MEDIO ORIENTE: appunti di base per una serie di lezioni onde rendere più comprensibili le informazioni fornite dai mezzi di comunicazione di massa su un ‘groviglio’ di cronache a ‘bassa emergenza’ e ad alta frequenza di cambiamento; a cura del dott. Piero Pistoia e Gabriella Scarciglia

Post in via di costruzione…

SCHEMA MEDIO ORIENTE0001

 

Dallo schema ‘impasticciato’ che segue, da notare che il confine ad est di Israele coincide circa col fiume Giordano che, proveniente dal Libano, entra come immissario nel Mar Morto, circa alla stessa latitudine del sud della Cisgiordania e di Gaza e riesce come emissario sfociando nel golfo di Agaba nei pressi della città di Elat.

Dati per le lezioni enucleati dalla lettura dei paragrafi 14.7, 19.3 … a seguire del testo universitario G. Sabbatucci- V. Vidotto “Storia Contemporanea – il Novecento”, usato nelle classi all’Accademia Navale di Livorno, Editori Laterza, 2018; testo da consultare per approfondimenti, chiarimenti ed espansione delle cronache a tutto il Medio Oriente.

Ringraziamo autori ed Editori se ci permetteranno di mantenere gli appunti di questo post, che, in caso contrario, avvertiti alla mail: ao123456789vz@libero.it,  in breve sopprimeremo.

Per leggere gli appunti iniziali della prima parte (1948-1974) in Pdf, cliccare su:

MEDIO ORIENTE (parte prima)

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In attesa  di sintetizzare le successive cronache, che col tempo elaboreremo, vogliamo farvi leggere intanto un trafiletto del Corriere della sera, secondo noi significativo, scritto quasi mezzo secolo dopo la cronaca precedente, sempre sugli scontri Israele_Palestina e dintorni:

UNO RAPIDO SGUARDO  DA UNA FINESTRA APERTA SUL FUTURO

Siamo nel 2019

Nei giorni successivi Israele bombarda i lancia-missili di Hamas! e….la storia continua. ! Il 19-11-2019 Trump dichiara legali gli insediamenti israeliani in Gisgiordania……e così via in questa terra travagliata.

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Il link MEDIO ORIENTE (parte prima), precedente,verrà nel tempo scritto per esteso di seguito in odt; una volta terminato lo memorizzeremo in pdf.

MEDIO ORIENTE: appunti di base per una serie di lezioni per rendere più comprensibili le informazioni, fornite dai mezzi di comunicazione di massa, sul succedersi quasi quotidiano di rapidi cambiamenti di eventi e di cronache parziali in questa zona calda dell’Africa N-E

PARTE PRIMA

Dati enucleati dalla lettura del paragrafo 14.7, 19.3 ….a seguire del testo G. Sabbatucci- V. Vidotto “Storia contemporanea – il Novecento”, Editori Laterza, 2018

Dal 1948 verso la crisi del 1973-74: la guerra dei sei giorni (1967) e sue conseguenze, l’OLP e la lotta fratricida della Giordania (1970) contro i palestinesi (settembre nero), la guerra di Kippur (1973).

Dopo la costituzione dello Stato di Israele del 1948 (secondo il progetto ONU), il Medio Oriente divenne un continuo focolaio di tensione e perché gli arabi iniziarono a contestare la presenza per loro ingiusta, e non solo per loro, del popolo israeliano nei loro territori e per l’ingerenza antitetica di Stati Uniti e Unione Sovietica su questa zona. Nel 1967 l’Egitto con Nasser chiese all’ ONU, a presidio del Sinai, di ritirarsi da questa penisola, chiuse il golfo di Agaba, danneggiando i rifornimenti israeliani e strinse un patto con la Giordania. Il 5 giugno Israele, rispose con la distruzione al suolo dell’intera aviazione egiziana, attaccò Egitto, Giordania e Siria e conquistò in sei giorni il Sinai, tutta la riva occidentale del Giordano (Cisgiordania) compresa la parte orientale di Gerusalemme e le alture del Golan della Siria. Gli arabi contarono più di 30000 morti e 400000 ripararono in Giordania. Morirono invece pochi Israeliani come spesso accadeva in circostanze analoghe, in relazione fra attentati e rappresaglie.

