate_puntate, tendenzialmente lanceolate (max 15 cm) e forse decorrenti_spatolate. Diffuse sull’argine del Ponsino e altrove. Per ogni dove appare vita vegetale spontanea, lì c’è!

 

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Foglie basali di rosetta nuova, lanceolate_puntate, vellutata al tatto, radice a fittone

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Radice a fittone

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Rosetta di base. Si tratta della Composita Crepis?

Rosetta verde tenue di foglioline pelose forse Erigeron bonariensis o sumatrensis (ipotesi di Sofìa). Ma le foglie della bonariensis sono uninervie?

Ecco una rosetta ripresa da un libro  da Sofia di E. sumatrensis, a foglie plurinervie seghettate con punte verso l’alto. come quelle del percorso. Erigeron sumatrensis sembra l’ipotesi più plausibile per ora.

Erigeron_sumatrensis

 

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ALTRA ROSETTA NUOVA di Composita (erba di campo) DA CLASSIFICARE, (presso Poggio Bartolino); forse Tarassaco (?) o una Bunias erutago ? Rosetta appiattita al suolo foglie pennato sette con segmenti tendenzialmente triangolari e rivolti verso il basso, con  parte terminale ovoidale. Ipotesi Sofìa: genere Urospermum, specie U. dalechampii. Abbastanza plausibile, ma vedremo quando e se fiorisce.

sofia_18_12_urospermum0001

5752 -> Urospermum dalechampii

Si allega la foto di una pagina ripresa da un interessante libro, con schizzi originali affiancanti lo scritto sintetico e rilevante, a firma di due ricercatrici dell’Istituto Botanico dell’ Università di Pisa,  A.M. Pagni e G. Corsi, stampato da Arti Grafiche Pacini Mariotti, Pisa, che ringraziamo.

ERBE DI CAMPO0005'

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Oggi 18-12 Sofìa ha fotografato un’Asteracea fiorita, da mangiare:

Sofia_18_12_asteracea_eduleAsteracea edule, foglie di base piuttosto irregolari più o meno lobate

sofia_1812_asteracea_fiore_ligule

Asteracea_ edule con ligule gialle del capolino tendenzialmente rettangolari con all’estremità 4-5 piccoli lobi

sofia_18_12_asteracea_involucro

Asteracea involucro dell’infiorescenza. Ipotesi Sofia: Reichardia picroides

Ci permettiamo ancora di allegare la foto di una pagina ripresa da un interessante libro, con schizzi originali affiancanti lo scritto sintetico e rilevante, a firma di due ricercatrici dell’Istituto Botanico dell’ Università di Pisa,  A.M. Pagni e G. Corsi, stampato da Arti Grafiche Pacini Mariotti, Pisa che ringraziamo.

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sofia_18_12_robinia_frutti

Sofia: Rubia peregrina, Robbia selvatica, frutti.

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Sofia sempre il 18 dicembre sotto Sant’Anna fotografa l’ Anemone hortensis  (si trova poco dopo P. Bartolino, salendo,  a sinistra …

 

Sofia_18_12_anemone

… e <<rigogliose dagli argini e dai fossetti>> le foglie di Arum italicum

Sofia_18_12_arumFotografa poi l’Aster Galatella linòrysis con i capolini ricoperti da pappi, vicino all’indicatore in alluminio:

Sofia_18_12_A. linòrysis_pappi

L’ultima posizione di Sofia sull’Euforbiacea <<delicata ingannevole, per cui sono ritornata sulla prima ipotesi: Euforbia peplus (Euforbia minore). Credo che non sempre abbia doverosamente fusti estremamente arrossati e coriacei, ma nella prima fase dello sviluppo…mettiamoci pure fuori stagione,…si può mostrare anche particolarmente esile come la nostra “ignota”!>> e … diciamo pure eretta! Ma si vedrà.

A fine Dicembre 2016 si ha un’esplosione di vita verde nel percorso comprese le erbe di campo che normalmente si raccolgono in Primavera. Il 28 Dicembre Sofia ha ‘raccontato’ il suo ‘denso’ percorso valorizzato da belle foto.

IL RACCONTO DI SOFIA

“Ho cercato di fare delle foto alle piante che ho potuto osservare in un giretto di qualche ora fa.

Viste diverse varietà di Asteracee in zona S.Anna e lungo tutto il tratto, ma fino a che non emettono un fiore, alcune per me sono di difficile identificazione.

Ti invio a più riprese qualche immagine:

La prima è quella che comunemente viene chiamata “Cicoria selvatica”, Cichorium intybus, (ed è  un ottimo commestibile),……….        

cichorium intybus

…….come la “aspraggine”, Helminthia (=Picris) echioides, nelle tre foto successive, compreso un timido fiore fuori stagione. Anche questa, malgrado la sua rugosità è apprezzata, naturalmente dopo cottura.

Helminthotheca echioides(3)

Helminthotheca echioides (2)

Helminthotheca echioides (1)

Ho osservato questo genere di piante su tutto il percorso. In particolare nella zona di S. Anna.

Si allega la foto di una pagina ripresa da un interessante libro, con schizzi originali affiancanti lo scritto sintetico e rilevante, a firma di due ricercatrici dell’Istituto Botanico dell’ Università di Pisa,  A.M. Pagni e G. Corsi, stampato da Arti Grafiche Pacini Mariotti, Pisa che ringraziamo.

 

ERBE DI CAMPO0002_

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La Plantago lanceolata, è la comune piantaggine, buona da mangiare e rimedio antico del mal di denti.

plantago lanceolata (1)

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Il Sonchus oleraceus è quello che qui a Pomarance e dintorni viene chiamato “mosciolo”, pure questo tra i migliori da mangiare cotti, talvolta crudo quando é tenero.

sonchus oleraceus (1)

sonchus oleraceus (2)

sonchus oleraceus(3)

Due foto un po’ sbiadite di P. Pistoia con Mosciolo (?) ed altre pianticelle erbacee da individuare, scattate sotto S. Anna, il 1° di gennaio, nei dintorni dell’Erba morella.

OLYMPUS DIGITAL CAMERASonchus oleraceus

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Sonchus oleraceus (?) che ‘abbraccia’ una Mercurella

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La Geraniacea da classificare, che comincia ad emettere gruppi di foglioline  si trova proprio sotto l’argine di S.Anna.

Geraniacea

 

Foto di Piero sull’argine del Ponsino, nella zona dei Moscioli in mezzo alla vetriola.

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Cespugli di Pistacea lentisco, mostrano le piccole drupe rosse, nelle immediate vicinanze del “Ponso”. Sul lato sx della discesa. (Quale discesa? siamo su un poggio!).

Sofia precisa: dx e sx  sono rispetto alla linea di percorso nel verso dal Ponsino al Ponso e giù fino al P. Il Mirto.

Pistacea lentiscus

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La Silene latifolia, invece è proprio davanti al Ponso, sempre sul lato sx (?), (in vari esemplari a poca distanza tra loro).

Sofia precisa: dx e sx  sono rispetto alla linea di percorso nel verso dal Ponsino al Ponso e giù fino al P. Il Mirto.

Silene latifolia

Silene latifolia (3)

Silene latifolia(2)

Silene latifolia

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Intermezzo argomentativo di piero pistoia (NDC)

PROBLEMA

  La S. latifolia per Pignatti ha calice subsferico e petali spesso rosei. La S. alba (=Lycnis alba) ha fusto prostrato o ascendente, foglie ellittico-lanceolate, petali candidi con unghia e lembo spatolato e bilobo su metà lunghezza. Calice piriforme; capsula con 10  denti. Faremo la foto della capsula quando possibile

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Sempre il 28 dicembre 2016 di Sofia

Ho fotografato l’Euforbiacea proprio vicino il pelago,…..

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Intermezzo di piero pistoia (NDC)

Invece ho notato un’Euforbiacea,  a circa 30 metri dal pelago, venendo da S. Anna, a sinistra della strada e a circa 20 metri dall’ultimo fabbricato dello stesso podere. E’ la stessa?

La nuova Euforbia(?) di Piero pistoia

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Euforbia (si intravede al centro sinistra e centro destra) con altre pianticelle (Filipendula exapetala, Moscioli, margherite ecc.) da scoprire.

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Euforbia con Bellis perennis?

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A colpo d’occhio: stelo prostrato-eretto singolo che, nel corso dello sviluppo,  termina ad ombrella fino a 5 segmenti con i fiori; foglie oblunghe, non opposte, leggermente dentate alla sommità, si allungano verso il caule e, assottigliandosi a spatola, diventano decorrenti; aumentano in dimensioni e si alternano a spirale destrorsa, mentre le spire tendono ad avvicinarsi, salendo lungo la parte più eretta del caule, aumentando in densità; tendono anche a divenire sempre più tondeggianti (più larghe e più brevi); nella parte prostrata sono più piccole. Radice a fittone. Da osservarne meglio lo sviluppo. Tentativo di ipotesi: una varietà toscana di una Euphorbia nicaeensis? (presente anche sul serpentino).

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Foglie lungo il caule (le più allungate in basso)

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Alcune foto con l’Euforbia si intravedono rosette attaccate al suolo con foglie del tipo:

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Si tratta di Lapsana communis ?

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Sofia continua….

…..mentre ho notato il Ranuncolo (Ranunculus ficaria) solo poco dopo il Ponsino, lato sx della strada, anche se in piccoli esemplari ho avuto modo di notarlo sotto Il Ponso (a dx).
Ranunculus ficaria

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Servizio fotografico completo per l’Erba morella (Solanum nigrum), rinvenuta sotto l’argine pochissimi metri prima del Ponsino. Peccato che con l’avvicinarsi della stagione fredda, non ce la farà sicuramente a maturare i suoi frutti. Ci accontentiamo di vederli ancora verdi, con l’apprezzato ospite sotto le sue foglie.

Solanum nigrum(1)

Solanum nigrum(2)

Solanum nigrum(3)

Solanum nigrum

Ancora una foto dell’Erba morella scattata da Piero Pistoia il 1° gennaio 2016 subito prima del  Ponsino sull’argine a destra venendo da Pomarance, vicino al bordo strada (forse la stessa di Sofia)

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DIARIO DI SOFIA

OGGI 13 Gennaio 2015,

le avverse condizioni del tempo, non invitavano certo nei giorni passati alla ricerca delle nostre piantine.

Oggi, nelle poche ore di sole della giornata ho avuto modo di fare una passeggiata nel solito percorso.

A dir la verità non ho trovato niente di nuovo, o di interessante, ho solo avuto modo di fotografare tre arbusti presenti varie volte sul lato sinistro nella discesa che arriva fino a Poggio Bianco.

L’Alaterno, ignaro che siamo ancora all’inizio di gennaio, prova a mettere i primi boccioli.

ALATERNO

Mentre il Ligustro, insieme alle sue bacche nere, conserva ancora alcune delle sue foglie …..semicaduche

LIGUSTRO

Infine l’Olmo campestre mostra le prime gemme.

Olmo campestre

Nel tratto in discesa, che da Poggio Bianco porta al Mirto, un colorato anticipo di primavera.

ANEMONE stellata

PERVINCA maggiore

Sofia

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La passeggiata di Sofia del 18 gennaio 2016

Ultimamente anche le nostre piantine, sembra che risentano del clima pungente di questi giorni.

Ieri sono andata di nuovo lungo tutto il percorso, ma non ho visto nessuna novità da segnalare.

Ti invio lo stesso una foto della rosetta di foglie del Verbascum sinuatum che ho notato nella discesa poco dopo San Domenico, sul lato dx della strada proseguendo verso il Mirto.

Altra cosa curiosa che non avevo visto altre volte (sempre nella discesa che porta al Mirto) è una Roverella, Quercus pubescens, a suo tempo bersaglio di un fulmine.

Lo so che non fa parte di quella “flora minore” presa in considerazione, ma ho finalmente potuto osservare che effettivamente trattiene le sue foglie ormai secche fino a questo periodo. Ciò la contraddistingue tra le altre specie di Quercia e ne rende più facile l’identificazione.

Quercus pubescens

Verbascum sinuatum

 

Sofia

24 GENNAIO

Durante la passeggiata di oggi ho avuto modo di notare questa piccola piantina fiorita.

Suppongo che si tratti della Veronica persica, specie appartenente al gruppo di Veronica agrestis.

La si può notare lungo tutto l’intero percorso, ma le piante che mostrano una più evidente fioritura,

sono quelle che si trovano nelle zone più soleggiate. In special modo all’inizio della discesa che conduce al

podere Mirto.

I fiori della pianta rimangono chiusi nelle giornate nuvolose o comunque con poca luce.

VERONICA1

 

VERONICA2

VERONICA3

SOFIA

 


NOTE DEL COORDINATORE

OGGI E’ IL 28 GENNAIO 2016 e siamo andati a cercare nel nostro percorso la Veronica fotografata da Sofia (ipotesi proposta V. persica). In effetti l’alto ingrandimento usato è probabile che deformi l’aspetto delle gracili e tenere pianticelle che potrebbero apparire più spesse e ‘grasse’ del reale ed i fiori molto più grandi. Scendendo lungo il tratto di via dei Filosofi, a destra a metà percorso circa, si notano associazioni di piantine simili che fotografiamo. Anche davanti al P. Ponsino sotto l’argine a destra, scendendo, appaiono freschi strati prostrati agganciati a radici filiformi lungo i primi nodi, a caule sottile strisciante anche per circa 40 cm, forse di Veronica. Stesse piantine sono diffuse per un buon tratto a Poggio Bartolino al bivio per il Poder Nuovo, scendendo in coincidenza dell’indicazione per il Mirto per qualche decina di metri sulla sinistra della strada (forse è qui che Sofia ha fatto le sue belle foto ingrandite). In tutti i casi i fiori erano per lo più chiusi per la stagione e il fresco della mattina. E’ da precisare che due sono i cartelli che indicano il podere il Mirto distanti qualche centinaio di metri a partire da Poggio Bartolino. Ci sembra che Le Veroniche siano in espansione, come altre pianticelle come le Euforbie della seconda specie , di cui è stata proposta come prima ipotesi E. nicaeensis (quelle della prima sembrano in difficoltà, la cui ipotesi iniziale era E. peplis). Su  queste due ipotesi, per ora nessuna argomentazione ulteriore.

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QUALI ALTRE PIANTICELLE SI VEDONO NELLA FOTO? Nominarle ed indicarne la posizione

 

 

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Le foglie sono brevemente peduncolate (due hanno perduto il peduncolo); la base della foglia è tendenzialmente concava (incavata in dentro). la lunghezza dei peduncoli diminuisce lungo il caule.

DA CONTINUARE CON L’ARGOMENTAZIONE

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Riguardo alle Euforbie (E. nicaeensis? ) si notano diffuse specialmente  scendendo dal P. Sant’Anna verso il ‘pelago’ di San Vittore, per circa 20-30 metri da ambo i lati della strada e lungo il tratto, salendo oltre Sant’Anna,  sulla sinistra fino alle rosette di Borrago (?).

 

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Controllare la foto precedente con Euforbia e rosette di erbe di campo (forse Composite) da interpretare. Quella appiattita al suolo è della stessa specie  della foto sotto, ripresa a Poggio Bartolino qualche tempo fa (fine dicembre) che Sofia classificò?

Ipotesi Sofìa: genere Urospermum, specie U. dalechampii

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Da notare la scomparsa di un indicatore in alluminio (Borago officinalis) subito dopo il Ponsino scendendo a destra. Era quasi nel fossetto, non poteva dare noia! Ma forse era necessario richiedere un permesso ufficiale per apporlo?

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Ecco le presunte foglie basali di B. officinalis senza il loro cartello indicativo.

Forse la pianta genitrice, in piena estate, col cartello scomparso, è rappresentata nello stesso posto dalla foto successiva:

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OGGI E’ IL 29 GENNAIO 2016 e siamo di nuovo sul percorso. Si scattano foto ad una piantina a caule sottile lungo e gracile incapace di sostenerla, tendenzialmente strisciante, le cui foglie ovali-lanceolate che tendono ad abbracciare il caule, terminano in tre filamenti o cirri ciascuna, in continuità con la nervatura centrale (?), per attaccarsi. Chi sa perché mi fa pensare ad una Papilionacea. Siamo ad una ventina di metri dal secondo cartello per il Mirto, scendendo verso Poggio Bianco. La piantina  sta diffondendosi su ambo i lati .

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Pianticella da classificare

 

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OGGI 30 GENNAIO ancora sul percorso con le seguenti foto sulla presunta Papilionacaea (Fagacaea) che sta espandendosi anche più il alto nella zona delle Pervinche.

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STRANEZZA!

Le  foglie superiori terminano con tre filamenti per sostenersi!

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Il genere potrebbe essere una Vicia (Veccia)?

NESSUNA VICIA NEI TESTI CONTROLLATI SEMBRA ABBIA FOGLIE CHE TERMINANO NEI FILAMENTI DI SOSTEGNO! SOLO I CAULI ALL’ESTREMITA’ PRESENTANO QUESTA CARATTERISTICA (a meno che le foglie superiori non presentino caratteristiche di ramo). DA APPROFONDIRE L’ARGOMENTO….

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Per la prima volta ci sembra di avere incontrato la Capsella bursa-pastoris con frutti a cuore, ma nelle due foto non riusciamo a individuarla. Siamo  in via dei filosofi scendendo circa a metà tratto, sulla destra.

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In alto dalla parte centro-destra sembra di scorgere i frutti a cuore peduncolati della Capsella.

Infine la Calendula continua la sua generosa espansione insieme ad altro. Siamo in un altro periodo di espansione floristica.

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OGGI 31 GENNAIO ancora sul percorso a controllare la Capsella.

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Le foglie basali ovali-lanceolate tendenzialmente spatolate della Capsella irregolarmente partite e più grandi delle superiori, progressivamente più intere e amplessicauli. I fiorellini sono sfuocati.

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Si vedono male i frutti

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Si intravedono i frutti al centro in alto poco a destra

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Ecco la piantina isolata e fotografata: foto foglie, frutti e infiorescenza

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VEDERE NEL TESTO lo Schizzo di C. bursa-pastoris in E. Thommen 0p.cit.

 

e nel testo di S. Pignatti op. cit.

 

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Davanti ad San Domenico sul basso argine del podere si nota un’esplosione di rosette di ‘erbe di campo’. Le foto sono state numerate per la classificazione.

N.1

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N.2

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N.3

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N.4

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N.5

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N.6

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N.7

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N.8

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N.9

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N.10 – Foto precedentemente proposta riportata per confronto (eseguita dopo P. Sant’Anna, lungo il campo con rete di recinzione).

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Sarebbe opportuno fare una visita specifica davanti al P. San Domenico per investigare queste e tante altre ‘erbe di campo’  che si presentano a rosette separate.


NDC

OGGI 4 GENNAIO 2016 individuo alcune Veroniche a corolla aperta (diam. circa 1 cm) con 5 lobi (freq. rara)  in Via dei Filosofi:

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Un lobo è più chiaro e più piccolo, gli altri con tracce centrifughe azzurro-lilacino.

In tutti i casi un lobo sembra più chiaro, inoltre i quattro o cinque lobi hanno forme e superfici diverse

Per una discussione critica sulla Veronica

I fusti sono sdraiato_ascendenti o sdraiato_diffusi?  Sono radicanti e intrecciati fra loro? Le foglie suborbicolari sono più lunghe che larghe o più rotondeggianti? I peduncoli dei fiori sono due volte la lu. della foglia o più lunghi?  Se prevale l’essere il fusto sdraiato, diffuso, con radici ai nodi e intrecciato con altri e la forma della foglia a più lungo peduncolo, è da sostenere come seconda ipotesi da proporre alla critica, Veronica filiformis. La prima ipotesi era V. persica. Mancano i riferimenti alle capsule, visto che non sono ancora mature.

VEDREMO

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Sempre in Via dei Filosofi ho fotografato una piantina erbacea a rosetta di base florida e ‘densa’ a foglie larghe sinuato-crenulate_dentate, con fiorellini fucsia a corolla dialipetala; petali, lu. max circa 7 mm. Tale piantina sta diffondendosi in vari luoghi, es., dopo il Ponsino verso P. Sant’Anna, a destra dove esisteva l’indicazione per la Borago.

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Da classificare: peduncoli fiorali tendenzialmente ad ombrella

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Da classificare: foglia di rosetta di base (lu. 7 cm) con lungo peduncolo peloso che dà un fiore a corolla dialipetala a 5 petali ‘stretti’ color fucsia (dim.7 mm). Da notare il bordo sinuato_ondulato con lobi crenati e in particolare l’ultimo lobo superiore che sovrasta e si sovrappone il/al primo inferiore, scavalcando il peduncolo rimanendo beante in aria.

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OGGI 7 Febbraio 2016 la rosetta di base già fotografata e individuata come una Borago officinalis (?) sulla scarpata del Podere Ponsino, vicino alla strada, sta fiorendo!

