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Sono nelle storie e interpretazioni che ci raccontiamo
le cause della nostra felicità e delle nostre
disgrazie altro che gettare nel fuoco
ciò che non è spiegazione causale,
come pontificava Hume!
Jerome Bruner
COSE DI BRUNER E DI FEYERABEND
di Piero Pistoia e Gabriella Scarciglia
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Il processo di apprendimento proprio delle Culture umane (afferma Bruner) è un processo interattivo dove le persone imparano le une dalle altre e non attraverso il mero procedimento del narrare e del mostrare. Appare così evidente il ruolo nuovo del maestro, che, nel migliore dei casi, prima preparava ed organizzava la sua lezione, o almeno pensava alle idee da esporre, alle argomentazioni da proporre, in vista della acquisizione di uno o più concetti. Sistemava cioè la materia in una scaletta che poi avrebbe esplicitata in una maniera chiara e coerente. Ma se viviamo in un mondo complesso-caotico introdurre una sistemazione non significa forse introdurre un aspetto illusorio? Nella nuova ottica la classe diventa una sotto-comunità dove si impara in scambi reciproci di idee ed argomentazioni. L’insegnante non è più così il detentore del sapere, onnisciente, ma un coordinatore dello scambio di idee e saperi degli altri, un orchestratore. E’ facile che molte idee scambiate siano sciocche dal nostro punto di vista; ma anche l’idea più sciocca può avere dei punti a sua forza per alcune persone e non solo. In sistemi complessi verrebbero favorite proprio le idee meno apprezzate dalle posizioni ufficiali dell’interno delle trappole della conoscenza (Piero Pistoia, Frattali, logica e senso comune, Didattica delle Scienze, La Scuola, Brescia, aprile 1995). Non poniamo limiti alla immaginazione, è questo lo slogan di Feyerabend che dovrebbe animare le classi; lasciamo proliferare i diversi punti di vista, diamo ascolto a tutte le voci, anche e specialmente a quelle dissonanti e sorprendenti per le tradizioni standard. Sono le idee diverse, le posizioni diverse, i punti di vista diversi (e più sono e meglio è) che producono progresso in ogni campo.
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Non c’è un’unica spiegazione, quella causale, quella apollinea, avulsa dal contesto, il cui punto di vista è da “nessun dove”. Ma tante interpretazioni a seconda dei contesti, delle tradizioni e delle Culture. Questo tipo di atteggiamento in classe è, a nostro parere non soltanto opportuno, ma necessario in un momento in cui la Scuola sta diventando sempre più multietnica; in ogni classe si incontrano storie, tradizioni, culture di mondi totalmente diversi fra loro; convivono e si confrontano alunni tedeschi, svizzeri ecc. ed anche marocchini, albanesi, sloveni ecc. senza contare le varianti all’interno della nostra tradizione (i poveri ed i ricchi, i figli dei divorziati e quelli adottati ecc.). La famigerata formula di pluriclasse, fortemente criticata in ambiti pedagogico-didattici e da tempo eliminata, non sarebbe oggi, se rivisitata, una proposta all’avanguardia? Ecco due concetti irriducibili a confronto/scontro: la spiegazione e l’interpretazione, l’armonia e l’ambiguità, l’aspetto addomesticato e l’aspetto più selvaggio della conoscenza, se non quella del lupo, almeno quella del cane bastardo, che non è asservito al padrone razionale fino in fondo (Piero Pistoia, Il cane, il lupo ed il bastardo, Didattica delle Scienze, La Scuola, Brescia, novembre 1994).
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Forse esistono situazioni psico-biologiche ereditate dalla specie (specie specifiche), ma l’efficacia delle costruzioni degli altri significati, all’interno di questo background psico-biologico dipende quasi esclusivamente dai teatri culturali in cui avviene l’interazione (“mercati simbolici” di Bourdieu). Bruner,1996, pag. 126. L’aspetto esplicativo-causale è certamente potente (forse troppo) nella tradizione della ricerca scientifica (nella tradizione di un Indiano Hopi che significato potrebbe avere il tensore di gravità di Einstein?) ma solo se rimaniamo in ambiti spazio-temporali limitati e con poche variabili; è infatti capace di prevedere e controllare per tempi brevi il mondo fisico inorganico (che poi non è tutto il mondo inorganico) e perfino alcuni pochi aspetti del mondo della vita. Comunque certamente non riuscirà a fornire ragioni causali all’enorme mare tempestoso (per dirla con Wittgenstein) che squassa la piccola isola del razionale, addomesticata, povera e sonnolenta (“Che Dio ci scampi dalla povertà della visione e dal sonno di Newton”, Blake). A nostro avviso la stessa isola, insieme alla sua frontiera, potranno trovare anch’esse, nell’ambito della narrazione e della interpretazione, i modi per aprire nuovi percorsi, direttrici teoriche ed operative mai sperimentate, per recuperare dal non dicibile i nuovi giochi per agitare opportunamente il dicibile e rompere i paradigmi (Piero Pistoia, La teoria, la Realtà ed i Limiti della conoscenza, Didattica delle Scienze, La Scuola, Brescia, ottobre,1993).