Ora, una breve riflessione personale fra parentesi. Ma di fatto però è certo che gli israeliani, in ‘morti’, circa 25 anni prima, ‘avessero già dato in grande quantità’ …, ed, è  nostra opinione, gratuitamente, senza una ragione umanamente plausibile, ma … ai Tedeschi e  loro alleati!!). Prendere decisioni pesanti in un ambiente storico, che sta diventando sempre più complesso, per offrire un futuro migliore agli umani, è davvero molto difficile! quando dati ed informazioni di background di tutti i tipi si moltiplicano  all’infinito in ogni scelta;   lo è stato nel passato e lo sarà ancor più per il futuro. Sarà necessario andare ben oltre il voto di maggioranza! meglio muoversi in nome dei valori, ignorando gli egoismi e gli opportunismi politici. Comunque, a nostro avviso, i morti fra fazioni in guerra non vengono, di fatto, quasi mai ‘pesati’  in relazione ad un giudizio storico e morale oggettivo, spesso perfino in casi di strage e genocidi. Sempre a nostro parere, per una legge morale, in una guerra con mezzi tecnologici davvero dannosi, dopo la pace, vincitori e vinti dovrebbero pressappoco avere bilanciato il numero di morti! Chiusa parentesi.

L’OLP (Organizzazione per la liberazione della Palestina) liberatosi dai controlli dei regimi arabi si ricostituì sotto Arafat in Giordania. Nel 1970 (settembre nero), sotto ricatto israeliano, il re di Giordania, Hussein si scagliò ‘a denti stretti’ contro i Feddayn (combattenti palestinesi) e i profughi palestinesi che, dopo avere avuto ancora migliaia di morti, ripararono infine in Libano, dove, ancora con l’OLP, estesero le loro ‘battaglie di liberazione’ (il terrorismo) sul piano internazionale.

Dal 1974 verso il 2008… Sadat e la guerra del Kippur del 1973, il blocco, petrolifero, Sadat ed accordi di Camp David fra Sadat e Begin del 1978, uccisione di Sadat nel 1981, gli accordi 1985, Arafat e tentativi di accordo per uno stato palestinese: falliti, Antifada1 del 1987, tensioni fra fazioni politico-religiose in Libano 1975, intervento della Siria in Libano, Saddam e la guerra del golfo (la prima) del 1980, elezione del laburista Rabin 1991, accordo fra Rabin ed Arafat, 1993,  da aggiungere altri brevi richiami nei successivi anni

Nel 1970 Nasser morì, il successore Sadat, deciso a riconquistare il Sinai il 6 ottobre del 1973, festa ebraica del Kippur, attaccò le linee israeliane penetrando nel Sinai. Gli Israeliani, col supporto rilevante dall’aviazione americana, cambiarono le sorti della battaglia e riconquistarono il Sinai. Alla fine della scontro però di fatto non ci furono vantaggi territoriali per gli Israeliani e il Sinai passò di nuovo agli Egiziani (1978) che si sentirono sul piano politico e psicologico vincitori, pensando di aver vendicato l’onta del 1967. Inoltre fu chiuso il canale di Suez e si propose il blocco petrolifero, da parte degli Stati Arabi, fra i quali i maggiori produttori di petrolio come Arabia Saudita, Iraq, Kuwait, contro i paesi occidentali amici di Israele, con successivo aumento drammatico del prezzo del petrolio (shock petrolifero) con forte crisi economica per i popoli industrializzati della terra con forti aumenti di tutti i prezzi (inflazione) in un ciclo vizioso ‘aumento dei prezzi, aumento conseguente dei salari e quindi sempre maggiore inflazione’.