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LA REALTA’ DA VICINO E DA LONTANO

Ho raccolto anche una delle piantina più sviluppate di Euforbia del secondo tipo (proposte due ipotesi) per osservarla meglio. Le due velenose euforbie incontrate almeno fin’ora hanno una struttura quasi matematica (trasformabile in formula o in algoritmo informatico), ed è stranamente cosa rara perché l’universo è denso di oggetti come vortici e strutture caotiche e non di cristalli e altri oggetti ordinati, e la matematica e la fisica funzionano in ambiti, nel tempo e nello spazio, estremamente ridotti del Cosmo reale, in particolare nei teatri in cui fu ed attiva l’evoluzione delle specie. Ciò rimanda al pensiero del grande Wolfram, inventore del potente programma Mathematica e sostenitore che l’universo non ‘costruisca’ se stesso tramite le leggi della matematica e della fisica, offrendo in alternativa i suoi algoritmi per costruire la forma degli alberi, delle nuvole, degli esseri viventi, dei monti, i contorni delle coste,… , anche se non ancora per comprendere l’arte s.l. e la poesia o l’evento magico coglibile nello sguardo delle femmine a primavera o nelle corolle spalancate per gli occhi multipli degli insetti. E’ di quest’ultimi ‘oggetti’ che è colmo l’Universo! In alternativa c’è la lobby dei fisici teorici della Meccanica Quantistica Relativistica (MQR), che dopo la scoperta della particella di Higgs (la particella di Dio), che ha permesso di dotare (finalmente) le particelle elementari di massa, hanno sfornato sul mercato una ridda di testi più o meno divulgativi sugli sviluppi di questa ostica e per certi versi ‘magico-misteriosa’ disciplina, avendo come obiettivo ultimo, precisare che cosa sia la ‘Realtà’ del Cosmo. Per i curiosi di questi grandi misteri, poco accessibili ai non eletti, si allega un intermezzo che parla, in una breve sintesi grossolana, della Natura e della Realtà.

Ho raccolto l’Euforbia, dicevo, davanti al 1° cartello per il mirto, a Poggio Bartolino, ed è del 2° tipo (per l’Euforbia già proposte almeno due ipotesi). Cercherò di descriverla come mi riesce.

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INTERMEZZO SULLA REALTA’ DELL’UNIVERSO

Realtà_da_vicino _e _da_ lontano

dott Piero Pistoia docente di Fisica

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OGGI 8 FEBBRAIO 2016 Sofia ha guardato le ultime foto e proposto ‘Teorie Tentative’ (TT) sugli ultimi punti interrogativi; di seguito i suoi commenti:

Per quanto riguarda l’identificazione delle rosette delle Asteracee da te fotografate, finchè non si decidono a emettere qualche fiore, per me è quasi impossibile dire con certezza di che specie si possa trattare. Sicuramente sono tutte commestibili e con probabilità i loro capolini saranno tutti di colore giallo, ma per ora non so nulla di più.

La piccola pianta con fiore color malva, è sicuramente appartenente alle Geraniaceae. Il genere dovrebbe essere un ‘Erodium’. La specie è molto più complicata da individuare, dato che in Italia l’Erodium è presente con una decina, con caratteristiche similari.

Viene comunemente chiamato ‘Becco di gru’ per via della forma del suo frutto, che ricorda un lungo becco.

Visto il tipo di foglie della pianta, da te fotografate e descritte, si potrebbe azzardare ad un ‘Erodium malacoides‘, poiché è anche il più comune in tutta la Penisola.

Però direi che potrebbe essere confuso con il somigliantissimo ‘E. alnifolium‘, presente specialmente in Toscana e poche altre regioni del sud.

La roverella e la rovere, sono difficilissime da identificare, dato che non solo si ibridano facilmente, ma le caratteristiche talvolta diventano solo sfumature. Negli esemplari adulti, che vegetano in ambienti ampi, la rovere si distingue nel portamento, meno nodoso e contorto del tronco e più compatto nella forma della chioma. Un elemento che può aiutare sono sicuramente le foglie. La roverella, nella pagina inferiore è fittamente cotonosa, pubescente, molto, molto più della rovere. Ma l’elemento ‘invernale’ che porta con facilità al loro riconoscimento, è il fatto che la roverella trattiene gran parte delle sue foglie secche sulla pianta, almeno fino a gennaio.

La roverella colpita dal fulmine si trova appena cominciamo a scendere verso il Mirto, sulla ns dx, dopo una trentina di m.

Non sei riuscito ad individuarla, perché la parte sbruciacchiata (sicuramente non di recente) si vede solamente se scendi nel campo sottostante. Ero andata lì per fotografare  una pervinca fiorita e della cicoria che raccolsi per cucinare. E’ facile scendere fino al campo, perché si intravede tra l’erba una specie di stradina.
Ciao per ora e, appena posso farò un giretto come al solito.

Sofia

Ps: sarebbe bello davvero fare in modo di poter indirizzare e interessare i ragazzini, verso il rispetto e la conoscenza delle piante……anche semplicemente un po’ a gatto!

OGGI 20 FEBBRAIO 2016 ho fotografato ancora le Veroniche davanti al prima cartello per il Mirto e, scendendo, a qualche  decina di metri dallo stesso cartello, una piccola rosetta, sulla sinistra, di Verbascum tapsus (per ora unico in tutto il percorso) davanti alla deviazione per il campo sotto strada.

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Verbascum tapsus

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Veroniche: è cresciuta forse una varietà (o nuova specie di Veronica? o una specie diversa?) a  foglie sfumate in lilla-violaceo a caule forse più eretto; i fiori erano chiusi purtroppo. A primo impatto mi sembrava una Salvia, anche se non ho visto le foglie pennato incise sulla rosetta.

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Veroniche con piantine di Euforbia, Pervinca non fiorita e una rosetta di erba di campo

Sofia il giorno 20-2-2016

In realtà la piccola erbacea che definisci una ‘salvia’, è sicuramente una Lamiacea. Per quanto riguarda l’identificazione della specie,

il compito mi sembra più arduo, dato che delle Lamiacee, fanno parte numerose specie e tante piuttosto simili.

….per orientarci, azzardiamo con un Lamium amplexicaule!!!

DA GUARDARE QUESTE ASSOCIAZIONI DI PIANTICELLE FOTOGRAFATE IL 24-2. In particolare pianticelle con foglie tendenzialmente triangolari (crescendo i lati diventano sempre più concavi) puntate seghettate-lobate con venatura centrale biancastra, appartenenti, forse, alle Composite (Sofia esprime dubbi su questa ipotesi di classificazione!). Per ora, lasciamola fiorire.

OGGI PRIMO MARZO sta fiorendo, ho notato in un verticillo alcuni fiori bianchi  a corolla tubolosa lunga circa 2 cm che si restringe verso la base in un piccolo tubo, a sezione costante, lungo un cm, il sopra è espanso e diviso in tre parti una centrale più grande bifida curvata verso l’interno e due laterali a guisa di ali, dall’aspetto di una labiata ma… dovrò controllare meglio.

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Le piantine delle foto sono strettamente associate a Senecio, Veronica, Lunaria, ‘erbe di campo’, Edera ed altro; come si spiegano queste ed altre strette   associazioni fotografate? Hanno un ‘senso’ o sono casuali?

Nel percorso, queste pianticelle si notano alla base del palo che regge la rete all’angolo della proprietà Scarciglia sull’incrocio Via del Poderino-Via Mazzolari.

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Caule cavo con sezione che diminuisce verso l’alto

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Da osservare il calice…

Sofia commenta le fotografie precedenti

Per mille motivi diversi, oltre alle avverse condizioni del tempo, non sono più riuscita ad andare

nel ‘percorso floristico’.

Via via però cerco di controllare ugualmente le piantine che inserisci nel blog.

Riguardo l’ultima piantina da te fotografata, direi con sicurezza che si tratta di una “Lamiacea”. Non so perché via via, venga modificato il nome della famiglia di appartenenza.

Personalmente, trovavo comodo e…simpatico quando venivano ancora chiamate “Labiate”. Osservando il tipo di fiore mi sembrava più naturale identificarlo con la forma delle labbra semiaperte.

Forse il significato di “Lamium” porta alla stessa identificazione, se si pensa che possa alludere alla figura di una ‘gola’ rassomigliante alla corolla del fiore.

Etimologia spicciola a parte, con buona probabilità, potrebbe trattarsi di un ‘Lamium  bifidum‘. Nella foto non si vede molto bene se il lobo superiore sia suddiviso in due. Il fiore dovrebbe anche presentare delle leggere striature vinate. Riguardo alle foglie, sembrano proprio corrispondere alla suddetta specie.

Comunemente si chiama anche ‘falsa ortica’.

Sofia

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Le rosette fotografate i primi di ottobre 2015 (prima ipotesi una Primulacea; seconda ipotesi una Composita) non sono mai fiorite e ad un controllo ora sulla forma delle foglie a superficie ruvida venata  a piccoli lobi squadrati rialzati, farebbe pensare trattarsi invece di una Borraginacea della specie B. officinalis!

 

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POMARANCE: UNA BREVE PASSEGGIATA ‘FLORISTICA’ (flora povera) A SCANSIONE MENSILE ALLA PERIFERIA DEL PAESE, PARTE PRIMA a cura di Angelo Bianchi, Cristina Moratti, dott. Piero Pistoia

Questo progetto è piaciuto al blog Agenda19892010 come comunicato il 2-6-2015 da WordPress all’Amministratore con una e-mail.  E’ piaciuto anche al blog Briciolanellatte come comunicato il 9-6-2015 da WordPress all’Amministratore con una mail.

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PREMESSA

ATTENZIONE: QUALORA, IN QUESTO ARTICOLO PUBBLICATO SU INTERNET, ALCUNE FOTO (non sappiamo il perché!) NON APPAIANO, LASCIANDO SPAZI BIANCHI, O APPAIONO, MA A BASSA RISOLUZIONE, BASTA CLICCARE SU ESSI PER FAR APPARIRE LE FOTO INGRANDITE E CHIARE! PER TORNARE INDIETRO ANNULLARE IL CARICAMENTO DELLA FOTO.

N.B. – SE NON PRECISATO ALTRIMENTI, TUTTE LE FOTO, PROGETTI, SCRITTI, ARGOMENTAZIONI E COMMENTI SONO DEL COORDINATORE PIERO PISTOIA

CURRICULUM DI PIERO PISTOIA:

piero-pistoia-curriculumok (#)

CHI E’ L’AUTORE (traccia): Curriculum di Piero Pistoia

Piero Pistoia, diplomato negli anni ’50 presso il Liceo Classico Galileo Galilei di Pisa, è dottore in Scienze Geologiche con  110/110 e lode, discutendo una tesi di geofisica e, da borsista, ha lavorato e pubblicato presso l’Istituto di Geologia Nucleare di Pisa, misurando le età degli “strani” graniti associati alle ofioliti (1) e studiando i serbatoi di gas e vapori della zona di Larderello. Successivamente ha scritto una cinquantina di articoli pubblicati a stampa, a taglio didattico-epistemologico, di cui circa la metà retribuiti secondo legge,  dagli editori Loescher, Torino, (rivista “La Ricerca”), La Scuola di Brescia (“Didattica delle Scienze”), a controllo accademico ed altri, affrontando svariati problemi su temi scientifici: dall’astrofisica all’informatica, dall’antropologia culturale all’evoluzione dell’uomo, dalla fisica alla matematica applicata e alla statistica con il supporto di migliaia di linee di svariati programmi in linguaggi come Mathematica di Wolfram, R, SPSS, dalla geologia applicata al Neoautoctono toscano, dall’origine dell’Appennino alla storia delle ofioliti, alle mineralizzazioni delle antiche cave in Val di Cecina (in particolare su calcedonio, opale e magnesite) ecc..  En passant, ha scritto qualcosa anche sul rapporto Scienza e Poesia, sul perché la Poesia ‘vera’ ha vita infinita (per mere ragioni logiche o perché coglie l’archetipo evolutivo profondo dell’umanità?); ha scritto alcuni commenti a poesie riprese da antologie scolastiche e,  infine decine di ‘tentativi’ poetici senza pretese. Molti di tali lavori sono stati riportati su questo blog. (2)

NOTE

(1) L’età dei graniti delle Argille Scagliose, associati alle ofioliti, al tempo alla base della falda in movimento, corroborò sia l’ipotesi che esse fossero ‘strappate’ dal basamento ercinico durante i complessi  eventi che costruirono la catena appenninica, sia, indirettamente, rafforzò la teoria a falde si ricoprimento nell’orogenesi appenninica. Fu escluso così che il granito associato alle ofioliti derivasse, almeno non in tutti i casi, da una cristallizzazione frazionata (serie di Bowen) da un magma basico od ultrabasico.

(2) Piero Pistoia ha superato concorsi abilitativi nazionali, al tempo fortemente selettivi (cioè non frequentò mai i famigerati Corsi Abilitanti, fortemente voluti dai sindacati dei docenti!), per l’insegnamento, in particolare, nella Scuola Superiore per le seguenti discipline: Scienze Naturali, Chimica, Geografia, Merceologia, Agraria, FISICA e MATEMATICA. Le due ultime materie sono maiuscole per indicare che Piero Pistoia in esse, in tempi diversi, fu nominato in ruolo, scegliendo poi la FISICA, che insegnò praticamente per tutta la sua vita operativa.

Pochi anni prima che l’ITIS di Pomarance fosse aggregato al Commerciale di Volterra, il dott. prof. Piero Pistoia fu nominato Preside Incaricato dal Provveditorato agli studi di Pisa, ottenendo il massimo dei voti sulla attività svolta.

Così la parte scritta di questo Post, nel bene e nel male, è a cura di Piero Pistoia che auspica critiche, suggerimenti, correzioni, integrazioni.

NEL MALE CI SI CORREGGE! SE E DOVE SI CORREGGE, SPECIALMENTE LI’, SI IMPARA!

COL TEMPO FORSE FAREMO DEGLI INDICI E DEI RIMANDI INIZIALI PER MUOVERCI NON IN MANIERA SERIALE ALL’INTERNO DEL POST

Procederemo al solito discutendo e argomentando non tanto per ‘comunicare’ quanto per ‘costruire’ insieme questo tipo di conoscenza come suggerisce Foerster. L’obbiettivo è esclusivamente didattico-culturale, per cui questo materiale può essere utilizzato da tutti gratuitamente nel modo che scegliamo (eccetto i disegnetti  schematici trasferiti dai testi di riferimento); in particolare, auspichiamo venga scoperto e utilizzato in qualche modo dalla Scuola.  

I TRE CURATORI ‘COSTRUISCONO’ IN TEMPO REALE PER  CUI NON GARANTISCONO CHE I CONCETTI, SEMPRE IN VIA DI APPROFONDIMENTO E MODIFICA, POSSANO ESSERE DEFINITIVI E CORRETTI

I TESTI QUALIFICATI DI RIFERIMENTO PER QUESTO LAVORO SONO PRINCIPALMENTE I SEGUENTI (consigliamo i lettori di  procurarseli per i riferimenti, l’approfondimento di questo post e la qualificazione delle biblioteche personali!) :

EUGENIO BARONI “GUIDA BOTANICA D’ITALIA” Ed. CAPPELLI

PIETRO ZANGHERI “FLORA ITALICA Vol. I-II-III” Ed. CEDAM        

SANDRO PIGNATTI “FLORA D’ITALIA Vol. I-II-III” Ed. EDAGRICOLE

EDUARD THOMMEN “ATLAS DE POCHE DE LA FLORE SUISSE” EDITIONS BIRKHAUSER BALE.

Si allegano anche foto di qualche pagina ripresa da un interessante libro, con schizzi originali affiancanti lo scritto sintetico e rilevante, a firma di due ricercatrici dell’Istituto Botanico dell’ Università di Pisa,  A.M. Pagni e G. Corsi, stampato da Arti Grafiche Pacini Mariotti, Pisa che ringraziamo.

VENGONO ANCHE CONSULTATE DUE GROSSE ENCICLOPEDIE SUL REGNO VEGETALE, L’UNA EDITA DA VALLARDI E L’ALTRA DA RIZZOLI; E SVARIATI ALTRI TESTI SECONDARI DI DIVERSE CASE EDITRICI CHE NOMINEREMO QUANDO NECESSARIO.

A questi testi si farà continuamente riferimento esplicito e si spera che Autori ed Editori permetteranno di trasferire qualche disegno schematico di chiarimento dai loro testi a questo post, il cui unico obiettivo è e rimarrà solo quello di ‘costruire’ e comunicare didatticamente cultura, per quanto ci riesce, sempre del tutto gratis. Questo blog non ha alcun fine di lucro ed è auto-finanziato. Comunque siamo disponibili nell’immediato a qualsiasi intervento su questo post su avvertimento (al limite, se necessario, anche a sopprimerlo!)

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UNA DEDICA NECESSARIA (NDC: Piero Pistoia)

La mia idea di scegliere un percorso botanico accessibile alle Scuole fu discussa in una serie di incontri  sul rapporto Scuola/Natura con un genuino naturalista empatico e poeta locale, il maestro Giuseppe Zanella, che dedicò tutta la vita a studiare i comportamenti di animali e vegetali con grande intuito, sensibilità e rispetto per la Natura e l’Universo. Fece numerose pubblicazioni per importanti case editrici e articoli per note enciclopedie. Stavamo per iniziare in concreto il lavoro, quando sfortunatamente si ammalò irreversibilmente. Di questo personaggio, secondo me, di rilevante spessore, mi rimane un grande e affettuoso ricordo di amicizia e di stima e mi sento di dedicare questo nostro lavoro floristico alla Sua memoria.

Dott. PIERO PISTOIA, coordinatore.

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POST SPERIMENTALE IN VIA DI COSTRUZIONE – Intanto  iniziamo con un primo tentativo di percorso. Sul percorso mensilmente si osserveranno, si fotograferanno e descriveranno per la classificazione le nuove piantine ‘che vediamo’ e ad ‘ogni giro’ cercheremo anche di descrivere alcune di ‘quelle di base’. Possibilmente su ogni piantina verrà attivata una discussione anche tornando indietro. Chiaramente il ciclo mensile copre 12 mesi, ma… ogni anno si rinnova, per cui questo post rimarrà aperto all’infinito, naturalmente finché  gli autori non si stancheranno!

LA CARTINA DEL PERCORSO

fiori0001fiori0002Il podere da cui inizia (o finisce) la vicinale Sant’Anna (nel senso che è riportata l’indicazione ufficiale) si chiama P. Poggio Bartolino, subito prima della deviazione Podernuovo-Poggio Bianco.

Un’erbaccia spontanea abbondante in settembre-ottobre 2015 è stata oggetto di discussione sulla sua classificazione: Erigeron bonariensis o Conyza bonariensis (=Erigeron linifolium)? Per anticipare o rivedere le argomentazioni del coordinatore P. Pistoia, cliccare sulla parola ‘calda’ di seguito (in effetti sembra che Erigeron bonariensis non appaia nei testi consultati).

ERIGERON o CONYZA?
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ALTHEA cannabina

Per vedere altri schemi per la sua classificazione, controllare il anche link ‘Althea cannabina’ nella PARTE QUARTA, per un confronto con Malva alcea.

ALCUNE FOTO IN ANTEPRIMA

   (Le foto di Cristina Moratti sono riportate anche sul blog “La carrozza del Gambini”)

 Quattro Foto di due piantine (Orchidea apifera, Erba vajola) del percorso sperimentale eseguite da Cristina Moratti

ophrys apifera (1)

ophrys apifera (2)Ophrys apifera (fioritura maggio)

 Cristina ha fotografato l’orchidea vicino al P. San Domenico


erba-vajola-1

erba-vajola-2

La Borraginacea Cerinthe maior, è stata classificata da Angelo Bianchi, Erborista. Si notano sulle foglie tracce di strutture ghiandolari.

La Cerinthe si poteva vedere, poco tempo fa, nel tratto, a sinistra del percorso,  in cui la strada vicinale di Sant’Anna, dopo breve salita oltre il P. Il Ponso, piega scendendo verso Poggio Bartolino; sarebbe stata presente dalla primavera all’autunno, come accadde lo scorso anno.

Cerinthe major L. Boraginaceae - Erba vaiola - (ok)

In effetti a fine Maggio 2015 la stazione a Cerinthe è stata soppressa; era nata sul percorso del trattore. La rivedremo il prossimo anno? O forse prima?

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LA ROSASEA FILIPENDULA (SPIRAEA) exapetala

Due Foto di una piantina (Filipendula) del percorso sperimentale, di Cristina Moratti e Piero Pistoia rispettivamente

filipendula spirea

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Si tratta della  Rosacea Filipendula (Spiraea) exapetala, classificata da Piero Pistoia; la piantina era diffusa praticamente lungo tutto il percorso, in particolare davanti a Poggio Bartolino (prima del taglio dei margini); fioritura nella seconda metà di Maggio; da giugno sembra scomparsa sono rimaste solo le tracce delle foglie basali.

Quella che segue è la foto di Cristina Moratti di una Crucifera (Brassicacaea) del genere Alyssum caratteristica delle ofioliti (A. bertolonii), che fa parte di una interessante stazione floristica fotografata (una ventina di pianticelle che vivono o vivono anche sulle ofioliti) e classificata e commentata dalla stessa Cristina sul blog “La carrozza del Gambini”. Questa pianticella viene riportata in questo percorso sperimentale perché mi sembra che fosse quella che  in autunno del 2014 stranamente faceva, se ben mi ricordo, bella vista sul lato destro della strada Sant’Anna una decina di metri prima che deviasse scendendo verso Poggio Bartolino ed alcune anche davanti allo stesso podere Sant’Anna. L’ipotesi, se fosse stato un Alisso, fu che qualche cercatore di funghi del posto calpestando gli ofioliti (leggere su questo blog il post a più voci sulla ‘strana storia’ di queste rocce) della macchia di Monterufoli abbia riportato semi su questa bancata argillosa a ciottoli silicei del Neoautoctono (se vuoi approfondire cerca ‘Neoutoctono’ su questo blog)! Attualmente nel percorso non ho notato pianticelle simili a quella che nel ricordo mi sembrava un Alyssum; vedremo in autunno se ricrescerà, in modo da poter controllare! Sarebbe interessante comunque che Cristina, agganciando una mappa topografica, da fornire nel suo blog, ad una strada percorribile con la macchina,  descrivesse il posto di questa stazione con una tolleranza di qualche metro, in maniera che possa essere resa visitabile ad hoc. Per es., una scolaresca nelle ore di lezione della mattinata potrebbe, come obbiettivo didattico specifico, visitarla in qualche ora e tornare a lezione.

