ULTIMO INTERVENTO SULLA VITA TRAVAGLIATA DEL CARO CIUCI, IL NOSTRO GATTO SIMIL-CERTOSINO GRIGIO; Piero Pistoia e Gabriella Scarciglia

ULTIMO ( si spera) INTERVENTO SUL NOSTRO CIUCI

Il nostro caro Ciuci sta diventando adulto. Le esperienze tragiche a lungo e ripetutamente sofferte nel suo passato, sembra ormai certo (almeno si spera di nuovo!) abbiano costruito protocolli di sopravvivenza efficienti. Abbiamo seguito costantemente il suo comportamento almeno dall’ultimo intervento del veterinario (Marzo 2023) e siamo in grado di descrivere in successione i suoi atteggiamenti rilevanti a fronte di episodi che in altre occasioni gli avrebbero causato ferite e la necessità di portarlo di nuovo dal dottore. Cercheremo di descrivere con particolari i suoi atteggiamenti nella sua vita nel circondario delimitato da molte strade frequentate e all’interno di due giardini boschivi , visitati spesso dai gatti del vicinato ed è con questi gatti che viene a contatto e in particolare anche con quello che l’ha ferito varie volte, un tigrato marrone con un orecchio mozzato. Questi gatti vengono anche ad aspettarlo all’interno del giardino. Cercheremo di descrivere il suo nuovo comportamento suggerito dai nuovi protocolli ricavati dalle esperienze negative del passato.

Quando il Ciuci esce per i suoi bisogni quotidiani compresa la possibilità di masticare qualche filo di gramigna e vede un gatto qualsiasi, magari all’interno del giardino, gli si avvicina a pantera lentamente e quando gli è a pochi decimetri si mette a sedere a statua e lo guarda duro negli occhi (è successo più volte), l’altro, che intende arrendersi, si mette intanto a gambe all’aria; a questo punto il mio gatto lascia perdere e tranquillamente se ne va per i fatti suoi …e all’altro gatto non so come e cosa gli abbia comunicato il mio, per farlo anche scappare fuori dal giardino! Questo comportamento pressappoco si ripete sempre a simili eventi: il Ciuci è diventato il guardiano del giardino!

Quando viene a cercarlo il suo gatto nemico, un bel robusto tigrato adulto, e il Ciuci lo vede, strano a dirsi, praticamente si comporta nello stesso modo prima detto, mentre l’altro lo chiama lamentoso e, se va via, continua, a lamentarsi miagolando e, se non va via subito, il Ciuci da fermo gli urla come un gatto arrabbiato e allora lui scappa sempre lamentandosi! E se questo evento si ripete, il comportamento del nostro gatto è lo stesso. L’ultimo episodio si è verificato quando il gatto nemico si è posizionato sul tetto piuttosto alto dei vecchi recinti dei cani, miagolando per chiamarlo. Io, sentendolo miagolare, sono salito sulla sedia, che mi consentiva di affacciarmi sul tetto, in difesa del Ciuci che era rimasto momentaneamente a terra. Mi sono affacciato al tetto con una strombola che doveva servire per spaventarlo; mi è apparso davanti al viso ad una distanza meno di mezzo metro e stranamente rimaneva fermo e mi guardava fisso negli occhi, continuando a miagolare; sono rimasto perplesso, così da vicino non potevo tirare, l’avrei ucciso, quindi ho abbassato l‘arma primitiva e sono sceso, anche perché il Ciuci era a terra in sicurezza. Mentre mi allontanavo ho visto il Ciuci che si avvicinava alla sedia per saltare su anche lui; l’altro gatto continuava a miagolare sempre fermo. Il Ciuci è saltato rimanendo fermo sul bordo; dopo pochi secondi ho sentito l’altro gatto allontanarsi miagolando. Il nostro gatto una volta sceso, si sdraiava sul dorso a gambe larghe in un avvallamento del terreno. Anche mia moglie, poco lontana, era presente a questo avvenimento.

Che l’altro avesse capito, solo ora, che quando il Ciuci lo spingeva da dietro, come abbiamo già raccontato nel post “Storia Vera di Ciuci”, volesse solo giocare e non attaccar briga? ed ora invece vorrebbe giocare con lui a rincorrersi in pace? Noi non lo sappiamo, ma è sicuro che anche il tigrato non vuole più aggredirlo! Troppo tardi però, perché il Ciuci non ne vuole più sapere di avere contatti con altri gatti, forse avendo esso imparato a far valere la propria volontà senza aggredire.