All’indomani della crisi del mondo industrializzato per il petrolio (il 60% della risorsa era concentrata nella regione medio-meridionale), l’aggravarsi della soluzione del conflitto arabo-israeliano e il diventare sempre più integralista del fondamentalismo islamico, trasformarono il Medio Oriente nell’area più pericolosa del mondo. L’indomani della “guerra del Kippur” nell’intorno del 1975, il presidente egiziano Sadat attivò tentativi di pacificazione con Israele, contattando gli Stati Uniti e tagliando i ponti con l’Urss; infine si recò personalmente in Israele per offrire la pace al leader Begin della destra nazionalista, allora presidente. Si giunse così agli accordi di Camp David nel 1978, per i quali all’Egitto fu restituita la penisola del Sinai, conquistata nel 1967, fino al trattato di pace, l’anno dopo, con lo Stato Ebraico del 1979. Poco dopo Sadat, in disaccordo con gli Stati Arabi, fu ucciso nel 1981.

A partire circa dagli anni 1985, gli Stati Arabi più moderati (Giordania, Arabia Saudita e Arafat con la dirigenza dell’OLP), contro le posizioni del fronte del rifiuto, (Siria, Iraq, Libia e le organizzazioni radicali palestinesi), decisero di accettare l’esistenza dello Stato di Israele, in cambio del suo ritiro dai territori occupati (Cisgiordania e Striscia di Gaza) in maniera da poter costituire uno Stato Palestinese. Ma uno Stato Palestinese a ridosso di Israele ben presto fu considerato una minaccia alla sua esistenza, per cui Israele si oppose e la tensione aumentò alla fine del 1987, quando il popolo palestinese di questi territori si ribellò (Antifada1 = risveglio), mettendo in difficoltà i governi israeliani.

Di questi movimenti e contrasti risentì anche il Libano finora rimasto al margine dei conflitti arabo-israeliani, “dove l’OLP aveva trasferito le sue basi” dopo “il settembre nero” del 1970, come precisato precedentemente. La guerriglia che si attivò fece saltare l’equilibrio fra le diverse comunità libanesi: Cristiani, Musulmani sunniti, sciiti e drusi, (da Google si possono trovare informazioni su questi gruppi politico-religiosi ). Dal 1975 tutte le fazioni si attivarono in una guerra intestina a danno anche della popolazione civile. Nell’estate del 1982 Israele invase il paese fino a Beirut, scacciando in sanguinosi combattimenti la base dell’OLP. La forza multinazionale di pace (Stati Uniti, Francia, Italia e Gran Bretagna) consentì ai combattenti dell’OLP di rifugiarsi a Tunisi, ma la calma nel paese non si realizzò a causa di attentati contro America e Francia. Le forze straniere lasciarono il Libano nel 1981. Queste lotte intestine permisero alla vicina Siria di entrare in Libano, instaurandovi una specie di “protettorato”.

Nell’Estate del 1990 Saddam Hussein, dotato di un buon arsenale dall’URSS e da alcuni paesi occidentali compresa l’Italia, usati anche per invadere nel 1980 l’Iran, conquistò il piccolo Emirato del Kuwait filo-occidentale prospiciente al Golfo Persico, grande produttore di petrolio. Motivò questo intervento prendendo per esempio Israele con i suoi territori occupati, e si proclamò come promotore di una “guerra santa contro l’occidente”, ottenendo plausi anche dal mondo arabo, che non gli era poi così congeniale (per es. i palestinesi dell’OLP con Arafat).

Condannarono da subito l’invasione delle Nazioni Unite e gli Stati Uniti e inviarono in Arabia Saudita oltre 400000 miliziani appoggiati anche da contingenti europei (Francia, Gran Bretagna e Italia in minor misura) e una parte dei paesi Arabi (Egitto e Siria), costituendo una forza multinazionale. Stranamente l’URSS e Gorbaciov, per una crisi interna che portò poi al suo smembramento, bisognosi appunto dell’appoggio occidentale, si limitarono solo a tentare una debole mediazione presso l’ONU. ‘Eliminato’ l’URSS la forza multinazionale si mosse sotto supervisione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU). Comunque l’ONU impose a Saddam di ritirarsi dal Kuwait, minacciando la guerra, che ai primi del 1991 iniziò lo scontro: l’aviazione della multinazionale bombardò il territorio iracheno e le sue postazioni nel Kuwait e Saddan lanciò missili che caddero sulle città dell’Arabia Saudita e di Israele (che ora non c’entrava niente!), minacciando anche di usare armi chimiche che, di fatto, non possedeva, come fu poi dimostrato (vedere NOTA 1). Con la successiva offensiva di terra sempre della forza multinazionale sotto la copertura ONU, Saddam ed i suoi eserciti senza protezione nelle aree del deserto, dopo aver incendiato gli impianti petroliferi, in fretta si ritirarono dal Kuwait.