DIGRESSIONE PER ASSIMILARE LE IDEE E CORREGGERE QUELLE CHE CREANO FAILLANCE

Digressione sulle piante delle ofioliti e in particolare sull’Alissum. La proposta sarebbe di costruire un articolo scritto in Word o con Open Office dal titolo per es. “Osservazione, descrizione e classificazione delle piantine endemiche delle Ofioliti”. Dopo il titolo si potrebbe inserire dal menù del word processor scelto una o più foto di insieme. …..Successivamente si inserisce nel testo, per es., la foto dell’Alissum, e si scrivono nel testo sotto quali sono le caratteristiche importanti per la classificazione inserendo ogni volta le loro foto (forma delle foglie, distribuzione sul caule, foto del fiore singolo ecc.) e questo in successione per ogni piantina. E’ un lavoro lungo da fare a ‘pezzi’ aggiornando con calma!

Alyssum bertolonii

 PREMESSA a cura del dott. Piero Pistoia

L’idea è di scegliere un percorso di circa un’ora andata e ritorno (consistente con l’utilizzo anche da parte delle scolaresche) che “apra” alla campagna, meglio se già utilizzato dai cittadini per passeggiate, footing, ecc..  Immaginiamo di dividerlo  in tratti con riferimenti topologici riconoscibili e che abbiano significato per le pianticelle della flora spontanea che qui vivono (almeno finchè il Comune non deciderà di tagliare l’erba ai margini della strada). L’idea si basa anche sull’ipotesi che le piantine, anche se tagliate, abbiano una probabilità superiore a quella fornita dal caso di ricrescere circa nella stessa zona. Come primo tentativo, abbiamo scelto una successione di tratti che  partendo dall’inizio di via Mazzolari, zona verde davanti alla proprietà Scarciglia (stazione floristica a Salvia sclarea ed altro; si vedano, per es. al recinto, i cartelli alle varie piante della macchia mediterranea), attraverso via del Poderino, scende a via dei Filosofi e, verso sud-est, incrocia la strada chiusa che porta a sud verso il Podere Sant’Anna, il P. San Vittore e il P. Il Ponso e, oltre il poggetto, scende verso sud-est fino a Poggio Bartolino dove ha termine la vicinale  Sant’Anna e poi ancora verso sud nella strada sterrata che porta al bivio per il Podere Il Mirto e a Poggio Bianco (vedere la carta topografica riportata di questi posti).

Durante la costruzione, introdurremo, quando si rendono disponibili, le foto delle diverse pianticelle mese per mese da riordinare di volta in volta, attribuendole ai diversi tratti di strada.

Le seguenti due sezioni della carta topografica del paese di Pomarance (scala originale 1=5000) che contengono il percorso descritto evidenziato in giallo, sono state  integrate con i nomi dei tratti di strada, che compongono il percorso stesso ed altro (individuazione scuole, edifici rilevanti, riferimenti alla posizione floristica ecc.). Per la carta topografica e per la gentilezza e disponibilità dimostrate dobbiamo ringraziare il tecnico dell’Ufficio del Comune, la geometra Signora Cabiria Pineschi Gazzarri. Da notare come la carta non sia aggiornata; è poco evidenziato, per es., scendendo per la vicinale Sant’Anna, a circa un centinaio di metri dall’incrocio con Via dei Filosofi, sulla destra lo stradello per il P. San Pietro (da aggiungere).

LA CARTINA DEL PERCORSO

fiori0001

fiori0002

Il podere da cui inizia la vicinale Sant’Anna (nel senso che è riportata l’indicazione ufficiale) si chiama P. Poggio Bartolino, subito prima della deviazione Podernuovo-Poggio Bianco.

Le foto immesse non sono ottimali, ma non sono definitive; ne cercheremo di migliori.

DIARIO FLORISTICO DA AGGIORNARE NEL CORSO DEL MESE DI MAGGIO 2015

DIARIO FLORISTICO AGGIORNATO GIORNO PER GIORNO NEL CORSO DEL MESE DI GIUGNO 2015

ALLA FOTO DI UN ELEMENTO EMBLEMATICO DI OGNI SPECIE (O GENERE) VERRA’ AGGIUNTA UNA BREVE SCHEDA TRASFERIBILE,  UTILE PER LA SUA IDENTIFICAZIONE

TUTTE LE FOTO, CHE NON RIPORTANO IL NOME  DI UN AUTORE, SONO STATE SCATTATE DA PIERO PISTOIA

– rara la salvia selvatica

– A partire da giugno della Filipendula rimangono praticamente solo le foglie

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La Filipendula a giugno

LA GENTIANACAEA CHLORA perfoliata

– Primi di giugno fioritura della Chlora perfoliata oltre il cartello per podere Il Mirto, scendendo verso Poggio Bianco a metà del tratto; da fare foto. Sull’argine destro, a scendere, dinanzi al P. Sant’Anna.

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Chlora con foglie di Filipendula

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La Gentianacaea Chlora perfoliata

Non individuata ancora la Gentianacea Erytraea centaurium, vista in estate un anno fa.

L’HIPERICUM perforatum

– si mantiene fiorito ancora Hipericum perforatum

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Hypericum perforatum

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IL PROBLEMA DELLA SCROPHULARIACAEA VERBASCUM blattaria

– fiorito da poco un verbasco (?), unico stelo glabro con foglie a triangolo isoscele a lati leggermente curvi e seghettati (?); più grandi ed ovali-ellittiche debolmente picciolate (non inserite direttamente sul ramo, ma tramite un corto peduncolo) quelle basali, sempre più piccole e sessili (inserite direttamente sul ramo) quelle superiori (foglie cauline) tendenti ad abbracciare  il caule con la parte inferiore; Verbascum blattaria? Il famoso Verbasco delle falene? Fare foto e classificare; questi individui sono visibili nel tratto verso Poggio Bianco dopo il cartello per il P. Mirto, a sinistra prima dello  stradello che scende a destra  nel campo. Sembra esista un solo esemplare, la settimana scorsa (10-6), in questo tratto, ne vidi 4 o 5. Oggi 18 giugno, questo esemplare è stato tagliato, mentre è visibile un’altra piantina col fiore  qualche metro sotto il tasso barbasso (vedere sotto) scendendo, a sinistra, sulla stessa sterrata (vedere foto).  Sembra siano appena nati altri esemplari in questi giorni in cima al poggetto sopra il P. Il Ponso, sulla sinistra salendo. Oggi (18) uno di essi ha messo il fiore.

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OLYMPUS DIGITAL CAMERASi notano in basso foglioline pentafille forse di Potentilla

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Sulla deviazione per il P.Mirto: Verbascum blattaria? vicino una Verbena non ancora in fiore

La foto che segue riporta un individuo di V. blattaria (?) del poggetto; si notano alcuni esemplari di Papaver rheas

La foto che segue è stata scattata l’anno scorso sullo stesso percorso e circa lo stesso periodo; assomiglia alla precedente?

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Verbascum blattaria (?) dell’anno scorso

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Verbasco (?) del 18-giugno dopo il tasso barbasso; ancora visibile l’Iperico perforatum

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Alcuni aspetti della pianticella Verbascum blattaria

Uno sguardo al futuro…….

Abbiamo fotografato, dopo anni (2 giugno 2019) ancora piantine di Verbascum blattaria nel nostro percorso, scendendo, davanti alla proprietà Sant’Anna….

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LA SCROPHULARIACAEA VERBASCUM thapsus

Di seguito in vegetazione un ‘individuo’ di Verbascum thapsus (con cartello in perallum) appare sempre sulla deviazione per Poggio Bianco a sinistra scendendo, a metà tratto.

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Verbascum tapsus scendendo nella sterrata qualche metro dopo l’entrata nel campo sul poggio a sinistra.

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Si nota la Chlora in fondo a destra della foto vicino ad un iperico; guardando lungo la strada si intravedono appena la cima e le foglie inferiori del tasso barbasso (ingrandire) e il ‘passello’ che devia sopra poggio.

Un altro esemplare fu presente per un paio d’anni passati sull’argine destro scendendo lungo la strada Sant’Anna, qualche decina di metri dopo la recinzione dell’uliveta sulla sinistra e qualche decina di metri prima del bivio per il P. Ponsino.

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SU E GIU’ NEL TEMPO: uno sguardo nel futuro…

SI AGGIUNGONO FOTO  DEL BARBASSO APPARSO DUE O TRE ANNI DOPO LA SUA TOTALE SCOMPARSA DALLA PASSEGGIATA (avvenuta circa nel 2017), PRATICAMENTE NELLO STESSO POSTO, scattate da Piero Pistoia.

SIAMO AL 3 FEBBRAIO 2019 e abbiamo scattato la seguente foto, scendendo verso il Ponsino a destra a metà argine:

CHI SA SE A PRIMAVERA-ESTATE DEL 2019 lo vedremo fiorito!

RIPORTIAMO ALTRE FOTO DI V. thapsus scattate intorno al 20 Aprile 2019 a seguire, scendendo verso il Ponsino sempre a destra sull’argine.

LE DUE SUCCESSIVE FOTO SONO STATE SCATTATE IL 13-05-2019 sullo stessa stessa pianta

La stessa pianta il 20 maggio 2019

Il 20-Giugno-2019, un mese dopo, il tasso precedente è ormai fiorito ed ha raggiunto almeno due metri di altezza come dalla foto successiva:

Mentre, tornati qualche giorno dopo il 20 maggio 2019, poco oltre il bivio per Il Ponsino sempre sulla sinistra della strada scendendo, l’erba qui è stata tagliata…. e la piantina che segue nata al bordo della strada è stata soppressa.

Vicino alla precedente rimangono, sotto strada, altre tre piantine che in estate speriamo di vederle invece fiorite, ma, prevedo, sarà improbabile; vedremo….

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Oggi, 24, giugno, 2019, subito dopo il Solstizio estivo, ho fotografato di nuovo le piantine del thapsus, davanti al P. Ponsino, sotto strada, due lontane si intravedono presso la quercia:

Le stesse due piantine che si intravedono vicine alla quercia precedenti, sono individuate nella foto scattata da Pier Francesco Bianchi il 27-06-2019

Seguono le foto che ho scattato sull’argine destro scendendo subito prima del Ponsino il 24- giugno-2019:

Nella precedente si intravede a destra il podere e lontano l’ingresso al podere.

Seguono ancora foto di Pier Francesco Bianchi del thapsus sull’argine e foto scattata dall’ingresso al podere, verso l’argine.

Si intravede il thapsus lontano sull’argine, e la casa e l’ingresso subito a sinistra.

Ancora una memoria dal futuro: siamo a giugno 2019

Chi volesse leggere questa breve memoria in pdf, cliccare sotto:

VERBASCUM thapsus,INTERVENTI MINIMALI E PROBLEMI PLANETARI – breve memoria

Altrimenti continuare a leggere:

VERBASCUM thapsus e la BIODIVERSITA’: breve memoria

PROPONGO UN PROCESSO MINIMALE PER LO PIU’ CULTURALE  PER ARGINARE LA SCOMPARSA DI SPECIE SULLA SUPERFICIE DELLA TERRA

Intervento a mosaico in ogni zona, che favorirebbe anche la consapevolezza culturale del problema della estinzione delle specie e  della Biodiversità (l’ONU attualmente ha valutato che otto milioni di specie sono a rischio)

Noi abbiamo seguito per più di due anni un percorso floristico in una zona più periferica del paese (lungo la vicinale Sant’Anna di Pomarance), scansionando i suoi margini mensilmente. I processi ed i risultati di questo ‘diario’ sono riportati in sette posts nel Blog ‘ilsillabario2013’.

Due o tre anni fa apparve una piantina, unica in tutto il percorso, di Verbascum thapsus, a cui avevano tagliato l’alto butto fiorifero (si trovava sull’argine destro, scendendo lungo la vicinale Sant’Anna, vicino al viottolo del Podere ‘Il Ponsino’). Esistevano, invece, allora come oggi, altre specie del genere Verbascum (il sinuatum, il blattaria…)

Andammo ad avvertire le guardie comunali per salvarla dai periodici tagli dell’erba. Questo intervento permise alla piantina lo sviluppo di due altri butti fioriferi, che raggiunsero la maturazione dei loro semi.

Dopo anni è riapparsa oggi (grosso modo nello stesso posto), una fiorente piantina di thapsus, e, giorni dopo, sono apparse altre piantine nei dintorni.

Siamo allora tornati presso l’ufficio delle guardie comunali ad avvertire della loro presenza. Se l’avvertimento verrà accolto, si moltiplicherà esponenzialmente il numero di piantine di questa specie, insieme alle molteplicità di microrganismi ed organismi al contorno, utili per la reciproca sopravvivenza, in una zona dove il thapsus era completamente assente.

Dal Comune ci hanno informato che ultimamente il responsabile del taglio dell’erba in questa sezione di strada è l’abitante del podere Il Ponsino; interpellato il 25-05-2019, ci ha assicurato che la piantina tabellata verrà risparmiata.

Un piccolissimo gesto moltiplicato all’infinito prima o poi fa la differenza, come insegna  l’analisi matematica (come la raccolta di una bottiglia di plastica abbandonata sul corso di un fiume, in un bosco …, o donare un tozzo di pane e formaggio, di vangelica memoria, ad uno che bussa alla tua porta…, o regalare una scatola di antibiotici ad una madre per il suo piccolo ammalato …, o sforzarsi di non utilizzare oggetti che scaricano in atmosfera concentrati di  elementi che distruggono la protezione del pianeta, ed altri gesti minimali che al limite potrebbero davvero risolvere gli immensi problemi planetari, oltre naturalmente a maturare, in termini educativi, la consapevolezza morale verso i bisogni degli altri umani ed del pianeta).

pieropistoia

Le seguenti foto sono state scattate il primo settembre 2019 da Pier Francesco Bianchi dove si vede la precedenta piantina di V. tapsus  in piena maturazione, in particolare quella grande sull’argine destro scendendo, subito prima dell’accesso al podere Ponsino;  ma anche le altre tre salvate davanti all’accesso stesso e subito dopo sulla sinistra sono maturate.

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Murex

LA COMPOSITA ACHILLEA millefolium

– continua la piena fioritura dell’Achillea millefolium, via del Poderino, davanti al cancello chiuso dello stadio con cartello in perallum (vedere foto) e davanti al P. San Vittore, prima della salita sulla vicinale Sant’Anna verso il Ponso insieme alle piante da giardino; ora ‘domina’ in altezza (vedere foto). Qualche piantina a sinistra sulla salita.

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… ora ‘domina’ in altezza…

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Confronto foglie achillea in alto e filipendula

CONFRONTO DELLE FOGLIE DI ACHILLEA E FILIPENDULA

Dal 20-04-2019, al 25-05, vari anni dopo la fioritura dell’Achillea delle foto precedenti, sono state riprese altre foto ‘in crescita’ nel fossetto davanti allo stesso podere San Vittore:

LA BORRAGINACAEA BORRAGO officinalis

-Sta sparendo la Borrago officinalis (vedere foto); presente da Maggio nel prato subito sotto strada di via del Poderino, ora tagliato e lungo la vicinale Sant’Anna scendendo, a destra lungo l’argine dove esisteva prima il Tasso Barbasso; l’argine è stato da poco ripulito. Appare un residuo (presenza di un indicatore in peralluman) una decina di metri dopo il bivio per il P. Il Ponsino.

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19-06: i resti della B. officinalis

Della Filipendula praticamente è cessata la fioritura e si vedono molte foglie basali e qualche raro fiore (diffusa nel percorso), si notano ceppi di Antemis cotha, la Nigella damascena sta fruttificando (grosse capsule con ancora qualche fiore), ridotte le pervinche (davanti cartello per P. Mirto), la Verbena che appena è iniziata a fiorire (prima settimana),  Ombrellifere, in particolare una specie, appena fiorite (10-6) diffuse nel percorso, in particolare all’inizio strada sterrata davanti al cartello per P. Mirto), e, ancora, Echium vulgare, le Campanule (diffuse), i finocchi selvatici (diffusi), i cardi (in particolare il Cardo dei lanaioli, Dipsacus fullonum, lungo la strada sterrata), la Cichoria entibo (diffusa velocemente), le Malve (diffuse), Composite che iniziano con un unico stelo breve rigido con grosso capolino e foglie lanceolate spesse e un po’ pelose e seghettate stanno crescendo (da classificare: vedere la classificazione  di C. Moratti nel mese di settembre), le Potentille gialle (in cima al poggetto), le Plantago con le specie maior e minor (diffuse), l’infestante Inula viscosa, l’Artemisia con le specie absinthium officinalis. Il giorno 18-6 davanti al P. Sant’Anna lungo la vicinale a ridosso dell’argine si notano varie e fresche piantine anche fiorite della labiata Camedrio (Teucrium camedris), la scarpata non è stata ancora tagliata, lo sarà fra breve! Il 19-6, lungo il tratto Via dei Filosofi, inizia la crescita di un  terzo Verbasco, con rosetta a foglie larghe e pelose che tendono ad ondulare al bordo (vedere dopo la classificazione). DA CONTINUARE.

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Resti della Filipendula

LA COMPOSITA ANTEMIS chota

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…si notano ceppi di Antemis chota (o chota pictoris?)

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Antemis cotha

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…, la Nigella damascena sta fruttificando…(foto da rifare)

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Fiore di Nigella damascena con fiori della Potentilla gialla (in uno dei quali si notano anche i sepali del calice)

IL PROBLEMA DELL’OMBRELLIFERA DI LUGLIO

…Ombrellifere (Umbelliferae, o Apiaceae) da poco fiorite…

Fusti eretti con steli non cavi (da controllare meglio), striati longitudinamente, leggermente spinati al tatto, sezione forse pentagonale (o triangolare?), 5 pedicelli fioriferi esterni più lunghi e 4 interni più brevi, forse uguali a due a due. Pianta ramificata di aspetto ‘delicato’ ed aperto. L’infiorescenza è composta da ombrelle di 9 peduncoli e da brevi ombrellette di una decina di fiori bianchi con alcuni piccoli petali (da precisarne numero e forma). La forma delle foglie è desumible dalle foto riportate. Per i frutti aspetteremo la maturazione. Oggi ( 18-6) sono maturati alcuni frutti, una decina o meno per ognuno dei peduncoli.

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L’OMBRELLIFERA TORILIS arvensis

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Da classificare! Piero Pistoia ipotizza che l’Ombrellifera del genere Tòrilis sembrerebbe  probabile rispetto alle griglie disponibili: foglie pennato_divise; ombrelle convesse senza involucro a 4-12 raggi con peduncoli oltre 5 mm; fiori terminali a fusti e rami; frutta (acheni) ad aculei uncinati diffusi sui due semifrutti; forse la specie è Tòrilis arvensis.

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Cinque peduncoli fioriferi dell’ombrella esterni più lunghi e quattro interni più brevi, forma di una foglia intermedia.

     

Torilis arvensis

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Semi di T. arvensis (?)

LA VERBENA officinalis

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La foto che precede è  una Verbena prima di fiorire (prima settimana)

La foto che segue è …..la Verbena che appena inizia a fiorire…(si intravedono Cardi)

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Potentilla gialla (Potentilla reptans) con 5 petali e 10 sepali, dei quali 5 appaiono da sopra del fiore

LA POTENTILLA gialla

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Potentilla: Foto da rifare

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Fiore di N. damascena con fiori di Potentilla

L’ARTEMISIA absinthium

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IL PROBLEMA DELLA COMPOSITA D’AGOSTO DA CLASSIFICARE

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…Composite che iniziano con un unico stelo breve rigido con grosso capolino e foglie lanceolate spesse e un po’ pelose e seghettate….

….e, ancora, la Borraginacaea Echium vulgare (erba viperina)…

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Non abbiamo incontrato ancora la Borraginacaea Anchusa

Seguono le foto del Cardo dei lanaioli (Dipsacus fullonum)

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Piantina del cardo

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Cardo dei Lanaioli?