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Come insegnare l’argomento più vicino alla vita, quello delle “narrazioni” e delle “interpretazioni “ per eccellenza, come gli Studi sociali, la Storia e la “Letteratura” (le tre P di Bruner, il Presente, il Passato ed il Possibile) che a differenza della Scienza, suscita passioni contrastanti? Come si fa ad insegnare ai giovani una storia tragica e travagliata, che da molte parti è considerata un grosso errore? Come facciamo ad indurre la nuova generazione a riflettere sulla propria storia, non solo a studiarla, ma a reinterpretarla? Le reinterpretazioni possono “smascherare” le storie ufficiali delle nostre vittorie? E’ permesso? Ogni vittoria porta con sé ideologie, verità, insegnamenti istituzionalizzati da comunicare ed imporre! Sono queste le “narrazioni” che le nuove generazioni devono cercare di formulare od almeno porsi il problema di poterle formulare, se non la necessità di formularle.”Ma allora non c’è niente di sacro?”, si chiede Bruner (1996, pag.104) e la sua risposta è “Di sacro c’è che qualsiasi ricostruzione del Passato, del Presente e del Possibile che sia ben forgiata, ben argomentata, scrupolosamente documentata e prospettivamente onesta merita rispetto”. Nell’operazione Desert storm (Guerra del Golfo), abbiamo vinto o perso? Perché nessun lutto ufficiale per le decine di migliaia di civili iracheni uccisi? Bruner 1996, pag. 127. Quanti dei nostri? Per non parlare di quella efficace e brillante azione strategica, dal sapore fortemente “causale”, che vince in un sol colpo la guerra: migliaia di soldati nemici soffocati nella sabbia del “loro“ deserto, nelle trincee scavate da loro, nella “loro” terra, al semplice passaggio dei “nostri” potenti carro-armati giunti da un “lontano” continente. Il nemico non ha forse donne, bimbi e vecchi e ragioni da vendere? Proprio come noi, i vincitori! Non sono forse umani come noi e come noi appartenenti alla stessa specie Homo sapiens (per alcuni, sottospecie sapiens)? Dalla molteplicità delle interpretazioni della storia del passato, potremmo acquisire la compossibilità di soluzioni ai problemi del presente, aprendo possibilità più umane per il futuro. Sono nelle storie che ci raccontiamo le cause della nostra felicità o delle nostre disgrazie, altro che gettare nel fuoco ciò che non è spiegazione causale, come suggeriva Hume! Se sono tutte sofisticherie ed inganni (Hume), perché in regime di tirannia i primi ad essere imprigionati sono i romanzieri ed i poeti? Lo stesso Platone voleva espellere i tragediografi dalla sua Repubblica perché inutili e pericolosi! Rendere strano ciò che è fin troppo familiare ed aiutare a vedere continuamente in modo nuovo, a chi fa paura? Da una parte l’uso strettamente razionale e quindi innaturale e violento che fa la società dell’uomo, dall’altra l’interpretazione, collegata al sacro interiore (Moravia). Se davvero vogliamo rinnovare la Scuola portiamo in classe romanzieri e poeti!
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NOTE
Il lettore che volesse ritrovare ed approfondire le idee appena accennate, può leggersi gli ultimi due libri scritti da Bruner e Feyerabend (Bruner, La cultura dell’educazione, Feltrinelli,1996 e Feyerabend, Ambiguità e armonia, Laterza 1998), che riassumono le loro tesi, oggetto di lunghi e sofferti dibattiti nel corso dell’ultimo mezzo secolo ed oltre. Da notare infine che tutti gli articoli di riferimento riportati negli scritti di Piero Pistoia si trovano in questo blog.
Piero Pistoia e Gabriella Scarciglia