Adesso, superata la fase traumatica, il CIUCI, il nostro SIMIL-CERTOSINO GRIGIO, vive così: 1- attaccatissimo alla casa di cui si è fatto una mappa molto precisa tanto che utilizza metodicamente’ a seconda delle ore e degli umori, ogni singolo spazio memorizzato. Ogni particolare è per lui prezioso e ne nota ogni minimo cambiamento memorizzandolo per il futuro e in questo contesto non fa e non ha mai fatto alcun danno in questo ambiente denso di libri, mobiletti, oggettistica ecc. (es. in un tavolo del soggiorno con decine di cornici, piccoli soprammobili anche preziosi, brocche con fiori. . . riesce a percorrerlo senza toccare niente, quando quotidianamente vi salta sopra per osservare il modo esterno dalla finestra). 2 – E’ molto affettuoso, ma quando lo decide lui; soprattutto la notte quando si piazza sul lettone, impasta ripetutamente rugliando, per addormentarsi poi appoggiato al corpo di uno di noi (è estremante sempre pulito e non emana mai nessun cattivo odore); non ama però essere preso in braccio. 3 – Noi abitiamo al secondo piano e Ciuci, che non usa più la lettiera, scende nel bosco-giardino pressoché alle stesse ore e per i suoi bisogni, mangiare qualche filo di gramigna e mappare il grande territorio esterno a sua disposizione. Ama stare in giardino con noi, ci gira intorno ovunque, quando ci sediamo anche lui o prima o poi viene a sedersi, ci delizia con le sue prodezze, gratta volentieri alcuni pali apposta posizionati per lui, sale sugli alberi grandi e scende ultimamente con facilità, riuscendo a camminare in equilibrio anche sui rami più sottili. 4 – Quando decidiamo di tornare in casa di norma rientra anche lui, assicurandosi che saliamo ambedue e soffermandosi ad ogni pianerottolo per aspettarci se ci precede; quando invece dobbiamo uscire per andare in paese, se ne accorge subito quando ci cambiamo i vestiti! e allora si tiene pronto vicino alla porta per scendere con noi e per seguirci fino al cancello; quando rientriamo lo troviamo ad aspettarci.

Con questo, se non succede altro di significativo, riteniamo concluso il post grande e complicato dal titolo: “STORIA VERA DI CIUCI” che il lettore interessato può leggere su questo blog.

Piero Pistoia e Gabriella Scarciglia

IL SENSO COMUNE E LA SCIENZA di Piero Pistoia

CENNI AL RAPPORTO FRA SENSO COMUNE E INSEGNAMENTO DEI SAPERI PREPOSTI ALLE SCELTE

del dott. Prof. Piero Pistoia

Uno dei problemi oggi della comunicazione culturale scientifica, sia nella Scuola sia nell’extrascoastico , è la settorializzazione continua di linguaggi sempre più evoluti, per descrivere oggetti sempre più complessi e intrisi di teoria (di “spirito” per dirlo nel linguaggio delle monadi di Leibniz). Poiché anche le scelte sociali a cui il cittadino deve essere chiamato a partecipare (se non vogliamo ritrovarci nella situazione dei nuovi analfabeti di G. Holton (1)), sono sempre più condizionate dalle relazioni tecniche degli esperti dei diversi settori, le strutture preposte alla comunicazione dovranno attivarsi per studiare il problema ed individuare i saperi che più di altri siano idonei alle scelte nell’attività sociale. “Libertà è partecipazione”, mutuando l’espressione dall’ultima canzone di Gaber, è un concetto che risuona spesso in questi ultimi tempi ora rievocato da alcuni versi di B. Brecht “Controlla il conto sei tu che lo devi pagare”, ora dal “sesto degli undici suggerimenti di un Dio” descritti da G. Conte (2) (“non accettare regole che tu stesso non ti sia dato, non adeguarti mai al pensiero della maggioranza ed alle sue mode, perché l’opinione dei più spesso non è garanzia”…).