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Frutti del cardo oggi 18-6

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Le grandi foglie opposte, che si saldano alla base, formano una coppa che raccoglie una piccola riserva di acqua piovano o di rugiada condensata

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Dipsacus fullonum

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Scabiosa, Knautia arvensis: foglia basale e superiore; foto della pianta da rifare

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Knautia arrvensis

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Cicoria: diffusa nel percorso

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Campanule

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Malva silvestrys

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Fiore di Cicoria e di Malva silvestre con foglia della malva

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SEGUONO LE FOTO DEL Camedrio

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Camedrio

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Camedrio

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L’Iperico perforato

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rametto di Iperico e di Camedrio

DIARIO FLORISTICO AGGIORNATO AD OGNI VISITA NEL CORSO DEL MESE DI LUGLIO 2015

Tutte le foto, se non sono nominati altri autori, sono di Piero Pistoia

Le Foto sotto della Pianticella X in fioritura in Luglio sono proposte per fare le osservazioni (sempre con ipotesi) insieme ai lettori, se ci sono, altrimenti fra noi, per classificarla. La sua stazione floristica si trova a destra, scendendo lungo la Vicinale di S. Anna, prima di una decina di metri dal bivio per il Ponsino. Fa vistosa presenza (oggi 22-luglio) sull’argine sinistro al bordo della ‘recinzione con riparo’ dell’uliveta, con altezze max fino a quasi 2 metri. Altra nuova piantina è la Silene, piccoli steli spesso affastellati, in Luglio in fiore, che crescono insieme all’Achillea ‘cartellata’ in Giugno, oggi con semi, presso il cancello chiuso da tempo del campo sportivo in via del Poderino. Ne vedremo le caratteristiche classificative. Rimangono ancora alcune pianticelle di Verbascum Blattaria sul poggio dopo il P. Ponso e davanti al P. S. Domenico (controllare le caratteristiche di classificazione); molto diffusa è ancora la Cicoria, l’altro Verbasco con foglie pelose larghe ondulate alla base (vedere foto rosetta di base) e con caule ramoso (quasi, a colpo d’occhio, a candelabro ebreo spaziale), ancora non nominato, ma presente anche a giugno, come vedremo. Il Verbascum tapsus, cartellato e nominato a giugno, si si sta spengendo con la siccità, insieme ad altre pianticelle di giugno morte o sofferenti (Plantago minor, il Camedrio, la Potentilla, l’Iperico, la Nigella, l’ombrellifera ‘Terentis’, la Chlora, il Camedrio che nel contempo era apparso anche sull’argine presso il bivio per il P. San Pietro,…); una pioggia a fine luglio potrebbe migliorare la situazione. In luglio una nuova Ombrellifera da studiare. Vedremo. Una nuova Asteracea, che somiglia al fiordaliso, è apparsa in luglio ed è visibile, scendendo lungo la sterrata per qualche centinaio di metri dopo un primo cartello per il P. Il Mirto, posto su una quercia a sinistra subito dopo P. Poggio Bartolino, distante 5-6 metri dal tasso barbasso ormai seccato sulla sinistra, ad una decina di metri dal ‘passello’ verso l’argine sempre a sinistra per il poggio; ancora da osservare e studiare. In giugno era apparsa sull’argine a sinistra una pianticella analoga subito prima del cancello del P. Poggio Bianco, al bivio per P. Il Mirto. Al podere Ponsino è apparsa improvvisa la pianta-fiore dell’Agave da ammirare!

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Agave fiorita

ALTHEA cannabina
ALTHEA cannabina

IL PROBLEMA DI UNA MALVACEA IN LUGLIO: L’ANTHEA cannabina

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Tavola delle caratteristiche da noi  osservate della Piantina X: le altezze delle piantine raggiungono oltre 1.5 metri; foglie alterne palminervie (da un centro alla periferia), sopra più lucide, stipolate; le foglie inferiori sono sub-orbicolari, le superiori 1-2 pennato-partite (polimorfismo fogliare); fiori con calicetto esterno più piccolo; calice interno più grande i cui sepali, sembra, andranno a costituire la capsula dei semi; i 5 petali, piuttosto larghi, tendenzialmente separati (corolla dialipetala), con unghia breve rispetto al lembo terminante piatto e crenato, sono alternanti alle punte del calice; nella capsula del seme, i semi singoli sono ‘agganciati’ a ‘ciambella (fig. 1789) Da aggiungere la descrizione dei colori del fiore, degli stami e dell’ovario.

DIGRESSIONE SULLE FOGLIE PALMINERVIE

La foglia si dice palmata o palminervia quando ha la forma di una mano a dita aperte e le nervature sono disposte come le dita a partire da un punto che può essere l’inserzione del picciolo. Le palminervie si dicono incise o lobate secondo la profondità e ampiezza delle divisioni.

Palmato-fise: incise fino a metà della distanza margine picciolo;

Palmato-partite :incise fino a 3/4;

Palmato-sette: incise fino all’inserzione del picciolo;

Palmato-lobate: sono foglie con bordi arrotondati, allargate alla base, incide fino a metà.

VEDERE GLI SCHIZZI numerati sotto NEL TESTO: Eduard Thommen “Atlas de poche de la flore suisse”, 1961, Editions Birkhauser Bale. Ringraziamo l’autore e l’editore se ci permettono di vederli in questo blog di frontiera fra scolastico ed extra scolastico, dove, senza fini di lucro, si tentano nuove vie di ‘costruire’ conoscenza, almeno nella nostra intenzione.

1789 Malva alcea con struttura a ‘ciambella’, come tutte le Malvaceae, dei  semi all’interno della capsula.

1790 Malva moschata.

1991 Malva silvestris.

L’ESPERTO, L’ERBORISTA ANGELO BIANCHI, HA SUGGERITO IL NOME PROBABILE DELLA FAMIGLIA E FORSE DEL  GENERE:

Famiglia: MALVACEAE

Genere: MALVA, ma vedremo meglio

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Cocche in struttura, calice e calicetto della piantina X

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Piantina X: anche cocche isolate glabre con chiare rughette trasversali

I DUE DISEGNI CHE SEGUONO si possono vedere  usando il numero nel testo: Pietro Zangheri “Flora Italica II”, pag. 77, CEDAM-PADOVA.

Questo blog è senza alcun fine di lucro, e tenta di sperimentare vie anche nuove per ‘costruire’ conoscenza.

2808: Anthaea cannabina (Malva canapina); calicetto con 7 punte e calice con 5 punte

2806: foglia medio-superiore della Althaea cannabina che ha foglie verdi lucide sopra e più pallide sotto, le inferiori sono palmato-partite a 5 lacinie, le medie e superiori palmato-sette (2806), antere rosso porporina; cocche (mericarpi glabr i) rugose sul dorso.

IL DISEGNO dell’ Altea cannabina  è visibile nel TESTO: Sandro Pignatti “Flora d’Italia vol. II”, Edagricole , alla trattazione della FAM. 90: Malvaceae (pag. 92).

Si lascia al lettore interessato l’onere di confrontare le caratteristiche osservate riportate nelle nostre foto e/o rilevate da lui stesso sul campo direttamente, con quelle riportate nei testi di filtro da noi nominati od altri a sua disposizione, onde ipotizzare una plausibile specie per la piantina X.

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Rametto terminale fiorito della pianticella X

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Parte centrale-terminale pianticella X

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Parte inferiore pianticella X

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Particolari Pianticella X in luglio

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Foglia abbastanza inferiore sopra e sotto

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Fiore, petalo, frutto e foglie centrali-sup.

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Fiore della Pianticella X da ingrandire

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Foto delle piantine X; sullo sfondo il sentiero per il Ponsino

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L’Ombrellifera di luglio (da classificare)

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Ombrellifera  X

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Aspetto dell”Ombrellifera X di Luglio; capolini che tendono a contrarsi a nido d’uccello

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Infiorescenza vista da sotto

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Infiorescenza vista da sopra; da notare la piccola formazione scura al centro

OLYMPUS DIGITAL CAMERAFoglie della Umbellifera di luglio; siamo in Attesa di fotografarne il seme

VERRA’ CLASSIFICA A SETTEMBRE DA CRISTINA

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SCROPHULARIACAEA VERBASCUM sinuatum

VERBASCO DIFFUSO IN LUGLIO

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VERBASCO diffuso a luglio

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Il Verbascum molto più diffuso di luglio nel percorso: rosetta basale

(vedere foto precedente)

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Rosetta basale del Verbasco sinuatum di luglio-agosto e foglie della Umbellifera di luglio

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L’esperto botanico, l’Erborista Angelo Bianchi ha classificato la nuova asteracea di luglio, prima individuata e segnata lungo il percorso e sotto fotografata, come Centaurea jacea (detta fiordaliso stoppione). La seguiremo anche in agosto e ne vedremo le caratteristiche. Sembra ci siano due sottospecie della C. jacea secondo la larghezza delle foglie: l’una max 1 mm e l’altra 6-7 mm (Cristina).

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Centaurea jàcea (fiordaliso stoppione). Esisterebbero (Cristina)  almeno due subspecie in funzione di foglie strette e  larghe.

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INTERMEZZO SULLA C. jacaea

Il 18-0tt. spedii a Cristina Anna una e-mail  di cui trascrivo una parte riguardante la jacea:

<<…ti allego qualche foto di due piantine, raccolte a distanza di pochi dm, che ho colto nella Macchia di Monterufoli ieri; probabilmente si tratta di una Composita e forse del genere Centauraea; per la specie si tratta di un’unica specie (per es., C. jacaea) o di due specie diverse? L’una ha foglie a lacinie (largh. max circa 1 mm); l’altra ha foglie lanceolate ruvide al tatto e leggermente spatolate (Largh. max  6-7 mm); circa uguali in lunghezza; forse stesso  stadio di fioritura…>>. Ecco le foto:

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Fine intermezzo

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IL PERCORSO E LE PIANTINE DI AGOSTO

ABBIAMO TENTATO GIA’ DI DESCRIVERE IL PERCORSO BOTANICO DI AGOSTO, MA CON SORPRESA LO SCRITTO E’ SCOMPARSO PER DUE VOLTE: PROVIAMO ANCORA UNA VOLTA!

In agosto si sono alternate settimane molto piovose ed altre di un caldo afoso. Questo ha permesso la ricrescita di alcune piantine scomparse o regredite in luglio e rifiorite a fine Agosto (per es., l’Iperico, la Plantago, alcune composite, ecc.). Altre sono esplose diffondendosi ovunque come la Verbena, i Finocchi, il Verbascum sinuatum. E’  fiorita un’altra Centaurea jacea verso il poggetto del Ponso, a sinistra salendo dal P. San Vittore. Lungo la strada dei Filosofi sta diffondendosi la Scrofulariacaea Linaria vulgare di agosto. (Vedere foto sotto). Da studiarne i particolari.

La Scrofulariacaea Linaria vulgare di Agosto

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La Scrofulariacaea Linaria

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Davanti al P. San Vittore è presente un denso cespuglio spinoso forse di Cirsium, una nuova pianticella di agosto (vedere foto sotto). Da studiarne i particolari.

L’Achillea millefolium di San Vittore ha i semi. mentre quella di via del Poderino, presso il cancello dello stadio, è stata tagliata insieme alla Silene e il cartello in peralluman è sparito! Ci auguriamo che non venga gettato in discarica, ma che serva al suo possessore per attivare la sua curiosità per questo mondo povero della botanica spontanea. Sarebbe la sua migliore fine, perchè è lo scopo per cui è stato costruito!

PROBLEMA DEL CIRSIUM DI AGOSTO

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L’Astreacaea Cirsium (?)  del P. San Vittore; ipotesi sul genere e sulla  specie (TT di Popper) di P. Pistoia: pannonicum o monspessulanum; da controllare (EE di Popper). Si confronti intanto con i disegni numerati sotto in E. Thommen (opera citata).

Disegnivisibili in Eduard Thommen (opera citata)

2835 – Cirsium monspessulanum

2836 – Cirsium pannonicum

In effetti le foglie non sono decorrenti al fusto e la ‘radice’ stolonica con semplici radicette! Forse l’ìpotesi non è corroborata! Vedremo tentativi successivi di ipotesi.

E’ stato interpellato il nostro erborista Angelo Bianchi, che ha avvallato l’ipotesi del genere (Cirsium) ed ha proposto come specie, C. arvense.

L’involucro a ‘bicchiere’, le  foglie pennatofide, la presenza di una infiorescenza aspetti notabili nei disegni forse potrebbero suggerire che la nostra pianticella possa essere una varietà del C. arvense. Una investigazione su un fiore singolo (presenza di 5 lacinie nella corolla), chiarirebbe intanto la questione del genere. Si apre una discussione.

DISCUSSIONE APERTA SULLA NOSTRA SPECIE DEL Cirsium

Piero Pistoia – In effetti, specialmente la parte alta della pianticella. che ad occhio presenta lunghi steli dei capolini, terminali  e solitari, e piccole e regolari foglie quasi intere (più oblungo-lanceolate) leggermente spinose, praticamente senza infiorescenze…, rendono il nostro Cirsium , almeno in apparenza, più elegante e meno selvatico del C. arvense di riferimento (vedere disegni); ciò si conferma anche osservando lo stesso involucro non a forma di bicchiere di vino (tozzo a pareti verticali o quasi), ma piccolo e delicatamente allungato mentre si restringe verso l’alto. Forse si può concludere che il nostro Cirsium arvense sia una varietà della specie standard. Insomma la nostra pianticella ha svariate  caratteristiche appartenenti alla zona di intersezione fra diverse specie di Cirsium e ciò mi porterebbe a formulare un’ipotesi fortemente azzardata, ma per questo profondamente scientifica (alta falsificabilità), cioè che si tratti di una nuova varietà.

Altri disegni da controllare in:

Eduard Thommen (opera citata)

2833 – Cirsium arvense

2834 – Cirsium palustre


…. e in Pietro Zangheri (opera citata)

5469 – Cirsium arvense; fiore singolo con ovario e pappo

5470 – Cirsium arvense; cima fiorita e foglie chiaramente pennatofide (incise fino a metà distanza bordo-asse

 

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CONFRONTARE I DISEGNI PRECEDENTI CON LE FOTO DEL CIRSIUM CHE SEGUONO (ESEGUITE DA P. PISTOIA)

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La foglia in basso a destra con 8 fori ha lunghezza 7.3 cm e larghezza max 1.8 cm

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Foglie inferiori pennatofide

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Foglie inferiori più pennatofide

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Capolino con foglie prese a diverse altezze sul caule

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Foglie tendenzialmente meno pennatofide (più ovali-lanceolate); capolini eleganti

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Capolini isolati su steli fioriferi

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Foto delle blattee dell’involucro (dim. L. da 2-3 a 10-11) del Cirsium; la  punta scura sembra che continui in un dorsale nera. Alla lente danno l’impressione visiva di un aglio stretto visto dal dorso.

INTANTO SIAMO ARRIVATI AI PRIMI DI  SETTEMBRE.

Gli ultimi temporali hanno modificato qualcosa nel percorso. Fra il P. Sant’Anna e P. San Vittore, in particolare presso il ‘pelago’ del P. San Vittore è esplosa la comunità della pianticella che abbiamo classificato come Centaurea jacea, che fa bella vista al bordo del piccolo laghetto del podere.

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IL FIORDALISO STOPPIONE : fiore lilla invece di celesteOLYMPUS DIGITAL CAMERA

Si stanno diffondendo rapidamente le gialle Linarie, mentre sta regredendo la fioritura del Verbasco a ‘candelabro’ e l’altra Scrofulariacaea Echium. Si iniziano a vedere i piccoli capolini gialli della Composita, già diffusa, Inula viscosa. Altre piccole composite hanno invaso il percorso da classificare. Sporadicamente è ricresciuto qualche Verbascum blattaria con un solo fiore e qualche Iperico giallo stellato; occhieggia ancora qualche fiore di Cicoria  insieme alle piante grigiastre con i suoi semi. L’Achillea, dove era rimasta, mostra i suoi frutti nerastri sporchi; si nota ancora qualche rara capsula di Nigella damascena. La piantina spinosa che abbiamo riferita al genere  Cirsium si è estesa per qualche metro quadro dal bordo strada verso il campo proprio davanti al P. San Vittore e sta ancora fiorendo in attesa di un nostro studio più approfondito sul seme ed il pappo ed altro. Al poggio Il Ponso, verso il campo, si notano fioriture abbondanti di Calamintha nepeta (armai diffusa ovunque) e qualche pianta rimasta da tempo di Salvia selvatica. Qua e là, dove erano, si nota ancora qualche Verbascum Blattaria ormai con i semi. Diffusa è anche la Verbena officinalis, il finocchio e anche l’Althea, nello stesso posto qualcuna ancora in fiore. Continua la diffusione dell’Ombrellifera di agosto che ancora dobbiamo classificare, perché nessuno fin’ora si impegnato a farlo.

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INIZIO PROPOSTA PER UNA TENDENZA A CAMBIARE ‘POLITICA’ NEL POST

Chi ha scritto fin’ora sul post, cercando di alimentare le discussioni ed ordinando le diverse informazioni e foto, ha problemi familiari e di tempo, per cui ha scambiato le seguenti email con la co-curatrice Cristina Anna Moratti, cercando di modificare la politica del post in corso.

PIERO P.-CR1-> contenuto inviato a Cristina per e-mail (DA RIPORTARE E CONTINUARE)

LA CLASSIFICAZIONE DELLA OMBRELLIFERA DI LUGLIO AGOSTO

Cristina Moratti, interpellata oggi (11-sett;11.30; oggetto: lavoro da svolgere sul percorso botanico), ha formulato un’ipotesi sull’Ombrellifera (Apiacea) di Luglio-Agosto ancora da classificare. Dovrebbe trattarsi di una Daucus carota non per le sue foglie molto variabili in questa specie*, ma per la presenza dei piccoli ‘fiorellini’ scuri al centro dell’infiorescenza, perché, afferma Cristina, ciò è tipico della carota selvatica, anzi è uno dei pochi segni che portano alla sua identificazione**. La pianta comunque, se stropicciata, profuma di carota. L’altra Asteracea con infiorescenza gialla, fotografata e descritta a giugno, ancora presente anche se rara, ma non ancora classificata, afferma ancora Cristina, potrebbe essere un Asteriscus spinosus (Pallenis spinosa).

CR-PIERO1 -> contenuto inviato da Cristina a Piero in risposta alla e-mail precedente (PIERO-CR1) (DA RIPORTARE E CONTINUARE)

*In effetti confrontare le foto delle foglie dell’Umbellifera  nel ‘diario’ di luglio con la Carota selvatica riportata sui testi di riferimento….

**Altri segni potrebbero essere la radice a fittone anche se non molto sviluppata, la contrazione dell’ombrella a nido di uccello, il numero dei raggi dell’ombrella e dei fiori per ogni raggio, la forma del seme, la forma delle stesse foglie ed altro. Vedere per es., gli schemi da riprendere dai testi di riferimento (potrebbero essere aggiunti). Vedere anche le tre foto successive della D. carota un po’ appassita fotografata oggi.

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D. carota radice

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D. carota: piantina media; rami e foglie

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D. carota: pianta terminale; rami, foglie e infiorescenze mature (ombrella completamente contratta). Sarebbe interessante riuscire a fare foto dei semi chiare. In molti casi la forma del seme è probabilmente l’elemento più decisivo nella classificazione.

Ci sono comunque oggi a settembre, altre composite ‘povere’, alcune molto diffuse, diverse  dall’Inula viscosa ed altro da classificare! (vedere foto sotto). Basta seguire il percorso, osservare, formulare le ipotesi e seguire i processi di controllo. 

PIERO-CR2 -> Su alcune foto  seguenti aggiunte a settembre (il procedere descritto dall’aforisma sul gatto) DA RIPORTARE E CONTINUARE

LE SUCCESSIVE SETTE FOTO RIGUARDANO UNA DELLE PIANTINE PIU’ DIFFUSE NEL PERCORSO

(La prima foto è di Cristina Anna Moratti)

Erigeron bonariensis piantina con pappi

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Composita

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Particolare della precedente. E la piantina a sinistra?

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composita uguale alla precedente. E la pianticella a sinistra e dietro?

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Composita uguale alla precedente. E la pianticella a sinistra e dietro?

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Composita uguale alla precedente

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Stessa della precedente

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Piantina con infiorescenza a ‘bruco scorpioide’; fiori bianchi a 5 petali (almeno nel ricordo)

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Uguale alla precedente

CR-PIERO2 -> e-mail sulle precedenti foto ed altre in settembre (DA RIPORTARE E CONTINUARE)

PIERO-CR3-> e-mail sulla sintesi sulla proposta, motivata anche da ragioni teoriche, per il cambiamento di politica sul post. (DA RIPORTARE E CONTINUARE)

TERMINE DELLA PROPOSTA PER UNA TENDENZA A CAMBIARE ‘POLITICA’ NEL POST

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ANCORA DA ORGANIZZARE LE FOTO DELLE E_MAIL DI CRISTINA

RIFLESSIONI CRITICHE E PERCORSI PER ACQUISIRE DIMESTICHEZZA EMPATIA ED EINFUNLUNG SULLE SPECIE PROPOSTE DA CRISTINA MORATTI

Cerchiamo di costruire le idee  di questi ‘oggetti’ nella mente a partire dalle ipotesi di Cristina

Osserviamo intanto da vicino l’Inula viscosa  o Cupularia viscosa (ceppica; da noi detta ceppita)

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Da notare le cime a pannocchia densa di fiori gialli

Inula viscosa pannocchia

Pianta perenne. suffruticosa con fusto eretto, legnoso alla base con foglie che si riducono salendo lungo il caule; capolini  (1-1.5 cm) numerosi con pannocchia ricca.

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RAMO FIORITO TERMINALE; FOGLIE INTERMEDIE; FORMA DELLE FOGLI E FIORE

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Foglie più o meno vischiose e oblungo-lanceolate debolmente crenate sessili o semi-abbraccianti; fiori con una decina di ‘petali’ al capolino (cioè petali dei fiori periferici esterni raggianti a linguette lunghe rispetto all’involucro – da descrivere e del quale ora manca la foto); se strofinata emette un odore aromatico poco gradevole; da continuare (aggiungere qualche disegno schematico).

