Da “Via de’ laberinti” (La vita felice, Milano, edizione ampliata 2020)
Nuova sezione: QUELLO CHE NON TI HO MAI DETTO
Con il tempo si ricordano
certi particolari del volto, i gesti,
si fissano nella memoria le espressioni
di una vita. Di mio padre ricordo
il sorriso da ragazzo e la luce
degli occhi, una contrazione impercettibile
della bocca quando incontrava una difficoltà,
una felicità trattenuta, controllata, infine radiosa
quando c’era da essere felici.
Fino all’ultimo era convinto
che sarebbe uscito
da quell’ospedale, si preoccupava
delle cose da fare, una volta fuori.
Era fatto così.
Non ne va bene una, diceva,
ma poi tornava ad aver fiducia nelle cose
della vita. Guardava avanti
sempre con quel sorriso
e gli brillavano gli occhi
Quello che non ti ho mai detto
a mio padre
Quello che non ti ho mai detto
è che mi piaceva tutto di te
anche se era tutto diverso
da me
*
Ora che invecchiando
sempre più ti somiglio
provo un piacere tutto
nuovo e inaspettato
*
Il tuo sorriso è rimasto
nella casa, non ci abbandona,
ma non riusciamo ancora
a farlo entrare in noi
*
Guardo i tuoi strumenti
di lavoro e immagino
le mani, che avevi
esili e giovani
*
Sono ancora qui
a pensarti
come mai prima,
come se
prima non fosse mai
stato. Ma questo
vuoto è così pieno
di te che nemmeno io
so come
Ospedale
(Il tradimento del figlio)
Ogni tanto il tuo sguardo
mi cerca, sospettoso,
mi stai ingannando?
Io vorrei sottrarmi
a quegli occhi
che forse già sanno
e pesano increduli
ogni mio cenno,
davvero mi stai
ingannando?
La responsabilità
Come se queste radici
portassero altri pesi
che non so decifrare.
Certe volte ascolto i tuoi
passi, che immagino leggeri
ma sono pesantissimi
e allora odio il figlio
che non vuole crescere,
il suo restare ovunque
esule.
Ma tu mi guardi e sorridi,
e rigiri ancora
fra le mani i miei fogli,
come facevi sempre
negli ultimi giorni
Roberto Veracini