Dopo la liberazione del Kuwait il presidente G. Bush bloccò la forza multinazionale per paura di complicazioni diplomatiche e di un’espansione pericolosa del conflitto, ma riuscì in qualche modo a rivalutare la sua struttura militare, sottolineata anche dal contemporaneo collasso della potenza dell’URSS, a fronte della perdita di prestigio nella vicenda Vietnam. Questa situazione favorevole agli USA, permise loro di tentare un processo di pace nel Medio Oriente, favorito anche da un indebolimento del fronte arabo radicale; ma…ebbe scarso successo, come si vedrà. Nonostante tentativi di rivolta degli Sciiti e dei Curdi (da Google informazioni sul popolo Curdo, o il futuro articolo a nome dott. F. Gherardini in via di scrittura su CURDI e la loro poesia), Saddam sopravvisse politicamente alla sconfitta.

Nell’anno 1991 il presidente americano Bush convocò, in Spagna come primo tentativo di pace in Medio Oriente, rappresentanti dei territori occupati e delegazioni dei paesi confinanti che non riconoscevano lo stato di Israele.

Nell’anno 1992 nelle elezioni Israeliane vinse, dopo 20 anni di governo del Fronte Nazionalista (il partito del Likud), Rabin del partito laburista, che blocco l’espansione degli insediamenti di Israele nel territorio occupato e dimostrò aperture su concessioni territoriali ai paesi confinanti in cambio della pace.

Nell’anno 1993 il primo ministro Rabin e il ministro degli esteri Peres decisero di contattare, per la pace, direttamente l’OLP di Arafat, ormai indebolito e isolato nel mondo arabo per l’aiuto dato a Saddan durante la conquista del Quwait. Questo accordo prevedeva, oltre al riconoscimento reciproco, un parziale autogoverno degli arabi nei territori occupati “a partire da Gerico in Cisgeordania e dalla striscia di Gaza”. Questa accordo fu sottoscritto da Rabin ed Arafat in presenza di Bill Clinton. Esistevano di fatto però numerose situazioni di tensione sull’accordo, 1) a partire da come estendere l’autogoverno arabo sui territori occupati, 2) come comportarsi con gli insediamenti ebraici in questi territori, 3) come gestire il possesso di Gerusalemme, 4) l’ostilità della Siria e dell’Iran, 5) l’opposizione dell’ala intransigente dell’OLP e della destra israeliana e 6) la minaccia degli integralisti islamici. Queste numerose ragioni portarono ad numerosi attentati suicidi fra le forze armate ed i civili in Israele, che maturarono la strage di palestinesi operata nel 1994 da un colono nazionalista israeliano nella moschea di Hebron in Cisgiordania e terminò con l’uccisione di Rabin nel 1995 a tel Aviv. Nelle successive elezioni nel 1996 vinse il leader del partito del Likud, Netanyahu.

La vittoria della destra israeliana rallentò l’opera di pace, ma non la bloccò.

Nell’anno 1998, un nuovo accordo fra Netanyahu ed Arafat, sollecitato dall’America, fu firmato negli Stati Uniti: si fissarono tempi di ritiro da parte di Israele dai territori occupati in cambio di un impegno palestinese nel reprimere il terrorismo.

Nell’anno 1999, fu eletto un laburista della coalizione centro-sinistra.