SCHEMI DELL’Inula viscosa (seme e pianta) visibile nel TESTO DI P. Zangheri (Cedam; opera citata) e NEL TESTO DI S. PIGNATTI (Edagricole, opera citata)

Osserviamo anche la Composita gialla con fiori giallo-dorati spesso associata all’Inula che presenta molti più ‘petali’ intorno al capolino, con foglie quasi della stessa forma forse più minute e più rugose. Fusto senza rosetta basale; le foglie cauline tendono ad abbracciare il fusto con due orecchiette più o meno sporgenti (da controllare). Pianta lanoso-biancastra o mollemente tomentosa; radice non fittosa. L’ipotesi di Cristina Moratti è “Pulicaria dysenterica“, detta Incensaria comune.

Segue la bella foto di Cristina Anna Moratti del capolino della P. dysenterica

Pulicaria fiore

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VISIONARE LA Pulicaria dysenterica (5124) NELL TESTO DI P. ZANGHERI (Cedam, opera citata)

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Pulicaria dysenterica

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Ancora da approfondire

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Cristina Moratti ha classificato la piantina con infiorescenza a ‘bruco scorpioide’ come Heliantus europeus.

Eliotropio, Erba porraia; si incontra nel tratto mediano del percorso corrispondente a via dei Filosofi, scendendo sulla destra

Visionare i disegni schematici della pianticella precedente nei testi di P. Zangheri ed S. Pignatti (opera citata)

SI TRATTA di Borraginacea  cenerino pubescente, a fusti eretti fino a 40 cm; infiorescenza scorpioide densa; fiore a  calice partito, corolla imbutiforme bianca a cinque lobi;  fiori sessili; acheni rugosi.

SEGUONO ALTRE FOTO DELL’ELIOTROPIO

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Heliantus europeus

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SEGUE ANCHE LA BELLA FOTO DI CRISTINA ANNA MORATTI DELLA BORRAGINACEA DEL GENERE HELIANTUS, SPECIE H. europeum ESEGUITA  NEL PERCORSO A SETTEMBRE (particolare dell’infiorescenza).

Heliotropium infiorescenza

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QUI L’OBBIETTIVO CONYZA o ERIGERON?
CONYZA o ERGERON?

SEMPRE DI CRISTINA sono le due foto successive della Composita molto diffusa da lei nominata Erigeron bonariensis

Erigeron bonariensis piantina con pappiPianta alta con fiori, frutti e pappi. Penso che i fiori gialli non siano dati rilevanti (non appaiono mai in altre analoghe foto e neppure negli incontri (?) sul percorso).

Erigeron bonariensis cime con fiori e pappi

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COMMENTO DEL COORDINATORE Piero Pistoia (NDC)

Segue una foto di P. Pistoia di una specie dell’Erigeron (?) ripresa nel percorso: caule terminale con infiorescenza a pannocchia (?), fiore, frutto, foglia di base e foglia caulina. Altezze involucro 5 mm; max sezione involucro 3 mm; altezza fiore sopra involucro 1 mm.

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Foto di una specie dell’Erigeron (affine al genere Aster e al genere Conyza) ripresa nel nostro percorso: caule terminale con infiorescenza a pannocchia (?) di numerossimi fiori, frutti bianco-piumosi, foglia di base e foglia caulina. Altezze involucro 5 mm; max sezione involucro 3 mm; altezza fiore sopra involucro 1 mm, spessore capolino 4-5 mm.

Foglie inferiori lanceolate con qualche seghettatura verso l’alto; divengono più piccole, sottili e strette a salire.

Erigeron è composta dalle parole greche er e géron, primavera e vecchio, forse ad indicare la rapida perdita delle corolle dei fiori e delle ligule del capolino quando ci sono e il precoce apparire al loro posto delle piumosità bianche dei pappi con i quali terminano i frutti; i capolini giallini più chiari al contorno, diventano in breve ciuffi candidi. Vedere foto. Man mano che si sale lungo la pannocchia aumentano i fiori trasformati in frutti; nella parte inferiore si notano ancora i fiori giallini del piccolo capolino. Il talamo sembra convesso.

VISIONARE i disegni schematici della Composita del genere Erigeron  (da E. Thommen, (edit. Birkhauser Bale), opera citata) a partire dall’E. acer  e lo schema di E. canadensis (2653 del testo sempre di Thommen)

Dall’osservare attentamente le foto, le piantine sul campo,  partendo dall’ipotesi in prima istanza (Erigeron bonariensis), con i nostri testi di riferimento forse siamo in grado di formulare un’ipotesi di classificazione in seconda istanza, anche se abbastanza vicina alla prima.

  • Altezza fusto 1-6 dm, striato (sezione diversa dalla circolare) con peli addensati che ha radice forse a fittone e termina in una pannocchia i cui ‘rami’ a tendenza corimbosa densi di fiori sono ‘rivolti’ verso il caule accentuando la forma a pannocchia della cima.
  • Foglie inferiori lineari lanceolate, uninervie (un solo percorso centrale di alimentazione, una sola nervatura centrale) un po’ pelose; le superiori lineari strette.
  • Capolini diametro 5 mm, con involucro (altezza circa 5 mm, max larghezza 2-3 mm) formato da squame in due serie. Altezza fiori sopra l’involucro  1 mm.
  • Fiori periferici tubolari attinomorfi (alta simmetria), con 3-4 denti; assenza di ligule.

Seguono disegni schematici di riferimento per il raccontino precedente ripresi dai testi.

bonariensis0002FIORI ATTINOMORFI CIOE’ SIMMETRICI

Ipotesi in seconda istanza Conyza bonariensis (=Erigeron linifolius (foglie come quelle del lino), Erigeron crispus)

Saremmo onorati e soddisfatti comunque se un lettore interessato attivasse una propria argomentazione critica o una analisi personale dei dati forniti e di quelli da lui stesso recuperati da sue foto, da visite sul campo o dai nostri testi o da altri, o comunque dalle conoscenze a sua disposizione…., onde tentare di falsificare le ipotesi da noi proposte.  In questo consiste il processo scientifico e in particolare l’obbiettivo più importante di questo blog! ed è questo il significato di  “lavorare insieme per costruire conoscenza”

La piantina che appare nella foto dietro la bonariensis è in effetti un arbusto che Cristina ha classificato come Cornus sanguinaea, che sta per fiorire in questo autunno di nuovo (era fiorito anche a primavera) dopo svariate rasature.


FINE COMMENTO DEL COORDINATORE

Le due foto seguenti sono della composita ancora da classificare di Luglio-Agosto: Cristina Anna l’attribuisce alla specie “Asteriscus spinosus (Pallenis spinosa). Da commentare più in profondità (vedere in settembre)

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DA OSSERVARE ANCHE LE FOTO DELLA SEGUENTE COMPOSITA ANCORA DA CLASSIFICARE ASSOCIATA ALL’INULA E ALLA PULICARIA

(Presso il poggetto del Ponso)

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Piantina da classificare associata a Linula  e Pulicaria

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Piantina da classificare associata a Linula  e Pulicaria

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Piantina da classificare associata a Linula  e Pulicaria

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Piantina da classificare associata a Linula  e Pulicaria

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CIMA CORIMBOSA densa di capolini gialli

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Fusto eretto (H fino a 60-70 cm). Foglie sessili diminuiscono in dimensioni procedendo verso l’alto; la forma fogliare, che ‘pensata intera’ avrebbe forma sub-ovale, varia da pennato setta vicino al caule a pennato fisa o seghettata.

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Piantina da classificare associata a Linula  e Pulicaria

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Piantina da classificare associata a Linula  e Pulicaria

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Piantina da classificare associata a Linula  e Pulicaria

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Piantina da classificare associata a Linula  e Pulicaria

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Cima tendenzialmente corimbosa densa di capolini

Cristina Anna Moratti ha guardato le precedenti foto dell’Asteracaea da classificare; durante una sua visita al percorso in settembre, ha eseguito, sempre della stessa specie, anche  le due belle foto dal vivo relative all’infiorescenza con capolini e della foglia che seguono  e le ha classificate in prima istanza come appartenenti a Senecio jacobaea (Jacobaea vulgaris).

senecio1_fiore
senecio2

DA SINISTRA A DESTRA SEGUONO LE FOTO DI TRE CAPOLINI A CONFRONTO APPARTENENTI RISPETTIVAMENTE ALLE SPECIE CLASSIFICATE DELLA LINULA, DEL SENECIO E DELLA PULICARIA

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Da notare i capolini di Linula che ha fiori mediamente più piccoli delle altre due specie. Simile è il numero delle ‘ligule’ del capolino (poco più di 10) nelle prime due specie; molto più alto nella terza, più raggiate e stellari.

SEGUE LA FOTO DELLE FOGLIE RIFERIBILI RISPETTIVAMENTE ALLE TRE PIANTINE A CUI SI FA RIFERIMENTO NELLA FOTO CHE PRECEDE

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DA RIFARE

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Dal basso: foglie di Linula, Pulicaria, Senecio

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Durante la stessa visita Cristina Anna ha fotografato anche un’altra piantina di Asteracaea (le due foto dal vivo di un capolino e del gruppo di piantine) che ha classificato in prima istanza come appartenenti alla specie Cota tinctoria (Camomilla dei tintori). Manca il riferimento alla zona del ritrovamento, perchè non è diffusa come altre.

cota1Si vedono male le foglie

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P. Pistoia ha eseguito la seguente foto delle foglie della Cota  (uno dei pochi esemplari del percorso a settembre) raccolte nel tratto di Via dei Filosofi, scendendo sulla destra, a pochi metri dal bivio con la vicinale S. Anna

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LA NUOVA COMPOSITA DI FINE SETTEMBRE

Foto di piantina osservata lungo la vicinale Sant’Anna scendendo, sotto il grosso cipresso sulla sinistra all’ingresso del podere vecchio e proseguendo a sinistra, davanti al casolare nuovo dello stesso nome. Altre piantine si rinvengono oltre Poggio Bartolino sulla sterrata per Poggio Bianco. E’ stata raccolta  e trasportata divenendo un po’ appassita.

Seguiranno foto dal vivo

Da osservare il fiore terminale sembra senza ligule o non ancora aperto.

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Caule eretto, liscio, ramoso per lo più  in alto, capolino molto piccolo apicale bianco-giallino (1-1.5 mm al di sopra della ‘copertura’ esterna (involucro) allungata, alta circa 6 mm e larga max 2 mm).

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Come sopra

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Come sopra

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Parte finale della piantina; foglie lisce, semplici, uninervie, lanceolate avvolgenti un caule liscio (decorrenti per qualche cm), più piccole e strette verso l’alto; la  radice appare  a fittone. Altezza max circa 50-60 cm. Qui si sono aperti i fiori. Fiori periferici con piccole ligule bianche che si aprono solo parzialmente all’esterno (rimangono, almeno per ora, un po’ a guisa di ‘corona’); max ampiezza fiore composto fino a circa 7-8 mm.

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Rametto fiorito con piccole ligule bianche, ora sembrano più aperte, che contornano un piccolo interno giallino (diametro capolino 8 mm circa).

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come sopra

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SEGUONO FOTO DAL VIVO

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Parte superiore pianta

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Parte inferiore pianta

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La pianticella dal vivo di fine settembre inizio ottobre

Cristina ha classificato la piantina come un’Asteracaea, appartenente al genere Symphiotrycum squamatum (=Aster squamatus), nome comune: Astro Autunnale.

Confrontando le foto e la loro descrizione e le caratteristiche dell’Aster Squamatus, si conclude che l’ipotesi è corroborata (nel senso popperiano di ‘temporaneamente verificata’).

Riassumiamo la descrizione:  fusto eretto che inizia da una radice a fittone e termina in un ramoso corimbo aperto; foglie inferiori lisce, semplici, uninervie, lanceolate avvolgenti un caule liscio, decorrenti per qualche cm (la_max per lu=1x circa 8 cm), più piccole e strette acute verso l’alto; foglie sui  rami fiorali (1×8 mm), involucro stretto conico_cilindrico allungato con squame a lesina da calzolai in varie serie, nere in punta (aggiungere foto involucro); fiori ligulati piccoli bianchicci; capolino circa 7-8 mm.

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Il Symphyotricum squamatum a confronto con Conyza (=Erigeron) bonariensis spesso associati strettamente in tratti del percorso (verso Poggio Bianco, dopo il cartello rimasto del Verbascum tapsus seccato, ultimo scorcio del percorso).

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Da notare la forma degli involucri del fiore

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CONFRONTO S. squamatum – C. bonriensis dal vivo

INSERIAMO QUI UN LINK con la crucifera Lepidium graminifolium, nuova rosetta di Cerithe,  Aster linòserys ed altro

SIAMO IN PIENO OTTOBRE……

IL PROBLEMA DELLA CRUCIFERA DI OTTOBRE

Ecco la prima nuova piantina da classificare; ad occhio sembrerebbe una Crucifera; forse un Erysimum? Vedremo. Sta diffondendosi rapidamente; l’abbiamo raccolta presso il podere Ponsino, ma l’abbiamo notata anche in altri punti del percorso. Seguono foto dal vivo.

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Crucifera da classificare

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Crucifera da classificare

Dopo una periodo di riflessione la precedente Brassicacea (=Crucifera) presso il Ponsino viene classificata da Cristina Anna come Lepidium graminifolium e si apre la discussionedi questa piantina seguono anche le tre foto di Cristina… e…:

Lepidium graminifolium

Lepidium graminifolium1

Lepidium graminifolium2

…e…  altre tre di P. Pistoia:

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Lepidium graminifolium: foglie  a diversi livelli

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Foto Lepidium pianticella intermedia

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MA ECCO UNA PIACEVOLE SORPRESA: il 9-ottobre Cristina Anna ha notato nuove e numerose rosette di base della ‘ghiandolosa’ Cerinthe proprio dove le piante di inizio estate già adulte furono distrutte dal trattore (oggi forse potranno arrivare a rilasciare i semi, col diminuire del lavoro dei campi). Seguono tre foto di Cristina:

CERINTHE_OTTOBRE

CERINTHE_OTTOBRE1

CERINTHE_OTTOBRE2

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Sempre ai primi di ottobre sempre Cristina ha fotografato la Cariofillacea Dianthus carthusianorum nei dintorni del P. Ponso (da precisare)

GAROFANO1
GAROFANO2

…e il più diffuso Cyclamen hederifolium (per vedere la scheda tecnica di quest’ultimo scritta sempre da  Cristina, cercare nel sito ‘La Carrozza del Gambini’) e …

Ciclamino napol

Ciclamino napol1

Ciclamino napol2

Ciclamino napol23

 

e…. (per risolvere l’enigma dell’Alyssum), la nuova e interessante  Composita Galatella (=Aster)  linòsyris  (Astro spillo d’oro); foto riprese sull’argine  vicino Podere S. Anna.

GALATELLA2
GALLATELLA

GALATELLA1

IL PROBLEMA DELL’ALYSSUM E DELLA GALATELLA

Osservando attentamente le foto dell’Astro spillo d’oro e visitando le piantine sul campo è probabile che nel mese di giugno fosse falso il mio ricordo dell’Alyssum; in effetti quella piantina gialla  che intravidi nel 2014 durante il footing è facile invece che fosse la linòsyris! Ecco risolto l’enigma dell’Alyssum trapiantato nel Neoautoctono!

Foto di P. Pistoia dell’Astro Spillo d’oro presa davanti al P. Sant’Anna. Oggi 19-ottobre l’Astro Spillo costeggia la strada verso il P. San Domenico dalla parte della vigna.

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VISIONARE IN E. THOMMEN (op. cit.)  SCHEMA DELLA

GALATELLA (=ASTER) lynòsiris

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Segue ancora una ‘erbaccia di odore sgradevole’ ripresa sul poggetto del Ponso, cresciuta in settembre che sta estendendosi a macchia d’olio; da classificare.

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La nostra co-autrice Cristina Anna l’ha fotografata (vedere sotto) e classificata come una Chenopodiacaea di genere Chenopodium  e specie album (Farinaccio). Alcune foto sono da cambiare.

FARINACCIO1_

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Fto P. Pistoia

 

FARINACCIO3

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Davanti alla stazione dell’Althea, studiata in estate, da tempo rasata,  prima del P. Ponsino, sono rifiorite alcune nuove cannabine. E’ ormai completamente diffusa la Linaria gialla, il finocchio da ‘castagne bollite’ e la Calamintha nepeta. Rimane anche qualche pianticella in fiore di Verbasco blattaria (una davanti al P. San Domenico) che forse perdurerà per tutto l’inverno e qualche nuova pianticella (rosette di base) del Verbasco sinuoso e della Malva iniziale; invece continua ad essere assente il Tasso barbasso. Rimangono alcune cime annerite ‘corimbose’ piene di semi della composita Achillea millefoglio e resti stecchiti scuri e capolini anneriti di Asteriscus spinosus verso il Ponso. Sono presenti e vistose tutte le altre Composite descritte (in particolare la Linula, il Selecio e la Pulicaria). Qua là riappare qualche fiore di Scabiosa e di Cicoria. Permane negli stessi posti la Centauraea jacea ancora in fiore e il Cirsium spinoso con rari capolini. Cristina a osservato le ultime foto della Centaurea Jacaea e pensa che si tratti di C. jacaea subsp angustifolia. Rare appaiono le piantine Labiate  di Salvia selvatica e di Ombrellifere. Permane il cespuglio di Composite di Anthemis (=Cota) tinctoria vicino all’incrocio di Via dei Filosofi con la Vicinale di Sant’Anna e in altri punti a metà di Via dei Filosofi, di controversa classificazione in particolare sulle dimensioni dei capolini. Sempre scendendo a sinistra per Via dei Filosofi è riapparsa una piccola piantina in fiore di Iperico perforato. Al P. Bartolino, sotto strada, appare una distesa di grossi capolini gialli di Tupinambur (Helianthus tuberosus).

L’ARTEMISIA

All’incrocio Mazzolari-Poderino, sotto strada,  una estesa stazione di Artemisia vulgaris (?) dopo svariate rasature sta ricrescendo; al margine (vicino al grosso ulivo) si notano alte piante fino a 2 o più metri con infiorescenze (da continuare e approfondire). Questa stazione è rimasta attiva, nonostante gli svariati tagli, per almeno 35  anni sempre diffusa fra l’attuale grosso ulivo sulla strada e le piante di sambuco ed oltre lungo un buon tratto di strada del Poderino, distesa sul versante che guarda lo stadio, al di là delle auto in sosta nello sterrato. Da una ricerca che feci a quel tempo mi ricordo che la classificai come A. vulgaris, che prenderemo come ipotesi iniziale). Ma come ebbe a scrivere il grande medico naturalista  fisico vissuto in pieno 1700 Giovanni Antonio Scòpoli (testo riportato da S. Pignatti , Vol III, pag. 101, opera citata):

<<Felix ille,                                                                                                                                                                                           qui ex auctorum Artemisiis                                                                                                                                                                 se feliciter exstricaverit>>,

che in italiano suona come:  <<deve ritenersi contento l’auctor che riuscirà a disistricarsi nel classificare le Artemisie>> e parlava uno che se ne intendeva!

Comunque noi, non così qualificati, faremo un nostro tentativo nel trovare la strada e rimandiamo come sempre ai lettori interessati di farne altri.

SEGUONO FOTO DELL’ARTEMISIA (mancano esplicitamente foto dei piccoli capolini e degli involucri e forse Cristina sarebbe in grado di farle!)

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RAMO FIORIFERO A PANNOCCHIA STRETTA DENSO DI FOGLIE 3-4 PENNATOSETTE  SEMPLICE, LINEARI NON SEGHETTATE, SEMPRE PIU’ PICCOLE SALENDO LUNGO IL FUSTO.

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FOGLIE INFERIORI DELLA STESSA FORMA E RADICE STOLONICA

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DESCRIZIONE DELLA PIANTA – Fusti eretti rigati alti fino almeno a due metri, legnosi in basso con  rami terminali fioriferi; foglie pennatosette, glabre e scure sopra e bianco-tomentose di sotto; le inferiori (circa 9 cm x 10 cm) con  tre-quattro lacinie lineari poco dentate (quasi intere) per lato; verso l’alto tendono a diminuire di area; capolini quasi sessili, forse a coppa (1-1.5 x 3 mm) in pannocchia fogliosa stretta pendula; radici stoloniche  superficiali. Odore debole e poco gradevole.

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FOTO DAL VIVO

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LO SCORCIO DI STRADA A SINISTRA INDIVIDUA L’INCROCIO FRA VIA DEL PODERINO CON VIA DON MAZZOLARI (quest’ultima indicata dalla freccia)

VISIONARE SCHEMI DELLA A. vulgaris IN S. PIGNATTI VOL III, PAG. 103,  EDAGRICOLE  E DA THOLMENN (op. cit.)

VISIONARE SCHEMI DELLA Artemisia. verlotorum (A. DEI FRATELLI VERLOT) IN S. PIGNATTI VOL III, PAG. 103,  EDAGRICOLE  E DA THOLMENN (op. cit.).

2754 A. vulgaris

2755 A. verlotorum

da E. THOMMEN “Atlas de poche de la flore suisse” Editions Birkhauser Bale

RAPPORTO PROTOCOLLO-SPERIMENTALE /IPOTESI NEL NOSTRO CASO (da chiarire)

A. vulgaris differisce da A. verlotorum solo per alcuni aspetti: quelli ‘sperimentati’ – vedere foto – sono 1) la radice di A. verlotorum è stolonica; 2) le sue foglie sono tendenzialmente intere e scarsamente seghettate; 3) il suo involucro appare forse leggermente più corto tondeggiante, ma non ovoidale; la sua pannocchia è forse più stretta. L’aspetto di confronto incerto è il profumo che nell’esperimento (pianta stropicciata ed annusata) è assente o sgradevole.