La difficoltà incontrata nell’imparare Scienza e nell’assimilarla sembra non dipendere solo da una proposta di insegnamento più o meno efficace o gradevole, ma rimanda alla natura stessa della Scienza, che appare poco congeniale alla biologia delle mente umana (L. Wolpert, 1996 (3), parla di “scienza innaturale”). Sembra esistere cioè una discontinuità profonda fra senso comune e Scienza, con scarsa possibilità di trasferire facilmente cose della scienza al senso e all’intuito comuni e forti difficoltà ad “incarnare” i concetti scientifici. Il cervello dell’Homo sapiens, evolutosi da qualche milione a quarantamila anni fa, in interazione con un ambiente di sopravvivenza “percepito” al fine della caccia e raccolta, mediate attraverso i primi strumenti litici, la prima tecnologia che riusciva a costruire, è progetto di un genoma rimasto, fin da allora pressoché invariato, in eredità alla specie. Infatti a partire da 40000 anni fa il cervello umano iniziò a controllare l’evoluzione: invece di continuare a modificarsi con l’ambiente, modificava l’ambiente a sé (evoluzione da biologica a culturale di Dobzansky). Così oggi possediamo pressoché lo stesso cervello del nostro lontano antenato cacciatore raccoglitore e le pulsioni ereditate sono le responsabili delle limitate potenzialità del nostro senso comune non previsto per la comprensione scientifica, ma semmai per una tecnologia sganciata dalla scienza. L’attività scientifica può procedere solo “rompendo” con la conoscenza prescientifica ed il senso comune, come fanno gli animali sagaci di Rilke, che, sagaci appunto ed avventurosi, si sentono a disagio nella situazione pacata e di certezza in cui si trovano. Non si tratta di un prolungamento o raffinamento o ampliamento del senso comune come talora si legge, ma di qualcosa di nuovo: una specie di senso per la comprensione scientifica.. “Finchè la Scuola non fa capire quale spostamento di quadri concettuali è necessario per impadronirsi di alcuni piccoli elementari pilastri della Fisica e della Biologia, la Scuola non ha risposto alle domande a cui dovrebbe rispondere” (P. Rossi, 1996, (4)).

Una possibilità ipotetica di indebolire il senso comune si propone con un approfondimento dei processi di comprensione scientifica in un insegnamento, a livello orizzontale, intensivo e sostenuto dall’uso di una programmazione il più possibile congeniale ai processi della natura (linguaggi come il Mathematica di Wolfram) e, a livello verticale, in un insegnamento a spirale (proposto sia dal primo sia dal secondo Bruner (5)) in più riprese nel tempo. Infatti, come suggerisce la Teoria del Darwnismo Neurale del neurobiologo G. Edelman, 1998 (6), all’interno del cervello sotto la pressione delle argomentazioni collegate alla comprensione dei concetti scientifici, si possono costituire nuovi circuiti cerebrali (selezionando gruppi neurali con l’aprire o chiudere sinapsi), per cui a lungo andare quel pezzo di cultura si “incarna” (probabilmente senza apportare modifiche al genoma), innescando però processi intuitivi e creativi con arricchimento del senso comune rispetto all’argomento in studio.

La rapida obsolescenza dei concetti scientifici acquisiti nella scuola, le possibile tendenze riduttive delle nuove riforme che sembrano indirizzare l’insegnamento, in maniera più o meno mediata o camuffata, verso un inserimento più efficace nelle aziende, e la necessità ormai stringente nella vita sociale di partecipare in modo sempre più esperto ai progetti e alle decisioni, se non vogliamo diventare cittadini tagliati fuori dalle scelte di sopravvivenza, spingerebbero verso una riformulazione dei curricola scolastici così da includere, anche a livelli più bassi di scolarizzazione, saperi indispensabili per queste scelte onde innescare l’insegnamento a spirale per facilitarne il trasferimento a livello di senso comune (assimilazione). Parlo dei settori culturali che riguardano per es. l’uso della Statistica, perché con essa scopriremo il profondo e talora ambiguo significato dei “grandi” numeri esprimenti misure (7), ma specialmente dell’analisi dei dati storici, sui quali e solo su essi, sarà possibile costruire oculatamente progetti e previsioni o almeno indicare con una certa probabilità i rischi per i possibili percorsi futuri.

In questo contesto abbiamo proposto, insieme a cenni sulle regressioni lineari e multilineari, già oggi oggetto dei corsi di aggiornamento per docenti di materie scientifiche, una riformulazione operativa dell’analisi di Fourier per insegnanti dell’area scientifica, privilegiando, tramite il Matematica di Wolfram, più che le solite dimostrazioni matematiche, un modo più intuitivo ed operativo di affrontare questi concetti. Lo studioso interessato può ricercare, in questo nostro blog, e nella bibliografia allegata, i relativi concetti, dimostrazioni e discussioni.

BIBLIOGRAFIA E NOTE

  1. -Gerard Holton “Scienza, educazione ed interesse pubblico”, Il Mulino, 1990.
  2. -Giuseppe Conte “Manuale di poesia” Guanda, 1995, pag.26.
  3. -L. Wolpert “La natura innaturale della Scienza”, 1996, Dedalo.
  4. -Paolo Rossi “Intervista”, Le Scienze, aprile, 1996
  5. -J. Bruner “La cultura dell’educazione”, 1997, Feltrinelli.
  6. -Gerald Edelman “Darwinismo neurale. La Teoria della selezione dei gruppi neuronali”, Einaudi, 1995
  7. -Piero Pistoia “Esempi di Analisi Statistica Applicata”, Didattica delle Scienze n. 180, 1995 e n.183, 1996; ed. La Scuola di Brescia