Nell’anno 2000 Clinton fissò un nuovo incontro di pace a Camp David, dove nel 1978 fu negoziato il primo accordo fra Egitto ed Israele. Furono trattati problemi nuovi come quelli relativi alla capitale Gerusalemme e al ritorno dei profughi palestinesi nell’ipotizzato stato palestinese. Ma anche allora scoppiarono disaccordi sulla gestione dei luoghi santi a Gerusalemme: la visita di Sharon alla spianata delle moschee di Gerusalemme fu considerata una provocazione ed i palestinesi iniziarono una “Seconda Intifada” più cruenta della prima coinvolgendo Gaza e Cisgiordania per la presenza di insediamenti ebraici al loro interno e in molte città israeliane ci furono svariati attentati suicidi contro i civili attivati da Hamas. Questa situazione di paura ed incertezza attivò la crisi di governo.

Nel l’anno 2001 fu eletto Sharon che rafforzò la risposta militare; fu considerato inaffidabile Arafat nel bloccare il terrorismo e tutti i tentativi pace degli Stati fallirono; vi furono un susseguirsi di attentati e rappresaglie con ulteriori radicalizzazioni del terrorismo fondamentalista a danno dell’Occidente insieme  anche allo scoppio della Crisi Irachena (vedere MEDIO ORIENTE parte seconda).

Nell’anno 2002 fu costruita una barriera difensiva contro il terrorismo anche tracciata attraverso parti del territorio palestinese, diminuendo gli attentati, ma facendo esplodere proteste da tutto il mondo arabo e di parte della comunità internazionale.

Nell’anno 2005 fu costituito proprio da Sharon, in accordo con i laburisti di Peres, un governo di Unità Nazionale, per cui fu deciso unilateralmente il ritiro dell’esercito, e lo smantellamento delle colonie ebree nella striscia di Gaza. I coloni ebrei e la destra del Likut si opposero allora aspramente e Sharon decise di spaccare il suo partito costruendo una politica di centro.

Nell’anno 2004 moriva Arafat leader storico dei Palestinesi.

Nell’anno 2006 moriva anche Sharon, ma il suo partito si confermò ancora alle elezioni a guida di Olmert.

Nell’anno 2006 a Gaza ed in Cis-geordania le elezioni favorirono gli estremisti di Arafat che negavano l’esistenza di Israele, per cui l’effetto della successione del moderato Abu Mazen ad Arafat venne vanificato. Da Gaza non più occupata, partivano missili contro Israele che rispondeva con rappresaglie, mentre si creavano rivalità in seno all’Autorità Nazionale palestinese fra Amas ed Al Fatah, che esplosero in una vera e propria guerra civile nella Striscia di Gaza.

Nell’anno 2007 la Striscia passò sotto il controllo degli integralisti e la realizzazione di una stato palestinese in pace con Israele si allontanò. Solo alla fine del 2007 gli USA sarebbero riusciti ad organizzare una conferenza fra i principali paesi arabi in modo che Olmert e Abu Mazen si impegnassero per un nuovo accordo entro il 2008.

Nel frattempo il Libano già forzatamente pacificato dalla Siria rimase sempre diviso in due componenti politiche-etnico-religiose.

Nell’anno 2005 fu assassinato il primo ministro siriano sunnita, provocando movimenti di popolo e la Siria fu costretta a ritirare le truppe dal Libano, ma continuò a far sentire la sua influenza tramite il movimento integralista sciita Hezbollah, aiutato ed armato dall’Iran sciita.

Nell’anno 2006 Israele reagì ai lanci di missili di Hezbollah, entrando a sud del Libano e bombardando con gli aerei quartieri della capitale ed altre aree controllate dagli integralisti.

Seguì un tregua per intervento dell’ONU, con partecipazione determinante anche dell’Italia, con il ritiro delle truppe israeliane dal Libano. Israele in questo contesto fu accusata di inefficacia, e restarono ancora più precari gli equilibri del libano e dell’intera area del sud.