CONCLUSIONI

La mia ipotesi proposta all’inizio ‘risulterebbe’ falsificata; è preferibile l’ipotesi che la piantina sia una Composita il cui genere sia Artemisia e la cui specie sia A. verlotorum (ipotesi corroborata). L’efficacia delle nuove ipotesi non obbediscono a nessun trucco se non quello di contenere più ‘elementi di verità’ di quelli delle ipotesi precedenti rispetto a un quadro di riferimento.

Nel mondo complesso, sosteneva K. Popper, se leggiamo fra le righe, ogni ipotesi è da ritenere falsa; per procedere nella conoscenza è necessario, se corroborata, tentare di falsificarla con ogni mezzo toccando ‘il reale’, qualsiasi cosa voglia significare, cioè  ‘sbucciando la cipolla’  del territorio complesso in studio, sempre più in profondità.

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ECCO LE FOTO RIPRESE IL 18 OTTOBRE

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Linaria officinalis sempre più diffusa (foto in via dei Filosofi)

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Symphyotricum squamatum ed Erigeron bonariensis, piantine con frutti in Via dei Filosofi

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E’ rinata l’Erba Querciola (Camedrio; Teucrium camedris) sull’argine del P. Sant’Anna e presso la  deviazione per il P. S. Pietro, dove appaiono anche tracce delle estive piantine con semi anneriti.

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Erba Querciola (Camedrio); si intravedono vecchie piantine con semi sul calcare conchigliare del Pliocene medio dell’argine subito dopo il bivio per il P. San Pietro

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Rinate rosette di Spirea-Filipendula (foto sull’argine del P. Sant’Anna con etichetta)

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Rametti di Ulmus campestris sopra rosette nel fossetto di Filipendula exapetala presente in ottobre davanti all’argine del P. Santa’anna.

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Caratteristiche delle foglie dell’Ulmus campestris che partono sfasate a partire dal picciolo.

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Rosette di filipendula nel fossetto al di là della strada davanti all’argine del P. Sant’Anna, sotto gli aceri.

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Foglie di Filipendula sotto e di Millefollio sopra

Rosette basali di Achillea millefolium sono ora rinate abbondanti nel fossetto lungo strada al Podere San Vittore, salendo a sinistra, proprio sotto i corimbi delle piante precedenti già rammentati, maturati durante l’estate ormai rinsecchiti ed anneriti, ma ancora presenti a sovrastare quelle del giardino. Seguiranno foto.

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Rosette di base di A. millefolium nel fossetto sotto l’argine del P. San Vittore nate dai semi delle poche piantine estive sovrastanti descritte in luglio, che ancora esistono rinsecchite e con corimbi anneriti.

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L’argine del P. San Vittore su cui esistevano in luglio le achillee in fiore, ricresciute in rosette nel fossetto alla base, oggi in Ottobre. Ingrandendo si nota ancora qualche ‘corimbo’ rinsecchito di Achillea. La strada sale sul poggetto del Ponso.

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Si tratta di una Olivacaea: Ligustrum vulgare, classificato da Cristina, a foglie lanceolate ‘tenere e lisce ‘e semi-caduche davanti al P. San Domenico con bacche nere mature. Avevamo proposto l’ipotesi del Lillatro su  ‘l’idea’ sbagliata che avevamo di esso!

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Il Ligustro qui davanti al P. San Domenico è associato ad altre piante della macchia mediterranea (Pistacea lentiscus, Ulmus campestris, Quercus ilex, l’Alaterno, il Viburno, …). Questo fitto ‘arbusteto’ è anche intrecciato con la Lianacea spinosa Smilax aspera (Roghetta-stracciabrache) della quale Cristina a fine ottobre ha notato una seconda vistosa fioritura, invece di <<mostrare i grappoli con le sue belle bacche lucide>> come avrebbe dovuto. La S. aspera è ricordata in paleo-botanica perché, insieme ad altre piante, (per es., l’Alloro, la Palma nana…), rimasero indietro alle nostre latitudini, nella lenta migrazione in tempi geologici delle piante dal Polo verso l’equatore. Segue la foto di Cristina di Smilax in fiore:

Smilax aspera

…e le foto delle foglie della Smilax mosse dal vento, di P. Pistoia

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…. e la foto di alcune foglie dell’ “arbusteto” al P. San Domenico

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(?) Vinca major (Cristina)

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DIGRESSIONE PER CORREGGERE LE IDEE CHE CREANO DEFAILLANCE

Seguiranno foto (anche di Cristina) e disegni schematici  per il confronto con le altre due Oleacaee del genere Fillirea (F. angustifolia e latifolia) o Lillatro e con altre, con bacche e piccoli frutti, della macchia mediterranea.

Come nasce un’idea sbagliata?

Intanto la piantina della foto sotto è un Lillatro latifolia? Se sì, questa è la sola idea che avevamo del Lillatro. Non avevamo mai visto il Ligustro, nè il il Lillatro a foglia angusta, ne consegue……. una ‘ipotesi tentativa’ da falsificare. Se poi la risposta è negativa non avevamo mai visto nè un Lillatro nè un Ligustro, avevamo così ‘sparato’ una ‘ipotesi tentativa’ praticamente a caso (ipotesi debole), anche se per Popper, ipotesi scientificamente fondata.

Proponiamo due foto di un presunto Lillatro. Si tratta di un Lillatro a foglia larga? Come si presenta quello a foglia stretta?

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I rametti riportati sotto sono dell’Oleacaea Fillirea latifolia?

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Proponiamo a tempo debito agli autori del post in questa digressione una carrelata sulle piante della macchia mediterranea a piccoli frutti . Il percorso da seguire potrebbe essere quella accennato per l’Alisso; cioè scrivere un articolo con un Word Processor (da spedire per e-mail o da immettere direttamente dall’edit) con inserimento diretto al suo interno delle immagini (non verrebero inserite in .ipg, ma farebbero corpo con l’articolo, che verrebbe poi richiamato con un link da questo paragrafo. Sinceramente sono contrario a segmentare a mosaico (già la presenza del colore lo fa) le comunicazioni culturali, meglio una seriazione con indice! A mio avviso si perde in serietà, professionalità ed attenzione a favore del niente. (Vedere anche i testi scolastici attuali a mosaico pieni di macchie di colore e rimandi).

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Una specie di ‘rapa’ a foglie larghe 2-3 sette  verso il picciolo, a fiori gialli nata accanto alla Cerinthe al Ponso. A destra si intravede la grande rosetta di base riprese nella foto sotto.

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Cristina, la nostra co-autrice e ‘classificatrice’ di riferimento, invitata ad osservare questa Crucifera, dalle foto è incerta fra una Brassica nigra (Senape nera) o Brassica rapa (Colza) se avesse le foglie abbraccianti il fusto, o ancora Rapistrum rugosum, se le piccole silique fossero meno allungate delle altre rotondeggenanti; dice che si recherà sul posto poi si vedrà.

Si è recata sul posto e  racconta che:<< La fioritura della Brassicacea in questione sta diventando superba, come la rosetta di foglie che le sta vicino. Non è facile identificare questo genere di Brassicacee, tutte molto simili, soprattutto se la seconda loro fioritura non portasse ad osservare bene anche il frutto. Però vista da vicino, mi sono quasi convinta che si possa trattare  di una Senape selvatica – Sinapis arvensis . Oltre il fiore, è proprio la rosetta basale che è tipica di questa pianta>>. Seguono le tre belle foto di Cristina di questa Senape:

SENAPE

SENAPE2

SENAPE3

Seguono anche tre foto di P. Pistoia delle foglie di Sinapsis arvensis

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Silique e foglia superiore Sinapsis arvensis

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Si allega la foto di una pagina ripresa da un interessante libro, con schizzi originali affiancanti lo scritto sintetico e rilevante, a firma di due ricercatrici dell’Istituto Botanico dell’ Università di Pisa,  A.M. Pagni e G. Corsi, stampato da Arti Grafiche Pacini Mariotti, Pisa che ringraziamo.

Sinapsis arvensis

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SEGUONO FOTO DI CONFRONTO ATTUALE (metà ottobre) FRA:  Erigeron (Conyza) bonariensis e Symphyotricum (=Aster) squamatum, ‘compagne’ sul campo, frequenti scendendo via dei Filosofi e verso Poggio Bianco a sinistra della strada.

Da riorganizzare e/o sostituire; è meglio ingrandire!

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Notare frutti e involucri

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A sinistra si intravede il S. squamatum

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C. bonariensis con piantina centrale e traversa a metà verso sinistra di S. squamatum

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La pianticella del Symphyotricum  è più snella ed elegante della Conyza

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Foto dell’Astro spillo d’oro fotografato il 20 ottobre verso il P. San Domenico lungo la vigna

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Ecco la nuova piantina ‘puzzolente’ che sta crescendo; una Labiata (=Lamiacea) con foglie forse (se è affidabile il ricordo) simili in forma a quelle della Melissa profumata o delle mente selvatiche; è stata fotografata sul poggio del Ponso, vicino alle  rosette di Cerinthe (le foglie sono di fatto più scure e risultano un po’ schiarite dal flasch).

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Si notano i primi fiori di Labiata in basso a sinistra. Cristina Anna prima di pronunciarsi attende qualche fioritura più sostanziosa; oggi 31- Ottobre afferma: <<…suppongo  si tratti  di Ballotta nigra (Marrubio fetido) dato l’odore ed i fiori che stanno spuntando ora, anche se la vera fioritura  è sicuramente a primavera; ho notato che l’infiorescenza che si nota nella tua foto,  non si riferisce a questa pianta, bensì ad una Nepetella che si insinua sotto la pianta in questione>>. Si può osservare nell’ingrandimento o meglio attivandone il profumo ( nota dell’Estensore dello scritto).  Seguono due foto di Cristina della Ballotta:

Ballotta nigra1

Ballotta nigra2Sembra che il nome della sottospecie della Ballotta si possa individuare dalla forma del calice; visionare il calice da P. Zangheri (op. cit.) della piantina Ballotta nigra subsp foetida (4156) e della Ballotta rupestris subsp foetida (4158)

Forse i lettori saprebbero, dalle foto di Cristina, ricavare la possibile sottospecie della Ballotta in questione!

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Oggi alla fine di Ottobre Cristina afferma “Comunque ho notato in questi ultimi periodi, sia le piante erbacee, sia  gli arbusti e addirittura gli alberi da frutto, con le recenti situazioni meteorologiche  un po’ estremizzate, hanno avuto una seconda fioritura se non addirittura anche una fruttificazione”

Oggi 31- Ottobre ho fotografato la Composita, Asteriscus, rinata che sta rifiorendo, insieme a vecchi capolini, andando verso San Vittore a sinistra subito dopo l’ultimo edificio della Villa di Campagna Sant’Anna; un altro Asteriscus e rinato in via dei Filosofi ad una ventina di metri dopo il bivio con via del Poderino scendendo a destra. Ho fotografato anche  una nuova piantina ‘gracile’, ma invasiva in tutta la strada, da classificare:

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Anche Cristina ha fotografata piantine come la precedente. <<Dal lato del Casale Ponsino fino ad oltre Sant’anna, si notano delle piantine di una Euphorbiacea con le foglioline seghettate color verde brillante, come pure la sua infiorescenza. Si dovrebbe chiamare Mercurialis annua (Mercorella comune)>>. Seguono le sue tre chiare foto:

Mercurialis annua1i

Mercurialis annua2

Mercurialis annua3

NDC

Caratteristiche della Mercurialis annua: si notano piccoli fiori verdicci e insignificanti, unisessuali portati da piante separate (piante dioiche). I fiori maschili ridotti a un perianzio rudimentale, che  circondano una decina di stami, sono raggruppati in glomeruli e aloro volta riuniti in spighe lasse. I fiori femminili anch’essi di scarsa rilevanza sono riuniti in gruppetti all’ascella delle foglie.

Ancora tre foto della Mercurialis a confronto 1 – con la Vetriola appena nata sull’argine poco prima del Ponsino, 2 – con la Lychnis alba (?)  davanti alla strada del Ponsino  e, poco dopo il Ponsino, 3 – con un’erbetta da classificare, vicino al cartello indicativo della Borrago, di P. Pistoia

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FINE NDC

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L’erbetta da classificare a destra potrebbe essere una Euphorbiacaea?

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Sempre Cristina nella sua visita del 31 ottobre afferma:<<Ancora poche decine di metri sotto Cherinte, ho notato delle piantine di Calendula, ma le foto non sono una meraviglia…>> Seguono tre foto della Calendula con capolini in fruttificazione.CALENDULA1
CALENDULA2
CALENDULA3

Vorrei fare una riflessione. Calendula è un Genere appartenete alla famiglia delle Composite… è possibile, osservando le foto risalire alla specie? Ecco, ci si muove a costruire e comunicare l’ <idea> nella mente : “Il gatto è il gatto (Felino), perché ha i baffi a filo di ferro”. Sembra una battuta, ma è molto di più: è la risposta di un alunno (un po’ bernesco) a cui il docente ha tentato di insegnare nella classe l’idea del gatto! Se interpreto bene, mi sembra che le foto abbiano evidenziato i semi nel capolino e spesso i semi sono elementi classificatori importanti anche per la specie. Bisognerebbe sempre consapevolmente anche cercare di fotografare evidenziando quegli elementi che servono a chi osserva per costruire/comunicare l’idea della piantina in studio! Una  foto specifica chiara dei semi della Calendula fotografata sopra potrebbe essere importante.

VISIONARE IL DISEGNO SCHEMATICO SEMI DI CALENDULA  da S. Pignatti (op. cit)

C. officinalis: C, D, raramente b

C. arvensis:     A, B, D

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CRISTINA ANNA MORATTI termina la sua passeggiata sul nostro percorso floristico del mese di Ottobre, con queste osservazioni: <<Lungo tutto il percorso, è stato bello avere la compagnia della Bellis perennis. Questa piantina che fiorisce in ogni stagione, quando meno te lo aspetti, diventa anche prorompente, con i suoi capolini che decorano campi interi>>.

Bellis perennis1

Belli perennis2

Bellis perennis3

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SIAMO ARRIVATI A NOVEMBRE

Intanto non sono riuscito ad osservare  i frutti della Calendola a qualche decina di metri dopo il Ponso.  Comunque credo di non aver mai visto una Calendula!

Ho notato invece una crescita di pianticelle di Menta, anch’essa Labiata, non ancora fiorita, al bordo strada proprio davanti ai ciuffi della Ballotta nigra; qualche pianticella in fiore si trova invece a sinistra poco prima a circa un  metro  subito sotto strada. Le tre pianticelle, presenti  insieme alla Ballotta, quattro se si aggiunge la Salvia selvatica, si distinguono nell’immediato strofinandole: la Ballotta è fetida, la Calaminta ‘sa’ di Nepitella e la Menta di Menta, la Salvia (?)… nessun odore! Ho cercato di fotografare come mi riesce:

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Menta e Nepitella al Ponso

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Lycnis alba poggetto il Ponso

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Resti di Asterisco, rosette di Salvia selvatica (?), erba di campo al Ponso

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Le foto sinottiche della piantina raccolta al Ponso è una Salvia selvatica?

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Ipotesi sulla Labiata: Salvia verbenaca

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Si attendono quelle più chiare di Cristina

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Foglie della Ballotta fetida, in alto a sinistra e della Menta

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Foglie Ballotta, Menta e Calaminta

La vegetazione così florida sul poggetto del Ponso è probabilmente favorita dal grosso accumulo di concime subito sotto strada.

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Una ventina di metri dopo il Ponsino verso S. Vittore, sulla destra esiste una etichetta (ancora presente; quelle per la Cerinthe e per Achillea sono sparite!) per la Borago officinalis che era seccata; ora sono riapparse delle rosette di base; speriamo che siano di Borago ricresciuta.

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Nuove rosette di base  di Borago (?) vicino ad una Mercorella

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Lycnis a destra e Mercurialis in alto a sinistra

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Presso il cartello Borrago, Mercurella ed erba da classificare

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All’altezza del P. San Domenico, sul basso argine del podere dove da poco hanno piantato cipressetti toscani ‘affilati’,  ho fotografato, una piantina che sta rifiorendo, con alcuni frutti verdastri a grappoli, rotondi di circa mezzo cm; all’aspetto e dal fiorellino mi è sembrata un erba Morella un po’ sciupata (i frutti della Morella, se ben ricordo, sono neri). Si richiedono approfondimenti.

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Oggi purtroppo (9 ott.) hanno rincalzato i cipressetti eliminanto le piantine!

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Oggi 4 Novembre nel tratto di via del poderino, subito sotto strada, vicino alla rete del campo sportivo, ho fatto fotografato una rosetta di Borragine rinata (?) e un’altra  a foglie larghe da individuare, forse di una Lunaria annua o Medaglioni del Papa (Cristina).

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Insieme alla rosetta di base  a lamine ovate si notano: a sinistra in basso Il Chenopodium album fiorito (Farinaccio), La Mercurialis (Mercurella), tracce di erba di campo e in alto una specie di ”liana’ strisciante ….ed altro

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Insieme alla rosetta forse di Borago officinalis (?), in basso di notano foglie di malva, a destra in alto si intravede la Mercurella e più al centro un ciuffo  un po’ sbiadito di Ballota nigra (Marrubio fedido)…..ed altro

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Probabile rosetta basale con foglie a cuore tendenzialmente triangolari astate forse di Lunaria annua o rediviva insieme in alto con la Mercurella circondata da una specie di ‘liana’ strisciante…ed altro. Se sviluppa vedremo.

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Pianticelle di menta al Ponso

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Menta al bordo strada e dietro Ballotta al ponso

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Oggi 10 ott. ho posto un indicatore in lega di alluminio, a 4-5 metri dal secondo ingresso al P. Sant’Anna, sull’argine fra i cipressi, per indicare un mazzetto ancora in fiore (ancora per poco) di Galatelle (Aster linòrysis, Astro spilla d’oro). Intanto si è interrotta la discussione sulle piantine fotografate pochi giorni fa in via del Poderino,  sotto strada vicino alla rete dello stadio: è stato rasato il prato sopra il campo sportivo! AD MAIORA.

DA SISTEMARE E DA CONTINUARE…..NELLA PARTE SECONDA

APPUNTI DI BOTANICA: LE CAMOMILLE DELLA VAL DI CECINA ED ALTRE PIANTE OFFICINALI E MOLTO ALTRO; del dott. Piero Pistoia; post aperto

CURRICULUM DI PIERO PISTOIA

cliccare su:

piero-pistoia-curriculumok (#)

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ART. IN COSTRUZIONE DA TEMPO! LA VIA SI FA CON L’ANDARE E NON SEMPRE LA VIA FACILE E’ LA VERA VIA; NOI  FACCIAMO AL MEGLIO QUELLO CHE POSSIAMO, SE SBAGLIAMO SI CORREGGE!camomille0003

PRESENTAZIONE DELL’ARTICOLO

 

La presente nota, che si inserisce in un discorso a più ampio raggio di riscoperta e rivalutazione dell’ambiente naturale, vuole focalizzare alcuni problemi emergenti nelle interazioni folclore-cultura simbolica, extrascolastico-scolastico, cultura di massa-cultura disciplinare, aprendo in prospettiva possibilità per una comunicazione culturale efficace. Essa sottolinea, attraverso la ricerca e la raccolta di alcune piante officinali, si possa non solo ritrovare il gusto della tradizione legata al ciclo delle epoche e delle stagioni, ma anche recuperarla attraverso la mediazione della cultura strutturata ( si impara consapevolmente a conoscere perchè quella pianta è diversa dalle altre, perchè possiede quelle proprietà, perchè non si trova in tutti i terreni…). In questo modo la disciplina scolastica potrà uscire dall’ambito ristretto dell’aula per entrare nella casa, nel bar, nella piazza, fornendo modelli di interpretazione e spiegazione e quindi suscitando interessi diversi da quelli spesso alienanti dell’industria culturale.

La riscoperta del folclore e della tradizione, se mediate attraverso il filtro qualificante delle strutture disciplinari, non solo innesca il processo di emancipazione, ma offre, da una parte, l’oppurtunità di un impiego più proficuo del tempo libero, specialmente da parte dei giovani e dall’altra, la consapevolezza della necessità di un rispetto senza condizioni dell’ambiente in tutte le sue componenti, animate ed inanimate.

Infine, in una piccola comunità come la nostra, un discorso di questo tipo ampliato e reso continuativo (dalla camomilla ed altre piante officinali ai funghi, dal comportamento alla conoscenza delle abitudini di certi tipi di selvaggina, ecc.) potrebbe rappresentare forse anche un’occasione per avvicinare la saggezza dell’anziano con i suoi modelli di interpretazione del mondo, con quelli forse più mediati del giovane scolasticizzato, favorendo una maggiore comprensione fra i due mondi.

 

INTRODUZIONE

Alcune piante officinali vengono ancora raccolte nella Val di Cecina specialmente nelle campagne, anche se con frequenza minore rispetto a qualche anno fa, secondo certe modalità e certi riti che rimandano ad una cultura-folclore tramandata oralmente, ma non trascurabile per qualsiasi discorso di comunicazione culturale-educativa.

L’articolo si pone come tentativo di una riscoperta, da una parte, di certe usanze sempre più disconosciute dalle nuove generazioni e dall’altra, di un inserimento nella cultura di base-folclore per aprirla ad un apporto sempre più simbolico.

Tutti conoscono la “camomilla”. Certamente ognuno almeno una volta ne ha bevuto l’infuso (1) e nei giorni vicini a San Giovanni, 24 giugno, (almeno qualche anno fa quando il clima era più stabile) molti lasciavano il paese per le stazioni di raccolta che ognuno conosceva da sempre, anche per tradizione. Era proprio il giorno di San Giovanni quella della raccolta delle piante officinali. Nei tempi ancora più lontani il 24 giugno maghi e streghe di riversavano nella campagne a mezzogiorno astronomico a raccogliere l’iperico (Iperycum perforatum) e le altre erbe “magiche”. Ma le antiche usanze hanno una loro ragione scientifica: proprio in quel giorno  forse la radiazione solare in media è più intensa alle nostre latitudini, se qualche giorno prima, il 21 giugno (solstizio d’estate), i raggi del sole incidevano perpendicolarmente  a 23,5° di latitudine nord   (Tropico del cancro) e lo sfasamento temporale è dovuto forse all’inerzia al trasferimento di calore all’ambiente. A mezzogiorno, perchè la sintesi clorofilliana (appendix 1) è al massimo. Altri consigliano invece la raccolta delle erbe al sorgere del sole, quando certamente i processi di ossido_riduzione (appendix 1) sono meno intensi, e la pianta è forse “meno viva”. Sembra anche che non si debbano recidere le erbe con oggetti metallici, forse per possibili reazioni chimiche negative fra metallo e succhi vegetali; si consiglia così uno strumento di osso o di plastica inerte. Se è vera la nostra ipotesi però potrebbe servire bene  anche un paio di forbici o coltello di buon acciaio inox per sezionare.  Ma al di là di un discorso sul rispetto che si deve portare a qualsiasi organismo vivente, non si deve escludere però, nell’accumulo dei principi attivi nella pianta, anche uno sfasamento nel tempo, variabile da pianta a pianta, a) rispetto al mezzogiorna astronomico 2 ) rispetto alla fioritura, tenendo conto che una fase del processo clorofilliano avviene al buio e la sintesi dipende essenzialmente dalla zona verde della pianta (appendix 1).

Ma torniamo alla camomilla, cioè alle “camomille”, perchè con la parola camomilla si indicano piante di diverso tipo sia a livello botanico: camomilla comune (Matricaria camomilla), camomilla romana ecc., sia a livello industriale (le varie specie che si prestano a sofisticare la camomilla vera). Molti parenti insomma della “vera” camomilla, dalle “margherite” ai “crisantemi”, hanno avuto il nome di camomilla s.l., aprendo possibilità a falsificazioni e sofisticazioni, da una parte, e a convinzioni errate dall’altra. Si tratta come vedremo  di alcune specie del genere Anthemis (Anthemis cotula, Anthemis arvensisi) con foglie frastagliate finemente fino a diventare simili a quelle della camomilla vera, ma anche di specie, che sembra non abbiano nulla a che spartire con la camomilla neppure nell’aspetto esteriore, appartenenti al genere Chrysantemum (C. leucantemum, C. parthenium, C. corymbosum), le cui foglie sono meno settate o addirittura intere. anche nelle nostre zone anche in qualche modo si riflette questa polisemia del nome: si raccolgono infatti almeno due tipi di piante col nome “camomilla” (la “piccola” e la “grande” camomilla). Ma veniamo a precisare concetti e problemi.

 

TAVOLA SINOTTICA RELATIVA ALL’ARTICOLO

 
tavola_sinottica_camomille_1tavola-sinottica_camomille_2

tavola_sinottica_camomille_3
tavola_sinottica_camomille_4

POSIZIONE SISTEMATICA DELLE “CAMOMILLE”

 

Per capire l’inserimento della camomilla i una strutura di piante più o meno imparentate, è necessario parlare del fiore in generale e di alcune infiorescenze in particolare: quella a capolino e quella a corimbo.

IL FIORE, IL CAPOLINO ED IL CORIMBO

Il fiore delle piante superiori (Fanerogame Angiosperme, cioè piante a fiori i cui ovoli sono protetti in ovari) è una struttura (fig. 1, della T. sinottica)) che deriva da foglie che hanno subito particolari trasformazioni nel corso dell’evoluzione, divenendo completamente diverse da quelle poste sul fusto, formando pezzi come a) lo stame che alla sommità porta l’antera, dove si forma il polline, che si configura come un organismo maschile pluricellulare (forse analogo al fuco delle api), che darà poi luogo al gamete maschile, detto anterozoo, analogo allo spermatozoo degli animali superiori, b) il pistillo che nell’ovario nasconde l’ovolo, individuo femminile, nel quale si differenzia il gamete femminile (oosfera, analogo all’uovo degli animali superiori) e in generale alla periferia del complesso, dall’interno verso l’esterno, c) una corona di foglie delicate a colori vivaci (petali) che costituisce la corolla ed una di foglie meno vistose che costituisce il calice, che però talora è assente. Tutti questi pezzi fiorali sono situati all’estremità di una rametto foglifero più o meno corto (peduncolo) che ha la cima dilatata a formare una specie di piedistallo che si chiama talamo. Se i petali sono saldati otteniamo le corolle gamopetale (altrimenti dialipetale). Tra le corolle gamopetale, per i nostri scopi, ricordiamo la corolla tubolosa (petali saldati a tubo) e la corolla ligulata (fig. 6, della T. sinottica), i cui petali saldati insieme, formano una linguetta molto espansa, ma solo da una parte del fiore.

Alcune piante recano un solo fiore, altre ne hanno molti, ma solitari, in altre ancora essi risultano raggruppati secondo particolari regole, in infiorescenze. Le infiorescenze che ci interessano per il nostro discorso sono: il capolino ed il corimbo.

Infiorescenza a capolino

Molti piccoli fiori, l’uno accanto all’altro, sono inseriti su un grosso talamo comune, ora piano, ora concavo o convesso, con superficie nuda o provvista di pagliette più o meno trasparenti (fig.2, a;b della t. sinottica e fig. 5, b;c della T. sinottica). Il ricettacolo è poi avvolto da un involucro (facente funzione di un calice comune) formato da foglie modificate (brattee), talora spinescenti. I fiori del capolino, se regolari e simmetrici, sono tubolosi, se irregolari sono ligulati (fig.6, T. sinottica). Se esistono i due tipi sulla stessa infiorescenza, i ligulati si trovano al bordo del capolino ed i tubolosi al centro e le linguette assumono funzione vessillare (attirano gli insetti). Il fiore delle margherite, delle camomille e dei girasoli, per es., ha proprio questo aspetto e quelli che vengono comunemente indicati come petali, in effetti sono le linguette a direzione centrifuga dei fiori ligulati periferici.

Infiorescenza a corimbo

E’ costituito da fiori, sostenuti da peduncoli di diversa lunghezza, inseriti ad altezze diverse sull’asse principale, che vengono a raggiungere circa lo stesso livello (fig. 3, T. sinottica). Il peduncolo fiorale si distingue da qualsiasi altro rametto perchè non porta foglie ed è inserito all’ascella di una foglia normale o di una brattea. talora rametti con foglie alla cui estremità si situa un fiore (0 una infiorescenza), inseriti a diversa altezza sull’asse principale, sembrano conformarsi a corimbo; in effetti si tratta di falso-corimbo.

LE “ASTERACEE” E RICONOSCIMENTO IN GENERALE DELLE CAMOMILLE

Le piante che sono raccolte nella Val di cecina come camomilla hanno tutte qualcosa in comune: posseggono un “fiore” che non è un vero fiore e se lo osserviamo con una lente di ingrandimento si presenta costituito da un gran numero di piccoli fiori direttamente attaccati (sessili) su un bottoncino (talamo) sostenuto da un peduncolo; al margine, il talamo è “orlato” da”falsi” petali bianchi, formando un complesso di fiori che si chiama come già accennato “infiorescenza a capolino”. Le piante che presentano questa infiorescenza si chiamano “Asteracee o Composite“. Se continuiamo ad osservare  con la lente il capolino, si nota anche (fig. 6), come già detto che i piccoli fiori al bordo (fiori a linguetta, ligulati) sono diversi da quelli al centro (fiori a tubo, tubolosi). Ma il problema centrale è individuare le due specie di camomilla, sottolineandone le caratteristiche i riconoscimento in confronto a quelle di specie affini.

 

LE FOTO E DISEGNI DELLE CAMOMILLE SONO STATI RIPRESI DA INTERNET: SI RINGRAZIANO INTANTO GLI AUTORI (da precisare)  LE FIGURE RIPORTATE  COMUNQUE VERRANNO SOSTITUITE DA FOTOGRAFIE  QUANDO DISPONIBILI

 

RICONOSCIMENTO SUL CAMPO DELLA PRIMA SPECIE DI CAMOMILLA E SUA DISTINZIONE DALLE SPECIE AFFINI

TAV. 1

Matricaria chamomilla, Wikipedia

Matricaria recutita plate 182 in A. Masclef: Atlas des plantes de France Paris (1891)

matricaria_chamomilla_scheda_botanica

TAV. 2

Anthemis cotula

http://www.ct-botanical-society.org

anthemiscotu

Non è così facile per i non raccoglitori abituali riconoscere la “piccola” camomilla, la “vera” camomilla, cioè la Matricaria camomilla. Nella nostra zona spesso vivono, l’una accanto all’altra, piante molto simili alla camomilla, come l’ Anthemis cotula (camomilla mezzana, falsa camomilla) e l’Anthemis arvensis (camomilla bastarda, rara dalle nostre parti) e alcune specie del genere Matricaria che non sono ‘camomille’. Le differenze a prima vista non sono molto evidenti (fig. 4;5, T. sinottica), anche per la presenza di varietà di cotola che tende ad erigere i rami verso l’alto con foglie sempre più filiformi (differenze probabilmente dovute all’esposizione).

Tutte queste specie presentano infatti fiori agli estremi dei rami in forme di capolini gialli con pseudo petali bianchi, a loro volta riuniti in un corimbo o falso-corimbo molto lasso. Anche la convessità del capolino non è una caratteristica di classificazione sicura: varia più o meno con la  stessa modalità in tutte le  specie. le stesse foglie che , bi-tri-pennato-sette tendono a divenire filiformi nella M. camomilla, presentano una tendenza analoga per certe forme di cotola (cotola più eretta). Il carattere invece distintivo centrale per il ricercatore rimane il talamo che in sezione presenta un vuoto in forma di cono acuto (fig. 2 a, della Tavola sinottica e Tav. 1), mentre il talamo della A. cotula e dell’ A. arvensis è nettamente pieno (fig. 5 c; T. sinottica). Il fiore della camomilla acquista così l’aspetto delicato e cedevole alla pressione delle dita. Come carattere di distinzione secondario indichiamo l’odore: il profumo aromatico della camomilla vera si distingue nettamente dal fetore della maleodorante cotola e della quasi inodora A. arvensis. Un terzo elemento di distinzione, anche se meno accessibile, lo scopriamo nella presenza sul talamo, privato dei fiori (questa operazione è più facile quando il capolino è più maturo), di piccole formazioni simili a squamette nella cotola (prevalentemente nella parte superiore, fig. 5 c) e nell’ A. arvensis, mentre sono completamente assenti nella camomilla.

ASTERACEAE A CLASSIFICAZIONE INCERTA

Foto di Asteraceae eseguite da Piero Pistoia, forse ancora una cotula, per puzzo e pagliette sopra il ricettacolo, anche se lacinie foglie non filiformi (Maggio-Giugno, dal Ponte di Ferro a sinistra verso podere S. Giovanni subito prima del bivio per impianti Granchi, sopra strada a destra)

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genere anthemis (?)

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Genere anthemis(?); campione raccolto da Montecerboli per la Perla circa a metà strada fra bivio Montecerboli e deviazione per Serrazzano, sulla destra.

Foto di Asteraceae forse del genere Matricaria, non succedanee della camomilla, eseguite da Piero Pistoia, classificate da Angelo Bianchi, Erborista (Maggio-Giugno, lungo strada Gabbri). L’infiorescenza è tendenzialmente a CORIMBO?

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MATRICARIA (?); Infiorescenza tendenzialmente a CORIMBO?

Foto scattata da Pf. Bianchi di fiori degli individui precedenti

foto gabbri

 

RICONOSCIMENTO SUL CAMPO DEL SECONDO TIPO DI ‘CAMOMILLA’ E SUA DISTINZIONE DALLE SPECIE AFFINI

TAV. 3

Chrysantemum leucantemum

da Wikipedia, l’enciclopedia libera (it.wikipedia/wiki/Leucantemum_vulgare)

Planche de botanique de Jaume Saint-Hilaire

Chrysanthemum_leucanthemum0

Leucanthemum_vulgare_-_DESC_-_Thome

COPYRIGHT SCADUTO

Due Foto di Crysantemum leucantemum di CRISTINA MORATTI

Leucantemum....... (1)

Leucantemum....... (2)

 Non c’è nessuna possibilità di confusione nel riconoscimento fra “piccola” e “grande” camomilla (Chysantemum leucantemum nel linguaggio dei botanici), se non altro per il taglio della pianta e del fiore molto più grandi, per il talamo per il talamo piccolo e solo leggermente convesso e le foglie praticamnete intere; insomma sono due oggetti molto diversi. E’ comunque anche abbastanza facile riconoscere questo crisantemo dagli altri pià simili in dimensione. Il leucantemo presenta una foglia (fig. 7; T. sinottica e TAV. 1) oblunga un po’ dilatata alla base più o meno leggermente dentata (“simile alla foglia dell’olivo” dicono i nostri vecchi), mentre per es., il C. corimbosum ha foglie pennato sette (fig. 8 b; T. sinottica) e in alcune varietà bipennatosette e il C. parthenium ha fogli da pennatofide a pennatosette (fig. 9; T. sinottica), ma fiori più piccoli, a linguette più corte e larghe. Ma cerchiamo di precisare alcuni di questi aspetti e distinzioni.

 

Chrysantemum leucantemum

Pianta erbacea annua con fiori ligulati non sviluppati di colore bianco (il centro del capolino è giallo). Ha fusti eretti più alti della vera camomilla, poco ramificati  che sorreggono capolini terminali, sempre più grandi della M. chamomilla, con fiori del disco tubolosi e gialli e quelli del bordo ligulati e bianchi. Le foglie inferiori sono lungamente picciolate (fig. 8 a; T. sinottica e TAV. 3) e le altre sessili (fig. 8 b; T. sinottica) di forma oblunga spatolata con dimensioni decrescenti lungo i rami laterali e dentate leggermente al margine. La pianta fresca è praticamente inodora, ma acquista l’odore classico della camomilla, anche se meno intenso, dopo che i capolini sono stati seccati all’ombra.

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Foto di Piero Pistoia: il C. leucantemum

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Foto di piero Pistoia: fiori e foglie (tendenzialmente a spatola) del C. leucantemum

Chrysantemum corimbosum

Fiore simile al C. leucantemum. I capolini sono avvicinati in una struttura corimbosa rada e povera; nei posti dove si trova si dice di esso che non è camomilla perchè i fiori “non sono da soli”, volendo significare che la pianta possiede infiorescenza a corimbo, mentre il leucantemo si presenta spesso come un solo ramo fiorifero, anche se talora presenta più rami a falso-corimbo (ogni rametto fiorifero infatti ha le foglie, per cui non si configura come peduncolo). La pianta in osservazione ha foglie a perimetro allungato bipennatosette a lacinie quasi lineari con fiori più grandi della camomilla vera e simili al leucantemo: ha per questo le caratteristiche di qualche varietà di C. corymbosum.

 

TAB. 4

Chrysantemum parthenium

https://www:google.it/?gws_rd=ssl#q=chrysantemum+parthenium

commons.wikipedia.org/wiki/File:Chrysanthemum_parthenium_-_Flora_Batava_-_Volume_v10.jpg

Chrysanthemum_parthenium

 

IN QUALI TERRENI SI DEVONO CERCARE LE DUE CAMOMILLE

Il controllo delle ipotesi prospettate in questo paragrafo  derivano da scarse osservazioni dirette, visto anche il numero limitato di stazioni floristiche visitate; per cui dovrebbero essere raccolti ulteriori dati.

L’autore ha tovato la Matricaria chamomilla in terreni argillosi acidi del neoautoctono (appendix 2), meglio se azotati e/o nei terreni silicei (pietrisco e terre a diaspri e, anche se meno vigorosamente in calcari silicei e calcari palombini); allo scrivente sembra addirittura  che nel secondo caso il fattore azoto influisca molto meno. Nei terreni (appendix 2) a gabbro e diabase alterati (rocce verdi dell’alloctono trasgressivo e/o calcarei o su terricci derivati da substrato calcareo (calcari detritici conchigliari  del Pliocene medio, volgarmente e localmente detti “tufo”) ci sembra  inutile cercare la M.  chamomilla.

Anche il C. leucantemum si trova raramente in terreni gabbrici basici, preferisce i pendii argillosi e scarsamente azotati, come sulle terre di riporto delle scarpate lungo le strade, sugli argini calancosi, nei dintorni dei fori dell’Enel, sempre in terre argillose e secche. Forse la sua sopravvivenza è meno critica sul calcare. Lo scrivente, per quello che vale, non ha mai trovato insieme le due specie di camomilla (forse anche per la rarità della Matricaria).

Il C. corymbosum si trova invece in terreno gabbrico e questo potrebbe essere un ulteriore elemento di distinzione.

 

CENNI ALLA UTILIZZAZIONE DELLE “CAMOMILLE” NELLA MEDICINA POPOLARE

Questo paragrafo verrà aggiornato in itinere.

Si accennerà ora alle proprietà officinali della Matricaria camomilla postulando che la “grande” camomilla abbia proprietà analoghe anche se meno efficaci.

Sono officinali i fiori da seccare all’ombra in ambiente ventilato; contengono un’essenza di composizione complessa il cui principio attivo fondamentale però è ritenuto sia l’azulene. L’azulene è una sostanza caratterizzata da una molecola con formula grezza C10 H8; è un isomero del naftalene (comune naftalina), e la sua struttura deriva dalla condensazione di un anello a cinque con uno a sette atomi di carbonio (fig. 10 a  della T. sinottica). Nella camomilla esiste uno speciale azulene: il camazulene, capace di stimolare le funzioni dei sistemi preposti al mantenimento della sanità dei tessuti sia interni che esterni, favorendo i processi riparativi. Si capisce così come la camomilla sia impiegata in cosmesi, nella terapia cicatrizzante, nelle gastriti ed in alcune malattie della pelle. Il naftalene a sua volta è un idrocarburo aromatico (C10H8) con struttura derivata dalla condensazione di due nuclei del benzene (in commercio benzolo, termine fondamentale della serie degli idrocarburi aromatici) (fig. 10 b). Il colorante giallo della camomilla è dovuto invece a glucosidi flavonici. Il glucoside corrisponde ad una formula composta da uno zucchero semplice con un gruppo detto aglicone, di aspetto diverso che caratterizza il composto: se l’aglicone è uno steroide, abbiamo i glucosidi cardiocinetici (Digitale, Adonide, Oleandro…), se è un derivato dell’alcol salicilico, abbiamo i glucosidi della serie salicilica (corteccia del salice, Pioppo, Betulla…) ecc. Nel nostro caso l’aglicone è un flavone o soui derivati ed il composto presenta allora effetto diuretico e diaforetico e promuove in alcuni casi la crescita in resistenza dei capillari e la diminuzione della loro permeabilità (vitamina O). E’ da notare che all’azione di questi composti forse si affianca quella analgesica di qualche altro glucoside ancora  poco conosciuto che agirebbe direttamente sulle terminazioni nervose.

Un pizzico di fiori di camomilla secchi (un cucchiaio da minestra colmo) per una tazza d’acqua da far bollire per due minuti circa (il semplice infuso talora non è efficace) preso prima di addormentarci, è un buon rimedio nelle nevralgie, mal di testa e manifestazioni dolorose dell’apparato digerente. Il decotto (1) (due pizzichi di camomilla per tazza tenuti a bollire per 5-6 minuti) è un ottimo rimedio se usato per sciacqui e gargarismi, nelle infiammazioni della bocca, mal di denti e mal di gola. In un numero imprecisato di decotti  e infusi entra la camomilla per esercitare azione affiancante alle droghe. Citerò solo un decotto per sciacqui e gargarismi sperimentato dal sottoscritto che ha dato risultati ottimi nel mal di gola: Una manciata di foglie di salvia (5 gr), 4 foglie di menta (piperita o comune), un rametto fiorito con tre o quattro foglie di malva, un pizzico di camomilla, in un tazza di acqua e far bollire per 5-6 minuti.

 

COME SI RACCOGLIE LA CAMOMILLA

Poichè la droga corrisponde ai soli fiori, basta staccare i capolini con le dita aperte infilate delicatamente fra i fusti, senza danneggiare le pianticelle in maniera da far continuare la fioritura fina alla disseminazione. Raccogliere l’intera pianta significa diminuire la potenza della stazione di raccolta e, specialmente per la M. camomilla che è una pianta non molto diffusa nelle nostre zone, si rischia di farla completamente scomparire dalla Val di Cecina.