FINE PARTE PRIMA

NOTE

1 – per leggere un articolo sulla relazione del Presidente della Commissione di Controllo sulle ipotetiche armi chimiche di Saddam, cliccare sul link per leggere l’art. di Massimo Novelli, giornalista della REPUBBLICA in pdf:

Saddam_armi chimiche_biologiche

Saddam_armi chimiche2

Altrimenti in jpg:

parte o dall’altra, a seconda delle interpretazioni che ne vengono date>>

MASSIMO NOVELLI

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Ancora una riflessione. Gli Stati Uniti, certi di trovare le armi furono un po’ seccati dal risultato della commissione di controllo, come i servizi segreti, anche se quest’ultimi dissero poi di non averle mai viste; ma la pressione forte provenne di fatto dai mass media che continuarono per lungo tempo  ad alimentare questo dubbio (?), sostenuto sembra ancora oggi. Comunque riflettendo, sembra proprio che la certezza  di certi eventi, politicamente rilevanti e densi di pathos, non possa essere dimostrata in maniera definitiva. Il ‘grande’ tiranno Saddam fu comunque ridicolizzato e poi impiccato (fine del 2006), gli uccisero i suoi  figli, uno dei quali di quattordici anni e noi … speriamo che fosse stato davvero colpevole!! Dal fatto concreto espresso dalla proposizione “non siamo riusciti a trovare armi chimiche e biologiche” non ne deriva, però, logicamente l’altra proposizione “Saddam non le ha mai usate”.

Infatti riflettendo su alcuni passi struggenti delle poetesse e dei poeti Curdi e gli emozionanti commenti del dott. prof. Gherardini sulle stragi disumane ivi descritte e subite sulla loro pelle, operate da Saddam con indicazioni di eventi precisi, fa davvero pensare il contrario! Leggere questi passi e commenti su questo blog, per es. cercando col tag “Curdi”

Fine parte prima

PARTE SECONDA

PREMESSA

L’11 settembre 2001 due aerei di linea americani si schiantarono contro le torri gemelle  a New York sequestrati da commandos suicidi. I camikaze erano arabi, alcuni di essi appartenenti ad una organizzazione terroristica internazionale detta Al Quaeda (la base, la rete), operativa in Afghanistan, guidata da Osama Bin Laden. Solo, quattro settimane dopo l’attentato,  si attivarono le operazioni militari contro l’Afghanistan condotte da Nordamericani, Britannici (in campi logistici) ed altri paesi della Nato compresa l’Italia. Gli Stati Uniti ed alleati si limitarono a bombardare con aerei i territori, mentre le azioni di terra furono condotte dalle fazioni afghane avverse ai Talebani. L’offensiva fu rapida e vittoriosa. Alla fine del 2001 si stabilì il nuovo governo. Difficile  fu però, come accade spesso in questi territori, il consolidamento  del nuovo regime; i Talebani, usando le basi del vicino Pakistan ed i guadagni del commercio dell’oppio ripresero il controllo di parti del paese attivando contro i locali reparti e quelli stranieri, attentati sanguinosi e sequestri rendendo difficoltoso dare risposte efficaci, anche perché gli Stati Uniti erano contemporaneamente impegnati in Iraq guidato da Saddam, accusato di fiancheggiare il terrorismo e di nascondere armi di distruzione di massa.

LA GUERRA ALL’IRAQ (Seconda guerra del Golfo)

La comunità internazionale, se nel 1990-91 fu unita contro Saddam, in questa occasione (2001) si divise in due schieramenti: il primo per l’intervento  militare urgente (Stati Uniti e Gran Bretagna), il  secondo a  favore (Francia, Germania, Russia, Cina, Stati Arabi), propose una azione democratica. Comunque all’inizio del 2003, fallendo una nuova risoluzione ONU e dopo un breve ultimatum, le truppe angloamericane invasero l’Iraq da sud. Come nel 1991 la resistenza  irachena fu inefficiente ed in pochi giorni venne conquistato il paese e Saddam fuggì. Il paese esplose subito:”bande di Iracheni  compirono saccheggi e razzie negli edifici pubblici, negli uffici dei partiti, nelle scuole, nei musei con difficoltà di mantenere l’ordine da parte delle forze di occupazione“. Le intenzioni dei contingenti stranieri che volevano contribuire a ristabilire l’ordine erano  quelle di diffondere la democrazia in MEDIO ORIENTE per la costruzione di un nuovo equilibrio sociale favorevole all’Occidente, in particolare per il rifornimento di petrolio; un Iraq filo-occidentale  avrebbe messo in disparte l’Arabia Saudita, autoritaria tradizionalista e sospettata di avere legami con correnti fondamentaliste.