 

DOVE SI PUO’ RACCOGLIERE CAMOMILLA

Fra le  stazioni della M. camomilla che lo scrivente conosce ricordo: a Saline, oltre la fabbrica ENI andando verso Volterra; prima del podere S. Giovanni venendo dal ponte di ferro, ma, a causa di lavori, oggi la stazione è sparita;  oltre Libbiano, lungo la strada di Monterufoli, prima della bandita.

La “grande” camomilla è più diffusa e si può raccogliere in generale nelle zone aride di riporto; la stazione più ricca è situata oltre il bivio per la Leccia, andando verso Serrazzano; sulle scarpate e campi lungo la strada (purtroppo ultimamente lavori nei dintorni del bivio hanno cancellato la stazione floristica). L’autore ha trovato invece  a giugno del 2015 il leucantemum oltre Ponteginori, venendo verso Saline: dopo 100-200 m dalla rotonda, a destra sotto strada in un campo incolto (stazione a rischio). Per chi volesse osservare la varietà del corimboso, esso si trova oltre la “Casina Seconda”, sotto Micciano sul gabbro.

 

 

CONLUSIONI

L’autore spera di essere riuscito, almeno in parte, nel tentativo di lanciare un ponte fra folclore e cultura simbolica, fra mondo delle teorie del senso comune e strutture disciplinari, fra mondo della scuola e cultura richiesta dal vivere quotidiano, aprendo anche alcune prospettive alla soluzione dei problemi posti dall’educazione permanente.

 

APPENDICI

Questo paragrafo verrà aggiornato in itinere.

Appendix 1: alcuni aspetti del processo fotosintetico e cenni alla sua evoluzione a corto raggio.

I disegni sotto riportati, replicati più volte su Internet in svariati altri interventi e appunti di diversi autori di altri blogs, sono stati ritrasferiti rivisitati anche su questo. Se ci sono problemi verranno soppressi.

CENNI ALLA FOTOSINTESI CLOROFILLIANA  (Appunti e pensieri così come vengono, ripresi a spirale)

 

PREMESSA

La fotosintesi clorofilliana è un meccanismo che fornisce nutrimento ed energia e quindi è condizione necessaria e spesso sufficiente per mantenere in vita la pianta e la vita sulla terra. Infatti dalla sua efficienza dipendono la garanzia della riproduzione di tutti i viventi e la continuità stessa della vita.

Le piante verdi sono organismi autotrofi, cioè riescono, a partire da composti inorganici (sali minerali del terreno, acqua e anidride carbonica), a formare composti organici che servono a mantenere e costruire il loro corpo (organicazione): da H2O+CO2 si arriva ad un composto del gruppo degli zuccheri che può condensarsi in amido e insieme a sostanze nitriche e ammoniacali darà composti azotati. Gli animali in genere sono invece eterotrofi, cioè riescono solo a organizzare il materiale costruito dagli autotrofi. Il processo di organicazione del materiale inorganico è permesso da un insieme complesso di reazioni chimiche non ancora completamente capite che si chiama fotosintesi clorofilliana. La fotosintesi perciò è il processo mediante il quale la materia organica, immersa in una atmosfera di ossigeno, si oppone alla sua completa e veloce “combustione” in CO2 + H2O. La respirazione stessa è una specie di “combustione controllata” che l’organismo è riuscito a ‘progettare’  durante la sua evoluzione e utilizzare per i suoi fini.

Ma per passare da materiali semplici (inorganici) a quelli complessi, che si configurano come “mattoni” per costruire la materia vivente, c’è bisogno di un grosso quantitativo di energia, ma anche un “meccanismo strutturato”  progettato e costruito dall’evoluzione per utilizzarla in un processo mirato a tale lavoro.  La pianta cattura tale energia da una sorgente storicamente inesauribile: il sole. La cosa sembra semplice, ma in effetti, in generale, scaldare più molecole semplici (quelle inorganiche) al sole non provoca nessuna reazione utile, come nessun oggetto si muove se ci limitiamo a trasformare acqua in vapore (vedere il 2° principio della termodinamica)!

RACCONTO A LIVELLO ZERO

E’ necessario così prima capire che cosa si intende per ossidazione e riduzione, perché la maggior parte dei passaggi nel processo fotosintetico sono reazioni di ossido-riduzione. E’ inoltre richiesta una minima conoscenza della chimica elementare. Una molecola chimica si ossida quando cede elettroni e si riduce quando ne acquista; nelle reazioni dove entrano in gioco ossigeno e idrogeno, una combinazione con ossigeno significa ossidazione e con idrogeno riduzione (infatti, per es., se l’elemento Ca (neutro,  ossidazione 0) si combina con l’elemento ossigeno (neutro) a dare CaO, cioè Ca(2+) O(2-), si vede che si è ossidato cedendo due elettroni negativi; si dice anche che è aumentato il suo numero di ossidazione da 0 a 2, mentre O si riduce. L’ossidazione è una specie di piccola combustione e libera energia nei dintorni; la riduzione invece ne assorbe. Una molecola che si riduce acquista dentro di sé  energia chimica. Così l’energia solare può essere catturata da molecole che si riducono e trasportata da una molecola all’altra in una catena di ossido-riduzioni con salti energetici in discesa (vedere schemi dei due sistemi fotosintetici). Cerchiamo di capire. La luce spacca una molecola di acqua (fase luminosa della fotosintesi) liberando ossigeno molecolare ( da H2O, i due idrogeno del composto hanno numero di ossidazione 2+,  si formano 2H+ (cioè due protoni, atomi di idrogeno senza elettroni), che rimangono liberi; mentre l’ossigeno passa da -2 a zero: 1/2*O2; si dice che l’acqua si è ossidata liberando due protoni). Durante la fase al buio della fotosintesi avrò disponibili varie molecole di ATP e NADPH ad alta energia chimica costruite durante la fase luminosa (vedere schema Z) che saranno capaci di operare le reazioni chimiche di riduzione ad alto assorbimento energetico richiesto dal  passaggio dall’inorganico all’organico. Rimane comunque il problema sul modo in cui la luce  del sole riesca a spaccare la molecola d’acqua; sembra che l’energia luminosa ecciti una molecola di clorofilla, contenuta nelle parti verdi della pianta (fase luminosa), portandola ad uno stato altamente energetico (salto di elettroni su livelli elevati) così da determinare la scissione dell’acqua, bombardata da quanti di ‘luce’ opportuni, quando ritorna al suo stato iniziale, con il conseguente passaggio dell’energia  anche ai trasportatori di elettroni liberati fino alla zona dove sarà utilizzato per i processi di organicazione del carbonio (ciclo di Calvin). Così all’interno di cellule opportune delle parti verdi della pianta (cloroplasti), che contengono vari tipi di clorofille,  avvengono complicate reazioni di ossido-riduzione in due sistemi fotosintetici, vedere dopo foto (fase luminosa), che conducono alla formazione di molecole di trasporto ricche di energia nei loro legami chimici (ATP e NADPH, vedere dopo) che, nella fase oscura (ciclo di CALVIN), serviranno a costruire le molecole carboniose (organicazione della CO2) utili a produrre poi protidi, lipidi…

Così, nella scissione dell’acqua si libera ossigeno nell’atmosfera. Un riassunto sulle tappe principali del processo fotosintetico è dato  nel così detto “SCHEMA H” di fig. 11 della T. sinottica e ‘SCHEMA ZETA’ che cercheremo di illustrare meglio. Vedremo meglio  introducendo anche la distinzione fra  la fotosintesi delle piante di tipo C3 e di tipo C4 ed accennando ai vari  passaggi ipotetici che, per ora, non sono completamente conosciuti.

Come già accennato le piante verdi sono autotrofe, cioè riescono a produrre molecole organiche complesse (con alta energia nei loro legami) a partire da semplici composti inorganici ed acqua (poveri di energia) con in  più energia luminosa che bilanci almeno la differenza.

Per far questo utilizzano un meccanismo chimico a struttura complessa ancora non completamente compreso, la fotosintesi clorofilliana, che avviene all’interno delle cellule delle foglie verdi dette cloroplasti o plastidi entro cui è contenuta la clorofilla nelle sue diverse forme. Attraverso complicate reazioni durante la fase luminosa, in particolare di ossido-riduzione nel trasferimento energetico, che avvengono in due fotosistemi collegati, vengono prodotte molecole energetiche come l’ATP e NADPH, che serviranno poi alle altre cellule del cloroplasto per sintetizzare nel Ciclo di Calvin, le molecole carboniose, zuccheri, cioè i mattoni di partenza per produrre proteine, lipidi, ….

Il processo globale sembra essere sintetizzato con la reazione:

nCO2 + nH2O + nNhn (?) → (CH2O)n + nO2

Energia per ogni mole = Nh

N=numero di Avogadro=6*10^23 molecole/mole; h=costante di Plank=6.62*10^(-34) joule*sec; ν=frequenza del fotone

IL CLOROPLATO


fotosintesi2_plastidi0001

Questo processo avviene appunto nei cloroplasti o plastidi (simili a mitocondri, gli organuli_fabbrica dell’energia cellulare). Un cloroplasto è un organello all’interno delle cellule delle foglie o delle parti verdi, circondate da una doppia membrana che racchiude un mezzo semifluido, lo stroma. Nello stroma vi è un sistema di membrane ripiegate a formare dischetti, detti tilacoidi (vedi fig. IL CLOROPLASTO ). Un gruppo di tilacoidi sovrapposti formano delle pile in cilindretti detti grana (plurale di granum). Nello spessore della membrana dei tilacoidi ci sono tutti i pigmenti: dalle clorofille nelle loro diverse forme (verdi), ai carotenoidi (gialli rossi porpora) …. Nella parte della membrana dei tilacoidi che contiene anche i trasportatori di elettroni, gruppi di pigmenti formano, insieme ad una sequenza di molecole (catena fotosintetica), i due SISTEMI FOTOSINTETICI II e I.

RACCONTO DI PRIMO LIVELLO

Il racconto è in via di costruzione e correzione.

Questo primo livello precisa brevemente i diversi stadi della fotosintesi clorofilliana. Cerca di esplicitare alcuni passaggi delle reazioni, a partire dalla foto-scissione dell’acqua, che avvengono nei due  fotosistemi durante la fase luminosa (vedere schema Z) e precisa alcuni processi  del ciclo di CALVIN. Nelle ore diurne sulla superficie dei tilacoidi (vedere schema relativo) si attivano molti pigmenti, costituiti da clorofilla-a e l’insieme dei  pigmenti-antenna  in particolare la clorofilla b.  La clorofilla-a assorbe direttamente dalla luce del sole una data lunghezza d’onda che le compete, e dai pigmenti-antenna, dopo che sono stati attivati dall’energia solare, una lunghezza d’onda analoga. Essa si ossida liberando 2 elettroni che passano ad un accettore primario di elettroni che riducendosi acquisisce un alto livello energetico di partenza per il processo. Sotto questi due impulsi energetici,  la clorofilla-a riuscirà a ‘rompere’ anche una molecola d’acqua  in 1 atomo di ossigeno, in due ioni H+(protoni) e  due elettroni che ricaricheranno di energia al momento giusto la molecola di clorofilla-a. Si formerà anche una molecola di ossigeno che andrà a contribuire al 21% di ossigeno nell’aria. I due protoni dell’acqua completeranno infine la riduzione dell’ ADP in ATP e dell’NADP in NADPH, che si troveranno carichi di energia alla fine del processo. Nel contempo dall’accettore primario ad alta energia si distacca una catena di ossido-riduzione con il passaggio in una successione dei due elettroni ricevuti ad una serie di molecole, ognuna delle quali  si ossida (una specie di ‘sbruciacchiamento’) riducendo la successiva che a sua volta si carica di energia, ma ad un livello ancora inferiore e così via, mentre la maggior parte dell’energia liberata ad ogni passaggio va a ridurre trasversalmente una mole di ATP che immagazzina energia per gli altri scopi della pianta. (da rivedere)

UNO SGUARDO FUNZIONALE  ALL’INTERNO DI UN CLOROPLASTO

I DUE SISTEMI FOTOSINTETICI: SCHEMA ZETA (P. Pistoia)

cloroplasto a2

cloroplato b2

LA FOTOLISI DELL’ACQUA, LA ‘POMPA PROTONICA’ E il ‘MECCANISMO CHEMIOSMOTICO’ DEGLI IONI IDROGENO (Ipotesi chemiosmotica di Mitchell). 

Seguire lo scritto sui disegni molto approssimati, ‘INTERNO DI UN CLOROPLATO  a e b, sopra riportati

L’energia luminosa assorbita direttamente e, di riflesso indirettamente convogliata ad imbuto, dalla clorofilla-a (diventata una specie di trappola per l’energia), tramite i pigmenti antenna, provoca salti di alcuni suoi elettroni (per es. 4 se la fotolisi interessa 2 molecole di acqua ossidate a O2) a livelli energetici superiori e subito dopo si ossida trasferendo tali elettroni eccitati  ad un accettore primario che si riduce caricandosi a sua volta di energia. Definiamo risonanza induttiva un percorso per cui una molecola eccitata può trasferire la sua energia ad un’altra molecola adiacente che resta anch’essa eccitata. Così, anche se la clorofilla-a del fotosistema II non può assorbire direttamente quelle frequenze assorbite invece dai pigmenti antenna, quest’ultimi tramite fluorescenza e risonanza induttiva riemettono quanti luce con una lunghezza d’onda conforme alla clorofilla-a (680 nanometri). Il fotosistema II è siglato appunto P680. Nel contempo 4 fotoni sprigionati dal ‘cuore’, centro di reazione del P680  (?), colpiscono 2 molecole di acqua ossidandole a O2  (che si perderanno in atmosfera) con liberazione, nell’intorno, di  4 protoni (ioni H+), man mano trascinati nel lume del tilacoide,  e 4 elettroni che andranno a ricoprire i 4 vuoti interni aperti nella clorofilla-a, che aveva perso 4 elettroni.

La corrente di elettroni lungo i trasportatori sulla membrana del tilacoide ‘pompa’  gli ioni H+, liberati dai quanti di luce nell’ossidazione dell’acqua, nello spazio interno (lume) del tilacoide. Così la densità degli H+ aumenta ed il PH diminuisce nel lume del tilacoide rendendo più acido l’ambiente rispetto allo STROMA del cloroplasto. Gli H+, spinti poi dal gradiente elettrochimico, possono uscire nello stroma fino ad incontrare, uscendo attraverso un canale proteico dove è attivo un enzima per la sintesi  di ATP e NADPH, le molecole da ridurre ADP e NADP+ di ritorno dal Ciclo di Calvin, venendo a favorire questa sintesi.


DA CONTINUARE

fotosintesi_plastidi10001IL RACCONTO DI SECONDO LIVELLO: la ‘piccola’ evoluzione fotosintetica

Durante l’evoluzione delle piante, ad un certo punto del loro albero filetico, la vita che evolve riesce ad attivare un primo processo fotosintetico a clorofilla detto C3. La pianta C3 è una fotosintetica di primo ‘tentativo’, nel senso che, forse per una leggera modifica ambientale, si troverà, almeno in alcune zone, in difficoltà. L’evoluzione del processo fotosintetico può essere considerata nell’ambito delle ‘piccole’ evoluzioni o a corto raggio, rispetto alla generale evoluzione delle piante, anche se ‘sommatorie integrate’ di eventi evolutivi a corta raggio ‘indirizzeranno’ la grande evoluzione. La pianta C3 è una fotosintetica che fornisce come primo prodotto organicato un composto a tre atomi di carbonio (triosio). In effetti questa pianta, in funzione della disponibilità  di CO2, che diminuisce aumentando la temperatura ambientale, insieme al loro rapporto CO2/O2, può incepparsi in corrispondenza del funzionamento di un enzima (il rubisco, RuBP), che invece di legarsi  alla CO2 , si lega a O2 bloccando il ciclo di Calvin al buio e quindi non organica la CO2, entra in foto-respirazione invece di foto-sintetizzare, ‘bruciando’ molecole energetiche invece di costruirle. In effetti l’enzima Rubisco (RuBP) è poco efficiente nel discriminare fra CO2 e O2 , per cui, quando la temperatura dell’aria raggiunge per es., 27-30 °C a salire,  la CO2 in atmosfera diventa sempre più rarefatta, il rapporto CO2/O2 diminuisce, il Rubisco tende sempre più a legarsi con l’O2 e sempre meno con la CO2. E’ allora che l’enzima entra in difficoltà nell’iniziare l’ “organicazione” (cioè trasformare la molecola inorganica  CO2 in una molecola organica più complessa ricca di energia) – es., emblematico: per ottenere un esoso come il glucosio alla fine del ciclo – si rafforza la fase di foto-respirazione, tendendo ad esaurire la riserva di molecole energetiche, invece di costruirle, bloccando o indebolendo, nel migliore dei casi, il ciclo di Calvin. Se la situazione non cambiasse, la pianta soffrirebbe fino a morire. L’evoluzione, a temperatura ambientale elevata (clima caldo-arido), tenderà allora ad intervenire cercando di rafforzare la concentrazione di CO2  dove sta agendo l’enzima, onde impedire il blocco del ciclo di Calvin. Appariranno così le prime ‘piante intermedie C3-C4’ e poi le C4, inventando un meccanismo che permetta durante la fase oscura, a stomi aperti, la raccolta di molecole CO2 (attraverso l’aggancio con un composto chimico) anche nelle cellule parenchimatiche del mesofillo, trasferendole alle cellule dei cloroplasti,  per poi convogliarle alle cellule fotosintetiche, per rendere la CO2  disponibile all’enzima Rubisco (dopo una una reazione di idrolisi sul composto precedentemente accennato) e continuare il percorso C3 fino alla ‘organicazione’ della CO2. Le piante C4 sono una correzione evolutiva (ancora in trasformazione?) delle piante C3. E’ nelle piante CAM (di clima caldo e secco)  che il processo si perfeziona in un meccanismo che risparmia acqua, diviso in due tempi; nel primo, al buio a stomi aperti (bassa traspirazione), si raccoglie e si accumula la CO2 nei vacuoli delle cellule dei cloroplasti; nel secondo tempo, alla luce ma a stomi chiusi (risparmio acqua), continua il vecchio processo C3, col l’enzima Rubisco che aggancia le molecole, questa volta, di CO2 dai vacuoli, ora in concentrazione giusta e procede al buio col ciclo di Calvin. Insomma, la pianta C3, perfettamente funzionante quando la composizione atmosferica era quella di una volta, ora con il mutare delle temperature medie e delle concentrazioni di CO2 e O2 nell’aria e con la diminuzione del loro rapporto dovuti all’inquinamento, si trova fortemente disadattata per cui si riattiva il processo evolutivo.

DA INTEGRARE E CONTINUARE associando i  grafici.

 

Appendix 2: cenni alle formazioni rocciose nei dintorni di Pomarance

Su una serie toscana ridotta dove sono rimaste solo le formazioni evaporitiche, calcari dolomitici e quarziti del Trias (si pensi che la serie toscana completa terminava col Macigno Oligocenico!), si sovrappongono le falde alloctone liguri e al di sopra si situano le formazioni del così detto Neoautoctono (vedere articolo su questo blog cliccando: neoautoctono e vedere anche articolo dello scrivente: Geologia di Pomarance, pubblicato sul numero unico della Comunità, se lo trovate!).

A partire dall’alto, il Neoautoctono (Miocene sup-Pliocene) è costituito prevalentemente da calcari detritici, conglomerati, argille e gessi; l’alloctono ligure è costituito,  specialmente dal complesso ofiolitifero (gabbri, diabasi e serpentine), argille, calcari silicei e diaspri, calcari palombini e calcari marnosi.

Faglie ed erosione hanno messo a nudo nelle diverse parti del paese le diverse formazioni.

 

NOTE

1) INFUSO – Si getta dell’acqua bollente su fiori, foglie o radici e si lasciano in infusione per qualche minuto. Se le parti della pianta sono delicate bastano pochi minuti (addirittura per piante delicatissime, come il crescione, si utilizza acqua tiepida), altrimenti si lascerà in infusione per 10-20 minuti. In alcuni casi è necessario mantenere in ebollizione l’acqua per qualche minuto (camomilla non trattata). per la camomilla industriale (Bonomelli) bastano 4 minuti in infusione.

DECOTTO – Si lasci bollire l’erba in acqua per alcuni minuti (in media 5-6 gr in 100 gr d’acqua per 5-6 minuti.

BIBLIOGRAFIA da aggiornare

Alcuni testi consultati:

Zangheri – Flora italica vol. 1°, vol 2° – Cedam, Padova

E. Thommen – Atlas de poche dela flore suisse – Birkhauser bale

C. Cappelletti – Botanica 1° – Utet

G. Negri – Nuovo erbario figurato – Hoepli

W. Thomson – salute della terra – Idea Libri, Milano

F. Bianchini et al. – Le piante della salute – Mondadori

M. Messegue – Il mio erbario – Mondadori

Giorgio da Cartosio – La salute nelle piante e nelle erbe – Ed. Paoline

D. Manta et al. – Le erbe nostre amiche Vol. 1°, 2° 3° – Ed. Ferni, Givra

E. G. Vaga – Raccogliere le erbe aromatiche e medicinali – De Vecchi

U. Pratolongo – Chimica vegetale ed agraria – Ramo editoriale agricoltori

-In herbis salus- a cura della Ditta Minardi – Bagnacavallo (RA)

PIERO PISTOIA