I neo-conservatori USA ritenevano strategico il progetto di coniugazione esportazione della democrazia e del rilancio della politica di potenza americana, indipendentemente dal consenso della comunità internazionale e degli alleati europei (unilateralismo). Nonostante interventi degli stabilizzatori dell’Iraq (cattura degli esponenti del vecchio regime e dello stesso Saddam (fine 2003), sostenitori di Saddam e gruppi integralisti arabi, ispiratisi ad AlQaeda, misero in atto suicidi contro i ‘sè dicenti pacificatori’.

In questa situazione “il 12 novembre 2003, morirono 19 italiani: dodici carabinieri, 5 soldati del contingente militare della città di Nassirya e 2 civili“. Neanche la formazione di un governo provvisorio costituito da sciiti, sunniti, curdi (gruppi etnico religiosi del paese) nè il varo nel 2004 di una costituzione, che tentò di mediare la fedeltà all’Islam con il rispetto di un pluralismo politico-religioso, bastarono per un mantenimento di un auto-governo.

Oltre a questo stillicidio di attentati, gruppi integralisti di Al Quaeda, dei seguaci del vecchio regime e bande criminali attivarono sequestri su personaggi considerati legati al nuovo regime, spesso terminati con esecuzioni trasmesse su internet.

I paesi occidentali erano divisi circa l’opportunità di un loro intervento in Iraq anche perché non si trovavano le armi di distruzione di massa che erano la principale motivazione sbandierata per un intervento. Intanto si moltiplicavano, nei paesi dell’Occidente, gli attentati ad opera del terrorismo islamico: ci fu l’attentato nel 2004 Spagna a fianco degli USA, tanto che nelle elezioni spagnole vinsero i socialisti che volevano il ritiro immediato dall’Iraq. Ci furono successivamente altri attentati in Europa ad opera del fondamentalismo islamico tanto che questi provocarono nell’opinione pubblica sempre più opposizioni verso interventi in Iraq; solo negli Stati Uniti rimase una diffusa volontà interventista, tanto che nelle elezioni presidenziali fu rieletto Bush. Durante il 2005, ci fu una svolta in Iraq, furono indette le elezioni per l’Assemblea Costituente e in seguito fu trovato l’accordo tra Sciiti e Curdi per l’approvazione di una Costituzione Federale confermato poi da un referendum popolare; intanto Saddam era sotto processo e nel Dicembre del 2006 fu ucciso.

Nemmeno tutto ciò però servì a rendere stabile a situazione in Iraq; c’era nel paese una cruda guerra civile,agli attentati di matrice fondamentalista si aggiungevano le proteste da parte di gruppi scontenti del nuovo assetto politico del paese. I Sunniti, che erano potenti al tempo di Saddam, si trovarono messi da parte sia politicamente sia nel controllo dei pozzi petroliferi. Intanto il prolungarsi del conflitto creava sempre più scontento e opposizione anche degli Stati Uniti, anche perché non furono mai trovate le tante famigerate armi di distruzione totale Bush perse le elezioni!

Intanto il terrorismo fondamentalista aveva trovato in Iraq un terreno fertile e contemporaneamente nel visino Iran si sviluppava, con l’elezione del nuovo presidente, un nuovo fondamentalismo che rilanciava le teorie intransigenti del vecchio Comeini, con slogan antisemiti, minacciando Israele e proclamando la volontà di sviluppare un grande programma nucleare, indifferenti alle condanne della Comunità Internazionale.

Tutto questo mentre anche in Libano e Palestina si rafforzavano movimenti fondamentalisti come Hamas e Hezbollah legati all’Iran.

Fine parte seconda

Potremmo tracciare in sintesi nel corso del tempo anche le cronache delle interazioni interne fra Iran, Arabia Saudita, Turchia, Egitto e Libia con il resto del Medio Oriente ed esterne in particolare con Stati Uniti e Russia, sempre per meglio intendere le cronache attuali (2020). Vedremo.